lunedì 21 settembre 2015

L'imbroglio come tecnica di controllo sociale - L'alternativa potrebbe essere l'ostracismo



Finora 'imbrogliare' risulta di fatto una tecnica sociale vincente, benché non sappiamo prevedere fino a quando, comunque in politica, come si vede, funziona e paga, a maggior ragione nei tempi della usurocrazia assassina da monopolio privato della moneta debito, che sottrae alla pubblica comunità ogni controllo sul denaro, avocandola ad un ristretto consorzio di grandi banchieri.

D'altro canto, sono sempre esistite epoche più oneste e più disoneste, basta ricordare i libri di storia a scuola.... la Grecia classica, culla storica della democrazia occidentale, ha avuto la repubblica ma anche i tiranni... comunque, avevano l'ostracismo, quindi se un numero sufficiente di persone indicava un dato nome sull'ostrakon, conchiglia usata come scheda, quello se ne doveva andare in esilio per cinque, mi pare, anni. si potrebbe anche ripristinarlo in uso. 


I presidenti del consiglio impostori mai eletti dal popolo, che compaiono a sviluppare le loro cure fondate sul digiuno come metodo per ingrassare, andrebbero ostracizzati a vita. E quelli accetterebbero immediatamente, andandosene senza discutere, se
qualcuno mostrasse loro la bocca di un kalashnikov, a chiarimento che l'alternativa sarebbe peggiore.

Non c'è motivo di limitarsi e accontentarsi del voto positivo, quando potremmo introdurre anche il voto negativo, espressione di rifiuto.

I cittadini potrebbero esprimere cosi' lo sgradimento, oltre al gradimento, e qualche politico potrebbe trovarsi con un punteggio elettorale complessivo negativo, come è giusto che possa essere.

In effetti, un matematico polacco ha proposto pubblicamente un metodo elettorale fondato sulla espressione di tre preferenze personali e due sgradimenti pro capite. Il nuovo sistema non è stato preso in considerazione da alcuna amministrazione statale, mentre vi sono, invece, amministrazioni locali che lo hanno adottato.


Attualmente è bene considerare che in realtà la situazione politica è eccezionalmente degenerata, sicché le classi politiche dirigenti italiana, europea e statunitense, radicalmente corrotte dai poteri forti ed estranee alla società civile reale, difficilmente potranno essere cambiate attraverso il normale processo democratico, che viene ostacolato incessantemente con ogni mezzo fraudolento. tuttavia, l'intera struttura portante del potere vigente viene continuamente indebolita ed erosa dalle contraddizioni reali di un blocco occidentale sempre più isolato nel mondo, impossibilitato a reggere il confronto con l'alternativa planetaria dei brics, ed incapace di risolvere le proprie crisi. 

E' verosimile che la sua progressiva frantumazione conduca, nel corso del prossimo decennio, ad una implosione. A quel punto si vedrà se le popolazioni riusciranno a costruire una rinascita civile, oppure se saranno travolte da una decadenza simile a quella che già fu caratteristica della caduta dell'impero romano, frantumatosi al proprio interno e dominato dalle invasioni barbariche.

I sintomi classici di ogni era di decadenza sembrano esseri tutti, in questa epoca.

D'altro canto, il crollo di qualche struttura, a qualunque titolo generatosi, lascia comunque uno spazio aperto nuovo disponibile ad una alternativa. sicché il problema si riduce a constatare se, nel caso verosimile di un crollo, vi sarà sufficiente energia vitale per la costruzione di una alternativa sostenibile e soddisfacente oppure no.


Io spero di sì, nonostante tutto,  la specie non dovrebbe essere così tarata da lasciarsi sfuggire l'occasione, considerato che se dopotutto siamo complessivamente sopravvissuti fino ad oggi, nel corso dei millenni, bene o male, le attività cooperative e costruttive hanno pur sempre superato quelle distruttive. altrimenti, avesse prevalso la distruzione, ci saremmo estinti, e della specie umana nessuno discuterebbe più.

Riprendo da un famoso discorso del presidente Josè Pepe Mujica le osservazioni che seguono: "dobbiamo sconfiggere la povertà, ma anche stabilire in che modo...il pianeta non può sostenere per sete od otto miliardi di persone un consumo ed uno spreco pari a quello dei paesi ricchi... che cosa accadrebbe se gli indù avessero la stessa quota di automobili dei tedeschi.. quanto ossigeno ci rimarrebbe da respirare.. stiamo governando la globalizzazione, o è la globalizzazione che governa noi? .... La crisi di oggi non è ecologica, è politica... gli uomini non stanno governando le forze che hanno messo in moto." 


Tutto vero, basta andare a vedere quali sono le impronte ecologiche pro capite, ovvero il terreno necessario a fornire le risorse, di un cittadino statunitense medio, uno europeo ed uno del terzo mondo, per rendersi conto della situazione. 

Il mondo industriale è ancora disarmato e inerte di fronte a questo problema concreto che lentamente ma inesorabilmente si aggrava sempre di più.

Il discorso di Pepe Mujica alle nazioni unite è ancora oggi sempre attuale. la società del consumo e dello spreco per la valorizzazione del capitale superficialmente può sembrare attraente, ma costruisce una voragine di disparità, guerre per le risorse, esaurimento delle medesime e alterazioni ecologiche nella quale complessivamente
l'umanità affonda giorno dopo giorno. ignorare questo problema significherebbe venirne sopraffatti sempre più pesantemente. 


Dove mi trovo in questo momento si vedono, la notte, le stelle, e si mangiano, di giorno, direttamente dagli alberi mele, pere, fichi, uva, noci. In città, nulla di tutto questo è possibile. c'è evidentemente qualcosa di profondamente sbagliato nella vita metropolitana della società industriale avanzata.

Abbiamo dunque davvero bisogno di far emergere tutte le nostre migliori risorse intellettuali e progettuali.

Vincenzo Zamboni





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