giovedì 31 maggio 2018

Tutto il male dei vaccini...

I dati sono stati ottenuti dal Codacons nell’ambito di un’inchiesta avviata dalla magistratura a seguito di una denuncia della stessa associazione dei consumatori.
Emerge che tra il 2014 e il 2016 le reazioni avverse ai vaccini segnalate sono state in totale 21.658 , di cui per il solo esavalente 3.551: 454 gravi e 5 decessi.
«I dati – ha spiegato il Codacons in conferenza stampa – erano noti al Ministero della Salute ma non sono stati sottoposti all’attenzione del Consiglio dei Ministri in sede di esame del decreto legge annunciato che prevede l’obbligatorietà per 12 vaccinazioni pena il mancato accesso ad asili e scuole. Il Codacons ha quindi denunciato il ministro Beatrice Lorenzin per abuso d'ufficio, omesso controllo e favoreggiamento delle case farmaceutiche interessate alla somministrazione dei vaccini, in relazione alla morte di cinque neonati.
Alla conferenza stampa è intervenuto anche l’avvocato Marcello Stanca, che da anni si occupa di azioni legali per persone danneggiate dai vaccini per l’Associazione Malati Emotrasfusi e Vaccinati di Firenze: «Non posso credere che ancora ci sia chi dubita dell’esistenza delle reazioni avverse. Nel 2005 è stato approvato il risarcimento per le 5 annualità precedenti di 70 persone decedute e 700 danneggiate: per i decessi si è stanziato un risarcimento una tantum di 150.000 euro». Giorgio Tremante si è poi collegato via skype: è padre di 3 figli di cui 2 deceduti e uno tetraplegico in seguito ai vaccini, danno riconosciuto dai tribunali.
Secondo una stima del dottor Fabio Franchi (virologo e per anni, prima della pensione, in forze all’ospedale di Trieste), «i danneggiati potrebbero essere fino a 10 volte tanti a causa della vaccinovigilanza scarsa».
Secondo i medici che erano presenti in sala, «bisognerebbe vaccinare quando il sistema immunitario è pienamente formato, dopo i 4 anni, ed evitare i vaccini polivalenti ma usare dosi singole». Il Codacons ha invitato anche a valutare la necessità di «vaccinare in maniera personalizzata e di effettuare indagini prevaccinali».
Come è stato ricordato in conferenza stampa, «la libera scelta vaccinale esiste in 15 paesi europei su 29: Austria, Danimarca, Estonia, Finlandia, Germania, Irlanda, Islanda, Lituania, Lussemburgo, Norvegia, Olanda, Portogallo, Spagna, Svezia e Regno Unito non hanno alcuna vaccinazione obbligatoria, eppure hanno una buona copertura vaccinale volontaria. Negli altri paesi le vaccinazioni obbligatorie variano da 1 a ¾, mai 12 come si vuole introdurre in Italia».
Il Codacons ha poi ricostruito gli antefatti.
«Nel 2014 il presidente di AIFA e il ministro Lorenzin sono stati alla Casa Bianca, dove hanno ricevuto l’incarico di capofila delle campagne pro-vaccini su scala mondiale per il Global Health Security Agenda. Da allora i dati AIFA sulle segnalazioni non sono più stati diffusi ed è iniziata un’intensa campagna pro-vaccini, sino ad arrivare al recente decreto».
«L’amministratore delegato della casa farmaceutica GlaxoSmithKline, che produce il vaccino esavalente in uso, in questo video, spiega la strategia che sta dietro alla formulazione di un prodotto con sei antigeni».
Il presidente del Codacons Carlo Rienzi ha proposto poi alcune considerazioni: «L’esavalente, usato in Italia dagli anni 2000, di fatto imponeva 2 vaccini facoltativi “impacchettati” con quelli obbligatori; lo Stato pagava ogni anno alle multinazionali 10 milioni di euro. Le Regioni non si sono mai procurate i vaccini singoli e ancora oggi è impossibile trovare i vaccini singoli contro la difterite, il morbillo o la pertosse in Italia, si trovano solo in Danimarca o in Svizzera. In Francia si trova il trivalente. Nel Febbraio 2017, in Francia nientedimeno che il Consiglio di Stato ha sentenziato che i 3 vaccini obbligatori (tetano, difterite e polio) devono essere resi disponibili in dose singola alla cittadinanza». 
Sempre stando a quanto emerso in conferenza stampa, «nell’ambito di AIFA esistono conflitti di interesse  che hanno costretto il suo ormai ex presidente  a dimettersi . Anche su altri rappresentanti istituzionali ci sono ombre ».
«Ci sono poi bambini che hanno un’immunità acquisita naturalmente contro la varicella, bambini che hanno già fatto alcuni vaccini in dose singola, ma il recente decreto li costringe tutti a vaccinarsi in massa».
Il Codacons consiglia poi ai genitori di «richiedere alla propria Asl le indagini pre-vaccinali. Le ASL non sono attrezzate per tali indagini e temporeggeranno». L’associazione dei consumatori metterà online un formulario a disposizione del pubblico «allo scopo di ottenere un certificato che consente l’iscrizione a scuola dei propri figli. In ogni modo -  secondo Rienzi - questo decreto sarà un vero e proprio boomerang, poiché è inapplicabile ed esagerato. E non siamo certi neppure che giunga in fondo al percorso legislativo. I parlamentari Bartolomeo Pepe e Adriano Zaccagnini, presenti all’evento, si adopereranno per garantire il diritto alla libertà di cura».
Immediata la reazione dell'Aifa: "Le affermazioni del presidente del Codacons Carlo Rienzi diffondono dubbi e incertezze che non trovano fondamento nella scienza, e l'attività di farmacovigilanza, e nello specifico di vaccinovigilanza, svolta dall'Agenzia conferma la verità scientifica attraverso un'attività quotidiana di monitoraggio".
L'Aifa quindi ha dato mandato ai propri legali "di difendere contro il Codancons, in ogni forma e in ogni sede, la verità scientifica, la realtà dei dati, la qualità dell'operato del lavoro svolto dall'Agenzia che ha nella tutela della salute dei cittadini il suo unico scopo e obiettivo".
A sua volta il Codacons ha ribattuto: «Del tutto sproporzionate, fuori luogo e abnormi le dichiarazioni rilasciate oggi dall’Aifa contro di noi. Siamo ben consapevoli che i vaccini salvano molte vite umane ma, in base al principio di prevenzione dei danni alla salute, lo Stato è obbligato ad assicurare che qualsiasi trattamento sanitario sia eseguito soltanto in condizioni di assoluta sicurezza – spiega il Codacons – E’ questo che la nostra associazione chiede, e cioè che i vaccini siano singoli e sicuri, e indagini pre-vaccinali sui bambini prima della somministrazione dei vaccini. Se poi tra gli eventi mortali o le migliaia di reazioni avverse alle vaccinazioni esista o meno un nesso di causalità, questo non ha rilevanza se non per il diritto al risarcimento dei danni sulla base della legge specifica in materia. Ciò che l’Aifa finge di non capire è che l’azione del Codacons è semplicemente tesa alla ricerca della massima informazione possibile in favore delle famiglie, informazione che dovrebbe provenire dalle autorità sanitarie sulle cui eventuali omissioni dovrà ora pronunciarsi la magistratura. Chiunque, a partire dall’Aifa, dovesse ancora affermare che il Codacons è contro i vaccini, sarà immediatamente querelato per diffamazione e per strumentalizzazione diretta a favorire le case farmaceutiche attraverso affermazioni false – conclude l’associazione».
di Dafne Chanaz

Qui la videoregistrazione della conferenza stampa del Codacons



mercoledì 30 maggio 2018

Post Mattarella - Ed ora che si fa (a sinistra)?


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Il punto è proprio "che si fa?", perché quello che vogliono fare i nostri avversari è strachiaro. Invece è molto poco chiaro cosa fare noi (noi chi?). Visibilmente i tentativi alla PaP lasciano il tempo che trovano anche perché laggiù hanno un'idea solo blanda della complessità della crisi che stiamo vivendo. Propongono solo semi-spiegazioni parziali e, peggio ancora, che devono tener conto delle varie sensibilità (e spesso demenzialità) di PaP. 

Insomma, hanno un modo di intendere e di far politica che si è incagliato nel secolo scorso.

La mia generazione è di fondo tagliata fuori da ogni possibilità di comprensione, a parte rari elementi (che poi si ritrovano qui). 

Forse solo la preoccupazione affettiva per le generazioni seguenti alla nostra porta a un ripensamento di persone che pensano di perdere l'anima se non votano cose sedicenti di sinistra e non seguono pifferai magici sedicenti di sinistra. 

Un ripensamento che spesso deve superare molte ritrosie dovute alle tare ideologiche che si sono stratificate (si capisce ad esempio ancora a fatica che l'"accoglienza", che è un modo atroce per riferirsi alla tratta di schiavi e al nazionicidio sorosiani, non può essere un problema e la disoccupazione del figlio no).

Occorre allora innanzitutto rivolgersi ai giovani. Ed è naturale e doveroso che sia così. Il M5S lo ha fatto e lo ha fatto anche la Lega di Salvini. Non lo hanno fatto come avremmo voluto noi. Ma, per l'appunto "avremmo voluto". 

Che facciamo, allora? Una possibilità è creare un gruppo forte di pressione sul M5S (e, se possibile, anche sulla Lega, visto che entrambe le forze hanno ereditato la base elettorale che 30 fa sarebbe stata del PCI). Chiaramente non si tratta di "entrismo", perché le forme organizzative e politiche non c'entrano nulla con la possibilità/volontà di entrismo.

Parliamone. In Italia iniziano a nascere "seminari" su questo stesso tema. Per contro, non vedo *ad oggi* nessuna possibilità di una forza autonoma elettorale che non sia una riedizione di Cambiare si può/PaP e dei suoi insuccessi. 

Dovremo invece fare i conti con due cose:
a) Il prevedibile successo sia di Lega e M5S alle prossime elezioni anticipate.
b) Il boicotaggio-esclusione-criminalizzazione di queste due forze perseguito anche mobilitando la cosiddetta "estrema sinistra" e affini. E quindi uno dei problemi sarà quello di non essere utilizzati anche noi...

P. P.


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Commento di V.B.:  "Quello di Mattarella è un colpo di stato costituzionale fatto su ordine della grande finanza euro-atlantica. Altro che antirazzismo e antifascismo! Discutiamone..."

lunedì 28 maggio 2018

Slot Machine e politica - Il fallimento di Salvini e Di Maio era scritto nelle stelle...

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Ahimé, ma ci avevo proprio azzeccato: “Salvini e Di Maio, possono quindi avere tutti i difetti del mondo, ma falliranno per un altro motivo: perché devono fallire, dove il verbo “dovere” va inteso in tutta la sua pienezza semantica di obbligo, costrizione e destino.

La Magistratura ha già dato il proprio contributo, con ammirevole tempestività: il Cavaliere è di nuovo eleggibile.
E il presidente Mattarella aveva già avvertito poco prima: si farà il governo che voglio io, cioè che altri, che non nomino, mi hanno detto che voglio io.

E infatti, travalicando la prassi democratica (parola di costituzionalista emerito: https://www.ilfattoquotidiano.it/premium/articoli/veti-il-quirinale-non-puo-imporre-indirizzi-politici/) il presidente Mattarella ha boicottato il tentativo di Conte e subito convocato il burocrate della Provvidenza (cioè della troika) che teneva in serbo: il dottor Carlo Cottarelli.

Subito lo spread si è abbassato. Ma è ovvio, successe anche con Mario Monti. Con una sorta di insider trading politico-finanziario combinato con le agenzie di rating (notoriamente fellone) lo spread era salito all'inverosimile finché il presidente Napolitano non aveva imposto il non eletto professor Mario Monti come premier. E lo spread si abbassò notevolmente (da 550 punti a sotto quota 300), nonostante che con Monti il debito pubblico (che era il casus belli) ebbe un'impennata record, aumentando in media di 7,5 miliardi al mese, il maggiore aumento da 15 anni a quella parte.

Oggi si sta assistendo alla stessa pantomima, ma con un'aggravante. Mentre Napolitano, con varie forme di pressione, cercava di far avere formalmente alle sue creature politiche (ci fu poi Letta, recordman n. 2 del debito pubblico “graziato” però – con gli amici si fa così - da un ulteriore calo dello spread fin sotto quota 200), cercava formalmente, dicevamo, il consenso delle Camere, l'attuale presidente è del tutto insensibile persino ad ogni camuffamento della prassi democratica che la nostra Costituzione imporrebbe (Costituzione infatti odiata da chi lancia i missili finanziari: http://www.wallstreetitalia.com/riforma-costituzione-lha-suggerita-jp-morgan/).

Siamo oramai all'aspetto più evidente della crisi delle forme politiche che accomodavano la rappresentanza politica delle classi subalterne (oggi un'unica “classe media” simile al terzo stato:http://temi.repubblica.it/micromega-online/piketty-i-bramini-che-si-sono-presi-la-sinistra/), quando lo sviluppo economico del dopoguerra e i primi fasti della  Belle Époque  finanziaria degli anni 80-90 ne accomodavano, ma con sempre maggior fatica, gli interessi materiali.

Oggi questa capacità di “accomodamento nazionale” non esiste più. Ma, attenzione, non esiste più esattamente come non esiste più, e da più lungo tempo, la capacità del capitalismo occidentale di accomodare gli interessi mondiali. 

La crisi di egemonia globale si accompagna obbligatoriamente alla crisi delle varie egemonie nazionali.
La soluzione, in Italia, per ora è un qualcosa di ibrido, di poco definibile, un OGM politico. Non un vero colpo di stato, ma sicuramente una sozzeria di stato.

Piotr

domenica 27 maggio 2018

Trentino e Alto Adige e selvaticità - Orsi e lupi hanno diritto all'esistenza!

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La Lega per l’Abolizione della Caccia (LAC) denuncia pubblicamente la richiesta del 10 maggio 2018, formulata al Governo da parte della Conferenza delle regioni, di delegare alle regioni stesse ed alle province autonome di Trento e Bolzano la facoltà eccezionale di disporre catture e abbattimenti in deroga di esemplari delle specie orso e lupo. 
Si tratta, sinora, di una prerogativa teorica di esclusiva competenza statale, sentito il parere dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA). L’occasione è stata fornita dalla preparazione di una bozza di parziale modifica ad un decreto del Presidente della repubblica del lontano 1997 (attuazione della cosiddetta Direttiva UE “Habitat”, riguardante anche la protezione di mammiferi in pericolo d'estinzione), che dovrebbe inserire una nuova disciplina del divieto di immissione di specie esotiche in Italia.  
Nulla a che vedere, pertanto, con la tutela e la gestione delle rare specie di predatori autoctoni presenti nel nostro Paese. Ma tant’è, le regioni, su input della Provincia autonoma di Bolzano (e dei recenti furori demagogici anti-lupo di un  paio dei suoi assessori), condizionano il proprio parere allo Stato sullo schema di D.P.R. all’inserimento di un articolo che nulla ha a che vedere col contrasto alla diffusione di specie esotiche, chiedendo di introdurre un’autonomia decisionale locale (basterebbe una mera comunicazione al Ministero dell’ambiente) in materia di “prelievo, cattura o uccisione” delle specie Ursus arctos e Canis lupus 
Si tratta di un bieco voltafaccia proprio rispetto ad un recente parere negativo in conferenza Stato-Regioni all’ipotesi di introdurre facoltà di abbattimento in sede di stesura di un piano nazionale sulla gestione del lupo. 
L’auspicio della Lega per l’Abolizione della Caccia è che il nuovo Ministro dell’ambiente e tutto il nuovo Governo (che verrà quando verrà) rispediscano al mittente il parere condizionato delle regioni, e licenzino il provvedimento in Consiglio dei ministri senza la previsione di eventuali fucilate a lupi ed orsi

Carlo Consiglio
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(LAC, Ufficio stampa, 26 maggio 2018).

venerdì 25 maggio 2018

Cambia Giro - Proteste in tutta Italia a sostegno dei diritti dei Palestinesi


Proteste in oltre 25 località contro il Giro d'Italia, a sostegno dei diritti dei palestinesi. Facciamoci sentire per le ultime tappe!

Lo slogan CiVediamoInGiro si è avverato. Dal sud al nord, in tutta Italia, in quasi tutte le tappe, le sostenitrici e i sostenitori dei diritti del popolo palestinese hanno contestato la scelta del Giro d'Italia di far partire la gara da Gerusalemme e Israele. Grazie di cuore.

Mancano ormai le ultime tappe, in Val Susa e l'arrivo a Roma.

Scendiamo in strada e riempiamo i social di bandiere palestinesi. 

Invitiamo tutte e tutti a partecipare:

» Sabato 26 maggio a Bussoleno in Val Susa, dove anche il movimento NoTav ha aderito alla campagna #CambiaGiro

» Domenica 27 maggio a Roma per l'arrivo, dove la "zone verde" della Questura si colorerà di verde, rosso, bianco e nero, i colori della Palestina.

In queste settimane, la campagna CambiaGiro si è fatta sentire.

Ma dobbiamo urlare ancora più forte: Lo sport non può cancellare l'apartheid israeliana. Lo sport non può coprire il massacro a Gaza.

BDS Italia  - nfo@bdsitalia.org

giovedì 24 maggio 2018

Svizzera, 10 giugno 2018 - Indetto il Referendum sulla sovranità monetaria


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Nel dibattito politico-economico elvetico: il 10 giugno prossimo, la Svizzera sarà la prima nazione al mondo a votare in un referendum sulla concessione esclusiva alla Banca centrale del Paese della facoltà di creare moneta elettronica o scritturale.
Secondo l’articolo 99 della Costituzione del 1848, in Svizzera solo la Banca centrale può coniare monete e stampare banconote. Tuttavia, la stragrande maggioranza del circolante (90%) è in realtà emesso sotto forma di depositi virtuali dalle grandi banche commerciali della Confederazione, che secondo i promotori del referendum, la cui principale associazione della Svizzera italiana è l’Iniziativa Moneta Intera, si garantirebbero in questo modo un “sussidio” occulto.
L’obiettivo dei promotori è, di fatto, il superamento del paradigma della “riserva frazionaria”e l’inserimento nello statuto della Banca Nazionale Svizzera (Bns) del mandato legale esclusivo per la creazione di moneta scritturale, che in questo modo sarebbe al 100% garantita dallo Stato, evitando i problemi strutturali legati alla tenuta degli istituti e alla sostenibilità dei debiti bancari manifestatisi dal 2008 in avanti.
Il Presidente della Bns Thomas Jordan si è dichiarato contrario alla tesi dei promotori del referendum, temendo per l’inizio di una fase di incertezza nell’economia svizzera. In ogni caso, è interessante segnalare come l’appuntamento segni una svolta fondamentale: con il voto del 10 giugno per la prima volta il tema della sovranità monetaria dell’autorità pubblica uscirà dal dibattito mediatico e accademico per ricevere la certificazione di un voto popolare.
 
In  Svizzera il tema monetario è ancora materia molto sentita: superata la crisi nell’economia reale, i promotori del referendum ritengono che un suo successo sarebbe l’inizio di una nuova fase in cui lo Stato provvederebbe ad evitare nuove, devastanti crisi nel settore finanziario. 

mercoledì 23 maggio 2018

12 domande sul futuro dell'Unione Europea


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Consultazione online aperta a tutti i cittadini europei
12 domande  sul futuro dell'Unione Europea
La Commissione europea ha dato il via ad una consultazione pubblica online in cui chiede a tutti gli europei di indicare la direzione per l'Unione europea del futuro.
La consultazione si iscrive nel più ampio dibattito sul futuro dell'Europa avviato con il Libro bianco della Commissione il 10 marzo 2017 e, unica nel suo genere, è stata preparata da un gruppo di 96 europei provenienti da 27 Stati membri, i quali hanno deciso insieme che cosa chiedere ai loro concittadini.
Il Presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha dichiarato: “Le elezioni europee sono dietro l'angolo: è il momento di decidere come dovrà essere l'Unione europea a 27. In ogni caso, dovrà essere un'Europa costruita dagli europei. Il sondaggio che lanciamo oggi lo chiede infatti a tutti gli europei: che futuro desideriamo per noi, per i nostri figli, per la nostra Unione? È il momento che gli europei si esprimano, forte e chiaro, sulle questioni che li interessano e sul modo in cui vogliono che siano affrontate dai loro leader.”
Il 5 e 6 maggio 2018 la Commissione ha per la prima volta convocato un gruppo di cittadini incaricandolo di redigere la consultazione pubblica: 96 europei si sono riuniti a Bruxelles dove, ospiti del Comitato economico e sociale europeo, hanno redatto, insieme, le 12 domande del sondaggio online. Si tratta di un esercizio di democrazia partecipativa unico nel suo genere, che pone i cittadini al centro del dibattito sul futuro dell'Europa.
Il contesto in cui si inquadra l'iniziativa è il dibattito in corso sul futuro dell'UE a 27 avviato con il Libro bianco della Commissione il 10 marzo 2017. La consultazione che si apre oggi viene a integrare la preesistente possibilità di esprimere la propria opinione online e procederà in parallelo con gli eventi di dialogo con i cittadini organizzati dalla Commissione europea e dagli Stati membri. Dal 2012 si sono tenuti in 160 città quasi 700 di tali dibattiti pubblici interattivi; la Commissione ne aumenterà la frequenza tra oggi e le elezioni del maggio 2019, con l'obiettivo di organizzare circa altri 500 eventi.
La consultazione resterà aperta fino al vertice di Sibiu in Romania, fissato per il 9 maggio 2019. Sul processo inaugurato con il Libro bianco la Commissione presenterà agli Stati membri una relazione intermedia in occasione del Consiglio europeo del dicembre 2018.
(Fonte: Arpat)

martedì 22 maggio 2018

La Russia è Europa, non gli USA...


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Negli ultimi anni, la situazione geopolitica e l’equilibrio strategico-militare nel mondo è sempre più preoccupante. Assomiglia sempre più alla situazione del 1939. C’è l’odore nell’aria di una grande guerra. 
Negli anni ’90, molti rappresentanti dei circoli dominanti russi ebbero l’impressione che il confronto con l’occidente fosse finalmente finito. Si parlava anche di adesione della Russia alla NATO, “fine della storia” e così via. Tuttavia, ciò durò finché le élite d’oltreoceano ritennero che i processi distruttivi generati dal crollo dell’Unione Sovietica sarebbero divenuti irreversibili per la Russia. Non si dimentichi che la politica per distruggere la Russia continuava, ma velata dalla dolce voce su amicizia e cooperazione. 
Il discorso a Monaco di Baviera di Vladimir Putin, nel 2007, fu il primo segnale che in occidente sfatava l’illusione di una Russia debole, illusione generata dall’inerzia del 1991. Il conflitto in Ossezia del Sud, l’anno dopo, fu uno shock, dopo di che le potenze occidentali presero il confronto militare “in modo serio”. 
Oggi vediamo come sia disturbata la parità delle forze in Europa in connessione all’impiego dei sistemi di difesa missilistica in Romania e Polonia: in pochi anni la Russia non potrà lanciare un attacco nucleare di rappresaglia. Quale dovrebbe essere la risposta asimmetrica della Russia alle nuove minacce e sfide moderne? Il presidente del Centro Internazionale di Analisi Geopolitiche, dottore in scienze storiche, Colonnello-Generale ed ex-presidente dell’Unione del Popolo Russo Leonid Ivashov, ha parlato con Pravda di questi temi.
“Dovete capire la situazione in Europa, militarmente colonizzata dagli statunitensi che hanno imposto regimi filo-USA nei Paesi dell’Europa occidentale e completamente soggiogato l’Europa orientale. E da qui si fa pressione su UE e in misura minore Regno Unito. Dall’altro lato i turchi lavorano ai fianchi l’Europa ma, di concerto con gli statunitensi, hanno avviato il processo dei migranti musulmani, e così l’Europa di oggi è vittima della politica di Stati Uniti, multinazionali, Rothschild e Rockefeller. 
Questo è ciò che accade oggi in Europa, che ha bisogno di uno spauracchio. E questo è la Russia. E inoltre mentono così spudoratamente, senza prestare la minima attenzione all’equilibrio di potere. Come potrebbe un Paese minacciare la NATO, che ha più volte meno capacità militari? Soprattutto nel senso strategico occidentale. E per dimensione della difesa e composizione del materiale militare, siamo tre o quattro volte svantaggiati, così come negli equipaggiamenti militari complessivi. 
Pertanto, possiamo solo essere sulla difensiva, difenderci in qualche modo, ma riguardo i gruppi offensivi, non abbiamo praticamente nulla. Tutto il resto è solo disinformazione e propaganda. I nostri tentativi di creare qualcosa di simile al Patto di Varsavia non hanno mai funzionato. Non abbiamo Paesi dell’Europa orientale pronti a stringere una cooperazione militare e tecnico-militare. Gli statunitensi li tengono per la gola. Ma non abbiamo bisogno di alleati come Polonia, Stati baltici e Romania. E’ meglio averli nemici.”
Che dobbiamo fare in questo campo?
“Primo: rafforzare il nostro potere militare, per portarlo al livello richiesto per la difesa.
Secondo: rafforzare l’amicizia con la Bielorussia e, naturalmente, creare un unico spazio di difesa con essa. Inoltre, ci dev’essere lavoro politico e diplomatico necessario per dire agli europei cosa li aspetta. Non abbiamo intenzione di liberarli dall’occupazione e alcun appoggio militare, non dai migranti, né dagli Stati Uniti o dai turchi, dovranno aspettarsi. E, naturalmente, lavorare attivamente con i serbi, continuare a lavorare con i bulgari. Nei Balcani dobbiamo lavorare attivamente con mezzi politici, diplomatici ed economici.
Terzo: è necessario capire che sono gli statunitensi responsabili dell’intera isteria anti-russa e del potenziamento della NATO. Quindi dobbiamo creare un gruppo militare capace di operare sul territorio degli Stati Uniti. Gli Stati sviluppano attivamente il sistema di difesa missilistico per neutralizzare i nostri missili balistici intercontinentali. Quindi è necessario creare una serie di mezzi di alta precisione. Missili da crociera stanziati vicino gli Stati Uniti. Così sarà possibile neutralizzarne la difesa missilistica. 
Dobbiamo porre una seria minaccia agli Stati Uniti, fondamenta di tali piani. Quando gli statunitensi si sentiranno minacciati, come nel 1962, allora inviteranno al tavolo dei negoziati e cominceranno a negoziare”.

Leonid Ivashov, Pravda – Fort Russ

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

lunedì 21 maggio 2018

Regione Lazio. No trivelle e geotermia sostenibile



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MARTEDI 22 MAGGIO 2018 sotto la Regione Lazio dalle ore 14.00 alle ore 18.00
Il Coordinamento NO TRIG  indice un sit-in sotto la Regione Lazio in via della Pisana 1301,

Sono invitati al sit-in : Giornalisti, Cittadini/e, Sindaci e Candidati Sindaci, Consiglieri e Assessori, Comitati, Associazioni, Gruppi Politici ecc

-Per salvare il Territorio Regionale dai rischi dalle trivellazioni geotermiche e dalla pericolosità connessa alle emissioni di gas endogeno: acido solfidrico, mercurio, ammoniaca ecc. e dall’abbinamento con le centrali a biomasse

-No all’estensione normativa delle procedure semplificate ad impianti geotermici a bassa entalpia fino a 20MW

-No all’off shore: sono centrali geotermiche nei laghi, nelle coste e nel mare

-No all’EGS (Enhanced Geothermal Systems) ), la cosiddetta “geotermia di terza generazione” perché utilizzata in condizione più sfavorevoli, producendo così fratture nella roccia e sismicità indotta. e talvolta con magnitudo tali da generare danni (vedi i casi di EGS di Soultz-sous-Forets in Francia e Basilea in Svizzera)

Il coordinamento NO TRIG chiede:

1) di costituire con urgenza una commissione speciale sull’operato della Giunta Regionale, in base alla deliberazione del Consiglio Regionale del 4 luglio 2001 n.62 prima che sia approvato il piano energetico regionale
2) di essere ricevuti il giorno del sit-in dai Presidenti e dalle commissioni permanenti dell’ VIII, X, e XII  eletti con vari decreti del 16/05/2018
3) di istituire un tavolo urgente permanente con le varie commissioni prima che sia approvato il piano energetico regionale 

Il NO TRIG informa:

-L’italia fa parte di una piattaforma mondiale con previsione dell’aumento del +500% di produzione geotermica, Italia compresa; anche la Regione Lazio potrebbe approvare il piano energetico, per facilitare gli obiettivi della piattaforma mondiale per  superare le barriere ambientali e sociali
-Noi del Coordinamento NO TRIG ci attiviamo fin da subito per poter scongiurare i rischi e gli incidenti come quelli avvenuti in Italia. Ne parleremo il giorno del sit-in. Chiunque ami e voglia difendere il territorio, le sue bellezze, il paesaggio, la salute, i prodotti DOC e DOP; è invitato a partecipare e a diffondere l’evento
È necessario organizzare e coordinare meglio le varie iniziative, per essere più efficaci nelle azioni da intraprendere, e superare la scarsa informazione su questi temi.

NO TRIG email: carloleoni16@gmail.com   

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domenica 20 maggio 2018

Siamo tutti “Assange”... alla mercè di multinazionali e basi imperiali

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Quando i media fanno i cani da guardia della menzogna 

Dal 2012, inseguito da una falsa imputazione di stupro mossagli in Svezia e mai fornita di prove o testimoni, ridicolizzata dal rifiuto dei magistrati svedesi di interrogarlo in tutti questi anni, fino alla totale caduta dell’accusa, Julian si è rifugiato nell’ambasciata londinese dell’Ecuador, protetto dall’asilo politico assicuratogli da Rafael Correa. Da quasi tre mesi, con al potere a Quito il rinnegato fantoccio Usa, Moreno, gli è stata tagliata la connessione internet e all’edificio dell’ambasciata è stata tolta la protezione contro eventuali tentativi di incursione di Scotland Yard, che Correa aveva fatto allestire. Confinato in una stanza senza luce esterna, malato e sotto enorme pressione psicofisica, con la vista deteriorata, impedito da ogni contatto esterno, Assange rischia l’estradizione.

La stanno negoziando Moreno con Londra e Washington. Una volta estromesso dall’ambasciata, l’uomo che ha messo il più grosso bastione tra le ruote della mafia mediatica occidentale e della politica di morte da questa servita, verrà consegnato agli americani, andrà sotto processo, finirà in carcere e rischierà la pena di morte per “collaborazione con servizi di intelligence ostili” e “alto tradimento”. Glielo hanno assicurato ceffi come Mike Pompeo, Segretario di Stato, e Gina Haspel, la torturatrice vicecapo della Cia, ora nominata da Trump a direttore della stessa.

Tra gli organi di stampa che si fanno passare per “liberal”, di sinistra, il più stimato rimane inspiegabilmente il “Guardian”, da lungo tempo distante anni luce dalle sue origini progressiste. Nelle ultime settimane, contro Assange, il quotidiano londinese ha tirato ben tre cannonate. Tutte basate su logore e già smentite fandonie, come la violenza sessuale, i miliardi accumulati da spia con la sottrazione di documenti, l’indubbio lavoro al servizio di Putin, immancabile. Il “Guardian”, che si può definire fratello e corrispettivo inglese del “manifesto”, come l’ultrà sionista “Liberation” lo è in Francia, compone quel trio “di sinistra” della stampa europea che ai politici e agli organi dell’imperialismo fornisce i puntelli morali per le loro operazioni. Che siano la necessità di liberare i paesi dai dittatori, l’obbligo di accogliere milioni di emigranti costretti a lasciare i loro paesi alla mercè delle multinazionali e basi imperiali, o la criminalizzazione di Assange figlio di buona donna russa.

Il trattamento riservato ad Assange, uno dei sempre più rari eroi dell’informazione non coartata e manipolata, è un crimine contro quel diritto di tutti noi che viene dopo il diritto alla vita, il diritto alla verità. Senza quello noi “stiamo come d’autunno sugli alberi le foglie”. Morituri.

Fulvio Grimaldi

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sabato 19 maggio 2018

L'oscuro signore - Mattarella come Napolitano



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Non ho nulla contro Sergio Mattarella. Personalmente mi sta anche simpatico, ed ho pure accolto con una certa qual soddisfazione la sua elezione a Presidente della Repubblica (vedi “Social” del 6 febbraio 2015). Ma, francamente, la sua gestione dell’attuale crisi mi lascia fortemente perplesso.
Ricapitoliamo: le elezioni le ha vinte la coalizione di centro-destra (265 seggi), seguita dai grillini (227) e dal centro-sinistra (122); nessuno dei tre schieramenti dispone della maggioranza assoluta (315+1). Ciò era perfettamente chiaro fin dal giorno successivo a quello delle elezioni. Aggiungo: era prevedibile fin dall’approvazione di quell’insulso sistema elettorale – il Rosatellum – che il signor Presidente della Repubblica ha controfirmato senza batter ciglio; se mal non ricordo, senza neanche la richiesta di chiarimenti o approfondimenti. Dal 3 novembre del 2017, dunque, il Capo dello Stato doveva essere perfettamente cosciente che una delle ipotesi più probabili era quella che, dalle elezioni del marzo successivo, potesse venir fuori uno “scenario spagnolo”.
Quando i risultati elettorali hanno dato corpo a tale ipotesi, il Presidente della Repubblica avrebbe logicamente potuto percorrere due strade: o dare l’incarico al candidato dello schieramento vincitore (per cercare i voti in aula o, al limite, per un governo di minoranza), o indire nuove elezioni. Erano scelte che potevano essere fatte in tempi rapidi, già all’indomani della costituzione dei gruppi parlamentari. E, se proprio non si voleva prendere una decisione, si sarebbero potute almeno iniziare le consultazioni di rito. Invece, si è fatto trascorrere un mese tondo prima di iniziare le consultazioni (il 4 aprile), conducendo poi le stesse con flemma tutta mattarelliana per un altro mese intero.
Dopo di che, preso atto di quello che tutti sapevano da almeno due mesi, il Capo dello Stato non ha ritenuto di seguire una delle due strade naturali (l’incarico al candidato del centro-destra o le elezioni anticipate), ma ha comunicato di voler scegliere lui un nominativo cui affidare il compito di formare un governo più o meno tecnico, che si trascinasse fino a Natale; governo che avrebbe dovuto essere “di tutti” ma che – è stato subito chiaro – avrebbe potuto contare solo sul PD. Un governo di minoranza, dunque, di infima minoranza, che in aula avrebbe potuto racimolare poco più di un centinaio di voti (su 630).
In sintesi: il Capo dello Stato faceva sapere di non essere disposto ad affidare l’incarico al candidato del Centro-destra, il quale riteneva di poter trovare in aula i 50 voti che gli mancavano per raggiungere la maggioranza aritmetica, magari con qualche astensione strategica. Peraltro, è stato proprio così che in Spagna hanno evitato di tornare per una terza volta al voto.
D’accordo, la decisione spetta al Capo dello Stato, e nessuno si sogna di metterlo in dubbio. Ma, di grazia, vorrebbe spiegarci il signor Presidente della Repubblica per quale arcano motivo avrebbe preferito, ad un candidato cui mancavano 50 voti, un altro candidato cui ne sarebbero mancati quasi 200?
E, questo, mentre da Bruxelles si faceva trapelare che loro non temevano un esito indesiderato della crisi italiana, perché avevano la massima fiducia nel Presidente Mattarella.
Ma non finisce qui. Perché – poco prima che Sergio Mattarella svelasse il nome del suo candidato – Salvini e Di Maio gli notificavano di essere prossimi a trovare l’intesa per formare un governo con un’ampia base parlamentare. A quel punto, il Capo dello Stato doveva per forza fermarsi, nell’attesa che la strana coppia esperisse il suo tentativo.
Ed è qui che arriva quello che io considero il terzo passo falso del Presidente. Lo dico senza conoscere ancora quale sarà (se ci sarà) l’accordo fra Salvini e un personaggio come Giggino Di Maio, sulla cui valenza politica mantengo inalterato il mio giudizio radicalmente negativo. Premetto questo, per significare che le cose che andrò a dire sul comportamento del Presidente della Repubblica non sono dettate da simpatia per un tentativo che giudico bislacco e, in ogni caso, privo di una adeguata preparazione. Ciò premesso, dunque, dico che considero decisamente sopra le righe il recente intervento di Mattarella, il quale – proprio nelle ore in cui le due forze politiche si confrontavano per identificare un nominativo condiviso – ricordava che era lui a dover nominare il Presidente del Consiglio e successivamente anche i Ministri.
Cosa ineccepibile dal punto di vista giuridico. Ma che la prassi della cosiddetta “seconda repubblica” (dal 1994 in poi) ha reso obsoleta, addirittura improponibile. Il cittadino, infatti, non vota più per una semplice testimonianza di fede politica, ma per “scegliere chi dovrà governare”. Il Capo dello Stato, quindi, pur continuando ad essere formalmente titolare della nomina del Presidente del Consiglio, è moralmente tenuto a designare chi è stato indicato dal popolo sovrano con libero voto democraticamente espresso. Né tampoco, soprattutto all’indomani di una tornata elettorale, può nominare un Presidente del Consiglio di sua fiducia e che sia portatore di istanze politiche contrarie a quelle emerse dalle urne.
In altre parole, Sergio Mattarella non può nominare un premier “tecnico” che abbia la fiducia solo del PD. E non può neanche nominare – è la mia personale opinione più o meno eretica – un premier che sia portatore di quegli “ideali europei” che sono usciti sonoramente battuti dalle urne del 4 marzo.
Padronissimo il signor Presidente della Repubblica di continuare tenacemente a credere in quegli ideali. Non è invece padronissimo – a mio sommesso parere – di imporre quegli ideali al popolo italiano attraverso un Presidente del Consiglio di sua fiducia.
È una brutta strada, quella intrapresa dal Presidente Mattarella. Una strada già percorsa da Giorgio Napolitano, campione assoluto della nomina di “governi del Presidente”. Ma, quando Napolitano ci ha imposto il governo Monti, erano almeno trascorsi tre anni dalle elezioni e si poteva ipotizzare – almeno in teoria – che il sentire politico degli italiani fosse nel frattempo mutato. Mattarella non ha questo alibi: si è votato appena ieri, e lui non può far finta di niente.
Piaccia o non piaccia, siamo in una repubblica parlamentare, non presidenziale. Piccolo particolare: se ci fosse un sistema presidenziale il Capo dello Stato dovrebbe essere eletto democraticamente dai cittadini. E dubito fortemente che gli italiani sarebbero disposti ad eleggere un Presidente che identificasse il bene dell’Italia con la fedeltà alle istituzioni europee.

Michele Rallo - ralmiche@gmail.com

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giovedì 17 maggio 2018

"Urban Waste" - Contrastare gli sprechi alimentari e la sporcizia causata dai "turisti" - Proposte per ridurre la produzione di rifiuti


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Pacco per cani, uso dell'acqua di rete, donazione di cibo in eccesso da parte di  alberghi e distributori  a fini di solidarietà sociale, istruzioni chiare in lingue diverse per fare la raccolta differenziata, queste le azioni contro lo spreco e a favore della riduzione di rifiuti. 

Urban Waste: un impegno per ridurre i rifiuti urbani

"Urban Waste"  è un progetto europeo, finanziato dal programma di ricerca Horizon 2020, con l'obiettivo di supportare gli amministratori locali nella gestione sostenibile dei flussi di rifiuti prodotti dai turisti.

Il progetto ha preso avvio nel 2017 con la costituzione di una "Comunità di pratica" promossa dalla stessa Regione Toscana e, dopo un'intensa attività di confronto tra soggetti pubblici e privati, a metà maggio, è entrato in una fase operativa con la firma dell' accordo tra Regione Toscana, supportata da ARRR, Comune di Firenze, Città Metropolitana di Firenze, Alia Spa, Publiacqua Spa e portatori di interesse, tra cui: associazioni di categoria, Cispel, Associazione Banco Alimentare della Toscana onlus, Associazione di volontariato Solidarietà Caritas onlus- Firenze, i Consorzi di filiera, Associazioni di consumatori, ambientaliste, rappresentanti di strutture ricettive ed esercizi commerciali nonchè Istituti scolastici.
Quattro le azioni con cui si intende, in concreto, ridurre i rifiuti urbani prodotti in particolare dai turisti e dalle attività produttive maggiormente legate al turismo:
  • uso di doggy bags e prevenzione dello spreco ai buffet e nei ristoranti - misura realizzata in collaborazione con le associazioni di categoria, l'iniziativa consiste nella definizione e promozione di un menù "Urban Waste" che preveda un menu bambino e/o le mezze porzioni, e che metta in evidenza quei piatti della tradizione che utilizzano "scarti" della cucina, come il pane raffermo. Allo stesso tempo la promozione dell'uso di doggy bag con la quale il cliente può portare via i propri avanzi da consumare successivamente.
  • uso di acqua di rete – con questa azione verranno valorizzate le fontane pubbliche del centro storico che saranno inserite nella mappa di progetto e saranno realizzate borracce con il logo "Florence Urban Water" che i turisti potranno ricevere come premio per aver utilizzato la APP di progetto. Saranno altresì individuati locali "Urban Waste" con acqua pubblica, cioè una rete di pubblici esercizi disponibili a fornire acqua di rete, identificabili mediante un apposito logo. Sarà Publiacqua a analizzare l'acqua di rete del pubblico esercizio rilasciando idonea documentazione da esporre nel locale.
  • istruzioni sulla raccolta differenziata in diverse lingue - misura realizzata in collaborazione con Alia, l'azione riguarda la diffusione delle istruzioni per le modalità di conferimento dei rifiuti da parte di cittadini e turisti e per effettuare una corretta raccolta differenziata. In particolare verranno realizzati strumenti multilingu, e una WasteApp realizzata nell'ambito del progetto Urban Waste.
  • donazione di cibo da parte di hotel e attività di catering a fini di solidarietà sociale - l'obiettivo di questa azione è creare una rete "solidale" in grado di mettere in contatto donatori e beneficiari, valorizzando la filiera corta nella quale il cibo donato viene raccolto dalle associazioni sul territorio che lo smistano direttamente ai beneficiari finali, evitando il più possibile stoccaggi intermedi. Per questa nisura è già stata avviata una sperimentazione in alcuni hotel del centro storico di Firenze.
Per ciascuna delle 4 azioni sono in corso di definizione appositi piani operativi con la definizione dei promotori, destinatari e delle azioni specifiche che ciascun soggetto coinvolto sarà chiamato a realizzare.

Infine, è prevista nell'ambito del progetto anche la realizzazione di una campagna di informazione rivolta ai turisti ma anche ai cittadini e la predisposizione di una WASTE APP, con cui i turisti, particolarmente virtuosi ed attenti alla prevenzione e corretta raccolta dei rifiuti urbani, otterranno punti convertibili in premi.

Testo a cura di Stefania Calleri

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(Fonte: Arpat)