Al centro della storia c’è la geografia. Un fatto che la maggior parte delle persone spesso non capisce, perché semplicemente non conosce la geografia. Quando ascolto molti politici, politologi, soprattutto liberali, inevitabilmente contesto le loro conoscenze sulla geografia, almeno dalla scuola. Quando si agita lo spauracchio della democrazia, cercando di diffondere violenza ovunque, guarderei più da vicino il mappamondo prima di pronunciare mantra democratici. Uno sguardo è sufficiente per vedere che la cosiddetta democrazia prevale soprattutto nei territori geograficamente protetti da possibili avversari. Gli Stati Uniti d’America sono geograficamente protetti dagli oceani, su un continente dove non hanno nemici. I 70 milioni di indiani che vivevano prima dell’arrivo dei coloni anglosassoni furono distrutti dagli stessi coloni, cacciando i pochi sopravvissuti nelle riserve. Hanno recintato e ridotto geograficamente il Messico per fermare le infiltrazioni della popolazione povera. E questo è tutto. Non ci sono nemici. Poterono iniziare una nuova vita da zero, senza interferenze. E l’hanno fatto. I padri fondatori degli Stati Uniti non erano così brillanti da dare alla luce i principi stabiliti nella Costituzione del Paese di maggior successo, se non erano così fortunati da non avere nessuno che gli impedisse di attuare tali principi noti fin dall’antichità. Invidiamoli.
Se guardiamo all’Europa, che in sostanza è solo un enorme penisola dell’Eurasia, a Oriente delimitata dalla Russia, che può essere chiamata nemica storica solo con contorsioni. E solo di misura l’Europa, per via di varie aspirazioni egoistiche, fu buon terreno per esperimenti democratici. E una volta che i principali attori europei, Germania, Francia e Inghilterra, si riconciliarono dopo la seconda guerra mondiale, il regno della democrazia s’impose.
E questo è tutto! Tutte le altre aree del continente Eurasia non hanno alcuna democrazia nell’accezione statunitense o europea, e non possono averla. Culture diverse, civiltà diverse, conflitti permanenti e compenetrazione rendono impossibile tale democrazia! E ogni persona istruita deve capirlo! Ma se comincia a ripetere la filastrocca sulla democrazia in Ucraina, un territorio storicamente sulla via delle grandi migrazione di popoli, o in Siria, centro della “zuppa etnico-religiosa” globale, allora si sappia che avanti agisce un’ordine schifoso per interessi molto specifici. Non ci possono essere principi fondamentali universali su Stato e struttura sociale. Lo scontro di civiltà non è un capriccio di Zhirinovskij, ma una realtà oggettiva da cui non c’è scampo. E dietro la richiesta di rimuovere il “malvagio dittatore” siriano Assad, come in precedenza il mostruoso usurpatore ucraino, autore di crimini sugli studenti Janukovich, stabilendo attraverso elezioni “libere e giuste” la democrazia nel complesso “etno-religioso”, c’è un ben preciso tangibile malvagio calcolo, abusando cinicamente e odiosamente di questo scontro di civiltà. Non so esattamente cosa dirà Vladimir Putin nel discorso alla sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, ma dubito che avrà il coraggio di dire la verità. Ci sono considerazioni tattiche. Vi è un grande gioco geopolitico, la lotta per il dominio del mondo e le risorse globali, e alle Nazioni Unite i principali attori spingeranno i loro interessi con tutti i mezzi possibili e impossibili con paroloni di pretesto. L’intrigo principale sarà se l’Europa si sveglierà o seguirà ancora le orme della politica statunitense. Alcuni anni fa la segretaria di Stato Madeleine Albright si precipitò a dire che la Russia dispone ingiustamente di un terzo delle risorse del mondo. Ribadiva che sì è vero e, purtroppo, il secondo premio globale chiamato Siberia era andato alla Russia. Senza entrare nei dettagli su a chi sia andato il primo premio, si noto ciò che ne seguì. I nostri media liberali cominciarono in modo coerente e persistente a martellare le masse russe che il concorrente principale delle ricchezze della Siberia è la Cina, che cercava di strapparle a una Russia indebolita, anche attraverso l’espansione della migrazione furtiva di parte dell’enorme popolazione, cosa che in realtà non accade affatto. L’occidente è stato quindi indicato come amico e modello, dimenticando di citare quante volte la Russia sia stata invasa dall’Europa, per distruggere lo Stato russo. Hitler, Napoleone, svedesi, polacchi, ecc. Alcuni storici dicono nove volte. Non voglio entrare nei dettagli, per distrarre dalla questione principale, ma dal territorio della Cina non ci furono invasioni, ad eccezione dell’incidente di frontiera a Damansky. Questo è tutto! La storia va conosciuta, studiata e le conclusioni tratte. La memoria storica va aggiornata periodicamente.
E ora torniamo alla geografia alla luce dell’equilibrio geopolitico di oggi. C’è un preteso egemone mondiale, gli Stati Uniti, che aspira a dominare il mondo. Ha una leadership globale, ma non il dominio. Per il dominio deve controllare le risorse mondiali. Non potrà mai controllare le risorse umane della Cina, ma la Cina senza risorse minerarie non è un concorrente. E le risorse minerarie del mondo sono controllate dagli Stati Uniti (si pensi al primo premio) e dalla Russia (si pensi al secondo premio). Controllando due premi, gli Stati Uniti avranno l’ambito dominio del mondo. Conclusione ovvia e chiara. Pertanto, l’obiettivo principale degli Stati Uniti è lo smembramento della Russia, la separazione della Siberia e la creazione su di essa di un protettorato sotto controllo, come ora in Ucraina.
E’ importante capire che parliamo di smembramento e non della distruzione della Russia. La Russia dovrebbe rimanere entro i confini troncati sugli Urali, come tampone naturale dell’Europa dalle civiltà musulmana e cinese. La democrazia europea deve sentirsi a proprio agio sulla penisola europea. L’Europa ha bisogno di una Russia troncata e con un esercito capace di respingere gli attacchi degli islamisti e assumersi tutte le difficoltà dello Stato di frontiera. L’idea di eliminare la Russia non è di ieri. La prima fase, il crollo dell’URSS, riuscì piazzando traditori nella leadership del Paese. Questo, e non le difficoltà economiche, causarono il crollo dell’URSS. Oggi i traditori veri e propri non sono visibili presso i vertici. E la politica estera dimostra che la leadership russa è ben consapevole e agisce di conseguenza, spesso previdente. Ma tutto ciò che è successo ieri, come la guerra civile in Iraq e Siria, l’emergere del SIIL, la crisi ucraina, sono solo un preludio. La vera lotta inizia ora: si segua il discorso del presidente russo in occasione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
In secondo luogo, dopo il crollo dell’Unione Sovietica, il piano per lo smembramento della Russia era così evidente che può essere chiaramente definito. Sembra che la leadership russa non volesse crederci fino alla fine, ma quando capì entrò in azione in modo estremamente veloce e molto efficace. Se si guarda la mappa etnico-confessionale, appare chiaro che l’attacco principale contro la Russia si svolgerà sul ventre, da sud attraverso l’Asia centrale, le repubbliche dell’Asia centrale, con il SIIL che apre un nuovo fronte contro di esse. La difficile situazione economica in questi Paesi, la disoccupazione e la povertà, porterà nelle file del SIIL centinaia di migliaia di locali arrabbiati che potranno in breve tempo spazzare via gli attuali regimi di Turkmenbashi-2, Karimov e Rakhmonov, e poi espandersi sul territorio relativamente sicuro del Kazakistan, che comincia ad agitarsi per il calo dei prezzi delle materie prime. E non è garantito che la situazione sarà sotto controllo. La Russia in via di principio può farlo, ma usando eccezionalmente tutte le sue risorse. In caso di fallimento il SIIL apparirà a Omsk, Tatarstan e Bashkiria, e la meta agognata degli statunitensi di smembrare la Russia sarà molto vicina….
Per l’attuazione devono fare due cose. La prima è inviare le principali forze dello Stato islamico in Asia centrale, e la seconda deviare le forze militari della Russia sul secondo fronte, per non farne avere abbastanza sul principale, il fronte dell’Asia centrale, e questa sarà ovviamente il Caucaso, dove la situazione è ora sotto controllo, ma non c’è dubbio che ci proveranno di nuovo. Combatteranno la Russia con il SIIL, e non solo la Russia. Ilham Aliev ha capito tutto. E’ il primo sulla via del SIIL. L’Azerbaigian ha già avviato il processo di rottura con l’occidente. Questo è molto importante, il leader dell’Azerbaigian è stato abbastanza intelligente da non scatenare una seconda guerra del Karabakh, a cui veniva costantemente spinto. Molto presto avrebbe avuto grossi problemi nel Karabakh. L’Azerbaigian sciita verrebbe semplicemente spazzato via dal SIIL pseudo-sunnita.
E ora il secondo fronte contro la Russia, che avrebbe dovuto essere il primo, l’Ucraina. Gli eventi in Ucraina, Siria e Iraq sono quasi simultanei e provocati da una sola potenza, gli Stati Uniti d’America. Il piano è ora del tutto evidente, la Russia avrebbe dovuto impantanarsi nella guerra con l’Ucraina, cadere sotto le sanzioni globali ed esaurire le risorse alla vigilia del colpo decisivo del SIIL nell’Asia centrale. Non è successo. E oggi possiamo solo applaudire la leadership russa, che magistralmente risponde alla provocazione globale degli Stati Uniti in Ucraina. Le sanzioni contro la Russia non hanno, almeno finora, avuto natura globale e la Russia non s’è impantanata nella guerra in Ucraina, la Crimea è tornata senza spargimenti di sangue, ed ha creato il cuscinetto con RPD e RPL dagli eserciti paragonabili a quello ucraino. I successi tattici furono esemplari.
Ovviamente, non ci sarà alcun abbandono di RPD e RPL, per informalmente “mantenere la pressione” sui banderisti quanto necessario, sciogliendo le mani della Russia in Medio Oriente, dove l’obiettivo strategico principale è la distruzione del SIIL. Con tutto il rispetto per il leggendario Che Guevara russo, Igor Strelkov, devo ammettere che non previde la partita fino alla fine e i suoi appelli a diffondere la primavera russa su tutto il territorio dell’Ucraina erano prematuri e addirittura dannosi. Non era ancora il momento.
E ora sulla Siria. La Siria è la Stalingrado di oggi. Non può essere consegnata e non lo sarà. La posta in gioco non lo consente. Come la resa di Stalingrado nel 1942 fu una catastrofe geostrategica, la resa di Assad, con il crollo conseguente dell’esercito e dello Stato siriani, sarebbe una catastrofe geopolitica inammissibile in Asia centrale. Tutte le chiacchiere degli statunitensi su coalizione e lotta contro il SIIL sono menzogne e ipocrisia. Non lo combattono sul serio, e non vogliono la Russia, in qualsiasi modo, nella coalizione anti-SIIL. La decisione sul trasferimento in Siria di armi e consiglieri militari russi gli confonde i piani.
Come gli Stati Uniti cercheranno di cacciare la Russia dalla Siria, lo sapremo dalle discussioni all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. La pressione sarà folle, ma non funzionerà. Nel frattempo gli statunitensi devono ancora rispondere su come il SIIL disponga di miliardi di dollari, giacimenti di petrolio e armi. L’obiettivo primario del SIIL è rovesciare Assad e distruggere la Siria. Gli statunitensi programmavano una guerra contro il SIIL simulata per anni, come già affermato a livello ufficiale. Per non interferire nelle azioni in Asia centrale, avrebbero consegnato la Siria al SIIL. Il tempo mostrerà come gli eventi si svilupperanno in Siria. Dopo aver dormito alle provocazioni geopolitiche globali degli statunitensi in Medio Oriente e Ucraina, la leadership russa ha quasi annullato il successo degli USA con una riuscita tattica efficace, ma la situazione generale rimane estremamente difficile. E’ necessario capirlo senza illusioni. Il nostro Paese attraversa un altro 1942.
Parmen Posokhov, Trymava, 21 settembre 2015 – Fort Russ
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
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