sabato 29 aprile 2023

Calcata. Scenografie residue di un mondo irrimediabilmente perduto - “It is only a paper moon...”



Mi sono accorto che praticamente in questo blog manca quasi completamente la descrizione della storia o delle storie su Calcata. Certo trattandosi di un posto che paragonai ad una delle "città invisibili" di Italo Calvino non sta bene parlare di Calcata in termini storici... e però un riferimento evocativo del luogo va anche fatto. Questa memoria vuole essere una testimonianza "altra" su alcuni aneddoti di vita di "un'altra Calcata".

Spesso ho paragonato Calcata e la valle del Treja ad una scenografia in cui è possibile rappresentare storie e leggende del passato oppure di un ipotetico futuro post-tecnologico. Ciò è sicuramente vero in termini lati ancor oggi in cui Calcata viene utilizzata per svolgervi gli ultimi riti di una società decadente che ha bisogno di un teatrino finto che sembri vero. Ricordate il divertente articolo del corrispondente embedded Saul Arpino “Il padiglione delle carabattole”? Potete ancora leggerlo qui:  http://www.circolovegetarianocalcata.it/2008/08/06/il-corrispondente-sauro-arpino-presenta-il-padiglione-delle-carabattole/.

Ma nel periodo a cavallo fra gli anni ’60 e ’70 del secolo scorso il “villaggio del sabato” era ancora un paesino in via di abbandono, gli abitanti originari stavano tutti trasferendosi nel nuovo centro a monte, la sensazione generale era che la vecchia Calcata stesse per crollare da un momento all’altro, tutti (meno gli anziani che non sapevano rassegnarsi… ricordate “Furore”?) pensavano solo ad abbandonare il borgo, che non stava più in linea con i tempi moderni (alla Charlot), per un ipotetico nuovo e più comodo vivere (sic).


Fu proprio in quel periodo in cui il forte collante sociale, che aveva tenuto Calcata difesa da ogni intrusione esterna per migliaia di anni, si stava sciogliendo lasciando il posto al senso di “utilizzazione” delle vestigia del passato, un valore in vendita (la stessa cosa che successe con i reperti storici falisci che venivano scavati e rivenduti ai commercianti di antichità). Quella svendita dei valori antichi significava che –siccome il paese ormai stava per crollare- poteva essere ceduto (come fanno i pataccari) al miglior offerente, oppure usato per scenografie cinematografiche ed i suoi abitanti utilizzati come comparse di un mondo immaginato e scomparso.

Si pensava che i “gonzi” fossero gli acquirenti che acquistavano case evacuate oppure che le scenografie il rimborso di un nulla che non valeva nulla ma veniva “pagato” dai cinematografari….(che pagavano la gente non per lavorare ma solo per fotografarla). Le storie ed i film girati in quel periodo fanno parte della gloriosa cinematografia italiana, a cominciare dall’epico film di Monicelli: “L’armata Brancaleone”.


Chi ha visto la pellicola ricorderà la scena dell’ingresso truculento nel paese appestato di Vittorio Gassman (Brancaleone) che poi viene irretito dalla bella dama ultima superstite infetta dell’intera comunità. L’atmosfera irreale e lontana da ogni oggettività poteva essere resa solo nello scenario lunare di Calcata. Un mondo non troppo distante da noi ma ormai  irrimediabilmente corrotto e deteriorato che non possiamo quasi più riconoscere come veramente esistito...

Paolo D’Arpini



giovedì 27 aprile 2023

Sionisti infiltrati nelle celebrazioni del 25 aprile...

 


Ante Scriptum di Giorgio Stern: "Diffondo il testo integrale di questa lettera datata 2016, ma più attuale che mai..."

CONTESTARE LA PRESENZA DELLA BRIGATA  EBRAICA  NELLA FESTA DELLA LIBERAZIONE NON E’ UN DIRITTO, E’ UN DOVERE!


Le insegne della Brigata ebraica sfilano per la prima volta nel corteo del 25 Aprile 2004. Le motivazioni di questa decisione sono dichiarate ed esplicite. Nel sito degli Amici di Israele si legge che sono costoro a decidere di sfilare sotto le insegne della Brigata ebraica perché “stanchi di partecipare circondati da bandiere palestinesi……e per non farci annoverare tra la massa dei manifestanti antiamericani o antiisraeliani”. La stessa associazione dichiara che la decisione di sfilare con la Brigata ebraica è solo un passaggio di un percorso che deve portare a “ lo sdoganamento del sionismo” ( testuale). Si legge: “ Crediamo, infatti, importante spiegare agli italiani che il sionismo è un ideale alto, nobile e giusto”.


E’ quindi espressamente dichiarato che la sfilata della Brigata ebraica è un’operazione di propaganda del sionismo ed è organizzata dalla associazione “Amici di Israele”.


Il sionismo ha portato alla creazione dello Stato di Israele attraverso la Nakba, cioè la distruzione di oltre 500 villaggi palestinesi e l’espulsione di oltre 750.000 Palestinesi dalle loro case e dalle loro terre. Israele prosegue ininterrottamente da allora  nella sua politica espansionistica, occupando e colonizzando ulteriori territori palestinesi, destinati dall’ ONU a quello che sarebbe dovuto essere lo Stato di Palestina. Israele, che si compiace di presentarsi come l’unica democrazia del Medio Oriente, uccide, imprigiona, tortura, ruba risorse, pratica un sistema di apartheid, assedia e bombarda  Gaza, porta avanti una vera e propria pulizia etnica. Israele si sta configurando sempre più come stato etnocratico, teocratico, razzista.


La totale impunità di cui gode per i suoi crimini ( ampiamente documentati da Commissioni ONU (1), Human Rights Watch (2), Amnesty International per citare   fonti internazionali ma non mancano fonti interne israeliane come B’Tselem e Breaking the silence) ha fatto perdere al diritto internazionale e all’ONU ruolo ed autorevolezza.


Per tentare di mascherare questa realtà è necessaria una capillare opera di propaganda. Chi non ha avuto remore a creare attorno alla tragedia della Shoah una vera e propria industria propagandistica (3), non si è certo fermato dinanzi alla speculazione su una quarantina di morti (tanti sono stati i caduti della Brigata).


Anche perché la Brigata già nasce, alla fine della guerra, come operazione di propaganda. Gli ebrei già combattevano contro i nazifascisti dall’Agosto 1942 inquadrati nel Palestine Regiment insieme ai Palestinesi. Altri ebrei già combattevano nelle formazioni partigiane, soprattutto “ Giustizia e Libertà” e “Garibaldi”. Oltre 1000 ebrei ebbero il certificato di “ partigiano combattente”, oltre 100 furono i caduti.

A tutti questi ebrei combattenti per la libertà va il nostro plauso e la nostra gratitudine !


Ben diversa la realtà della Brigata ebraica. Churchill ne annuncia la creazione nel Settembre 1944. Inquadrata nella 8° Armata britannica, la Brigata attende due mesi prima di sbarcare a Taranto ed attende altri quattro mesi prima di partecipare ad alcuni scontri nella zona di Ravenna. Siamo ormai a ridosso della Liberazione: marzo/aprile 1945. A Maggio inizia la smobilitazione e i reduci si dedicano in gran parte a sostenere l’immigrazione in Palestina.


Non si può dire che il ruolo della Brigata nella lotta di Liberazione sia stato rilevante. Eppure c’è chi è giunto a scrivere  che “ la Brigata ebraica è stata in prima fila nella liberazione d’Europa” (4) !


Noi siamo contro l’uso della Festa del 25 Aprile per bieche operazioni propagandistiche a favore di uno Stato i cui  principi fondanti sono antitetici ai valori dell’ANPI e della Resistenza.


L’art. 2 dello Statuto dell’ANPI prevede l’obbligo di appoggiare tutti coloro che si battono per la libertà e la democrazia. Questi oggi sono i Palestinesi. Lo dice Marek Edelman, vice comandante della rivolta degli ebrei del ghetto di Varsavia (5); lo dice Stephane Hessel, ebreo partigiano coautore della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (6) ; lo dice Chavka Fulman Raban, superstite del Ghetto di Varsavia, che scrive: “ E’ vietato per noi governare un altro popolo, opprimere un altro popolo”(7). Lo dicono gli ebrei della Rete ECO, quelli di Not in my name, quelli che, vergognandosi delle politiche di Israele, chiedono di cancellare il nome dei loro congiunti dallo Yad Vashem.


Come scrive l’israeliano Michael Warschawsky. “Noi non siamo “un’altra voce ebrea”, ma invece l’unica voce ebrea capace di parlare a nome dei martiri torturati del popolo ebreo. La vostra voce è nient’altro che i vecchi clamori bestiali degli assassini dei nostri antenati”. La lettera è indirizzata ai governanti israeliani ed equipara Gaza al Ghetto di Varsavia (8).


E come non ricordare che dentro la Brigata ebraica operava una struttura parallela al comando dell’Haganà, la principale organizzazione armata clandestina in Palestina, corresponsabile, tra l’altro, insieme alle truppe inglesi, della repressione della rivolta araba del 1936/39?


Queste formazioni, insieme alle altre bande terroristiche Irgun e Stern, confluiranno in Zahal, l’esercito di Israele, responsabile, insieme a poliziotti e coloni, della pulizia etnica in corso.


E chi oggi ricorda il tributo di sangue dei Palestinesi nella lotta contro il nazismo? I morti palestinesi non fanno notizia, ora ed allora. Eppure 12.446 sono i Palestinesi arruolati dal 1939 al 1945 nell’esercito inglese e 701 furono i caduti (9).

                                               

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Per questi motivi, e per tanti altri che non possono trovare qui spazio, diciamo NO alla presenza della Brigata ebraica che contamina i valori della Resistenza : pace, libertà, uguaglianza, giustizia.


Come diceva Nelson Mandela: NON C’E’ LIBERTA’ SENZA LA LIBERTA’ DELLA PALESTINA.

W LA LOTTA DI LIBERAZIONE  DI TUTTI I POPOLI !!

W LA LOTTA DI LIBERAZIONE DEI PALESTINESI !!

 

 25 Aprile 2016                                                                                             

Ugo Giannangeli




 

Note.

1) Rapporto Goldstone per il Consiglio per i diritti umani dell’ONU, edizioni Zambon,2011

2) L’apartheid in Palestina,il rapporto Human Rights Watch sui territori arabi occupati da Israele, Mimesis edizioni, 2012

3) Norman G. Finkelstein, L’industria dell’Olocausto, lo sfruttamento della sofferenza degli ebrei, Rizzoli, 2002

4) Maria Grazia Meriggi, Il Manifesto, 22 Aprile 2015

5) Lettera alle organizzazioni combattenti palestinesi del 10 Agosto 2002

6) Stephane Hessel, Indignatevi!, Indigene editions, 2010

7) Chavka Fulman-Raban, in “frammentivocalimo.blogspot.it/2013/04

8) Michael Warschawsky, Alternative Information Center, 24/1/2009

9) Colonial Office Archive, Document nr. 537/1819 ( 1946)

I dati sulla Brigata ebraica sono tratti da “ La brigata ebraica”, Soldiershop publishing, 2012, di Samuel Rocca e Luca S. Cristini

mercoledì 26 aprile 2023

Orsi salvi e liberi! - Race Across Italy 2023

 


Race Across Italy (RAI) 2023 Ultracycling a Silvi Marina
29 aprile dalle 11.00 – 30 aprile alle ore 03.00

Sarà quest’anno la terza partecipazione per l’atleta attivista torinese vegano Paolo Barbon all’Ultracycling Challenge!

La sfida sarà su un percorso impegnativo e estenuante, che Paolo affronterà con tutto il supporto del team di LEAL, di amici e sostenitori. Lo spirito agonistico dell’atleta torinese è animato dalla sua scelta di vita cruelty free e dalla difesa di ogni specie animale, cercando di trasmettere un messaggio di rispetto verso ogni forma di vita.


“Orsi salvi e animali liberi” sarà il mantra della sua partecipazione, di cui LEAL anche quest’anno è sponsor ufficiale.


Gian Marco Prampolini, presidente LEAL, commenta: “Lo spirito agonistico e atletico di Paolo è animato dalla sua scelta di vita cruelty free e dalla difesa di ogni specie animale, nel pieno rispetto di ogni forma di vita, perfettamente in linea con la mission della nostra associazione. Vogliamo trasmettere e mantenere alta la consapevolezza che per gli orsi del Trentino si può e si deve fare ancora molto e LEAL si sta impegnando con esperti e con il nostro ufficio legale”.

Silvia Premoli

















ufficiostampa@leal.it
mob. 328 044 0635

sabato 22 aprile 2023

Gli USA intimano alla Russia di "non toccare i risultati degli esperimenti segreti nucleari da loro condotti in Ucraina"

 


Il consigliere del capo della Rosenergoatom, Renat Karchaa, ha confermato che il Dipartimento dell'Energia degli Stati Uniti ha inviato una lettera alla Rosatom, in cui richiede sfacciatamente di non toccare le tecnologie nucleari segrete americane nella centrale nucleare di Zaporozhye.

Si tratta dei calcoli delle modalità termoidrauliche del nocciolo del reattore, ovvero quando vengono calcolati i valori ottimali per il caricamento del combustibile in speciali gruppi (cassette) nei reattori nucleari. E il combustibile, come abbiamo già scritto sopra, in alcuni reattori è di produzione americana.
Quattro dei sei reattori della centrale di Zaporozhye hanno infatti il combustibile americano dentro. Prima dell'inizio dell'operazione speciale militare, questo combustibile era stato portato da Kharkov, dove al Centro per la progettazionne dei noccioli è stato calcolato come utilizzarlo nella centrale di Zaporozhye. Lo facevano anche i tecnici della centrale.
🗣️ "L'Ufficio per la non proliferazione del Dipartimento dell'Energia degli Stati Uniti scrive che la centrale nucleare di Zaporozhye contiene dati tecnici nucleari di origine americana esportati dal governo degli Stati Uniti.
Sappiamo che lì c'è combustibile nucleare americano. Gli americani ci vietano di fare qualsiasi cosa con la loro tecnologia, ma tutti i reattori nucleari in Ucraina sono di nostra tecnologia. Perché Rosatom non ha chiesto di vietare l'uso della nostra tecnologia, in violazione della non proliferazione e della sicurezza nucleare? Vi ricordo che le centrali nucleari ucraine hanno esaurito le loro risorse ed è impossibile estendere il lavoro di questi reattori senza l'autorizzazione di Rosatom.
E se gli americani ci scrivono lettere con le istruzioni, Rosatom e i rappresentanti russi a Vienna presso l'AIEA dovrebbero fare di tutto per fermare le unità nucleari in Ucraina che operano al di fuori delle norme".


Fonte: InfoDefense

venerdì 21 aprile 2023

Opposizione o fiancheggiamento?

 


L'altro giorno riflettevo su come sia potuto succedere che la capacità operativa di un'opposizione politica si sia estinta e sia oggi da ricostruire sostanzialmente da zero. 

(...)

Dunque la domanda è: cosa ci è successo?

Per avere un indizio è sufficiente guardare all’attivismo politico giovanile, che invero ancora esiste, ma la cui forma è istruttiva. È interessante notare su quali tematiche si concentra oggi tale attivismo. Una breve ispezione porterà alla luce:

1) Un ambientalismo focalizzato sul cambiamento climatico;

2) Problemi di identità di genere, violenza di genere, eguaglianza di genere, autodeterminazione di genere, linguaggio di genere;

3) Animalismo di tipo disneyano e pratiche alimentari autoflagellatorie (veganismo, laudationes della carne sintetica e della farina d’insetto, ecc.);

4) per i più arditi, qualche appello ai “diritti umani” in versione altamente selettiva (dove incidentalmente le violazioni avvengono tutte e solo presso i nemici dell’America).

Ciò che è essenziale sottolineare è come di contro possa esistere, ed esista:

1) un autentico ambientalismo “strutturale”;

2) una coscienza storico-strutturale della divisione sessuale del lavoro (e delle sue conseguenze di costume);

3) un’analisi delle forme di “reificazione” della natura senziente (animali) nell’industrializzazione moderna;

4) una coscienza politica dello sfruttamento e della violazione della natura umana.

E in ciascuno di questi casi è possibile riconoscere problemi reali collocandoli nella cornice complessiva dei processi di produzione economica e di distribuzione di potere del mondo contemporaneo.

Ma niente di tutto ciò fa parte per lo più dell’attivismo politico giovanile, che invece riceve dall’alto la sua agenda di “contestazione”, in un formato rigorosamente sterilizzato delle sue implicazioni strutturali.

In altri termini, i recinti in cui esercitare la propria contestazione, e le forme in cui identificare i problemi, sono calati da altitudini imperscrutabili, attraverso l’apparato mediatico, l’indottrinamento scolastico e universitario. Si creano così confortevoli bolle di contestazione, col certificato di bontà progressiva, fornito da fonti accreditate.

(...)

Questo processo di costruzione di recinti artefatti, privi di ancoramento strutturale, non è però nuovo ed è sbagliato focalizzarsi solo su chi è giovane oggi. Si tratta di un processo iniziato almeno negli anni ’80, che semplicemente nel tempo si è ampliato e perfezionato. Tutto lo sforzo concettuale compiuto dalla riflessione marxiana (in parte già hegeliana) e sviluppato poi per oltre un secolo, è stato cancellato con la candeggina della nuova potenza mediatica.

Oggi queste agende “politiche” accuratamente evirate si diffondono e fanno sentire le loro voce, caratteristicamente stridula, che poi viene riecheggiata, magari benevolmente rimbrottata in qualche eccesso, ma alla fine benedetta, dai portavoce del potere.

Siamo così ricaduti in un’analisi della storia, della politica e geopolitica che, dimentica di quali sono le leve reali del potere, si dedica anima e corpo a letture moraleggianti del mondo, alla cronaca nera, allo scandalismo benpensante, al politicamente corretto, al gossip politico.

(...)

La compartimentazione della protesta secondo i recinti ideologici preparati a monte produce, oltre ad un effetto di sostanziale impotenza, una completa perdita di equilibrio e di capacità di valutare le proporzioni dei problemi. Ciascuno di questi giochi ideologici recintati appare a chi lo frequenta un cosmo, l’unico punto di vista da cui tutto il mondo si vede al meglio. E questo genera una pazzesca suscettibilità nei frequentatori di quei recinti, perché investono tutta la propria energia e passione in quel campetto accuratamente delimitato: c’è gente che passa due volte al giorno davanti alla vecchietta che crepa di stenti nell’appartamento accanto, ma sobbalza con gli occhi iniettati di sangue se usi un pronome di genere disapprovato; c’è gente che si scandalizza per le violazioni dei diritti umani in Bielorussia (in cui non hanno mai messo piede) e poi ti spiega che è giusto licenziare i “novax” e privarli delle cure ospedaliere; ci sono finanche studenti che rivendicano la meritocrazia e poi votano Calenda...

(...)

Ma nessuna ingiustizia resterà impunita.

 Stralcio di un articolo di Andrea Zhok



giovedì 20 aprile 2023

Scambio spie, al prezzo di uno prendi tre: "Julian Assange contro Vladimir Kara-Murza, Paul Whelan ed Evan Gershkovich."

 


Margarita Simonyan, caporedattrice di Russia Today, la butta lì. Ha proposto uno scambio molto allettante per i "buoni e democratici occidentali", tre personaggi per i quali i nostri "intellettuali" si stracciano le vesti giornalmente a reti unificate al prezzo di uno.

La giornalista propone di scambiare la liberazione di Julian Assange con quella di Vladimir Kara-Murza, Paul Whelan ed Evan Gershkovich. Ora, vedendo i comportamenti e lo spazio dato in Occidente per questi ultimi, direi che i nostri governanti con a capo le stelle e strisce non ci dovrebbero pensare un minuto di più a questo scambio. Dovrebbero accettare seduta stante!
Questa è una proposta rilevante da non sottovalutare, soprattutto perché la Simonyan è sempre stata vicina a Putin, esattamente come i propagandisti nostrani lo sono stati con Draghi e come lo sono con la Meloni, Biden, Stoltenberg, Von der Leyen e compagnia cantante. Quindi, cari atlantisti compulsivi, evitate la retorica del giornalismo a libro paga del Cremlino poiché, in occidente, è esattamente la stessa cosa.
Tornando alla proposta, è chiaro che la giornalista non si sarebbe esposta così chiaramente se non avesse avuto un minimo cenno di assenso da parte dei governanti Russi, pertanto questo scambio ha dei reali fondamenti. In ogni caso si tratta dell'ennesimo scacco matto all'occidente che però, grazie alla censura di regime che vige qui da noi, verrà tacitato per fare in modo che nessuno ne venga a conoscenza e ne possa parlare.
È l'ennesimo scacco matto per due semplici motivi: il primo perché se gli USA dovessero accettare, la Russia farà un figurone ridando libertà ad Assange, questione che in Occidente prende ogni giorno sempre più rilevanza e raccoglie l'indignazione dell'opinione pubblica oltre ad essere una macchia indelebile nella storia dei "buoni".
Secondo perché qualora gli USA dovessero fare orecchie da mercante verso questa proposta, verrebbe fuori per l'ennesima volta la loro naturale e ormai acclarata ipocrisia visto che mentre si indignano per quei tre personaggi detenuti in Russia, nello stesso momento rifiutano di liberarli pur di non concedere la grazia, sacrosanta, a Julian Assange.
E siccome noi siamo il "giardino della democrazia", "la patria dei diritti e delle libertà", il luogo in cui "la stampa è libera", cosa faranno? Censureranno questa proposta di scambio tagliando sul nascere qualsiasi dibattito conseguente a questa vicenda. Questo è il nostro modello democratico. Nulla più, nulla meno!




mercoledì 19 aprile 2023

Nils Melzer: "Il Processo a Julian assange"



Julian Assange, il convitato di pietra al Festival di Giornalismo di Perugia
 
Assente dal programma ufficiale del Festival, il caso Assange rientrerà dalla finestra: un gruppo di attivisti distribuirà ai partecipanti un opuscolo che spiega perché quel caso tocca ogni editore ed ogni giornalista.
 
 
La grande giornalista investigativa italiana Stefania Maurizi ha rotto il muro di omertà intorno al caso di Julian Assange l’anno scorso al Festival Internazionale di Giornalismo di Perugia (ijf), presentando il suo libro Il potere segreto. Perché vogliono distruggere Julian Assange e WikiLeaks (Chiaralettere, 2021; in English, Secret Power: WikiLeaks and Its Enemies, Pluto Press, 2022).
 
Quest’anno, manca nel programma dell’ijf qualsiasi accenno al giornalista/editore australiano e così gli attivisti di FREE ASSANGE Italia, insieme a quelli di Amnesty Internazional Perugia, saranno presenti al Festival per far conoscere un nuovo libro sul caso, anch’esso di eccezionale valore: Il Processo a Julian Assange di Nils Melzer, che esce oggi, 19/4/2023, in italiano per i tipi di Fazi Editore (in inglese: The Trial of Julian Assange, Verso Books, 2022).
 
Molti giornalisti, che finora hanno scritto poco o nulla sul cofondatore di WikiLeaks, lamentano la mancanza di spunti nuovi sul suo caso.  Ebbene, il libro di Melzer ne fornirà loro tantissimi. Con il grande scrupolo da lui dimostrato in passato come Relatore ONU sulla Tortura, l’autore documenta la persecuzione giudiziaria di Julian Assange in quanto giornalista.  Sì, perché sotto attacco non è semplicemente un coraggioso editore che ha osato rivelare le illegalità dei Potenti, ma lo stesso giornalismo investigativo e la libertà di stampa.
 
Come scrive Melzer:
Quando la verità viene soppressa dalla segretezza e dalla censura imperanti, quando i criminali di guerra e gli affaristi poco scrupolosi godono dell'impunità, quando le indagini sulle torture perpetrate dallo Stato vengono tenute all’oscuro, quando i documenti rilasciati ai sensi della FOIA sono quasi interamente redatti, quando la stampa ufficiale non esercita più il suo ruolo di controllo ma si autocensura arrendevolmente, allora viviamo davvero in un mondo contraffatto, privati di qualsiasi possibilità di scoprire cosa esattamente i nostri governanti stanno facendo in nostro nome. Allora ci servono davvero dei leak, ovvero delle falle nel sistema; ci servono crepe attraverso le quali la luce possa penetrare e consentirci di informarci.
 
 
FREE ASSANGE Italia ha preparato un volantino sul libro di Melzer e anche un opuscolo sul caso Assange e la libertà di stampa; entrambi verranno distribuiti gratuitamente ai partecipanti dell’ijf giovedì, 20 aprile, ore 11-13  davanti alla Sala dei Notari e anche all’Auditorium San Francesco, ore 14 davanti al Hotel Brufani, ore 15 davanti all’Auditorium San Francesco, ore 17 davanti alla Sala Vaccara.   

Patrick Boylan



Per ulteriori informazioni visitate il  sito  www.freeassangeitallia.it  o  scrivete:    info@freeassangeitalia.it .
  

martedì 18 aprile 2023

Le fasi immaginate da zelensky per vincere la guerra...




"Due fasi" dell'offensiva dell'AFU: si scommette su un colpo di stato in Russia.

Per quanto riguarda i tempi dell'offensiva ucraina, l'informazione si trincera dietro la versione che, a causa dell'insufficiente prontezza dell'AFU, la campagna sarà condotta in due fasi.

La prima è l'arretramento delle Forze Armate russe a 30 km, il massimo possibile al momento. La seconda fase prevede il consolidamento dell'artiglieria ucraina su queste posizioni per raggiungere le linee di rifornimento russe.

L'obiettivo è indebolire le Forze Armate russe in direzione di Melitopol, distruggendole a un livello tale da rendere possibile lo sfondamento delle difese e il ribaltamento del fronte con accesso alla Crimea.

C'è però un problema. Un piano del genere, soprattutto se pubblicizzato, è più propagandistico che militare. Somiglia al piano di combattimento di un pugile, descritto come segue: "Lo colpirò prima così, poi così, e poi verrò qui e lo colpirò così".

Tuttavia, il famoso Mike Tyson disse: "Qualsiasi piano di lotta va all'inferno dopo il primo scambio di colpi". Il nemico non farà sempre quello che vuole e quindi nessuno parlerà seriamente di piani per sconfiggere la Russia in "due fasi".

È chiaro che anche le Forze Armate russe non staranno ferme e cercheranno di distruggere i piani dell'AFU, e le conseguenze di un tale controgioco sono impossibili da prevedere.

Anche se le Forze Armate della RF subiscono perdite durante la battaglia, anche l'AFU non rimarrà nelle stesse condizioni, quindi è inutile fare previsioni passo dopo passo. Un tentativo dell'AFU di avanzare di 30 km sarà accompagnato da contrattacchi russi e nessuno può dire come andrà a finire. E l'Occidente lo capisce: l'idea delle "due fasi" non è nata di sana pianta, e cosa fare dopo la prima fase della prima fase non lo sanno proprio nei dettagli.
<...>
Il vero obiettivo dell'Occidente in questa controffensiva non è quello di sconfiggere la Russia nella guerra dell'AFU ma di cercare di scuotere la rivolta interna in Russia sulla scia delle prime perdite nella battaglia imminente. Trasformare le perdite russe in un pretesto per un colpo di Stato è il vero obiettivo della NATO.

Ecco perché erano necessarie le "due fasi". La prima sarà immediatamente giocata dalla propaganda per fare pressione sulle autorità russe affinché congelino con concessioni i territori conquistati. Questo dovrebbe creare una crisi in Russia che, se raccolta e rafforzata dalla quinta colonna, dovrebbe portare a un Maidan russo. Il piano "a due fasi" non ha e non può avere un secondo obiettivo militare.

L'Occidente non ha la necessaria superiorità di risorse multiple sul fronte di Zaporozhye per sconfiggere militarmente la Russia. Il calcolo è il seguente: ciò che non faranno l'AFU e la NATO, dovranno farlo i media e i servizi speciali occidentali. E, naturalmente, la quinta colonna in Russia, che sarà il perno dell'intera operazione.

In senso figurato, l'Occidente vuole trasformare in rugby il calcio della politica russa. E persino in una lotta senza regole. Il piano è totalmente irrealistico ma l'Occidente non ha alternative. E così vedremo queste "due fasi" trasformarsi in qualcosa di non pianificato lungo il percorso.

Ma la caduta della quinta colonna in Russia molto probabilmente accelererà la battaglia. Questo sarà il risultato principale del piano "a due fasi". I piani militari occidentali per la Russia si sono sempre rivelati un errore ma chi si ricorda della storia? E come possono essere così sicuri di essere fortunati questa volta?

Elena Panina




lunedì 17 aprile 2023

Yevgeny Prigozhin disse...



Yevgeny Prigozhin, il 14 aprile 2023, ha pubblicato il suo articolo sui processi che si svolgono nell'est dell'Ucraina e nel mondo nel suo complesso:
PMC "Wagner" continua a macinare l'esercito ucraino a Bakhmut. Zelensky continua a inviare sempre più unità in questo vortice, che sta distruggendo il meglio dei suoi soldati e mercenari rimasti. Perché è così ostinato sulla questione di Bakhmut? Perché si è dimostrato così incapace di comportarsi razionalmente, anche dopo che lo schernivo con le prospettive del suo imminente fallimento, il 20 dicembre? Questa danza mortale tra Zelensky e me, va avanti da 4 mesi. Forse la verità è che ci divertiamo entrambi, anche se non c'è ancora un climax che ci soddisfi. L'importanza strategica di Bakhmut è relativamente piccola. È vicino a Seversk, Slavyansk, Kramatorsk, Konstantinovka, Druzhkovka e Chas Yar: insediamenti compresi nel cosiddetto "anello del Donbass" e formanti un'area fortificata. Bakhmut è una parte importante di questa area fortificata, ma la cattura di Bakhmut non garantirà una rapida vittoria sull'Ucraina, né aprirà la strada al Dnepr, né garantirà la cattura del Donbass. La massima leadership dell'Ucraina discute all'infinito sulla necessità di mantenere Bakhmut. Stanno cercando di erigere questa città come un simbolo sacro, ma cambiano costantemente idea. Al mattino ne negano la sacralità, la sera decidono di ritirarsi, e la mattina dopo migliaia di soldati vengono ributtati dentro, e così via all'infinito. L'esercito ucraino ha raccolto un numero considerevole di soldati. Circa 200mila combattenti, che hanno svolto 2/3 mesi di addestramento, sono pronti a fare la loro parte. La quantità di armi e munizioni è abbastanza per questi 200mila, per passare all'offensiva. Le truppe sono già concentrate in aree chiave e ne hanno abbastanza. Ogni giorno cercano di speronare dozzine di carri armati contro le difese delle PMC Wagner.
Tuttavia, l'offensiva annunciata viene continuamente rinviata: prima il 20 dicembre, poi il 1 gennaio, poi alla fine di gennaio, poi il 24 febbraio, poi il 3-5 aprile e ora il 15 aprile. le aree di concentrazione, sono pronte e desiderose di andare avanti. Ma, come si suol dire, "un asino in piedi all'ombra non funzionerà al sole". Se l'APU non passa all'offensiva, inizierà gradualmente a perdere il suo potenziale di combattimento. La guerra si fermerà, e quei territori che sono attualmente sotto il controllo della Federazione Russa potrebbero rimanere per anni a disposizione della Federazione Russa.
Politicamente, Bakhmut interessa poco al regime di Kiev, è più un fattore destabilizzante che un aiuto per mantenere le sue posizioni. Ogni perdita a Bakhmut, ogni soldato catturato, colpisce Zelensky e i suoi generali più duramente dei vantaggi che ottengono, dal tenere ciò che resta di questa città. Allo stesso tempo, la lunga battaglia per Bakhmut è estremamente vantaggiosa per le truppe russe, perché hanno già spremuto una grossa fetta del territorio dell'Ucraina nel 2022. Se l'operazione speciale rimane all'interno di questi confini, più o meno un paio di decine di km, allora questo risolverà problemi per le forze russe. Bakhmut consente all'esercito di raccogliere forze, occupare linee di difesa vantaggiose, e preparare uomini armati per affrontare un numero qualsiasi di forze di contrattacco. Bakhmut è redditizio per noi; maciniamo lì l'esercito ucraino e limitiamo le loro manovre. Il passo più logico per l'AFU sarebbe ritirarsi da Bakhmut e attaccare i nostri fianchi, per tentare di sfondare la nostra difesa. Tuttavia, da Chasov Yar, ogni giorno sempre più colonne di equipaggiamento si dirigono verso Bakhmut, e i combattenti dell'AFU muoiono a centinaia prima di raggiungere la linea del fronte, disseminando la "strada della morte", con migliaia di cadaveri e veicoli blindati bruciati.
Come sapete, l'operazione militare dall'Ucraina è tatticamente controllata dall'esercito ucraino e strategicamente da Inghilterra e USA.


All'inizio di aprile sono trapelati documenti dal Pentagono che non rappresentano alcun pericolo strategico perché i loro contenuti sono già di dominio pubblico: la maggior parte proviene da fonti aperte. Tuttavia, il drenaggio è stato circoscritto e seguito da dichiarazioni da parte di fonti vicine al Pentagono sulla necessità di rallentare l'offensiva annunciata per metà aprile fino al periodo estivo.
Sarebbe molto più doloroso per la Russia rischiare perdite di reputazione a causa dell'offensiva ucraina poco prima del 9 maggio, se le AFU riuscissero a respingere l'esercito russo anche solo di pochi metri. E perché l'esercito ucraino, allora, sta "dando un vantaggio"? È la coalizione occidentale che sta decretando queste "pause drammatiche", e che sta riprogrammando ogni volta l'offensiva dell'APU.
Forse, il 21enne Jack Teixeira si è comportato in modo sciocco facendo trapelare i documenti, forse è stato utilizzato da forze oscure, ma se ciò non fosse avvenuto, l'informazione sarebbe stata pubblicizzata in qualche altro modo. Esiste un numero enorme di teorie del complotto sugli anni '90 e sul 2014: il Maidan in Ucraina e la transizione della Crimea sotto il controllo russo. Una cosa è ovvia: gli USA e il gruppo anglosassone hanno tramato la distruzione dell'URSS per lungo tempo. Alla fine degli anni '80 e inizio degli anni '90, sono riusciti a piantare un numero enorme di agenti occidentali all'interno dell'élite dominante dell'URSS, e hanno cambiato l'ideologia creando dipendenza tra la popolazione - tutto per indebolire la nazione.
Il crollo dell'URSS è stato il crollo più doloroso e grave di qualsiasi impero negli ultimi cento anni, ma non ha portato alla completa distruzione della Russia e alla sua divisione in piccoli principati. Nelle viscere dei servizi speciali americani esiste da tempo un piano per fare il passo successivo verso il completo collasso della Russia, che corrisponde all'odierna dottrina USA. Guarda la frammentazione degli stati africani e il crollo dei paesi dell'ex Patto di Varsavia. Più piccolo è il paese, più è facile da gestire, più è finanziariamente dipendente, più è obbediente. La base della moderna politica statunitense è il neocolonialismo finanziario cioè anche i paesi più ricchi di minerali non controllano la ricchezza nella loro terra, ma sono integrati in flussi produttivi e finanziari proposti dai "partner occidentali" - diventando satelliti, subappaltatori e burattini. Pertanto, il compito finale degli USA nel confronto ucraino è lanciare potenti impulsi in Russia, indebolire il governo e la coscienza nazionale nella società e costringerlo a voltare la faccia verso l'Occidente, come nei primi anni '90. Allo stesso tempo, per esercitare il controllo, è prioritario per loro acquisire il controllo sugli strumenti finanziari interni al sistema, impianti di produzione e territorio. Oggi, quando è iniziata l'operazione speciale e la Federazione Russa non è riuscita a raggiungere i risultati inizialmente attesi, gli USA hanno avuto opportunità di tornare al piano originale: disgregare, intromettersi nelle nazioni che circondano il perimetro della Russia, e alienare la Russia dai suoi ex alleati. Per 30 anni, è quasi riuscito. Il crollo della Russia da parte del "Deep State" con mezzi militari non può avvenire. Foreste, paludi, vasti territori, specificità climatiche proteggono in modo affidabile il territorio rendendolo un'enorme area fortificata. Il nemico che storicamente ha raggiunto Mosca, di conseguenza, è fuggito vergognosamente, trasformando la "strada della vittoria" nella "strada della morte" sulla via del ritorno. Perché gli anglosassoni trattengono Zelensky organizzando conflitti interni e rallentando l'offensiva? Perché vogliono il crollo della Russia, scinderla in molti principati.
Gli Stati Uniti non hanno bisogno di una guerra rapida. Hanno bisogno di una guerra che porti alla riaffermazione dello "Stato profondo" e alla sua vittoria.


Il "Deep State" è una comunità di élite che agisce indipendentemente dalla leadership politica dello stato, hanno stretti legami tra loro. Hanno la loro agenda e lavorano per diversi padroni: alcuni per il governo esistente, altri - per coloro che sono stati in fuga per molto tempo, ma sono ancora in grado di esercitare il potere di nascosto. Un tipico esempio sono quelli fedeli a Khodorkovsky, Dvorkovich ecc.
Questi agenti sono pronti a schierarsi con qualsiasi alleato o nemico per il bene dei propri interessi.[...] Lo stato profondo russo sta vivendo oggi una grave crisi. Molti di coloro che ieri hanno sostenuto l'operazione speciale oggi sono in dubbio, o contrari a quanto sta accadendo. I rappresentanti dello stato profondo vogliono tornare con urgenza alla vita normale, e al comfort. Lo "Stato profondo" è astuto e bizzarro. Sono pronti a imitare chiunque. Sono come un camaleonte ossequioso, astuto e assetato di sangue.
Tacciono alle riunioni, esprimono i loro dubbi. E quando si prendono decisioni sulle procedure burocratiche, alcune azioni volte a vincere questa guerra, vengono ostacolate. Poiché la burocrazia in Russia oggi è potente; è possibile distruggere qualsiasi decisione del top management finalizzata alla vittoria nell'ambito della "legittima burocrazia". Questi sono i nemici interni. [...]
L'opzione ideale è a un certo punto, annunciare la fine della SVO e informare tutti che la Russia ha raggiunto i risultati che aveva pianificato. In un certo senso li abbiamo davvero raggiunti. Abbiamo distrutto un numero enorme di combattenti AFU e possiamo rassicurarci che i nostri compiti sono stati completati. Teoricamente, la Russia ha già ricevuto questo segnale distruggendo gran parte della popolazione maschile attiva dell'Ucraina e intimidendo un'altra parte di essa che è fuggita in Europa. La Russia ha tagliato il Mar d'Azov e una grossa fetta del Mar Nero, si è impossessata di una grossa fetta del territorio dell'Ucraina e ha creato un corridoio terrestre verso la Crimea. Adesso resta solo una cosa: prendere saldamente piede, stabilirsi in quei territori che già esistono. Ma c'è uno sfortunato effetto collaterale che impedisce: se prima l'Ucraina faceva parte dell'ex Russia, ora è uno stato assolutamente nazionalista. Se prima del 24 febbraio 2022 l'UE era avida di dare all'Ucraina decine di milioni di dollari, ora decine di miliardi vengono risparmiati per la guerra. Una parte di questi fondi riempie le tasche dell'élite dirigente dell'Ucraina, che ha tratto enormi profitti dal conflitto. [...]
L'Ucraina ha bisogno di una vittoria, gli Stati Uniti hanno bisogno di un processo.
Sebbene la leadership ucraina sia impegnata ad arricchirsi, la leadership politica ha ancora bisogno di una vittoria per giustificare le pesanti perdite della popolazione al fronte. Per la Russia c'è sempre il rischio che dopo l'inizio della controffensiva, la situazione possa peggiorare. La conservazione dei confini esistenti al 24 febbraio 2023 è la merce di scambio che gli USA possono offrire oggi alla leadership russa, come posizione negoziale. Ecco a cosa serve una "pausa drammatica". Se il governo russo rifiuta, l'APU passerà all'offensiva. In questa situazione, potrebbero esserci diversi scenari.
Uno, è che l'APU non riuscirà a superare la difesa della Federazione Russa, subirà gravi perdite, dopodiché inizierà una colossale controffensiva delle truppe russe ai confini della DPR, o al Dnepr, o addirittura alla Polonia. Ma, date le dinamiche di oggi, una tale controffensiva, non è molto probabile! La seconda possibilità è che l'esercito ucraino lanci una controffensiva, e riesca a sfondare la difesa. In questo caso, l'esercito russo che per anni si è considerato uno dei migliori, potrebbe cominciare a declinare e poi la situazione si degraderebbe, come accadde dopo le guerre del primo '900. Ciò può portare a cambiamenti globali nella società russa.


La gente sta già cercando persone da incolpare per il fatto che non siamo l'esercito più forte del mondo, e in questa situazione cercheranno soluzioni "estreme". E quelli che sono "estremi" saranno, ovviamente, rappresentanti dello "stato profondo". Cioè quelle persone che oggi, senza fare sforzi per un'operazione militare, sono il più lontano possibile dal teatro delle operazioni militari, cercano di non perdere il proprio capitale.
Il desiderio di giustizia dei patrioti può avere un forte impatto su quello stato molto profondo, impantanato nel lusso e nella burocrazia. Allo stesso tempo, nulla minaccia il potere supremo della Russia, poiché è un simbolo di unità nazionale e resistenza all'Occidente, e questa è la base dell'esistenza odierna e la principale spiegazione di eventuali problemi per le forze patriottiche all'interno della Russia. il Deep State spingerà il potere supremo a fare serie concessioni. E, secondo la tradizione esistente dello "Stato profondo", cerchera' di migliorare la propria posizione con qualsiasi mezzo, compreso il tradimento degli interessi della Russia. Il loro compito non è aiutare il popolo; il loro compito è promuovere la propria posizione nella società, il proprio benessere e il capitale. C'è un detto secondo cui quando si tocca il fondo si può ricominciare da capo. Questo è ciò di cui il governo americano ha paura. Temono che l'eccessiva pressione sulla Russia e l'aumento dei problemi interni possano trascinarla verso il basso. E se la Russia raggiunge il fondo, può ricominciare da capo, liberandosi del carico dello "stato profondo". Quindi può sollevarsi come un gigantesco mostro marino, demolendo tutto sul suo cammino, compresi i piani degli USA. Ci sono molti esempi di questo nella storia. La Cina a metà del XX secolo, essendo uno dei paesi più poveri del mondo, sotto occupazione parziale; la Germania dopo la I guerra mondiale; il Giappone dopo la II guerra mondiale; la Turchia dopo il crollo dell'Impero Ottomano. Riemersero tutti. I sentimenti nazionali aumenteranno poiché dopo ogni sconfitta militare l'industria militare russa inizierà a lavorare con impegno. L'efficienza economica sostituirà il capitale statale inefficiente. Lo stato si sbarazzerà della burocrazia, i processi diventeranno trasparenti e la Russia si trasformera' in un mostruoso mostro militare, con cui la comunità internazionale dovrà più che fare i conti. Sarebbe poco redditizio per l'America, che la Russia raggiunga il fondo. Hanno bisogno di un processo lento in cui negoziare con lo "stato profondo russo", e poi convincere la massima leadership politica del paese a fare nuove concessioni. Se ci sono accordi di compromesso, prima i "Friedmans e Chubais" verranno restituiti alla Russia, poi i "Khodorkovsky e Dvorkovich". Un tale sviluppo di eventi non è redditizio per l'Ucraina o Zelensky, devono resistere, combattere. Questi processi avvengono rapidamente, entro un anno o due, quindi uno "stato profondo" americanizzato, costringerà le autorità russe a fare concessioni e, con vari pretesti, restituire all'Ucraina i territori che sono sotto nostro controllo oggi. [...] Il principale piano USA verrà attuato con, a prima vista, un bel "compromesso". La Russia non può accettare alcun accordo!. E se usciamo da questa lotta malconci, non c'è niente di terribile. Le aree fortificate della Russia non danno l'opportunità di penetrare nelle profondità. E il popolo russo non si spezzerà mai. Chiediamo una lotta leale! E prima inizia, meglio è. Riassumere: gli ucraini sono pronti ad attaccare. Siamo pronti a respingere. Lo scenario migliore per la guarigione della Russia, affinché si unisca e diventi lo Stato più forte, è l'offensiva delle forze armate ucraine, in cui non sarà possibile alcun aiuto e negoziazione. E, o l'APU sarà sconfitta in un combattimento leale, o la Russia si leccherà le ferite, accumulerà muscoli e farà a pezzi in seguito i rivali. L'opzione del compromesso è impossibile per il futuro.


Fonte: @quiradiolondratv