martedì 30 novembre 2010

Bioregionalismo, agricoltura biologica e salvezza planetaria….


Bioregionalismo, agricoltura biologica e salvezza planetaria… Senza virtualizzazioni ulteriori .. pur che «Senza immaginazione, la gente muore» (Jean Monnet)

Le soffiate di wikileaks sono giunte appena in tempo a fermare per qualche momento la disperazione dei poveracci che temono per il loro futuro… Tempismo eccezionale quello che ha portato il gossip politico a recuperare l’attenzione sul futile.. lasciando in disparte il necessario…. I pettegolezzi e le sparate delle lingue profonde della diplomazia statunitense ha coperto di silenzio anche il vertice di Cancun, in cui si dovrebbe decidere il “vero” futuro del mondo..
La situazione economica ovunque è allo sfascio, molte famiglie sono in stato precario perciò..., hanno pensato in alto loco, meglio ricorrere alle barzellette…

Scrive un amico scettico, Antonio Pantano, a commento delle vicende wikileaks: “Caro Paolo "veronese", il "gran bar dello sport" oggi tratta dei "wiki" e di internet (apparentemente libera e "democratica"). Falsi problemi! Le notizie sono tutte CONTROLLATE! Sopratutto quelle che fingono d'esser rivelatrici. (Fui io, con un amico giornalista argentino giramondo che, nel 1989, rivelai la rete di controllo globale Echelon). Prova tu a porre/diffondere/scrivere in wikipedia et similia un argomento del quale sei "padrone"! In mezz'ora "il controllore automatico" lo correggerà, deturpandolo, adattandolo in chiave somaresca alla "vulgata" del "regime mondiale globalizzatore! Ecco perché ridere di Wikileaks, della Clinton, di Berlusconi-Putin-Gheddafi, della Cina schiavizzata ma in finta scalata economica, e degli affari inumani ed antiumani che i "votati al potere" del nostro miserabile tempo svolgono a solo vantaggio personale e a danno dell'umanità tutta (prona e pronta a "credere", sopratutto allo inverosimile). Nichilismo, il mio? Esperienza, e...accortezza”

Ed ancora peggio scrive il buon laico Kiriosomega: “

“…Io, che sono sempre stato addestrato ad esaminare lo "scritto", ed a studiare l'esatto suo contrario brevemente mi chiedo:
1) Dato che Assange non è un cracker, ma un hacker, e ciò non è di poca importanza, perché mai avrebbe interesse a divulgare le sue "espugnazioni informatiche"?
2) I documenti che i giornali "vedono" sembrano irraggiungibili attraverso internet, almeno ai peones come me! Come mai?
3) Cui prodest della pubblicazione dei documenti, se non agli U$A ed ai corrotti che dovrebbero avere la dignità di levarsi dai coglioni".
3) Gli U$A veramente sono preoccupati, o più verosimilmente stanno seguendo la via per una nuova guerra mondiale così da "sfoltire" il globo di quanti considerano in soprannumero? Ciò per mantenersi uno stato energetico "ottimale"!
5) Rammentiamo che è di poco tempo addietro la sortita, anche di Bill Gates, sulla necessità d'eliminare molta gente dal pianeta. E non è il solo ad avere simili idee!
6) Rammentiamo che con enormi capitali nel circolo polare artico è stato costruito un colossale silos contenete, si dice, piante e semi delle specie vegetali anche meno comuni.”

Sarà pur vero quanto affermano gli amici catastrofisti, epperò occorre aiutare il "popolo" a sgrullarsi di dosso l'idea che tutto é inevitabile e che noi non "possiamo farci nulla". Sono sicuro che nell'inconscio collettivo qualcosa di "quella" semplice verità resta! Anche se in apparenza tarpata e negata.... E qual’è la semplice verità? Ovviamente si tratta della considerazione che l’uomo non si può arrogare il diritto di dirigere la vita a suo piacimento.. essendo lui stesso un prodotto della vita. Per cui occorre saper riconoscere il “potere” superiore che in questo momento sta facendoci passare degli esami particolari.. per scoprire se davvero siamo la “specie” più evoluta sul pianeta…

Intanto, per semplificare al massimo, cerchiamo vie di uscita dal marasma in cui siamo sprofondati scegliendo di tornare alla semplicità di vita… Ecco cosa ci consiglia –ad esempio- il nostro ottimo agro ecologo Giuseppe Altieri: “…oggi non è più il caso di difendere un posto di lavoro rischioso per la salute e costruito sull'inquinamento dell'Ambiente, smettiamo di essere pedine di un gioco internazionale che fa perdere sovranità nazionale alla nostra cara Italia e Sardegna. Bisogna approfittare della crisi industriale per smettere di inquinare e tornare all'Agricoltura Biologica, unica fonte produttiva reale di reddito a partire dal sole e dalla terra madre….”

Bene… torniamo dunque a casa…sulla Terra… e riportiamo al lavoro dei campi quelle braccia rubate all’agricoltura.

Paolo D’Arpini – europeanconsumers.tuscia@gmail.com

Referente per le Pubbliche Relazioni della Rete Bioregionale Italiana

lunedì 29 novembre 2010

Enteroclisma, metodo desueto ma efficace per curare le malattie intestinali

Il clistere è un ottimo metodo per prevenire le malattie dell'intestino. Dell'enteroclisma semplice, a base di acqua calda, furono fautori i dottori Costacurta e Lanzaeta, che erano erano laureati e non "guaritori alla buona", ed anche la dottoressa Kousmine era laureata e posso assicurare che diversi medici anche oggi prescriverebbero la pulizia intestinale, se i primari (ridottisi ad agenti di commercio delle multinazionali del farmaco) non proibissero loro di pronunciarsi.

Posso assicurare di avere sentito più volte medici dell'ospedale mormorare:
"Certo... era meglio quando si prescriveva il clistere". Eppure oggi si va avanti a pastiglie, a intrugli, al massimo ai c.d."clisterini" prefabbricati pieni di sostanze tossiche. Persino negli interventi chirurgici (anche addominali!) in molti ospedali non si pratica più il vecchio enteroclisma classico ma si danno purghe, un tempo considerate NOCIVE per gli interventi chirurgici .

Detto questo non escludo anche la medicina ufficiale e la chirurgia, quando esse , in casi estremi siano necessarie. L' unica cosa che mi preme è fare prendere alla gente una COSCIENZA INTESTINALE, ovvero che si renda conto dello stato di intasamento e di intossicazione del còlon dovuta a decenni di cibo-spazzatura..

Poi, in ultimna analisi ciascuno è libero di seguire le terapie che meglio crede. Vorremmo poterci confrontare di più su questo tema. Invece la maggioranza della gente evade l'argomento ritenuto "coliticamente scorretto".

Gianni Donaudi

domenica 28 novembre 2010

..."Io ce l'ho con Wikileaks, con Facebook, con Google e con internet in generale.."

"Moto censorio unanime, da parte delle tre scimmiette al potere, contro Wikileaks, Facebook, Google e internet in generale.... ma la colpa non é dello strumento!" (Saul Arpino)

"Wikileaks importante strumento giornalistico come il Freedom of Information Act". Afferma il Time Magazine... ma internet e soprattutto Wikileaks non piace ai potenti.. Specialmente dopo l'azione selvaggia di Wikileaks che minaccia di destabilizzae il "sistema" di potere consolidato.. e basato sul metodo delle tre scimmiette: non vedo, non sento, non parlo. .

Ma intanto leggiamo come si autopresenta questa nuova agenzia telematica "free-lance":Wikileaks è un'organizzazione non-profit dei media. Il nostro obiettivo è quello di portare importanti novità e informazioni al pubblico. Noi forniamo un modo innovativo, sicuro e anonimo per le fonti di fuga di informazioni per i nostri giornalisti (la nostra casella di riepilogo elettronica). Una delle nostre attività più importanti è quello di pubblicare materiale originale fonte a fianco della nostra storia di notizie modo che i lettori e gli storici visitatori potranno vedere la prova della verità. Siamo una realtà giovane che è cresciuta molto velocemente, facendo affidamento su una rete di volontari impegnati in tutto il mondo. Dal 2007, quando l'organizzazione è stata lanciata ufficialmente, Wikileaks ha lavorato a riferire in merito e pubblicare le informazioni importanti.
Wikileaks ha sostenuto e vinto contro gli attacchi giuridico e politico progettato per mettere a tacere la nostra organizzazione editoriale, i nostri giornalisti e le nostre fonti anonime. I principi più generali su cui si basa il nostro lavoro sono la difesa della libertà di parola e media editoria, il miglioramento del nostro record storico comune e il sostegno dei diritti di tutte le persone di creare nuova storia. Si ricavano i principi della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. In particolare, l'articolo 19 ispira il lavoro dei nostri giornalisti e altri volontari. Essa afferma che ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di libertà di avere opinioni senza interferenze e di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere. Siamo d'accordo, e noi cerchiamo di mantenere questo e gli altri articoli della Dichiarazione..."

Ovvio che con certe premesse e promesse una tale "agenzia d'informazione" non può piacere ai potenti al potere... e meno che meno potrà piaceri ai governanti italiani che da sempre sono abituati a comandare in modo mafioso, imponendo il silenzio sulle loro malefatte.... Per cui nessuna meraviglia che ci sia stata un'alzata di scudi da parte dei nostri governanti.. Berlusconi in testa.. per la "fuga di notizie che mette a repentaglio la nostra stabilità economica e politica..." A repentaglio, certo.. e fuga di notizie.. certo.. ed allora?

"Internet delenda est.."

E si prende la scusa di voler "combattere la dipendenza di parecchi giovani malati per l'uso del computer e della navigazione su internet" afferma Jannone, amico del Berluscone... Il quale ovviamente ce l'ha con Internet "perché é un'ossessione per quelle persone che poi diventato dipendenti...". Ma com'é che lo stesso Giorgio Jannone non ce l'ha con chi guarda la televisione in modo compulsivo (e sono la maggioranza in Italia).. i teledipendenti non contano? Ed é sempre lui (lo stesso Jannone che vuole difendere i giovani dalla dipendenza) quello che ha proposto di abbassare l'età di distribuzione dei Gratta e Vinci? Che il gioco d'azzardo statale non crea dipendenza? Suvvia Jannone, suvvia, diciamo le cose come stanno: la comunicazione libera di internet non piace perché permette di scoprire troppi altarini....


"Avvocati e commercialisti devono essere allontanati dalle sale del Potere, perché per loro forma mentis, dunque di legulei mestieranti delle verità giuridiche, sempre diverse da quelle del Vero, pasticciano con cavilli e codicilli e pandette rendendo ogni avvenimento complicatissimo. Dunque, siano deputati a comporre le leggi, ma non a promulgarle e sostenerle. Fuori tali categorie dai Parlamenti, quello è luogo di CARISMATICI UMANISTI..."

"… ma come sono buoni i nostri “servitori”, si preoccupano per noi, perché, asseriscono, siamo dipendenti da internet, e, dunque, malati psichiatrici o quasi! Ma non si preoccupano i nostri servitori lesto_fanti, d’ogni categoria rappresentata, delle condizioni economiche in cui ci fanno vivere con stipendi da fame, e siamo fortunati quelli che li possediamo… perché i giovani… Ed io sono tra i padri disperati e ormai in preda al panico per il loro futuro, quindi da essere curato! Ma sotto questo aspetto i nostri servitori non intervengono, qui si zittiscono!" (Kiriosmega)

Ultima considerazione: Che poi -diciamocelo apertamente- che Berlusconi fosse un vanitoso inaffidabile, Ghedaffi un ipocondriaco, Putin un capobranco, Sarkozy un professorino con la bacchetta, la Merkel un'indecisa e gli americani tutte spie della CIA... lo sapevamo gia! Solo che almeno adesso si può dire apertamente.. tanto l'ha scritto Wikileaks... Ma "essi" (i potenti) hanno paura di internet perché unica vera fonte d’informazione “popolare” che crea solidarietà tra vilipesi e gruppi politici anche antagonisti. E di questo debbo dare conferma... avendo io stesso appurato come su Facebook -ad esempio- ci sia una continua solidarizzazione su temi scottanti e socialmente condivisibili indipendentemente dall'ubicazione politica dei proponenti. Su Facebook mantengo amici di destra di sinistra e di centro... eppure chissà com'é sono tutti concordi nel riconoscere la verità...

Paolo D'Arpini
Portavoce di European Consumers Tuscia

Bioregionalismo, alimentazione e riciclaggio.... Progetto altoatesino per riciclare le bucce di mela



Rita De Angelis: "Progetto tecnologico ecologista realizzato già in Alto Adige per riciclare la buccia della mela per produrre carta e non inquinare..."

Essere buoni ed ecologici con la nostra terra: con le mele si può!

Nel nostro paese essere ecologici sembra attualmente quasi una “moda”, mettere in mostra tutto il nostro estro e la creatività per cercare soluzioni non inquinanti ed alternative, alle nostre esigenze di vita, visto che cominciamo ad essere in molti sulla terra, le esigenze si moltiplicano la “mondezza” pure, (vedi Napoli e dintorni).

Ma si può cominciare per davvero pensando per esempio alla carta, che può essere riciclata, derivante dagli scarti della lavorazione industriale delle mele. Un progetto venuto in mente già dal 2004 all’ingegnere altoatesino Alberto Volcan, e con il sostegno della provincia di Bolzano. Da diversi anni l’ingegnere si dedica allo studio di soluzioni innovative ed efficaci, quindi son solo per fare “tendenza”, per lo smaltimento ecosostenibile dei rifiuti, e per limitare l’impatto dell’uomo e delle attività dell’industria sull’ambiente, ottenendo brillanti risultati e riconoscimenti nel suo campo.

Il suo progetto partito già dal 2004 denominato “Cartamela”, prevede un procedimento di essiccazione per gli scarti di mela, sottoposti a disidratazione, raffreddamento e macinazione, in modo da bloccare il decadimento e la fermentazione, mentre rimane inalterato il contenuto sia degli zuccheri che della cellulosa, elementi indispensabili per la produzione della carta. Da questo processo si ottiene un composto, una farina bianca, che al suo interno contiene circa il 65% del totale di cellulosa, elemento indispensabile per la produzione di ogni materiale di origine cartacea.

Una scoperta veramente innovativa che ha il pregio di contribuire notevolmente ad abbattere il costo effettivo dello smaltimento dei rifiuti, cosa di cui oggi si parla sempre di più. Gli scarti della mela infatti sono classificati tra i “rifiuti speciali” una smaltimento differenziato che ha costi molto elevati. Cartamela è quindi un progetto che ha riscosso notevole successo nella patria indiscussa della mela, visto che l’Alto Adige è uno dei maggiori paesi produttori in Europa di mele.

Utilizziamo quindi i nostri prodotti italiani usufruendone nella rete italiana, tuteliamo l’ambiente e potenziando anche una vera e propria industria basata sul riciclo, si può da vita ad uno sviluppo sostenibile del territorio, creando anche nuovi posti di lavoro per i giovani.

Rita De Angelis - ritadeangelis2@alice.it


Altri articoli di Rita De Angelis:
http://www.circolovegetarianocalcata.it/?s=rita+de+angelis

sabato 27 novembre 2010

Agricoltura biologica, questione di interesse strategico nazionale e bioregionale...


"Non con gli OGM ma con l'agricoltura naturale si salva il mondo..." (Saul Arpino)

La Fame e la Sete... dei mercanti - Quando la Paglia vale più del Grano e 1 miliardo di persone soffre la fame....

Una marea di fesserie vengono buttate in pasto ai mass media, seppur partendo da dati reali sulle crisi di produttività dei terreni agricoli e sugli sconvolgimenti climatici, che desertificano le terre, insieme agli OGM, alla chimica dei Pesticidi e dei Disseccanti che distruggono l'Humus, la Biodiversità e la salute degli Agricoltori e dei Consumatori

Si vuol preparare la gente alla fame e alla sete... quella dei Mercanti che monopolizzano i mercati agricoli, mentre i prezzi pagati agli agricoltori hanno raggiunto oggi il minimo storico (giugno 2010) con la paglia (12 €/q.le) che vale più del grano (11,5 €/q.le)... mai successo nella storia umana!!!

Come è possibile tutto ciò?

Oggi alleviamo a livello mondiale circa 10 miliardi di bovini equivalenti che mangiano almeno come 30 miliardi di persone in fabbriche di animali piene di medicinali ed ormoni li nutriamo con Mais, Soia e altri prodotti e sottoprodotti agricoli e industriali che consumano più petrolio dell'energia solare fissata attraverso la fotosintesi dalle coltivazioni, Monocolture che distruggono la Biodiversità e la fertilità futura degli stessi terreni.

In tal modo accumuliamo nelle carni moltissimi residui chimici, soprattutto Pesticidi
...mentre 1 miliardo di esseri umani soffrono la fame nera. Tutto ciò al fine di ridurre al massimo i costi di produzione, facendo pagare la Natura e la schiavitù degli operai agricoli e contadini, sottoposti alle regola del "Libero mercato"... solo per le Multinazionali, ovviamente...


E' proprio il caso di dire ..."c'è troppo cibo per poter mangiare tutti".
L'eccedenza in ogni settore crea crisi dei mercati e crollo dei prezzi alla produzione e tutto vantaggio degli speculatori che controllano i mercati internazionali, mettendo a rischio le sicurezze alimentari di tutti i paesi. Oltre 200.000 contadini si sono suicidati in Idia per aver perso le terre a causa dei debiti contratti con le Banche o gli strozzini locali.

In Italia almeno 800.000 ditte agricole hanno chiuso negli ultimi 10 anni, con un indotto di almeno 3 milioni di posti di lavoro persi. E la maggior parte degli agricoltori lavora oggi per ...pagare il Mutuo alla Banca.

Basterebbe puntare alla sovranità alimentare autosufficiente dei singoli popoli
attraverso l'Agroecologia e le Produzioni Biologiche Tradizionali Bioregionali,
organizzate con filiere corte o dirette, dai produttori ai consumatori
"Mangiacomeparli"... è proprio il caso di dire. E ne abbiamo fatto anche un marchio a garanzia dei consumatori, 100% Italiano, 100% OGM Free, secondo le norme di legge, 100% Biologico

Agroecologia dello Sviluppo Rurale e Distrazione di Risorse Agroambientali Europee
Dobbiamo liberare l'agricoltura dall'Industria chimica dei Pesticidi e della trasformazione agro-alimentare... e, soprattutto, dal Commercio speculativo.
Tutto questo prevedono le normative Europee da almeno 15 anni, dal Reg. CE 2078 del 1992. E l'Europa ha stanziato 200 miliardi di € !! per lo Sviluppo Rurale Agroecologico, dal 2007 al 2013.

In Italia oggi abbiamo ancora oltre 17 miliardi di € da spendere per le finanziarie agricole, i Piani di Sviluppo Rurale Regionali (PSR). Soldi che rischiano di tornare a Bruxelles, per mancanza di volontà di riconversione biologica dell'Agricoltura da parte delle regioni, condizionate dalla miopia dei cosiddetti Sindacati Agricoli (Coldiretti, Confagricoltura, CIA), che "concertano" la Politica agricola delle regioni. Tanto che il governo pensa ad un Piano Nazionale di Sviluppo Rurale, scavalcando le Regioni stesse.

Esiste l'obbligo di destinazione di almeno il 40% dei bilanci regionali dei PSR per i cosiddetti Pagamenti Agroambientali (con priorità ed obbligatorietà fino al 65% in caso di domande di impegno degli agricoltori ed allevatori biologici a coltivare per almeno 5 anni produzioni biologiche). Ciò a compensare tutti i mancati redditi, i maggiori costi + il 20% per la transazione all'Agricoltura Biologica o per la Sostituzione reale dei Pesticidi. E non per fittizie presunte riduzioni degli inputs chimici denominate Agricoltura Integrata, censurate come non controllabili ne verificabili dalla Corte dei Conti UE (nota 3/2005), attraverso la quale si stanno sperperando enormi risorse per sostenere invece i redditi degli agricoltori che acquistano Pesticidi, seguendo disciplinari che prevedono un numero di trattamenti chimici molto superiore alla normale pratica dei coltivatori.

In tal modo il mercato dei Pesticidi è continuamente cresciuto in Italia, superando il 30% di tutte le vendite europee e le nostre acque sono per lo più inquinate da residui chimici oltre i limiti di legge (Agrisole 21-27 maggio 2010 e dati ARPA),
Residui che continuano ad accumularsi da decenni, finche non saremo più in grado di sopportarli fisicamente, per i fenomeni di Bioaccumulo.

I tumori e il cancro aumentano in maniera impressionante, cosi come la spesa per la malattia, che oggi ha superato l'80% dei bilanci regionali (e la chiamano sanità
I nostri bambini e le nostre cellule riproduttive sono i più soggetti ai danni da Pesticidi e disseccanti arancione (le cui cosiddette soglie di (in) "tolleranza" son tarate su un corpo di 60 kg e non sulla popolazione infantile), che distruggono inoltre il paesaggio italiano e la biodiversità funzionale (organismi utili all'agricoltura) e naturale, creando dissesti idrogeologici per mancanza di copertura invernale e primaverile dei suoli, perdita di Humus e, pertanto, della capacità di ritenzione idrica; e quando piove l'acqua si porta giù la terra nei fiumi, sulla case della gente, sui treni e nelle strade, provocando ulteriori e immensi danni economici, non solo all'agricoltura (Come le cronache continuano a dimostrare).

Attraverso i progetto "Polline sicuro", guidato dalle Multinazionali del Glifosate, si sono irrorate di disseccante tutte le strade del Bel Paese, mettendo a rischio la salute dei cittadini che passeggiano coi bambini o viaggiano in macchina.
I residui di tale prodotto sono rilevabili in tutte le acque sensibili analizzate, alla faccia della presunta biodegradabilità ed innocuità.

E i coformulanti presenti nel disseccante, sono ancora più tossici del disseccante stesso, oltre che segretati per "brevetto industriale"... ... un buon modo per liberarsi di scorie industriali, guadagnadoci, in una catena di conflitti di interesse AgropetrochimicofarmaceuticoGM, in cui le Multinazionali provocano il cancro...ed offrono le loro cure chemioterapiche. Roba da inchiesta per le Procure della Repubblica. In Francia sono partite multe salate ed in Argentina il prodotto è stato vietato dai tribunali.

Rinunciare alla Carne industriale per salvare l'Uomo. Dobbiamo ridurre di almeno il 70% gli animali allevati al mondo.
In Italia, invece di allevare 10 milioni di Unita Bovine Adulte equivalenti (UBA), ne basterebbero 3 milioni. Rimarrebbero a disposizione degli italiani ancora ben 500 grammi di carne procapite alla settimana (o qualcosa in pù in equivalenza nutrizionale, sotto forma di latte o formaggi).

Più un pò di pesce fresco pescato dai mari che ci circondano per migliaia di km (con un pò di bioaccumulo di residui chimici di tutti i tipi, che purtroppo attraverso i fiumi finiscono tutti a mare). Se proprio non vogliamo diventare vegetariani.


Non entrate nei Supermercati, signori miei... e state bene attenti a ciò che acquistate Migliorerà la salute... del pianeta, vostra e degli agricoltori... soprattutto quella dei vostri figli.

Torniamo alla Tradizione Agroecologica e all'Artigianato dei nostri Maestri dei campi e del Vino, del Grano e del Pane a un giusto prezzo.


La Madre Terra ha risorse abbondanti per tutti i propri figli... ma non potrà mai sfamare l'avidità dei pochi che non la rispettano, in nome del DIO denaro e del potere... di far del male agli altri

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Allegato:
PIANO DI RICONVERSIONE BIOLOGICA DELL'AGRICOLTURA ITALIANA (Evitando distrazione di fondi verso una fittizia Agricoltura Integrata, concorrenziale all'Agricoltura Biologica)

- Seminativi avvicendati, Cereali e leguminose da granella: 3.000.000 Ha x 400 €/ha in media di pagamento agroambientale = 1,2 Miliadi di € (il pagamento, insufficiente, oggi previsto dalle Regioni è di circa 200 €/ha)
- Mais 800.000 ha x 600 €/ha = 0,48 miliardi di €
- Olivi: 1.000.000 ha x 500 €/ha = 0,5 Miliardi di €
- Vigneti: 700.000 € x 700 €/ha = 0,5 miliardi di €
- Frutteti: 400.000 ha x 1.500 € /ha = 0,6 miliardi di €
- Orticoltura: 200.000 ha x 2.500 €/ha = 0,5 miliardi di €
- Prati avvicendati, Pascoli e Prati Pascoli 3.500.000 di ha x 100 € ha = 0,35 miliardi di €

avanzano anche fondi per il Tabacco Biologico: 40.000 ha x 5.000 €/ha

Totale di spesa prevista: 4 miliardi di € all'anno

Potremmo aggiungere 400 € per unita bovina adulta allevata in biologico (corrispondente a 3 maiali, 7 pecore, 100 galline, ecc) x 3.000.000 di UBA = 1,2 miliardi di €
per liberare la zootecnia italiana dalla necessità di importare mangimi contaminati da OGM

Abbiamo ancora a disposizione oltre 17 miliradi di € da spendere, con priorità fino al 70% per i Pagamenti Agroambientali all'Agricoltura Biologica (circa 12 miliardi di € disponibili) nel periodo 2010-2013

Possiamo riconvertire quasi tutta l'Italia al Biologico. Oggi, non domani.

Prof. Giuseppe Altieri, Agroecologo
Docente Ordinario di Fitopatologia, Entomologia, Agricoltura Biologica

venerdì 26 novembre 2010

Il cavallo é un compagno dell'uomo e non un oggetto voluttuario


Bioregionalismo ed amici animali: “Cavalli nel 'redditometro' come barche o seconde case... ma un animale non é un oggetto, é un aiuto per la salute mentale”

Proprio in questi giorni sto leggendo l'interessante libro dell'etologa Temple Grandin, La Macchina degli Abbracci, in cui si spiega come un sano rapporto con gli animali sia un elemento indispensabile per il mantenimento di una integrità emozionale. Ciò é vero soprattutto per quegli animali che da tempo immemorabile sono stati vicini all'uomo ed ai quali la nostra civiltà deve buona parte del suo sviluppo. Tra questi esseri c'é il cavallo... senza di esso noi non saremmo quel che oggi siamo. Eppure nella fredda determinazione impositoria degli esattori fiscali e dei burocrati statali ora la nobile bestia, degna di massimo rispetto, affetto ed amicizia, viene equiparata ad un “bene voluttuario” e pertanto chi possiede un cavallo deve pagare allo stato più tasse... come fosse un possessore consumista, pieno di televisori a colori, macchine sportive, elettrodomestici sofisticati, etc. L'alienazione dalla nostra matrice naturale sta assumendo caratteri sempre più parossistici.. e lo stato invece di risparmiare sulle spese folli e sugli errori di considerazione dei suoi amministratori non trova di meglio che “punire” chi resiste negli ambiti naturali, ovvero chi preferisce mantenere un rapporto sano con la natura e con gli animali.....

Burocrati senza cuore pagheranno il fio delle loro colpe per tentare di distinguere quel che la vita ha unito!

Ecco ora il testo della petizione diramata dalla Segreteria di Horse Angels

IL CAVALLO NON E' UN OGGETTO

Il redditometro considera il cavallo alla pari di un oggetto. E in particolare lo annovera tra gli elementi capaci di dimostrare una capacità contributiva superiore, rispetto al reddito dichiarato. Non differenzia tra i cavalli mantenuti in proprio, a casa, e quei cavalli tenuti in maneggio o circolo ippico. E soprattutto non tiene in considerazione la differenza fra il cavallo da reddito e il cavallo da affezione.

Invece, sempre più spesso e per fortuna, capita che una persona abbia il cavallo non tanto per gareggiare, e vincere dunque del denaro, e tanto meno per allevarlo e venderlo, da carne o da sport. Ci sono persone che scelgono di avere un cavallo per amico, e che lo registrano all'anagrafe equina come non destinato alla produzione alimentare.

Il cavallo da compagnia o da passeggiata non produce alcun reddito. E' una spesa. Ma neanche eccessiva quando si sceglie di tenerlo in proprio.
Può darsi che il ministero della finanza sopravvaluti quello che può essere il costo di mantenimento di un cavallo a fine carriera, malato o da passeggiata, tenuto ad esempio a casa propria o presso una pensione. E così facendo di fatto scoraggia la salvaguardia degli equini a fine carriera che hanno dedicato una vita a servire l'essere umano.

Tutto questo per le associazioni animaliste che si battono per ricollocare gli equini, salvandoli dal macello, è assai grave. Se anche tu pensi che il redditometro, per quanto riguarda il cavallo, vada rivisto e corretto, apponi la tua firma attraverso il link qui sotto.
Grazie, Lo Staff Horse Angels

Ed ora vi sottopongo l'indagine svolta sul tema da parte della nostra Caterina Regazzi, medico veterinario e referente della Rete Bioregionale Italiana per il rapporto uomo animali:

Pare che quanto affermato sopra corrisponda al vero e cioè che per chi é proprietario di un cavallo (come per chi é proprietario di una barca, di una seconda casa o abbia alle sue dipendenze una colf o una badante) ci siano dei coefficienti che possono essere applicati per calcolare un reddito minimo e le uniche distinzioni sono "da corsa" o "da sella ".

E' vero comunque che chi possiede un cavallo e che, nonostante tutte le normative sanitarie e di anagrafe che sono state messe in atto negli ultimi anni e che hanno scoraggiato da parte di alcuni alla detenzione di tale animale, ha spese molto diverse a seconda se lo tiene in proprio o a pensione, a seconda dell'utilizzo che ne fa o se lo tiene semplicemente come "animale da compagnia" (ferrature, vaccinazioni, sverminazioni non sono obbligatorie, ma di prassi se l'animale viene tenuto a pensione insieme ad altri animali, magari non dello stesso proprietario) per cui ritengo che sia difficile poter applicare correttamente tali coefficienti.

Inoltre l'amore per gli animali, a volte lo ammetto un po' "distorto" fa si che spesso si preferisca tenere un animale pur costoso come un cavallo piuttosto che fare ad esempio dei viaggi in paesi esotici o acquistare mobili antichi o quadri di valore e che la maniera in cui una persona spende il proprio reddito, purché avvenga in maniera lecita, non dovrebbe interessare il fisco più di tanto. L'evasione fiscale può riguardare persone in tutte le attività, dagli interessi i più svariati.

Inoltre, con l'entrata in vigore della normativa sull'anagrafe equina, il proprietario, all'atto della redazione del "passaporto" del cavallo deve operare una scelta dolorosa ma obbligatoria: l'animale può essere destinato o meno all'uso alimentare umano, e questo comporta doveri diversi, più stringenti nel primo caso (registrazione dei trattamenti farmacologici, divieto di utilizzo di alcuni farmaci).

Gli animalisti potranno inorridire per quello che sto per scrivere, ma proprietari di diversi cavalli, anche semplicemente da "passeggiata", che al momento di fare la scelta hanno scelto di non destinarli all'uso alimentare umano, per non avere obblighi di registrazione ed eventuali controlli da parte della USL, si ritrovano adesso a dover tenere questi animali fino al termine della loro vita....... vi chiederete: e che c'é di strano? Se si decide di tenere un animale bisognerebbe assumersene la responsabilità "a vita" e non trattarlo come un giocattolo, che quando é rotto o non ci piace più, ce ne sbarazziamo.

Sicuramente tutte queste normative potranno contribuire (ma le scappatoie ci sono sempre) a fare in modo che tali scelte siano fatte con maggiore consapevolezza. E' ingiusto quindi punire chi, nonostante tutte le incombenze, l'impegno necessario e le spese che comunque ci sono, decide di tenere questo splendido animale con sé.
Caterina Regazzi


Bene avendo appurato come stanno i fatti nel rapporto fra umani ed equini, vi invito a sottoscrivere la seguente petizione:
http://www.horse-angels.it/petizione-per-togliere-il-cavallo-dal-redditometro/petizione-per-togliere-il-cavallo-dal-redditometro

Grazie per aver letto sin qui, Paolo D'Arpini
Referente della Rete Bioregionale Italiana per la Comunicazione e le Pubbliche Relazioni e portavoce di European Consumers Tuscia

P.S. A proposito di cavalli vi segnalo questo delizioso post:
http://animalia-rockpaintingenonsolo.blogspot.com/2010/11/bill-e-ben.html

giovedì 25 novembre 2010

Bioregionalismo e rapporto uomo animali... di Caterina Regazzi


Notizie dal mondo selvatico della campagna suburbana ed altro ancora....

Pigne, caprioli e scorpioni. Oggi pomeriggio sono stata in giro a raccogliere pigne e pinoli e mentre percorrevo una strada di campagna, asfaltata comunque, me l'hanno tagliata a una ventina di metri, un gruppo di animali, troppo grandi per essere lepri, ma saltavano proprio come lepri. Mi sono fermata e ho guardato meglio, ma ormai li avevo riconosciuti, col loro inconfondibile codino bianco a forma di piumino. 5 bellissimi caprioli.

Evidentemente ce ne sono talmente tanti in montagna che per trovare spazio e cibo si spostano fino in pianura. L'allevatore poi mi ha confermato che sono un paio d'anni che ne vedono spessissimo e che in molti poderi coltivati a frutta hanno dovuto recintare perchè i piccoli hanno il vizio di rosicare le cortecce degli alberi giovani, facendo molti danni........ che peccato! Possibile che non si riesca a ritrovare un equilibrio in questa natura malata? Ma qualcuno ci pensa e se ne interessa? Speriamo.....

Altra new: stamattina ero stata da un altro allevatore (di suini questa volta) che mi ha raccontato che a Cuba hanno "scoperto" che gli agricoltori malati, ad es., di tumore miglioravano se accidentalmente venivano punti da uno scorpione blu che vive solo a Cuba, da cui avrebbero fatto delle ricerche ed ottenuto un farmaco, chiamato ESCOZUL, con proprietà antiinfiammatorie, antidolorifiche e antitumorali (???) che viene dato gratuitamente a chiunque si presenti là con cartella clinica e i medici locali ritengano che il farmaco possa essere utile in quel caso. Lui conosce molto bene Cuba e i cubani, essendo stato là tante volte a seguire degli allevamenti di suini locali e ha mandato là un suo conoscente con un problema del genere. Era molto contento e diceva che sono queste le "soddisfazioni della vita". Informazioni su www.labiofam.cu

Caterina Regazzi
Referente della Rete Bioregionale Italiana per il rapporto uomo/animali

mercoledì 24 novembre 2010

4 dicembre 2010, Castelfranco Emilia – Piumazzo: Estemporanea teatrale degli Attori Vaganti "I Corti" di Michele Motola


“iCorti” è uno spettacolo che alterna con semplicità generi e ambientazioni differenti e che si fa veicolo di un teatro che vuole compiere dei passi verso il pubblico, sempre meno preparato al teatro classico, portando il teatro il luoghi e situazioni che non gli sono i propri.

“Attori Vaganti” è un gruppo teatrale nato a Bologna e costituito da attori di diversa età e formazione che, grazie alla loro passione e ad un tenace spirito di
aggregazione, si incontrano per scrivere e inscenare spettacoli.

Libero da ogni preconcetto, il gruppo non appartiene a nessuna specifica scuola
teatrale. Allo stesso modo, non è legato unicamente allo sviluppo di un particolare
genere. La sua forza è data proprio dall’insieme delle esperienze diversificate di cui ogni attore è portavoce.

L’obiettivo di “Attori Vaganti”, oltre che regalare momenti di puro divertimento, è di aiutare gruppi, associazioni o chiunque voglia organizzare serate.

“iCorti più che un testo, una raccolta di testi che spaziano tra i generi per offrire un prodotto sempre adattabile e modificabile. “iCorti” nasce dall’esigenza di spostare la rappresentazione teatrale dall’edificio che la caratterizza, senza per questo snaturarla o senza dover necessariamente cambiare il suo registro.

Lo spettacolo che nasce da questa esigenza è uno spettacolo di corti teatrali, in numero sempre variabile e dalla durata non costante, che nel corso del tempo si sono arricchiti non solo di testi nuovi, ma anche di diversi punti di vista, grazie all’alternanza di attori.

“iCorti” è uno spettacolo che alterna con semplicità generi e ambientazioni
differenti e che si fa veicolo di un teatro che vuole compiere dei passi verso il
pubblico, sempre meno preparato al teatro classico, portando il teatro il luoghi
e situazioni che non gli sono propri.

Sul palco, o nella piazza, o nel locale, o in qualunque luogo vogliamo far diventare teatro, si alternano personaggi contemporanei e antichi, testi teatrali moderni recitati con gli stilemi della satira e piccoli spaccati cinici della nostra società.

Lo spettacolo si tiene a Piumazzo di Castelfranco Emilia, sabato 4 dicembre ore 21, la platea limitata a 40 posti, é gradita la prenotazione: almo.info@gmail.com

Bioregionalismo e scuola - Intenti programmatici per la diffusione del bioregionalismo in ambito scolastico


Un argomento su cui mi piace spesso riflettere è legato al rapporto
del bambino e dell'adolescente con il proprio "territorio".

Un approccio importante e formativo per la costruzione di una valida
immagine di se e degli altri passa anche attraverso la scoperta del
contesto ambientale in cui si vive e in cui si sperimentano forme di
"contatto" con la "materia" stessa. Un territorio è un "luogo"
caratterizzato da una sua vita autonoma, è un "momento" storico, è
teatro di evoluzioni e cambiamenti facilmente osservabili attraverso
forme di coinvolgimento su cui si può discutere a lungo. La scuola può
sicuramente favorire l'incontro del bambino e del ragazzo con il
territorio, nei modi e nei tempi che meglio si prestano a questo tipo
di approccio.

Concretamente si possono strutturare una infinità di lavori su cui
manifestare attenzione didattica. Innanzitutto punterei
l'accento sul recupero del termine "sensibilizzazione", ovvero sulla
valorizzazione di quella naturale tendenza dell'essere umano a porsi
in "ascolto" nei confronti di ciò che accade intorno a lui attraverso
i "sensi". Su questo "agire" didattico mi piacerebbe ricevere
testimonianze e proposte da parte degli insegnanti che hanno modo di
leggere il Giornaletto di Saul, ma anche da parte di tutte quelle
persone che hanno voglia di confrontarsi sulla tematica evidenziata
dal titolo "bioregionalismo e scuola", in cui il termine scuola può
sicuramente offrire, nella sua veste più "creativa", spunti di
riflessione che meritano di essere approfonditi, ma soprattutto
recuperati e vissuti, attraverso una pratica concreta di "azione" in
sintonia con gli eventi naturali di cui noi stessi siamo parte!.

A tal fine si possono anche creare situazioni di incontro e di
condivisione!.. Attendo proposte e testimonianze per cominciare il
lavoro con gli altri membri della Rete Bioregionale Italiana.
Grazie

Antonella Pedicelli

P.S. ...mi sto documentando sulle varie iniziative "bioregionali" promosse dai Comuni italiani più sensibili a questo argomento e ovviamente sto valutando la possibilità di contattare anche le scuole di questi comuni per rilevare le loro esperienze.. vi tengo
aggiornati!

..............

Altri articoli su Bioregionalismo:
http://www.circolovegetarianocalcata.it/?s=bioregionalismo

martedì 23 novembre 2010

Treia (Macerata) avanti con gli incontri di approfondimento sull’I Ching e sullo zodiaco cinese – Prossimo appuntamento 12 dicembre 2010

Treia (Macerata) avanti con gli incontri di approfondimento sull’I Ching e sullo zodiaco cinese – Prossimo appuntamento in occasione della vigilia di Santa Lucia: 12 dicembre 2010

Domenica 12 dicembre 2010, a partire dalle 10 del mattino, si tiene a Treia la quarta sessione di studio dell’I Ching e dello zodiaco cinese a cura di Paolo D’Arpini (nativo dell'anno della Scimmia di Legno).

Gli incontri sono gratuiti, ognuno é invitato a contribuire con cibo vegetariano che verrà convivialmente condiviso. Nel pomeriggio, prima del crepuscolo, ci avventureremo sotto le rupi per scoprire quelle erbe che la natura faticosamente può ancora offrirci… o per raccogliere un po’ di arbusti secchi per il fuoco.

Questo è il momento in cui le notti sono più lunghe ed i giorni di breve durata. Questo periodo è stato spesso definito “la notte dell’anima”. Anticamente si festeggiava il 13 dicembre, giorno di Santa Lucia, come auspicio per il ritorno della Luce, anche in senso spirituale In una bellissima poesia il santo poeta Rumi afferma: “Le lampade sono diverse.. la Luce é la stessa!”

In Cina questa è la stagione del Topo che trova riparo nelle viscere della Terra. Questa stagione è caratterizzata dal freddo, dall’oscurità e dalla notte… Soprattutto nei paesi nordici l’unico passatempo nel momento oscuro è pregare gli dei, bere idromele e far l’amore cosicché i bambini potranno nascere nel caldo Agosto e saranno inebriati dalla forza Leonina (corrispondente alla stagione della Scimmia).

Questo è perciò il periodo dell’accumulo, ed il Topo -si sa- è un grande accumulatore. E’ anche il momento di fare piani a lungo termine poiché solo con adeguati preparativi si potrà uscire dalla situazione contingente. Per queste ragioni anche noi compiremo una meditazione ed una riflessione preparatoria alla rinascita.

Nel Libro dei Mutamenti (I Ching) l’esagramma preposto a questa stagione è Kun – La Terra, la quale è definita “devota” perché tutti sostiene indifferentemente. Le altre qualità morali degli elementi che dalla Terra sorgono sono:

Metallo = Giustizia

Acqua = Saggezza

Legno = Etica

Fuoco = Costumi

Quindi se non fossimo devoti come potremmo essere saggi, giusti, amorevoli e di buon costume?


Prenotazioni: 0733/216293 – circolo.vegetariano@libero.it

Altre informazioni utili:
http://www.circolovegetarianocalcata.it/veggente-hou/

Comunicato Stampa... pieno di speranza per la vita!



Debito pubblico, crisi energetica, IOR, buffoneria politica, poteri oscuri, fine del mondo nel 2012? Macché sopravviviamo alla grande se siamo in grado di toglierci il prosciutto dagli occhi...

Tutto molto divertente, se si considera che la crisi mondiale é nient'altro che un gioco di risiko o monopoli, basato sui pezzetti di carta, anche se le conseguenze possono essere disastrose per parecchi. A volte ci si identifica con il denaro sino al punto di credere che avere denaro o non averlo é ragione sufficiente per vivere o morire....

Per fortuna l'esistenza é fatta di cose semplici e tutto sommato accessibili a tutti i viventi: cibo, aria, acqua, soddisfazione dei bisogni fisiologici, riparo, socializzazione, procreazione... Ma in questo monmento storico la virtualizzazione ha raggiunto livelli altissimi di astrazione dal vissuto quotidiano e dalle reali necessità. La vita é diventata quasi un grande "game" alla Nirvana. Quando arriverà la Grande Crisi? Nel 2012 o forse prima...?

La dura realtà fatta di cose concrete spazzerà le nebbie dell'immaginario e del sogno ad occhi aperti.

Politica, finanza, potere, ricchezza... tutta immondizia più sporca di quella che si accumula nelle strade di Napoli, di Calcutta, del Cairo, di Buenos Aires, di New York.... e persino del paesello sui monti.

Vengo al dunque, in questo momento si parla molto dell'imminente crollo economico mondiale e di come poter risolvere i problemi della produzione energetica, funzionale al mantenimento della struttura tecnologica in cui la nostra civiltà sguazza e sprofonda.

Sabbie mobili. Viviamo con la paura di sprofondare e siamo già con l'acqua alla gola, quindi tutto ciò che facciamo peggiora soltanto la situazione. Ed allora lasciamo che le cose vadano come debbono andare... proviamo a "galleggiare nella mota" se ci riesce...

Però mi voglio divertire a riepilogare, attraverso alcuni brevi stralci, gli elementi parossistici che contraddistinguono la situazione attuale:

"Grazie agli amici dell’EIR, sappiamo che Paolo Savona – economista nient’affatto alternativo, presidente del Banco di Roma, ministro nel governo Ciampi – ha proposto il tema-tabù: l’uscita dell’Italia dall’euro, «il cappio europeo che ci si va stringendo al collo». Il motivo è elementare. L’unico vantaggio dell’adozione dell’euro era la possibilità per lo Stato di indebitarsi a tassi bassi, tedeschi. I mercati, per comprare i nostri Buoni del Tesoro, chiedevano lo stesso interesse che chiedevano per un Bund della solida Germania. Adesso questo vantaggio è svanito. Il BTP italiano deve pagare l’1,60% in più del Bund decennale, e non parliamo degli altri Paesi PIIGS: tassi del 4% o del 5% per spagnoli e portoghesi, addirittura del 9% per il debito sovrano irlandese, insostenibile; semplicemente, l’Irlanda va verso la bancarotta, e Portogallo e Spagna seguiranno...." (Maurizio Blondet)

"L'etica pubblica è il più grande problema dell'Italia e dovrebbe comprendere anche la laicità, i diritti civili e le libertà individuali. Purtroppo non è così, perché la corruzione parte dall'alto, dai governanti alla chiesa cattolica che sperano di uscire impunemente dalle tante malefatte grazie a leggi confuse abilmente costruite o incoraggiate da loro. Ho letto gli articoli che auspicano l'uscita dell'Italia dall'EURO. Una uscita (a causa dell'ingentissimo debito pubblico) che porterebbe il paese indietro di 65 anni. Il rimedio invece sta proprio nell'etica pubblica che dovrebbe recuperare le tasse non pagate insieme ad uno stretto controllo dello IOR che dagli anni '50 è stato organizzato per accumulare ingenti capitali in nero riciclando denari mafiosi e della politica sporca non solo italiana ma internazionale.." (Peter Boom)

"Si continua a spingere il dibattito verso la crisi energetica mentre il vero problema è la crisi del petrolio visto non solo come carburante ma soprattutto come materia prima per la produzione di presidi chimici e beni di consumo.Una visione più ampia suggerisce un cambiamento di rotta: la realizzazione di tutti i composti e i derivati del petrolio con le materie prime vegetali ed animali, scelta che rappresenta il piano strategico per un mondo senza rifiuti..." (Benito Castorina)

"Per mantenere questo livello di parassitismo in Italia la pressione fiscale ha ormai quasi raggiunto il 70%, la più alta in assoluto al mondo, così come siamo ai vertici mondiali della corruzione e dell'inefficienza della giustizia, e poi si pretenderebbe di attrarre investitori dall'estero e di disporre di credibilità nella collocazione dei titoli di stato, che sono carta straccia... (Claudio Martinotti)

"In un quadro come l'attuale le cose vanno molto a rilento. La nostra abilità dovrebbe consistere nel seguire con attenzione e col microscopio elettronico le mosse e le contromosse di tutti gli attori del quadro. Con le posizioni drastiche non si arriva a nulla. Vedi come si sono mossi i nostri "amici" ora che diventa sempre più impellente arrivare al dunque per il controllo energetico!" (Giorgio Vitali)

"Il contesto “Italia” mi offre questo…giustamente compare allora il parametro della “scelta”: se qui non va, si cambia….. Ma anche questo “è giusto”? E aggiungo: il termine “Giusto” merita ancora di far parte del vocabolario della lingua italiana? Sicuramente no!! E’ un termine che finirà nel dimenticatoio, in una cantina piena di ragnatele, dove forse potremo collocare tutta quella meravigliosa “storia” che ci rende gli abitanti di una “nazione” costruita, un tempo, su basi solide e “sacre” e ora “vittima” della “risatina” sarcastica di chi ha giocato con l’amicizia e la fiducia di “gente comune”, che sta serrando i pugni in una smorfia di dolore e rabbia!" (Antonella Pedicelli)

Insomma.. La nostra civiltà é agli sgoccioli e possiamo aspettarci solo il crollo ignominioso e generale. Un tracollo annunciato e temuto e auspicato... ed infatti da più parti si preconizza la fine del sistema come evento liberatorio.

Non voglio far la parte del catastrofista ma vi consiglio di cominciare attivamente a trovare soluzioni alternative, basate sulla personale conoscenza ed esperienza "pratica" di ognuno per affrontare i rischi a venire. E buon divertimento nella "sopravvivenza".

Paolo D'Arpini

http://www.circolovegetarianocalcata.it/

lunedì 22 novembre 2010

Resoconto del terzo incontro di Treia su I Ching e zodiaco cinese - Appunti di Renata


Terza Lezione - Nella foto tre dei partecipanti al corso, da destra: Renata, Paolo, Orietta

La maggior parte dei nostri comportamenti deriva dalla considerazione che ciò che è reale corrisponde a ciò che è esterno a noi e dal cercare aggiustamenti a questa condizione. Questo crea una prima scissione tra il maschile ed il femminile, tra il Cielo Anteriore e quello Posteriore o delle Evidenze.

Da questo processo nascono i Cinque Elementi.
I Cinque elementi sono dei modi espressivi, gradienti delle energie Yin e Yang, che si muovono nello spazio-tempo.

Tutti noi possediamo gli Elementi e gli Archetipi in varie forme e gradi ed abbiamo bisogno di recuperare quegli elementi che non ci appartengono o che ci appartengono in scarsa quantità, al fine di raggiungere il nostro equilibrio; questo processo può avvenire anche attraverso il contatto e la frequentazione di persone che posseggono quelle qualità specifiche che a noi difettano.

Ricordiamo che il Sistema Indiano tende più verso lo Yang in quanto impostato su di un movimento verticale di discesa mentre il Sistema Cinese è da considerare più Yin, basato come è sulla circolarità. Dalla comparazione ed integrazione di questi due metodi otteniamo una completezza della visione.

I CINQUE ELEMENTI

KIEN - aspetto maschile - YANG puro e TUI - aspetto femminile - Metallo
SUN (Aspetto femminile) e CHEN (Aspetto maschile) - Legno
KAN - YIN +YANG – Acqua
LI -YANG +YIN - Fuoco
KUN - Femminile puro e KEN - forma maschile - Terra

COORDINATE PER OTTENERE GLI ESAGRAMMI PERSONALI

In ordine di importanza secondo i Cinesi:

ANNO di nascita
FISSO ANIMALE
ORA di nascita
MESE di nascita
LUOGO di nascita (esempio: Italia)
ENTE (sesso Maschile o Femminile)

Con queste coordinate si ottiene un esagramma e rovesciandolo linea per linea se ne ricava un secondo. Per fare ciò ognuno di questi elementi viene ridotto ad una linea di tipo yin o yang, a seconda delle caratteristiche maschili o femminili che presenta.

ESAGRAMMA PSICHICO
Per ottenere un esagramma cosiddetto psichico si considerano tre punti su di un triangolo, collocando rispettivamente l'anno al vertice, l'ora all'angolo alla destra di chi guarda ed il mese all'angolo di sinistra.

L'anno rappresenta l'identità (o coordinatore interno), l'ora l'intelletto (o intuito) ed il mese la memoria (o bagaglio somatico).
Le qualità dei tre archetipi animali così ottenuti si manifestano ciclicamente sia durante la giornata stessa che durante la vita. Come una animale a tre teste che periodicamente e collegialmente dirigono l'ente. Consideriamo inoltre la modalità “piramidale” rispetto al suddetto triangolo ed anche la modalità “esteriore”.

Ricordiamo che gli archetipi animali sono una semplificazione dei corrispondenti esagrammi (relativi alla stagione) contenuti nel Libro dei Mutamenti, in cui è compresa anche l'indicazione per il processo evolutivo, il che evita l'identificazione statica con le caratteristiche dell'animale di riferimento.

Come si forma un Archetipo:
Visivamente si manifesta come un puntino luminosissimo che successivamente prende tutte le varie forme che lo riguardano; queste immagini vengono magnificate fino a risultare abnormi e nebulose; nella nebbia si manifesta un nuovo puntino luminoso di Potenzialità, il quale contiene in nuce l'archetipo seguente.

Forme nell'Akasha (memoria collettiva):
Tutte le forme si trovano allo stato latente nell'Akasha: i modi manifestativi maturano fino a costituirsi in apparati psico-somatici; la Coscienza illumina lo scopo della nostra vita perché lo si porti a compimento.

Elementi da Integrare:
Ricordiamo che è opportuno considerare l'archetipo che si trova all'opposto del nostro nel cerchio, al fine di ottenere una visione integrata globale dell'energia che viene messa in moto attraverso i due archetipi, uno opposto all'altro (due rovesci della stessa medaglia).

I Demoni in India:
Nella civiltà indiana pre-patriarcale i demoni erano considerati divinità terrestri del sotterraneo prive di luce ma che possedevano e manifestavano aspetti benefici per la vita. Con il patriarcato nella cultura prendono il sopravvento le forme solari della divinità. Ad esempio Ahura Mazda, in Persia, era una divinità ancora legata alla forma matristica; dopo il matriarcato nelle tradizioni patriarcali il Serpente si trasformerà in simbolo del male ed il ciclo femminile da “sacro” diventerà “impuro”.
Ovviamente la forma matriarcale e quella patriarcale sono di validità equivalente trattandosi di parti ugualmente necessarie nel processo evolutivo “ascensionale” e “a spirale” accennato in precedenza.

Come specie umana ci dobbiamo considerare costituiti da Yin e Yang insieme

N.B.
Gli appunti riguardano solo la parte generale trattata in questo incontro; ad essa è seguito il calcolo per la determinazione degli archetipi animali e degli esagrammi personali dei partecipanti secondo il metodo sopra descritto. Le risultanti hanno valenza individuale e saranno spunto di approfondimento e meditazione per ogni singolo studente.

Renata

Spilamberto, 31 dicembre 2010: La Notte Senza Tempo ed il capodanno ecologico del Circolo Vegetariano VV.TT.


Si parla molto di ecologia, di rispetto per l’ambiente, di risparmio energetico e di risparmio delle materie prime, eppure quando si parla di feste e di ricorrenze tutti ci dimentichiamo di essere ambientalisti al 100% e magari, per una volta sola, si utilizzano stoviglie e piatti di plastica che poi non si potranno riciclare, si mangerà molto di più di quel che occorra veramente… eppure ci sono soluzioni per trascorrere una serata in allegria continuando a pensare e vivere ecosostenibile, una di queste è Notte senza Tempo.

Notte senza Tempo è un’iniziativa del Circolo Vegetariano VV.TT. di Calcata (Viterbo) che si trasferisce per la notte di Capodanno a Spilamberto (Modena), nel cuore dell’Emilia Romagna e celebra l’ultimo giorno dell’anno con tutte le speranze e sogni per il nuovo anno che ognuno di noi possa volere, ma offrendo stimoli e discussioni che hanno come oggetto i cari temi dell’ecologia profonda e dello sviluppo eco-sostenibile.

Il lungo programma della serata si conclude, come ogni anno, con la tradizionale passeggiata notturna di fine anno, in “qualsiasi condizione atmosferica“. Mi piace sottolineare questa frase perché racchiude in sè un significato ben preciso: come il corso della vita, l’evolversi della natura e dei suoi infiniti ecosistemi e con la sua biodiversità non si arresta, così nessun impedimento può ostacolare la passeggiata di fine anno, come fosse un momento di trapasso tra il vecchio e il nuovo, una metafora della vita che non si deve lasciar andare, mai.

Notte senza Tempo ha inizio alle 19 in una grande casa di Spilamberto dove ci si incontra per preparare assieme il menu della serata con cibi e vivande vegetariane che ognuno porterà da casa. Prima della cena è d’obbligo però scrivere dei bigliettini con pensieri che si vogliono emendare e buoni propositi per il nuovo anno. Alle 22 si parte per i sentieri del bosco che fiancheggiano il fiume Panaro e per le 24 ci si siede attorno al fuoco per festeggiare l’arrivo del nuovo anno.

Valentina Ierrobino

(Ripreso da: http://www.ecologiae.com/capodanno-ecologico-notte-senza-tempo/27402/)

Per informazioni e prenotazioni:
Paolo D'Arpini, 0733/216293 - cell. 333.6023090 -
Email: circolo.vegetariano@libero.it

domenica 21 novembre 2010

Condotta di Radio Vaticana, rimessi gli atti probatori alla Procura della Repubblica.. ora inizierà il processo penale formale (si spera..)

ROMA NORD, RADIO VATICANA E LE ONDE ELETTROMAGNETICHE CHE UCCIDONO


Il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma, a seguito delle conclusioni della perizia epidemiologica condotta dal proprio consulente tecnico d’ufficio dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, ha dichiarato concluso l’incidente probatorio che era stato richiesto nel 2006 dalla Procura della Repubblica di Roma nell’ambito del procedimento penale indiziario in corso nei confronti dei responsabili della Radio Vaticana ed ha rimesso gli atti al sostituto Procuratore della Repubblica che istituirà il processo penale formale. Dopo 10 anni dall’inizio della vicenda penale, i risultati sconvolgenti della perizia epidemiologica (Studio Marconi), durata oltre 4 anni, dimostrano “un’associazione coerente, importante e significativa” di rischio di morte per leucemia o di rischio di ammalarsi di leucemia, linfoma e mieloma per lunga esposizione residenziale alla Radio Vaticana fino a 12 km di distanza da questa.

Il perito del Tribunale ha affermato: “l’eccesso di rischio è clamorosamente alto… L’effetto è molto importante e non può essere dovuto al caso… I risultati ottenuti sono assolutamente impressionanti… Non siamo stati in grado di trovare un fattore di causa diverso dalla Radio Vaticana… Non si può non pensare che lì sia successo qualcosa di importante per la vita di quelle persone, che non è spiegabile con altra causa che non siano le emissioni della Radio Vaticana… I risultati hanno a che fare con la dislocazione in cui queste persone hanno abitato nella loro vita e questi bambini hanno abitato nel loro periodo di vita… Livelli così elevati di rischio si riscontrano, nella letteratura scientifica, soltanto negli studi epidemiologici relativi alle zone che hanno subito gli effetti dell’esplosione di una bomba atomica.”

Lo studio di mortalità ha analizzato i decessi per tutte le età avvenuti negli anni dal 1997 al 2003 per quelle patologie ed ha esaminato i 20 anni di storia abitativa antecedenti la data della morte, determinando, fino a 12 km dalla Radio Vaticana, un fattore di rischio di morte per leucemia 4,9 volte superiore al valore atteso oltre i 12 km di distanza ed un fattore di rischio pari a 1,7 volte se si considerano tutte le patologie tumorali del sistema emolinfopoietico (leucemie, linfomi, mielomi). Tale rischio sale rispettivamente a 6,6 volte e a 2,2 volte fra 6 e 12 km.
Questo si traduce in circa 3 casi stimati di morte per esposizione residenziale alla Radio Vaticana per ciascuno dei 7 anni di studio.

Lo studio di incidenza ha analizzato i casi di leucemie, linfomi e mielomi nei bambini da 0 a 14 anni avvenuti negli anni dal 1989 al 2005 ed ha esaminato l’intera storia abitativa individuale antecedente la data in cui si è manifestata la patologia, determinando, fino a 12 km dalla Radio Vaticana, un fattore di rischio di ammalarsi di quelle patologie da 4,1 a 4,7 volte superiore al valore atteso oltre i 12 km di distanza. Il rischio sale fino a 6,9 volte se si considerano solo i bambini di età maggiore di un anno. Questo si traduce in circa 1 caso stimato di leucemia o linfoma per esposizione residenziale a Radio Vaticana per ciascuno dei 17 anni di studio.


Il Coordinamento dei Comitati di Roma Nord chiede alle autorità nazionali e locali:

1) - l’immediata sospensione delle trasmissioni della Radio Vaticana e la sua delocalizzazione in un luogo in cui non possa accrescere il rischio di morte e di malattie per gli esseri umani, oppure l’abbandono totale di questa obsoleta tecnologia in favore della diffusione satellitare dei propri programmi radiofonici;

2) - l’immediato blocco del rilascio di concessioni edilizie nel territorio oggetto di indagine;

3) - l’istituzione nello stesso territorio di un controllo sanitario pubblico specifico di diagnosi delle patologie in esame, attraverso cui indirizzare urgentemente gli ammalati nei centri clinici specializzati per la cura;

4) - l’istituzione di un registro dei tumori nel territorio oggetto dell’indagine epidemiologica.


Il Coordinamento dei Comitati di Roma Nord rileva la situazione paradossale in cui si è venuto a trovare in questa triste vicenda il Prof. Umberto Veronesi che, da una parte è tenace fautore della prevenzione delle malattie oncologiche (“occorre mangiare meno carne”), dall’altra è passato da Ministro della Salute, durante il cui mandato istituì il Gruppo di Studio Ministeriale che, con il Rapporto ISTISAN 25/2001 dell’Istituto Superiore di Sanità, contrastò duramente i risultati dei primi due studi epidemiologici condotti nel territorio limitrofo agli impianti della Radio Vaticana dall’Agenzia di Sanità Pubblica del Lazio e dall’Università di Firenze, a consulente tecnico del collegio di difesa dei responsabili dell’emittente della Santa Sede.

Info: cittadiniattivi@libero.it

Fonte: Coordinamento dei Comitati di Roma Nord

sabato 20 novembre 2010

Italia 2010 - Parassitismo sociale, pressione fiscale e fuga di cervelli...


C'è che si prostituisce e chi no. Italia, un paese che ha esaurito le sue risorse e le potenzialità sono emigrate altrove...

Personalmente sono sempre stato diffidente e contrario alla suddivisione in categorie della società ed alla attribuzione di etichette alle persone, perché credo che il comportamento e quindi le caratteristiche individuali ed anche collettive siano soprattutto contingenti, circostanziali e determinate dall'adattamento epocale. Ma è indubbio che in Italia la popolazione sia divisa in due tronconi nettamente distinti, dal punto di vista sociologico, etico e culturale, e non mi riferisco al "pensiero" politico (del quale dubito vi sia traccia, di pensiero intendo).

Da una parte ci sono quelli che si sono prostituiti al parassitismo partitico, hanno cioè attinto alla greppia e ricevuto prebende, distribuite dalla politica corrotta a coloro che l'accettano e ne traggono beneficio, fossero anche solo briciole ed avanzi.

Dall'altra coloro che non hanno rinunciato alla loro dignità, onestà e soprattutto alla libertà, ed hanno cercato, compiendo sacrifici indicibili, di sopravvivere nonostante tutto, nonostante il berlusconismo, inteso nella sua accezione degenerativa, devastante dal punto di vista morale e spirituale, oltre che materiale.

Non sono un matematico, un sociologo, e neppure uno specialista in statistiche, e quindi non sono in grado di fornirvi le percentuali in cui si dividono questi due tronconi, ma purtroppo temo che la prima parte se non è la maggioranza è comunque fin troppo significativa e prevalente, ed ha preso sicuramente il sopravvento nella gestione pubblica del paese, per cui non nutro più alcuna speranza di recupero. Anzi temo che ormai ci sia la fila per prostituirsi, per poter partecipare al presunto banchetto per ricevere qualche beneficio, cambiando solo gli interlocutori politici in base alle previsioni delle probabilità del loro successo. Parlare di etica in queste condizioni si rischia di emettere solo dei suoni intraducibili.

Noi che non ci siamo prostituiti siamo una minoranza e rimarremo tali. E voglio precisare che non tutti coloro che si sono prostituiti sono da biasimare, ci sono responsabilità famigliari che non possono essere sottovalutate, bene o male si deve arrivare a fine mese ed i figli si devono far crescere e studiare e possibilmente mandare in televisione a far carriera.

Per mantenere questo livello di parassitismo la pressione fiscale ha ormai quasi raggiunto il 70%, la più alta in assoluto al mondo, così come siamo ai vertici mondiali della corruzione e dell'inefficienza della giustizia, e poi si pretenderebbe di attrarre investitori dall'estero e di disporre di credibilità nella collocazione dei titoli di stato (che sono carta straccia). Scusate l'ottimismo, ma o si osserva ed interpreta la realtà o si guarda passivamente la televisione lobotomizzante.

Claudio Martinotti Doria
http://www.cavalieredimonferrato.it

venerdì 19 novembre 2010

Collage scolastico sulla "riforma gelmini" con note di Doriana Goracci, Adriano Rebecchi e Antonella Pedicelli



"La cultura é un ponte. E noi ci stiamo in mezzo, senza saper dove andare... né di qua né di là..." (Saul Arpino)

Tagli alla scuola: "Occupate a Roma ed in varie parti d'Italia numerose scuole per protestare contro la Riforma Gelmini"

“...forse non è mai troppo tardi? Che arrivi questa crisi di coscienze…: Sei andato a scuola e ti hanno detto “siedi al tuo posto”, e già lì hai smesso di credere che il tuo posto sia dappertutto. L’ha scritto Silvano Agosti, ne Il Ritorno di Pinocchio. Ce lo auguriamo tutti e tocca dirlo e farlo...” (Doriana Goracci)

Ed ancora sul tema scolastico... Oggi parlando al telefono con Caterina Regazzi, la mia compagna, ho saputo delle proteste studentesche anche in Emilia.. ma la cosa avviene un po' dappertutto in Italia. Ad esempio oggi alle 18 ci sarà un collettivo a Roma in cui il prof. Nicola Cospito interviene all'assemblea degli studenti del Liceo Scientifico Avogadro. I tagli voluti dal governo Berlusconi alla pubblica educazione evidentemente hanno un significato politico... il popolo deve stare nell'ignoranza.. e apprendere solo dalle sue televisioni la politica, la storia, la cultura, la scienza, etc.

Nel frattempo anche la speranza di un cambiamento operato all'interno del governo, da parte dei Finiani, si affievolisce... Hanno paura di perdere la pensione e stanno facendo marcia indietro, non voteranno contro il Berlusca per evitare di dover andare tutti a casa... Ecco la triste realtà dei fatti in Italia!

Ed in verità: “L'amministrazione Gelmini si è occupata, agli ordini di Tremonti, unicamente di tagliare i posti di lavoro. E intanto il governo di cui fa parte spende miliardi per armamenti inutili -vedi il bombardiere invisibile l'F35 in costruzione a Cameri - e in guerre costosissime quanto inutili, spacciate per missioni di pace che hanno messo in subbuglio mezzo mondo”

Non esiste in Italia una politica per la scuola che sia degna di questo nome. Essa si basa da decenni solo e unicamente sui tagli. Nelle finanziarie che sono state approvate alla scuola sono state destinate solo briciole. I tagli non riguardano il personale insegnante e il personale ATA (Bidelli, addetti di segreteria, ecc.), ma anche le ore di lezione e i materiali didattici. Per risparmiare si è proceduto all'accorpamento di classi, creando classi numerose. Si è passati da venti- venticinque alunni per classe a classi di 33 alunni, soprattutto in quelle iniziali. La qualità dell'insegnamento si è pertanto ridotta notevolmente.
Gli insegnanti che hanno 8-10 classi, come per quelli di arte, scienze, ed. fisica, non fanno in tempo ad imparare nemmeno i nomi degli studenti. Nelle scuole si lavora male. Per risparmiare sulle supplenze, i presidi sono costretti, in assenza dei titolari, a parcheggiare gli studenti in altre classi, affidando in modo illegale la sorveglianza ai docenti che sono così ostacolati nell'espletamento del loro lavoro. Anche questo danneggia l'attività didattica in quanto riduce il lavoro dell'insegnante a quello di una baby sitter.

Nei licei i laboratori multimediali, quando esistono, sono insufficienti e desueti. Nell'insegnamento delle lingue, mancano le giuste attrezzature. L'edilizia scolastica è fatiscente e in molte scuole non esistono le necessarie condizioni di sicurezza.

Dati gli stipendi bassissimi, nella scuola cominciano a scarseggiare gli insegnanti di matematica e quelli di diverse materie tecniche, meccanica ad esempio. In ultimo sono arrivati i tagli ai viaggi di istruzione in quanto il ministero pretende che gli accompagnatori, pur costretti ad una vigilanza di 24 ore su 24, lavorino gratis. Anche questo sta creando una situazione di disagio in tutta Italia con conseguenze letali anche su tutto il settore delle agenzie turistiche. Il governo mette a repentaglio in questo modo migliaia di posti di lavoro.

Mariastella Gelmini è un ministro incompetente. Le sue riforme sono a costo zero e ridicole. La Gelmini non conosce la scuola, lo ha dimostrando creando confusione con le circolari sul voto di condotta, con la valenza della religione ai fini del computo del credito formativo. Ha ridotto il numero delle ore di inglese e non è capace di una seria riforma dell'insegnamento delle lingue che tenga conto dell'integrazione europea e del mondo del lavoro. Dopo l'inglese il tedesco è la lingua più richiesta nel mondo del lavoro in Italia, ma la Gelmini continua ad ignorarlo. Si alla rivolta studentesca contro il governo dei tagli e dell'ignoranza! (Adriano Rebecchi)

Ed ora l'accorato sfogo di Antonella Pedicelli, insegnante di scuola media superiore, che scrive: "….E in questa nostra bella e “disperata” patria, quali “diritti” ormai possiamo accogliere come “nostri”? Chi siamo? Quale ruolo impersoniamo all’interno di una quadro percepito solo attraverso gli occhi dei potenti?

Le nostre lingue hanno chiuso le saracinesche, le nostre bocche sono appestate dal fetore di un “cibo” che non ci appartiene, ogni parte di noi sa che sta recitando un ruolo ormai scaduto da tempo. Eppure il macabro spettacolo continua tra il silenzio e l’indifferenza! Si, perché anche là dove si tenta di “parlare”, ma non si “urla” abbastanza forte quello che si sta dicendo.. beh, anche lì si permette al “mostro” di agire indisturbato tra schiamazzi e risa di noncuranza!

Il popolo “muore di fame”…il popolo ha freddo, il popolo grida nel profondo della notte, perché è come un figlio allattato ad un seno arido, che si contorce dal dolore, in una continua ricerca di vita! Questa è la terra che Enea benedisse un tempo come la più perfetta creata da volere umano e divino insieme? Questo è l’orgoglio di una “famiglia” rallegrata da un sole sempre lieto di vestire a festa ogni ramo d’albero presente sul suo grembo?

Un dolore antico permea le coscienze di chi ha vissuto l’età beata, di chi ha letto storie vere su libri “veri” e di chi ha amato intensamente un “banco di scuola”, sapendo che avrebbe sempre potuto dimorare in quel “posto” come “abitante” della cultura e della “conoscenza”. Schiavi di un unico padrone: il timore di vedere la “luce”, il timore di perdere ciò che in realtà non si è mai posseduto, schiavi di un sogno in cui tutto appare magico, in cui l’oblio vanifica la vera scoperta di se stessi e in cui il sorriso è un ricordo che merita di essere riscoperto!"

Collage a cura di Paolo D'Arpini, con testi di Doriana Goracci, Adriano Rebecchi e Antonella Pedicelli

giovedì 18 novembre 2010

Vandana Shiva: "Tornare con i piedi per terra per ritrovare la gioia di vita"



Il nostro futuro e la nostra felicità? Tornare sui campi e nei boschi.

La crescita economica ha portato allo svuotamento delle campagne verso la corsa alle città, ma la crescita verso la felicità avrà l’effetto contrario. L’ambientalista indiana, vicepresidente di Slow Food, Vandana Shiva ci dice che la felicità si raggiungerà di nuovo tornando a vivere in campagna e nei boschi.

Anche il Papa pochi giorni fa, Benedetto XVI, ha detto che ci vuole un riequilibrio tra agricoltura, industria e servizi, affinchè si possa condividere uno sviluppo sostenibile. Secondo la sua modesta opinione, è giusto il riequilibrio fra risorse, investimenti e profitti. Ma come deve essere raggiunto questo equilibrio? E’ necessario quindi distaccare l’agricoltura dalle logiche produttive e di crescita predominanti. Ma bisogna evitare le coltivazioni intensive che sono nocive all’ uomo e all’ ambiente. Si parla quindi di biodiversità.

Oggi per esempio si sacrificano le coltivazioni di fagioli e ceci, per dare spazio a coltivazioni intensive di mais che rendono sicuramente di più. Di questo non ne traggono beneficio certamente i contadini. In genere con il mais si producono anche biocombustibili. Ma pian piano il cambiamento sta avvenendo.

Già dalla periferia tra i giovani le donne e gli indigeni per esempio in America, dove Obama applica una politica di finta sostenibilità. Solo Morales dopo il summit di Copenhaghen, del 2009, ha proposto di stilare la Dichiarazione Universale dei Diritti della Madre Terra. Sono quindi i diritti della terra per garantire i diritti dell’uomo.

Il nostro pianeta può ancora salvarsi? Certamente si anche se i segnali di un cambiamento nel clima sono visibili. Terremoti, innondazioni, surriscaldamento della terra. La soluzione migliore? Una carta del verde che venga applicata in tutto il mondo e su scala locale

Rita De Angelis

mercoledì 17 novembre 2010

Manifesto sul cambiamento climatico e il futuro della sicurezza alimentare - Per un’agricoltura a bassa intensità energetica -



Tutti gli ecosistemi terrestri utilizzano l’energia che ha origine dalla radiazione solare e che viene in parte trasformata in sostanza organica grazie alla fotosintesi. Anche l’uomo, quando diecimila anni fa, con la rivoluzione neolitica, ha cominciato a coltivare la terra e allevare gli animali, ha prodotto cibo sfruttando questo flusso di energia. Le calorie contenute nei vegetali e nei prodotti animali derivano quasi esclusivamente dall’energia solare, salvo l’energia umana e animale utilizzata per il lavoro dei campi (comunque garantita dal cibo così prodotto). Grazie all’agricoltura la popolazione umana è cresciuta al punto di dover sostituire a boschi e foreste campi coltivati e pascoli, eliminando ogni competitore e appropriandosi di sempre maggiori quote dell’energia solare disponibile sul pianeta.

Dopo la rivoluzione industriale, si cercò non solo di aumentare la superficie coltivata, ma anche di accrescerne la resa produttiva, impiegando altre fonti di energia oltre quella solare.

La recente “Rivoluzione verde”, iniziata negli anni ‘60, ha comportato, oltre a un forte incremento di produttività, anche un notevole aumento di energia impiegata in agricoltura. Questa energia aggiuntiva non proveniva da un aumento della luce solare disponibile, ma era fornita dai combustibili fossili sotto forma di fertilizzanti (gas naturale, principale materia prima per la produzione di urea), pesticidi ed energia per i processi dell’agrochimica (petrolio) e irrigazione alimentata da idrocarburi.

Secondo GIAMPIETRO e PIMENTEL (1) la Rivoluzione verde ha aumentato in media di 50 volte il flusso di energia rispetto all’agricoltura tradizionale e nel sistema alimantare degli Stati Uniti sono necessarie fino a 10 calorie di energia per produrre una caloria di cibo consegnato al consumatore. Questo comprende, oltre ai prodotti chimici e all’uso di macchinari agricoli, anche i consumi di confezionamento e di trasporto (ma esclude la cottura domestica). Ciò significa che il sistema alimentare statunitense consuma dieci volte più energia di quanta ne produca sotto forma di cibo o, se si vuole, che utilizza più energia fossile di quella che deriva dalla radiazione solare.

Considerando solo la produzione dei fertilizzanti, va detto che servono circa due tonnellate di petrolio (in energia) per produrre e spargere una tonnellata di concime azotato: gli Stati Uniti in un anno consumano quasi 11 milioni di tonnellate di fertilizzanti e ciò corrisponde a poco meno di cento milioni di barili di petrolio.

Anche in Italia, secondo una ricerca dell’ENEA compiuta nel 1978-1979 (2), tenendo conto del rendimento energetico relativo alla sola produzione, risultò che il rapporto tra l’energia ricavata dal raccolto (output) e l’energia necessaria a produrre il medesimo raccolto (input) era in molti casi inferiore ad uno ed è ragionevole pensare che tale rapporto sia peggiorato nel corso degli ultimi 25 anni.

Un dato interessante emerso dagli studi sui rendimenti enrgetici in agricoltura è che il sistema agricolo di gran lunga più efficiente sembra essere l’agricoltura tradizionale, come ad esempio quella vietnamita, che può vantare un rendimento da 1 a 10: spende cioè una caloria energetica per ottenere dieci calorie alimentari, facendo a meno di macchine e concimi chimici.

Questi dati dimostrano anche che la superficie destinata all’agricoltura industializzata non solo non è in grado di assorbire la CO2 come potrebbe farlo un equivalente bosco o prato o campo coltivato con metodi tradizionali, ma anzi produce più CO2 di quanta possa assorbire.

Dovendo far fronte, da un lato, a una popolazione mondiale rilevante che ha bisogno di cibo, e dall’altro a disponibilità sempre minori di fonti fossili, che comunque inquinano e comportano il rischio di cambiamenti climatici, l’agricoltura dovrebbe evolversi verso sistemi meno insostenibili che:

· migliorino l’efficienza energetica (ad esempio, l’agricoltura biologica usa l’energia in modo molto più efficiente e riduce notevolmente le emissioni di CO2);

· utilizzino fertilizzanti di origine organica (l’agricoltura biologica ristabilisce la materia organica del suolo, aumentando la quantità di carbonio sequestrato nel terreno, quindi sottraendo significative quantità dello stesso dall’atmosfera);

· impieghino fonti energetiche rinnovabili e riducano la distanza tra produzione e consumo (filiera corta).

2. La novità del Manifesto sul cambiamento climatico e il futuro della sicurezza alimentare

Ecco allora l’importanza di orientarci verso i concetti proposti con forza nel “Manifesto sul cambiamento climatico e il futuro della sicurezza alimentare” (3), pubblicato a luglio 2008 da parte della Commissione internazionale per il futuro dell’alimentazione e dell’agricoltura, iniziativa congiunta del Presidente della Regione Toscana e di un gruppo di leader della società civile, di accademici e di rappresentanti governativi (4).

Questi temi fra loro interconnessi sono anche l’oggetto della prossima conferenza delle Nazioni Unite sulla sicurezza alimentare, il cambiamento climatico e i biocarburanti.

Le notizie che giornalmente ci giungono sulle rivolte per il cibo che sempre di più si sviluppano in tutto il mondo dimostrano il fallimento delle politiche agricole e alimentari degli ultimi decenni e il bisogno urgente di passare a politiche che difendano il diritto delle persone al cibo attraverso la promozione di modelli alimentari ecologici e locali, che riducono gli impatti distruttivi sull’ambiente e allo stesso tempo incrementano la disponibilità di diverse fonti alimentari e nutritive. Il documento dimostra che le attuali politiche commerciali ed economiche impongono un sistema alimentare e agricolo ad alta intensità energetica che è direttamente contrario non solo alla sicurezza alimentare e all’imperativo ecologico del pianeta, ma anche agli obiettivi fissati dalle Nazioni Unite e dai governi riguardo alle emissioni di gas serra.

Il Manifesto afferma che il sistema alimentare industriale e globalizzato è un responsabile di primo piano del cambiamento climatico, contribuendo con almeno il 25 per cento del totale delle emissioni di gas serra; allo stesso tempo l’attuale sistema alimentare è anche estremamente vulnerabile al cambiamento climatico. Praticamente ogni angolo del pianeta è già stato toccato dai drammatici cambiamenti meteorologici che hanno danneggiato la produzione agricola e la distribuzione del cibo.

Eppure, i Governi non stanno ancora completamente integrando la contraddizione con la promozione di un sistema alimentare industriale e basato sui combustibili fossili che crea insicurezza alimentare, energetica e climatica. Il documento della Commissione fa una sintesi della ricerca scientifica interdisciplinare che stabilisce come l’agricoltura ecologica e biologica sia una soluzione vitale sia per la mitigazione del cambiamento climatico che per l’adattamento ad esso, nonché per assicurare a tutti la sicurezza alimentare.

Il Manifesto illustra, inoltre, le transizioni necessarie per assicurare cibo a tutti e allo stesso tempo proteggere il nostro fragile pianeta; lancia quindi un appello perché i sistemi alimentari siano parte integrante della discussione su clima ed energia nei negoziati attualmente in corso sul clima. Infine, vengono esplorate alcune delle false soluzioni agricole che sono proposte nel nome dell’energia “pulita” o “verde”- leggi organismi geneticamente modificati (OGM) e produzione su larga scala di biocarburanti. E, cosa più importante di tutte, dimostra che i sistemi alimentari biologici sono una soluzione reale agli attuali problemi climatici in termini di mitigazione e adattamento e una transizione energetica verso un’era post carburanti fossili.

2.1. I princìpi del Manifesto

Il Manifesto costituisce dunque una risposta agro-ecologica alle sfide lanciate dal cambiamento climatico per assicurare il futuro della sicurezza alimentare attraverso la mitigazione, l’adattamento e l’equità. Esso si basa su alcuni princìpi, che qui di seguito riportiamo nei loro tratti essenziali.

A) L’agricoltura globalizzata e industrializzata contribuisce al cambiamento climatico divenendo anche vulnerabile ad esso.

L’agricoltura industrializzata, basata sulla chimica, sui combustibili fossili, sui sistemi alimentari globalizzati, che si fondano a loro volta su trasporti ad alta intensità energetica e a lunga distanza, ha un impatto negativo sul clima.

Attualmente l’agricoltura industrializzata contribuisce per almeno un quarto alle emissioni di gas serra. Il sistema dominante, così come promosso dall’attuale paradigma economico, ha accelerato l’instabilità climatica e ha accresciuto l’insicurezza alimentare. Questo sistema aumenta anche la vulnerabilità perché si basa sull’uniformità e sulle monocolture, su sistemi di distribuzione centralizzati e sulla dipendenza da alti apporti di energia e acqua.

B) L’agricoltura ecologica e biologica contribuisce alla mitigazione e all’adattamento al cambiamento climatico.

L’agricoltura costituisce l’unica attività umana basata sulla fotosintesi e può essere completamente rinnovabile. L’agricoltura ecologica e biologica mitiga il cambiamento climatico grazie alla riduzione delle emissioni di gas serra e all’aumento del sequestro di carbonio nelle piante e nel suolo. I sistemi agricoli multifunzionali e biodiversi e i sistemi alimentari localizzati e diversificati sono essenziali per garantire la sicurezza alimentare in un’era di cambiamento climatico.

Una rapida transizione globale verso questi sistemi è un imperativo, sia allo scopo di mitigare il cambiamento climatico, sia per garantire la sicurezza alimentare.

C) La transizione verso sistemi alimentari locali e sostenibili va a vantaggio dell’ambiente e della salute pubblica.

La globalizzazione economica ha portato a una transizione alimentare e a un allontanamento dalle diete locali, diversificate e stagionali verso alimenti sintetici trasformati industrialmente, che stanno causando nuove patologie alimentari e un peggioramento della salute. Le politiche economiche della globalizzazione aumentano l’impatto sull’ambiente tramite modalità di consumo intensivo delle risorse e dell’energia. La localizzazione, la diversificazione e la stagionalità sono importanti per migliorare il benessere, la salute e la nutrizione. Una transizione a livello mondiale verso sistemi locali ridurrà i chilometri alimentari accorciando le catene di trasporto e ridurrà il “carico energetico” degli alimenti in termini di confezionamento, refrigerazione, immagazzinamento e trasformazione.

D) La biodiversità riduce la vulnerabilità e aumenta la resilienza. La biodiversità è il fondamento della sicurezza alimentare.

La biodiversità costituisce anche la base per l’agricoltura ecologica e biologica, poiché offre delle alternative ai combustibili fossili e all’uso dei prodotti chimici. Inoltre accresce la resilienza al cambiamento climatico restituendo più carbonio al suolo, migliorando la capacità del suolo di resistere a siccità, inondazioni ed erosione.

La biodiversità è l’unica forma di assicurazione naturale per l’adattamento e l’evoluzione futuri della società. Aumentare la diversità genetica e culturale dei sistemi alimentari e mantenere la biodiversità nei beni comuni sono strategie essenziali per rispondere alle sfide del cambiamento climatico.

E) L’ingegneria genetica applicata a semi e varietà vegetali costituisce una falsa soluzione pericolosamente fuorviante.

Le colture geneticamente modificate sono una falsa soluzione pericolosamente fuorviante rispetto al nostro compito di mitigare il cambiamento climatico, poiché vanno in direzione opposta rispetto alla possibilità di fornire energia e cibo sostenibili e di conservare le risorse. Gli alimenti, le fibre e i combustibili geneticamente modificati aggravano tutti i difetti delle monocolture industriali: più uniformità genetica e quindi meno resilienza agli stress biotici e abiotici, maggiore fabbisogno di acqua e pesticidi.

Sono stati sviluppati seguendo un paradigma genetico deterministico obsoleto e screditato e di conseguenza comportano ulteriori rischi per la salute e per l’ambiente. Portano inoltre a brevetti monopolistici che non solo ledono i diritti degli agricoltori, ma impediscono anche alla ricerca sulla biodiversità di concentrarsi sull’adattamento al cambiamento climatico.

F) I biocarburanti industriali: una falsa soluzione e una nuova minaccia alla sicurezza alimentare.

L’alimentazione costituisce il più basilare dei bisogni umani e l’agricoltura sostenibile deve fondarsi su politiche che mettano l’alimentazione al primo posto. I biocarburanti industriali non sono sostenibili e diffondono subdolamente gli OGM.

Le colture di biocarburanti stanno aggravando il cambiamento climatico tramite la distruzione delle foreste pluviali e la loro sostituzione con coltivazioni di soia, palma da olio e canna da zucchero. Ciò ha portato a un furto senza paragoni di terre di comunità indigene e rurali.

I biocarburanti industriali sono responsabili di sussidi perversi concessi a un’agricoltura non sostenibile, cosa che minaccia i diritti alimentari di miliardi di persone. Per peggiorare la situazione, i prezzi dei prodotti alimentari stanno salendo a causa del rapido passaggio dalla coltivazione di piante alimentari alla coltivazione di biocarburanti. Si prevede che i prezzi dei prodotti alimentari continuino a salire, raggiungendo livelli record, almeno fino al 2010, sviluppando una “nuova fame” in tutto il mondo e anarchia nelle strade delle nazioni più povere.

Le politiche energetiche sostenibili richiedono un’associazione tra decentramento e riduzione generalizzata dei consumi energetici mantenendo al contempo la sicurezza alimentare come obiettivo prioritario dei sistemi agricoli e alimentari.

G) La conservazione dell’acqua è fondamentale per l’agricoltura sostenibile. L’agricoltura industrializzata ha comportato un uso intensivo dell’acqua e un incremento dell’inquinamento idrico riducendo al contempo la disponibilità di acqua dolce. La siccità e la scarsità di acqua in vaste aree del mondo aumenteranno a causa dei cambiamenti climatici. La riduzione dell’uso intensivo di acqua nell’agricoltura costituisce una strategia di adattamento essenziale.

L’agricoltura ecologica e biologica riduce il fabbisogno di irrigazione intensiva aumentando la capacità del suolo di trattenere l’acqua e di migliorarne la qualità.

H) La transizione delle conoscenze ai fini dell’adattamento al clima. (Il cambiamento climatico è l’esame finale per la nostra intelligenza collettiva in quanto umanità.)

L’agricoltura industrializzata ha distrutto quegli aspetti essenziali di conoscenza degli ecosistemi locali e delle tecnologie agricole che sono necessari a una transizione verso un sistema alimentare post-industriale senza combustibili fossili. La diversità delle culture e dei sistemi di conoscenza necessaria per adattarsi al cambiamento climatico deve essere riconosciuta ed esaltata tramite politiche pubbliche e investimenti. Una nuova alleanza tra scienza e cultura tradizionale rafforzerà i sistemi di conoscenza e aumenterà la nostra capacità di risposta.

I) Transizione economica verso un futuro alimentare equo e sostenibile.

L’attuale ordine economico e commerciale ha svolto un ruolo fondamentale nel creare degli incentivi perversi che aumentano le emissioni di anidride carbonica e accelerano il cambiamento climatico. Il paradigma della crescita basato sul consumo illimitato e su falsi indicatori economici quali il prodotto nazionale lordo sta spingendo i Paesi e le comunità verso condizioni di vulnerabilità e instabilità sempre più gravi. Le regole commerciali e i sistemi economici dovrebbero

supportare il principio di sussidiarietà, a vantaggio delle economie e dei sistemi alimentari locali, riducendo così le nostre emissioni di carbonio e al contempo aumentando la partecipazione democratica e migliorando la qualità della vita.

3. Il quarto rapporto di valutazione del Comitato intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC) delle Nazioni Unite

Il quarto Rapporto di valutazione del Comitato intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC) delle Nazioni Unite, la più recente valutazione condivisa dei cambiamenti climatici da parte dei principali scienziati del mondo, fotografa la situazione che abbiamo di fronte.

Il Rapporto afferma che “il riscaldamento del sistema climatico è inequivocabile”, con un aumento medio globale della temperatura pari a 0,7°C negli ultimi 100 anni. Tale riscaldamento ha innescato

cambiamenti climatici che hanno già avuto ripercussioni sulla produzione agricola.

L’IPCC conclude che “molto probabilmente la maggior parte dell’aumento registrato nella temperatura media globale a partire dalla metà del XX secolo è dovuta all’aumento delle emissioni di gas serra”. Le concentrazioni atmosferiche totali di anidride carbonica (CO2), metano e protossido d’azoto sono aumentate in misura molto significativa come conseguenza delle attività umane a partire dal 1750 e oggi sono notevolmente superiori ai livelli preindustriali.

Negli ultimi anni le questioni climatiche ed energetiche sono state al centro del dibattito politico in tutto il mondo. La Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, svoltasi nel dicembre 2007 a Bali, ha condotto una discussione su quali siano i passi da intraprendere per condurre a un’energia e a sistemi di trasporto che non danneggino il clima. Tuttavia il rapporto tra cibo e sistemi agricoli, da un lato, e clima ed energia, dall’altro, non è entrato in queste discussioni globali.

Eppure, come rivela il Manifesto, oggi la nostra agricoltura industriale e il nostro sistema alimentare contribuiscono in misura rilevante alle emissioni di gas serra: alcuni stimano che siano responsabili addirittura del 25 per cento delle emissioni.

Il dibattito all’interno delle istituzioni politiche, finanziarie e commerciali e sui media deve anche cominciare ad abbandonare l’argomento riduzionista dello “zero carbonio” e del “niente carbonio”, come se il carbonio esistesse solo in forma fossile sotto terra. Ciò che viene ampiamente dimenticato nella discussione e quindi non viene considerato nelle soluzioni, è che la biomassa delle piante è soprattutto carbonio. L’humus del terreno è soprattutto carbonio. La vegetazione delle foreste è soprattutto carbonio. Il carbonio nel terreno, nelle piante e negli animali è carbonio organico e principalmente vivente e fa parte del ciclo della vita. Il problema non è il carbonio in sé, ma il nostro uso crescente del carbonio fossile come carbone, petrolio e gas, che richiedono milioni di anni per formarsi.

Oggi il carbonio fossile viene bruciato in enormi quantità a velocità allarmante. Le piante sono una risorsa rinnovabile; il carbonio fossile non lo è. L’”economia del carbonio”, basata sui combustibili fossili, è un’economia industriale basata sulla crescita e che serve solo quale fonte del gas serra CO2. L’economia e l’ecologia del carbonio rinnovabile comprendono la biodiversità e sono basate su cicli di assimilazione e dissimilazione (sorgente e scolo) e offrono la soluzione per la sicurezza alimentare in tempi di cambiamento climatico.

Il commercio globale e le politiche economiche attuali stanno imponendo un sistema alimentare e agricolo centralizzato, basato sul combustibile fossile, sistema che è direttamente contrario non solo all’imperativo ecologico, ma anche al programma e agli obiettivi di riduzione delle emissioni che la maggior parte dei governi stanno individuando nei forum internazionali. Questa enorme contraddizione deve essere risolta, se vogliamo affrontare le sfide dei cambiamenti climatici e del riscaldamento globale.

Allo stesso tempo il sistema alimentare attuale è anch’esso estremamente vulnerabile al cambiamento climatico, come dimostra anche questo rapporto.

Quasi ogni angolo del globo è già stato toccato da drastici mutamenti atmosferici che hanno avuto effetti negativi sui raccolti e sulla distribuzione del cibo. Il Manifesto esplora, inoltre, alcune delle false soluzioni agricole che vengono promosse in nome dell’energia “pulita” o “verde” – cioè gli organismi geneticamente modificati (OGM) e la produzione di biocarburanti.

La cosa più importante è che il Manifesto dimostra che i sistemi alimentari biologici ed ecologici sono una soluzione reale alle attuali preoccupazioni climatiche in termini di mitigazione e adattamento e a una transizione energetica verso un’era post carburanti fossili.

L’ultimo capitolo di questo rapporto descrive la transizione basata sulla presa di coscienza del fatto che l’agricoltura biologica ed ecologica è una soluzione vitale sia per mitigare i cambiamenti climatici sia per garantire la sicurezza alimentare per tutti.

Infine, esso richiama l’attenzione sul fatto che i sistemi alimentari diventino parte integrante della discussione sul clima e sull’energia nei negoziati post Bali in materia di clima.

L’IPCC prevede fenomeni atmosferici ancora più estremi. L’IPCC ha riscontrato prova del fatto che probabilmente l’area complessiva colpita dalla siccità è aumentata tra il 1900 e il 2005 a causa della riduzione delle precipitazioni nel Sahel, nel Mediterraneo, nell’Africa meridionale e in parti dell’Asia meridionale. L’IPCC dichiara inoltre che probabilmente le ondate di calore sono divenute più frequenti e che la frequenza di forti precipitazioni è aumentata nella maggior parte delle aree della Terra.

L’IPCC avverte che tali impatti peggioreranno via via che le temperature continueranno a crescere; infatti stima che nel 2100 il riscaldamento sarà peggiore di quanto previsto precedentemente, con un probabile aumento della temperatura compreso fra 1,8°C e 4°C, ma che potrebbe raggiungere persino i 6,4°C.

L’impatto sull’agricoltura sarà significativo. Giorni e notti più caldi, ondate di calore più frequenti e un ampliamento delle zone colpite dalla siccità ridurranno i raccolti nelle aree più calde, a causa di stress da calore, aumento delle invasioni di insetti, minore disponibilità di acqua, degrado del terreno, maggiore mortalità del bestiame. Questi effetti negativi sono già sperimentati da molte comunità dei Paesi del Sud del mondo. Vi sarà inoltre un aumento dell’incidenza di forti precipitazioni che danneggeranno ulteriormente i raccolti erodendo e saturando i terreni.

Un’intensificazione dell’attività ciclonica tropicale causerà danni ai raccolti nell’ecosistema costiero, mentre l’innalzamento del livello del mare causerà la salinizzazione delle falde acquifere costiere. Le isole del Pacifico e gli ampi delta sono già affetti da questo problema.

Alcune regioni saranno colpite in modo particolarmente pesante. Entro il 2020, in alcuni Paesi africani i raccolti dell’agricoltura alimentata dalla pioggia – la grande maggioranza dell’agricoltura africana – potrebbero ridursi del 50 per cento. Si prevede inoltre che la produzione agricola di molti Paesi africani verrà seriamente compromessa.

Si prevede che in America Latina la resa di alcuni importanti raccolti diminuirà, con conseguenze negative per la sicurezza alimentare. In gran parte dell’Australia meridionale e orientale e in alcune zone della Nuova Zelanda orientale si prevede che entro il 2030 la produzione agricola diminuirà a causa della siccità. Nell’Europa meridionale l’aumento delle temperature e della siccità ridurrà la resa dei raccolti. Perfino nell’America settentrionale si prevedono gravi difficoltà per le colture vicine all’estremità calda del loro areale o che dipendono da un elevato sfruttamento delle risorse idriche.

Tali circostanze influiscono drammaticamente sulla produzione alimentare e gli esperti prevedono che vi sarà un grave aumento della denutrizione e della fame, fenomeni che colpiranno milioni di persone e che saranno seguiti da una diminuzione della popolazione mondiale a metà del XXI secolo.

Ma non c’è bisogno di attendere il futuro per testimoniare i reali e terribili effetti che i mutamenti climatici hanno sulla capacità delle persone di procurarsi il cibo e di nutrirsi. Questo Manifesto evidenzia l’impatto dell’attuale approccio industrializzato, ottuso e distruttivo sulla produzione di cibo in presenza di parametri meteorologici sempre più variabili e invita invece ad abbracciare una modalità sicura, sostenibile e nutritiva di alimentarci, che aiuti anche a mitigare i rischi del cambiamento climatico e a trovare i modi per adeguarsi a essi.

4. L’attuale ordine economico e commerciale

L’attuale ordine economico e commerciale ha svolto un ruolo fondamentale nel creare degli incentivi perversi che aumentano le emissioni di anidride carbonica e accelerano il cambiamento climatico. Il paradigma della crescita basato sul consumo illimitato e su falsi indicatori economici quali il prodotto nazionale lordo sta spingendo i Paesi e le comunità verso condizioni di vulnerabilità e instabilità sempre più gravi. Le regole commerciali e i sistemi economici dovrebbero supportare il principio di sussidiarietà, a vantaggio delle economie e dei sistemi alimentari locali, riducendo così le nostre emissioni di carbonio e al contempo aumentando la partecipazione democratica e migliorando la qualità della vita.

In termini materiali, fisici e biologici l’economia agricola industriale è un’economia negativa che richiede enormi input di energia. I costi degli input energetici sono esternalizzati e il calcolo finanziario dipende dai sussidi. Ciò deforma il prezzo reale degli alimenti e i suoi costi reali in termini ambientali, sociali culturali e politici.

Le regole finanziarie e commerciali continuano a perpetuare e ad ampliare questa economia negativa. Invece di premiare i sistemi alimentari centralizzati, uniformi e a lunga distanza, le politiche dovrebbero favorire il principio di sussidiarietà. In altre parole, la produzione locale per il consumo locale dovrebbe essere il primo livello della sicurezza alimentare. Ciò significa accorciare la catena alimentare e diminuire i chilometri percorsi dagli alimenti.

La sussidiarietà affida il potere alle comunità locali, ai governi locali e regionali, invece di stabilire a livello internazionale delle politiche uniformi che sono obbligatorie per tutti i Paesi, come viene fatto tramite le norme dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC). La localizzazione aumenta più facilmente la democrazia e il controllo da parte delle comunità, delle regioni e degli stati-nazioni. Sebbene il cambiamento climatico sia un problema globale e la comunità globale debba lavorare insieme per il futuro del pianeta, le soluzioni e gli adattamenti devono basarsi su soluzioni locali che assicurino la diversità, strategia chiave per la sopravvivenza.

4.1. I due livelli di azione: azioni delle persone e azioni politiche

Il Manifesto propone due livelli di azione: azioni delle persone e azioni politiche.

Azioni delle persone

1. Mantenere e coltivare la biodiversità – e questo cominciando a promuovere la biodiversità delle sementi e delle razze animali sia in agricoltura che nel proprio giardino.

2. Passare da pratiche agricole basate sulla chimica e su un grande dispendio energetico a una produzione alimentare ecologica e biologica.

3. Scegliere un’agricoltura che sia prudente nell’uso dell’acqua – la conservazione e il recupero dell’acqua dovrebbero essere gli obiettivi primari invece dell’irrigazione intensiva e dell’esaurimento delle risorse acquifere.

4. Scegliere e favorire i mercati degli agricoltori e i prodotti locali, biologici, freschi e di stagione, nonché le filiere corte. In tal modo si alleggerisce il peso energetico.

5. Instaurare e supportare incentivi che permettano il cambiamento per ricostruire economie alimentari locali. Si deve permettere agli agricoltori di essere i garanti della qualità delle sementi e degli alimenti che producono senza essere schiacciati dagli standard burocratici e industriali della registrazione delle sementi e della sicurezza alimentare.

6. Creare degli spazi democratici per gli agricoltori, per le comunità locali e per i consumatori, per decidere come realizzare la transizione a un sistema alimentare post combustibili fossili e basato sulla localizzazione e la sostenibilità.

Queste azioni si sposano alla perfezione con alcune considerazioni concernenti vegetarismo ed ecologia umana.

Negli ecosistemi, a ogni passaggio della catena alimentare (da produttore a consumatore di I ordine, da questo a consumatore di II ordine, e così via) si ha una perdita di produzione biologica fino al 90 per cento dovuta alla respirazione, all’escrezione, alla deiezione e alla decomposizione dei cadaveri, e solo la restante parte è disponibile per l’anello trofico successivo. Pertanto l’uomo, se si comporta come vegetariano, e cioè da consumatore di I ordine, avrà molte più risorse disponibili che se si comporta come carnivoro e cioè da consumatore di II ordine. Gli animali allevati per la carne vengono oggi nutriti prevalentemente con cereali, che potrebbero essere impiegati direttamente per l’alimentazione umana. In particolare, sono necessari 7 kg di cereali per la produzione di 1 kg di carne bovina, 4 kg per per la produzione di 1 kg di carne suina e 2 kg per la produzione di 1 kg di pollame (5).

Inoltre, l’alimentazione a base di carne richiede un maggiore consumo di acqua rispetto a quella a base di vegetali, e l’acqua in molti casi è un fattore limitante della produzione di alimenti. L’alimentazione di paesi come gli Stati Uniti, così ricca di prodotti di origine animale, richiede una quantità di acqua doppia rispetto a quella di molti paesi asiatici ed europei. Se gli americani riducessero il loro consumo di carne, lo stesso volume di acqua potrebbe nutrire il doppio delle persone oppure una parte di esso potrebbe essere lasciata nei fiumi (6).

Azioni politiche

1. Porre fine ai perversi sussidi destinati alle economie alimentari basate sui combustibili fossili: il documento si appella alla Banca mondiale, al Fondo monetario internazionale (FMI) e alle istituzioni finanziarie regionali e globali per porre fine al finanziamento dei mega progetti basati sui combustibili fossili, come la costruzione di dighe, i progetti per la realizzazione di tubazioni e per l’irrigazione, le massicce infrastrutture di trasporto.

2. Eliminare i sussidi destinati ai biocarburanti e le leggi che ne impongono l’impiego.

3. Riassegnare gli investimenti pubblici a modelli alimentari ecologici, locali e biologici che riducono i rischi climatici e aumentano la sicurezza alimentare.

4. Riformare alcune norme chiave dell’OMC. Per far questo, è necessario:

- permettere limitazioni quantitative: poiché le nazioni più ricche non hanno fatto molto per ridurre il livello di sussidi dati ai loro settori agricoli, tutti i Paesi dovrebbero poter rispondere alle distorsioni dovute ai sussidi applicando limitazioni quantitative sulle importazioni, in modo da garantire la sicurezza alimentare.

Come parte degli obblighi di accesso al mercato posti dall’Uruguay Round del GATT (General Agreement on Tariffs and Trade, Accordo complessivo sul commercio e le tariffe doganali), art. XI, unitamente alle norme poste dall’Accordo sull’agricoltura, le nazioni sono state costrette a togliere ogni divieto o limitazione quantitativa sulle importazioni e le esportazioni.

I Paesi in via di sviluppo hanno tradizionalmente usato le limitazioni all’importazione per proteggere la loro produzione alimentare nazionale e per proteggere i produttori nei confronti della valanga di prodotti importati a prezzi artificiosamente bassi; ora questo meccanismo è stato eliminato. Le limitazioni quantitative sono il solo meccanismo sicuro che può cominciare a costruire la sovranità alimentare e la democrazia alimentare e che può proteggere i mezzi di sostentamento delle nostre comunità rurali;

- eliminare i requisiti di accesso minimo: si dovrebbe eliminare la “norma di accesso minimo” dell’OMC. Questa norma richiede a ogni nazione membro di importare fino al 5 per cento del volume della produzione nazionale in ogni settore designato di prodotti alimentari e beni di prima necessità (in base ai livelli delle quote 1986-88).

Questa norma indirizza le politiche agricole nazionali verso un modello di importazione esportazione, invece di incoraggiare le politiche a favore di una produzione locale per un consumo locale. Essa perpetua un sistema alimentare basato sui combustibili fossili. La tendenza dovrebbe essere quella di rafforzare la produzione locale per il consumo locale e di ridurre i trasporti alimentari su lunghe distanze;

- permettere l’introduzione di tariffe doganali e quote selezionate: nuove norme devono permettere l’uso giudizioso di dazi commerciali selezionati, come pure di quote di importazione, allo scopo di regolamentare le importazioni di cibo che può essere prodotto anche localmente. Per i Paesi in via di sviluppo ciò è chiamato Special and Differentiated Treatment – Trattamento speciale e differenziato (STD). Gli STD possono aiutare a compensare la vendita sottocosto dei prodotti sovvenzionati attuata dai Paesi ricchi (cioè vendere al di sotto dell’effettivo costo di produzione).

5. Promuovere i sistemi di agricoltura biodiversa e porre fine alle norme dell’OMC sul diritto di proprietà intellettuale che consentono sia la concentrazione delle multinazionali delle sementi che la pirateria dei sistemi tradizionali di conoscenza.

Considerando l’”Accordo dell’OMC sui diritti di proprietà intellettuale relativi al commercio”, si dovrebbero apportare i seguenti cambiamenti.

L’art. 27.3 dovrebbe essere modificato per chiarire che: 1) non può essere brevettata nessuna forma di vita di qualsiasi natura; 2) non può essere brevettato nessun processo naturale per produrre piante e animali; 3) un sistema sui generis può includere le leggi nazionali che riconoscono e proteggono le conoscenze tradizionali di comunità indigene e locali.

L’art. 27.1 dovrebbe essere modificato per consentire agli Stati di stabilire che non possono essere brevettati gli alimenti e i medicinali, nonché di limitare l’ambito temporale di un brevetto o processo (più frequentemente applicabile ai medicinali).

6. Permettere zone OGM-free: le politiche e le norme dell’OMC devono essere riformate per sancire in modo inequivocabile il diritto completo ed esplicito delle regioni e degli stati nazione di rimanere liberi da OGM nella misura che scelgono.

7. Includere il sequestro di CO2 attuato dall’agricoltura biologica nel “Dispositivo per lo sviluppo pulito” (all’interno del Protocollo di Kyoto), in quanto produce effetti molto rapidi ed è molto redditizio, contribuendo al contempo allo sviluppo rurale.

8. L’agricoltura biologica ed ecologica deve essere posta al centro di tutte le strategie di adattamento per far fronte al cambiamento climatico.

9. La conservazione della biodiversità deve essere parte vitale dell’adattamento al cambiamento climatico, in quanto la biodiversità costituisce una forma di assicurazione in un contesto di condizioni climatiche imprevedibili.

10. Le conoscenze locali indigene devono essere protette e incentivate come parte integrante di tutte le strategie di adattamento.

11. Rimuovere gli ostacoli normativi, economici e fisici che impediscono la rilocalizzazione.

5. Conclusioni: verso l’agricoltura ecologica del carbonio rinnovabile

Nei negoziati sui cambiamenti climatici si considera di solito il carbonio nella sua forma fossile e non rinnovabile, formatosi in milioni di anni: petrolio, gas e carbone che, bruciati dall’economia “fossile” planetaria aumentano la concentrazione di gas serra nell’atmosfera.

Ma non bisogna dimenticare che anche la biomassa delle piante è soprattutto carbonio, e così l’humus del suolo, la vegetazione delle foreste. L’ “agricoltura ecologica del carbonio rinnovabile”, nella visione di questo Manifesto, è la via per garantire il diritto al cibo per tutti e al tempo stesso alleggerire l’emergenza climatica, ma anche adattarvisi.

Ne siamo lontani: come abbiamo visto, l’agricoltura industriale o del “carbonio morto” – basata su semi commerciali, chimica di sintesi e un elevato consumo di acqua ed energia fossile – e i sistemi alimentari globalizzati, che richiedono lunghe catene di conservazione e trasporto, contribuiscono per almeno il 25 per cento alle emissioni globali di gas serra (anidride carbonica, metano e ossido di azoto).

Complice del cambiamento del clima, dunque, l’agricoltura ne è anche tra le prime vittime, come l’attuale crisi alimentare dimostra. Per mitigare i cambiamenti climatici, adattarvisi e al tempo stesso nutrire il mondo, le pratiche agricole devono tendere all’autosufficienza, ridurre gli input esterni: l’agricoltura preconizzata da questo Manifesto si basa sulla biodiversità colturale (con il ricorso a varietà autoctone) e la rifertilizzazione organica del suolo (che è in grado di assorbire fino a 3 tonnellate di anidride carbonica per ettaro, se mantenuto ricco), sulla protezione delle foreste e la parsiminia nell’uso dell’acqua scarseggiante (in tempi di siccità le coltivazioni biologiche hanno rese maggiori di quelle convenzionali).

Ma è l’intero sistema alimentare, oggi globalizzato e concentrato, a dover cambiare. Localizzazione, diversificazione e stagionalità dell’alimentazione sono importanti. Passare a sistemi locali significa ridurre il carico energetico di imballaggi, refrigerazione, stoccaggio, trasporto (7).

Per arrivare a questo scenario, il Manifesto propone a coltivatori e consumatori un cambiamento radicale, e chiede alla politica azioni decise. Basta sussidi ai sistemi agroalimentari basati sui combustibili fossili, stop a progetti di grandi dighe e infrastrutture di trasporto. Investire sul sostegno a modelli alimentari ecologici e locali. Riformare le regole commerciali per permettere la protezione dei mercati interni. Cambiare i regimi di proprietà intellettuale che sequestrano biodiversità e agrosaperi locali a scopi di profitto.

In conclusione, l’agricoltura biologica ed ecologica e la produzione alimentare locale devono oggi essere urgentemente considerate nell’ambito degli sforzi di livello locale, nazionale e internazionale per combattere il cambiamento climatico.

Alcuni credono che la crisi del caos climatico sia il più grande test che la nostra umanità si sia trovata ad affrontare. L’azione collettiva o l’inazione delle nostre società determinerà il destino di milioni di umani e animali.

Il presente documento é stato presentato da Fulvio Di Dio – fulvio.didio@libero.it -
(Referente della Rete Bioregionale Italiana per l'ecologia in ambiti urbani) alla tavola Rotonda su Agricoltura Ecologica tenuta nell'ambito della Fiera Arti Creative di Calcata, edizione 2010.



Note:

(1) M. GIAMPIETRO, D. PIMENTEL, The Tightening Conflict: Population, Energy Use and the Ecology of Agricolture, Edited by L. Grant. Negative Population Forum. Teanek, NY: Negative Population Growth, Inc., 1993.

(2) Dato riportato in “Biosito: Bioagricoltura: Rendimento energetico”, articolo consultabile in rete su http://www.itlonline.it/biosito/editoriale/bioagricoltura_08.htm.

(3) Il Manifesto sul cambiamento del clima e il futuro della sicurezza alimentare si può trovare ai seguenti indirizzi web: www. future-food.org; www.arsia.toscana.it.

(4) Il gruppo di esperti che hanno collaborato alla realizzazione è composto dalle seguenti persone: Debi Barker, IFG; Marcello Buiatti, Università di Firenze; Gianluca Brunori, Università di Pisa; Andreas Fliessbach, FiBL (Istituto Organic Agriculture Research); Bernward Geier, Rappresentante di COLLABORA e IFOAM; Benny Haerlin, Fondazione Future Farming; MaeWan Ho, Istituto Science in Society; Giampiero Maracchi, Istituto di Agrometeorologia, Consiglio Nazionale Ricerca (IBIMET/CNR); Simon Retallack, Istituto Public Policy Research; Vandana Shiva, RFTSE/Navdanya; Concetta Vazzana, Università di Firenze.

(5) L. BROWN, Nutrire nove miliardi di persone, in L. BROWN (a cura di), State of the world 1999, Edizioni Ambiente, Milano, 1999, pp. 137-57.

(6) S. POSTEL, Riprogettare i sistemi di irrigazione, in L. BROWN (a cura di), State of the world 2000, Edizioni Ambiente, Milano, 2000, pp. 63-84.

(7) Dopo l’insostenibilità insalubre dei cibi precotti, del consumo abbondante di carni, latticini, zuccheri, grassi, la rilocalizzazione alimentare deve essere simbolica (i consumatori devono diventare coscienti), relazionale (con reti dirette tra chi produce e chi mangia), fisica (in uno spazio circoscritto). È cruciale poi il rapporto con l’acqua, come ricordano gli esempi del Darfur, dove il conflitto fra pastori e agricoltori è legato all’esaurimento del lago Ciad, o dell’Himalaya, dove i ghiacciai si assottigliano minacciando l’approvvigionamento di fiumi vitali per l’agricoltura della regione. Il Manifesto sottolinea, come abbiamo visto, proprio la capacità di ritenzione idrica dei suoli gestiti in modo ecologico.