mercoledì 31 maggio 2023

Le notizie del diavolo... a cura di Fulvio Grimaldi

 


L’ennesima provocazione anti-serba nel Kosovo da parte del regime fantoccio, presidiato da confermati criminali fin dall’indipendenza dalla Serbia autoproclamata (e non riconosciuta da quasi 100 paesi), con l’uso della polizia albanese che ha fatto fuoco sui manifestanti, coadiuvata dalla KFOR, la milizia NATO che, dal 1999, pretende di garantire l’ordine imperiale nella regione.

Sacrosanta reazione della residua minoranza serba all’ennesima angheria dei narcotrafficanti di Pristina che, con il voto del 3% della popolazione (nessun serbo ha votato) pretende di insediare burattini albanesi graditi alla NATO come amministratori dell’enclave serba

 Raccapricciante il paragone tra quanto sta succedendo in un mondo sull’orlo di una conflagrazione globale, pervicacemente perseguita da un pugno di psicopatici euroatlantici, e i depistaggi propagandistici su questioni secondarie, strumentali, pompate all’inverosimile come quelle sulle quali ci incalzano i giovani “traviati” dal cosiddetto “cambiamento climatico antropogenico. Proviamo a mettere a posto le cose al di là e contro le operazioni di distrazione di massa.

 Emozione! La destra, autodefinitasi orgogliosamente tale, passa all’incasso di decenni di disastri e malversazioni di una sedicente e totalmente finta sinistra. Tanta nausea ha provocato l’ipocrisia, l’inettitudine, il carattere truffaldino di questi detriti di “sinistra” che in Italia e in Spagna alle amministrative, in Grecia alle politiche, in Turchia con un Erdogan (peraltro confermatosi in una luce che sa di tramonto) destro fino e oltre il limite del totalitarismo, l’opzione alternative al criptofascismo è quasi totalmente svaporata. Alla copia inseguitrice, la gente ha preferito l’originale. Altra scelta che le porterà malissimo.

 Si susseguono episodi di violenza “civile”. Ragazzi che accoltellano insegnanti, carabinieri e vigili che pestano persone inermi e innocue, polizia che massacra di botte cittadini che intendevano onorare il martirio del giudice Falcone. Ma cosa si voleva, dopo decenni di brutale subcultura anglosassone, mirata a corrompere l’equilibrio psicomorale delle giovani generazioni mediante produzioni di intrattenimento (videogiochi, film) ed esempi comportamentali improntati a una illimitata e impunita violenza privata, pubblica e militare?



“Ma cosa diavolo sta succedendo?!” - Lunga intervista fattami da Marzia Di Sessa del Canale 9MQ su questi argomenti di, come suol dirsi, bruciante attualità:  

https://facebook.com/6207340365980720

 https://www.facebook.com/9MQWEBTV/videos/6207340365980720/

martedì 30 maggio 2023

Diatriba all'acqua di rose tra post-fascisti e antifascisti...

 


Un caro amico - Vincenzo M. – chiedeva il mio parere su un argomento interessante: le ultime diatribe tra post-fascisti e partiti ufficialmente “antifascisti” che a lui parevano più di forma che di vera sostanza.

 
Gli ho risposto di ritenere che la diatriba tra fascismo ed “antifascismo”, così come impostata superficialmente sia dai cosiddetti partiti "antifascisti" nel recente passato, sia oggi da La Russa, Meloni e camerati vari, rimanga un fatto in gran parte ideologico, retorico e propagandistico. 
 
Per andare alla sostanza delle cose bisogna ricordare che il movimento di Resistenza antifascista – oltre ad aver contribuito in maniera determinante alla sconfitta dei Nazi-Fascisti - aveva poi ottenuto, pur con tutti i suoi limiti e contraddizioni, un buon risultato nell'impostare un Costituzione abbastanza avanzata in cui erano introdotti una serie di principi condivisibili. Ne cito due che ci riguardano da vicino:
 
-valorizzazione del lavoro e dei diritti dei lavoratori, ed esplicito invito ad attuare tutti quei provvedimenti economico-sociali atti ad assicurare un livello di eguaglianza effettivo tra i cittadini;
 
-Rifiuto della guerra per risolvere le questioni internazionali (Art. 11).
 
Non si è riusciti ad andare avanti per molto su questa strada essenzialmente per due motivi:
 
1) Dopo circa tre decenni di un pur moderato progresso economico e sociale (con le leggi sul lavoro indotte anche dalle lotte dei lavoratori, e l'instaurazione di un'economia mista pubblico-privato) si è arrivati al prevalere di un capitalismo sempre più sfrenato e ispirato a criteri neo-liberisti estremisti. Ne sono testimonianza l'ondata incredibile di privatizzazioni e svendita del patrimonio nazionale sotto i governi di Prodi e seguenti, l'aumento impressionante della precarietà del lavoro, l’abbassamento dei salari reali, l'aumento drammatico delle diseguaglianze, ecc.
 
2) Si è poi verificato il totale asservimento dell'Italia (come paese sconfitto) ai voleri dell'Imperialismo USA esercitato attraverso l'occupazione militare e la NATO. La nostra situazione non è sostanzialmente diversa da quella dell’Iraq o della parte orientale della Siria, o della Corea del Sud disseminate di basi militari USA. Alcune di queste basi sono piene di bombe atomiche di ultima generazione, mentre fingiamo di scandalizzarci per le bombe russe che dovrebbero andare in Bielorussia. Questa sudditanza politico-militare ci ha portato a partecipare ad innumerevoli guerre di aggressione anche contro paesi di cui eravamo i principali partner commerciali, e quindi contro gli stessi “interessi nazionali” (Iraq, Jugoslavia, Afghanistan, Libia, Siria per interposta persona, ecc.). Oggi siamo coinvolti nella nuova Guerra Fredda autolesionista fatta di embarghi e sanzioni e nel drammatico scontro rovente dagli esiti incerti tra NATO e Russia con gli Ucraini a fare solo da carne da macello.
 
Quello che vedo è che, al di là delle diatribe retoriche a sfondo ideologico, c'è in realtà una profonda continuità tra i presunti governi “antifascisti”  ed il governo Meloni, sia sulle politiche del lavoro e dell'economia, sia sulla gestione di una politica estera di guerra. Fanno eccezione solo piccoli gruppi di sinistra e, parzialmente, il Movimento 5 Stelle. Il vecchio Fascismo – certamente responsabile degli orrori delle leggi razziali, delle guerre di sterminio coloniale e dell’oppressione politica - aveva però qualche velleità di una certa indipendenza nei confronti del grande capitalismo a trazione essenzialmente anglo-sassone, così come gli attuali movimenti di destra (come quello della Le Pen o Orban). La Meloni, per assicurarsi la benevolenza dell'Impero e del grande capitale, è diventata la più fedele serva degli USA , della UE, e della grande finanza internazionale, e sostenitrice, insieme alla finta “opposizione”, del governo nazista di Kiev. Il resto è pura schermaglia ideologica tra la presunta "sinistra" che cerca di accreditarsi come "antifascista" e la nuova destra che nutre qualche mezza idea nostalgica. 
 
Vincenzo Brandi



 

domenica 28 maggio 2023

PNRR. Dalla UE soldi solo per spese "inutili" al Liceo Classico di Roma Albertelli ...



Mi ha colpito la notizia riportata da poche fonti, tra cui - diamogli atto – “Il fatto quotidiano”, secondo cui il Consiglio di Classe del Liceo Classico di Roma Albertelli ha rifiutato i contributi concessi all’Istituto dal PNRR (cioè i fondi europei di “Resistenza e Resilienza” concessi anche su progetti specifici relativi alla scuola) . Risulta che il Ministero dell’Istruzione abbia addirittura minacciato il commissariamento del Liceo.

In interviste ad agguerrite rappresentanze studentesche e ad alcuni insegnanti emergono con chiarezza i motivi del rifiuto e della protesta. I progetti in approvazione al PNRR non riguardavano le reali necessità della scuola, cioè la scarsezza delle aule scolastiche e soprattutto degli insegnanti, la scarsa remunerazione degli stessi insegnati e del personale scolastico che spegne ogni entusiasmo, ecc.
 
I progetti riguardavano la cosiddetta “digitalizzazione” che si esaurisce nell’acquisto di materiale elettronico e nell’indirizzare gli studenti verso le “nuove tecnologie”. Lo scopo di questa impostazione è con tutta evidenza, da un lato, assicurare lauti profitti e l’allargamento del mercato per le imprese del settore mediante una vera o presunta nuova rivoluzione tecnologica; dall’altro lato, preparare le nuove generazioni di studenti a diventare appendici di dispositivi elettronici, dispositivi “intelligenti” e robot, rinunciando sostanzialmente all’impegno di affrontare problemi generali e studio della realtà fisica, storica, culturale e sociale. Si vuole che i nuovi studenti diventino abili nel gestire computers, smartphone, robot “intelligenti”, ecc. , senza capire bene a che serva e a chi serva perché hanno scarso discernimento sui problemi generali ed i grandi principi e valori.
 
Una notizia complementare alla precedente è quella delle proteste degli studenti universitari sulla mancanza e l’insufficienza degli alloggi per gli studenti fuori sede. Non ci vuole molto a capire che per assicurare una reale eguaglianza tra i giovani c’è anche il reale diritto allo studio. Questo diritto comporta anche che gli studenti fuori sede, o quelli provenienti da famiglie più disagiate, possano usufruire di alloggi decenti a buon mercato, oltre che a borse di studio ed altri strumenti di sostegno.
 
Ebbene, ora si scopre che anche su questa materia esistono progetti del PNRR, ma con il piccolo particolare che i tre quarti dei finanziamenti non andrebbero alle strutture pubbliche (che potrebbero garantire un più equo utilizzo dei fondi a favore degli studenti più disagiati), ma andrebbero ai privati con scarsissime garanzie. In altre parole gli alloggi degli studenti fuori sede diverrebbero solo occasione di profitto per imprese private che gestirebbero i fondi secondo i loro interessi. Si sa che solo a Roma e Milano gli alloggi dovrebbero coprire le esigenze di molte decine di migliaia di giovani. Si sa anche che a Napoli (dove sono previsti quasi 30.000 studenti fuori sede bisognosi) le imprese private non presentano progetti perché si ritiene “sarebbero poco convenienti:
 
Anche nel caso degli alloggi per studenti, come nel caso della “digitalizzazione “ delle scuole, tutto avviene all’insegna della speculazione e del disprezzo di ogni istanza culturale e sociale. Ma come meravigliarsi di questo? Basta pensare che l’Unione Europea, con la complicità dei nostri governi di “sinistra” e di “destra” è diventata il tempio della speculazione capitalistica neo-liberista più sfrenata.
 
Vincenzo Brandi



sabato 27 maggio 2023

Distruggono poiché il loro animo non contempla...



Templum, tempio: il luogo dove il Dio risiedeva ed in cui si facevano i riti con il volo degli uccelli. Osservando il loro volo si poteva cercare di intuire il desiderio del Dio a cui ci si rivolgeva.

Cum-templum, osservare una porzione enorme di cielo e trarne un insegnamento.
Quasi Nessuno ormai osserva il cielo, ma a quei pochi, che lo fanno ancora, gli Dei affidano i loro consigli.
Fin da piccolo per me era facile vedere gli spiriti nelle cose. Sapevo istintivamente quali sentieri andavano percorsi e quali abbandonati. Un giorno, però, stremato, iniziai a seguire ciò che appariva più facile; seguii le sorti delle correnti degli adulteri. Adulteri erano coloro che adulteravano i messaggi degli Dei, continuamente. Per farlo, in maniera convincente a se stessi, ricorrevano ad un sacerdote.

Seguendo i loro percorsi mi persi molte volte e dovetti faticare non poco per tornare in me. Dopo qualche anno trovai le parole. Le parole giuste.
Basterebbe capire quali sentieri sono sbagliati e quali sono quelli giusti. Ma se non sei stato educato ad osservare, non vedrai mai ciò che per alcuni è evidente.
E’ domenica e sto correndo. Mi si affianca un amico in bicicletta. E’ pieno di dubbi. Domande su domande che s’insinuano anche nei silenzi fra una frase e l’altra. Posso vedere i suoi pensieri, tanto sono stremato dalla salita e dagli impegni che s’attaccano al mio corpo come il peso in eccesso.
Correre serve a svuotarsi, svuotarsi è fondamentale per riempirsi nuovamente; così si può far posto alla vita. Osservare che segni emanano gli uomini, come uccelli che disegnano traiettorie sopra al tempio.
Arrivo alla fontanella dei 6 chilometri. Bevo, anche per ritrovare la giusta umidità in gola per poter parlare. Le parole escono taglienti, pesanti come enormi lame affilate.

Il mio amico è abituato. Se lo aspetta. Sono anni che anticipo cosa sarebbe accaduto come Cassandra o Laocoonte. Mi aspetta per parlare di cose che lo imbarazzano. Aspetta che io sia solo.
Continuo a ripetere quasi le stesse cose, le arricchisco con nuove immagini, pezzi di vita rubata ad osservare i tempi e i sacrifici degli uomini.
Quando scegli sacerdoti crudeli, gli Dei che stai scegliendo, sono enormemente più grandi e crudeli di te e dei sacerdoti a cui ti rivolgi. Ti premiano per ogni centimetro che fai distanziandoti dal sentiero.

Quando sei troppo lontano, poi, ti abbandonano. Iniziano vessazioni e ricatti da cui risulta difficile allontanarsi. In fondo lo sai; lo sai di aver sbagliato. Se sei troppo distante dalla pace, inizi a credere che sia impossibile tornare sui tuoi passi e prosegui.
Dopo molti anni, ieri, a due amici, ho consegnato solo parole sbagliate. Era tanto che non mi accadeva.

Le parole sbagliate sono quelle parole che allontanano le persone dai sentieri giusti. E le riconosci poiché appena escono, tu, inizi a distanziarti da quel sentiero che in te genera pace. E ti vedi perderti e li senti perdersi; ancora di più.
Capita quando sei stanco. Più sei stanco e più smetti di contemplare il mondo. Vedi il sentiero allontanarsi e vorresti aiutare, ma non puoi farlo, proprio perché sei lontano anche tu, anche se solo di un metro da ciò che va bene.

Puoi avere tutte le ragioni, puoi ripeterti che ormai siamo bombardati da intelligenze, contaminanti, perfino da cibi, artificiali, che s’insinuano in ogni nostro passo e modificano ogni nostra reazione; puoi giustificare ogni tua reazione di rabbia con scuse di un buon fine.

Ma il sentiero è lontano e gli effetti si vedono.
Qualcosa mi dice di lasciarli e lasciarmi andare.
Non m’aspettavo questo post. Sono ritornato nel sentiero. E’ bastato sentirmi lontano dal contemplare una enorme porzione di cielo.

La misura delle cose è l’effetto che quelle cose producono in noi. Le parole e le scelte giuste hanno come diretta conseguenza la pace.

Puoi non raccogliere nulla dalle cose giuste…ma se hai pace… nulla è più importante.
Mi dicono che il momento più faticoso non è legato al periodo in cui ci troviamo, ma dalla distanza da qualcosa; da un sentiero e da una n... che completa e contempla.

Andrea Santini



giovedì 25 maggio 2023

NATO. I veri nemici della pace...



Il Partito Comunista Italiano esprime la propria preoccupazione per le parole proferite dall'ex vice ministro della difesa nazionale della Repubblica di Polonia Waldemar #Skshipchak sul canale televisivo #Polsat, riportate da #Zvezdanews “ Ci stiamo preparando per una rivolta in Bielorussia, perché accadrà”.

Parole eloquenti, che confermano il crescente protagonismo della Polonia nella deriva bellicista che con essa ha investito gli altri Paesi dell'Unione Europea, parte della rinsaldata alleanza euro atlantica a guida statunitense che alimenta la #guerra in atto tra Russia ed Ucraina.
Che un paese della Nato come la #Polonia si stia dichiaratamente preparando a sostenere un colpo di stato armato in Bielorussia, non solo conferma l'ipocrisia di un occidente che si vorrebbe impegnato a difendere valori universali, dallo stesso peraltro ripetutamente calpestati, ma la scelta dell'escalation del conflitto in atto, con tutti i rischi connessi.
Una politica che contempla la destabilizzazione, anche con la forza, come nel caso in questione ed in tanti altri che hanno caratterizzato la storia recente, ivi compresa quella dell'Ucraina, di ogni governo o Paese che non si allinea ai suoi diktat, che rivendica il diritto a decidere del proprio destino.
Ciò conferma che non è mai stata e non è la pace l'obiettivo degli #USA e dei loro alleati, della NATO, bensì l'imposizione, anche con la guerra, del proprio ordine mondiale, nonostante la stragrande parte dei Paesi e dei popoli del mondo propugnino un assetto multipolare, l'unico in grado di consentire all'umanità di rispondere alle grandi sfide che ha davanti.

Il Partito Comunista Italiano, nello stigmatizzare l'atteggiamento della Polonia, la cui deriva nazionalista è sempre più evidente, e che si propone come “testa d'ariete della #NATO”, lancia un appello a tutti coloro che non assecondano tale politica, fatta propria dal governo Meloni e da tanta parte dell'opposizione, di fare sentire la propria voce.
Ciò che si prefigura nei confronti della Bielorussia è un altro passo verso il baratro, i veri nemici della pace hanno ancora una volta gettato la maschera, chi ripudia la guerra è necessario sia in campo, essa abbisogna di atti concreti.
Noi, il PCI, ci siamo.
Roma, 24 Maggio 2023
Il Partito Comunista Italiano

mercoledì 24 maggio 2023

Bakhmut o Artemovsk? Pirro o Putin?

 


Sulla attuale situazione ad Artemovsk.
Poiché la città stessa è stata completamente persa dall'AFU, le forze armate ucraine stanno ora martellando senza alcuna restrizione le loro ex posizioni.  Non vengono intraprese mosse significative per tornare ad Artemovsk, solo azioni di disturbo. L'attività dei DRG nei pressi della periferia occidentale della città è sporadica. Lo sminamento è ancora in corso in città, dove procedono le operazioni di sgombero delle macerie e di rimozione dei cadaveri. Sarà più difficile farlo nei quartieri occidentali di Artemovsk a causa del rischio di crolli... (Notizie da fonte russa)


Una riflessione di Alessandro Orsini:
"La conquista di Bakhmut, ora tornata ad essere Artemovsk, corrisponde a una vittoria di Pirro per i russi.
Così dice il Corriere della Sera.
Il che significa che la perdita di Bakhmut/Artemovsk corrisponde a una sconfitta di Pirro per gli ucraini. Quindi, se capisco bene, i russi hanno vinto e gli ucraini hanno perso. Pirro per Pirro, meglio vincere che perdere. E poi, scusate, Pirro aveva 6000 testate nucleari? Cioè i suoi elefanti facevano boom? Erano elefanti nucleari? Erano elefanti tattici o strategici? Quindi il Corriere della Sera paragona Pirro a Putin trascurando questo dettagliuccio, questo fatterello, che Putin ha 6000 testate nucleari.
Capito a che livello siamo?
Roba da non crederci.
Ecco un esempio di ciò che ho proposto di chiamare: "Manipolazione mediante confusione".
L'Ucraina perde la battaglia più importante della guerra, mandando a morire una quantità impressionante di soldati, tra cui molti dei suoi combattenti migliori, e poi arriva il Corriere della Sera a spiegarci che la Russia, vincendo a Bakhmut/Artemovsk, ha subito uno svantaggio.
A me interessa soltanto questo: raccogliere la più grande documentazione possibile per dimostrare che le politiche del blocco occidentale in Ucraina e in Siria sono un fallimento totale e che i media italiani operano per nascondere questo fatto autoevidente. Mi interessa fornire le prove empiriche per mostrare che l'informazione in Italia sulla politica internazionale è controllata come nelle dittature. Fidatevi di me: le politiche del blocco occidentale sono inumane e stanno portando alla devastazione di un intero Paese per favorire l'espansione della Nato ai confini con la Russia.
Il movimento pacifista si sta riorganizzando.
Avanzi l'Italia, avanzi la pace."





lunedì 22 maggio 2023

Julian Assange chiede "misericordia" a re Carlo III...



La lettera del 5 maggio 2023 solleva molteplici domande. Senza indugiare in dietrologia e limitandosi a valutare soltanto i fatti, emerge chiaramente l'ipotesi che la lettera possa veicolare un messaggio da Julian in codice che, in pratica, inizia le trattative per la sua liberazione.

Formalmente, la lettera, oltre ad essere un invito al re a visitare la prigione di Belmarsh, costituisce una richiesta di grazia.  Bisogna precisare che Julian non può adoperare la parola “grazia” (in inglese, “pardon”) in quanto è un termine giuridico usato per indicare l’annullamento di una condanna passata in giudicato, mentre non pende su Julian nessuna sentenza di condanna.  Quindi per aggirare l’impasse, Julian ricorre alla parola comune “mercy”, che possiamo tradurre con “clemenza”.  Purtroppo nelle traduzioni italiane della lettera di Julian diffuse su tutti i mass media e prodotte dagli inaffidabili traduttori automatici come Google Translate, DeepL o ChatGPT, appare la parola “misericordia”, termine religioso che dà un fuorviante tono pietistico ad un discorso che, in inglese, è tutt’altro che pietistico.  
In sostanza, dunque, Julian sta semplicemente chiedendo, com’è nel suo diritto, un atto di clemenza reale in concomitanza con l’ascesa di Carlo al trono:
“Vi supplico…, mentre salite sul trono, di ricordare le parole riportate da Matteo (5:7): «Beati i clementi, perché troveranno clemenza».  E possa la clemenza essere la stella polare del Vostro Regno, sia all’interno che all’esterno delle mura di Belmarsh.”
“Clemenza” significa, in concreto, che Julian sta chiedendo al re di liberarlo dal carcere e, contestualmente, di revocare l’ordine di estradizione negli Stati Uniti già firmato il 17 giugno 2022 dall’allora Ministra degli Interni Pritti Patel.
A pensarci bene, poi, re Carlo avrebbe anche due buoni motivi per concedere la grazia a Julian.  Anzitutto, toglierebbe in tal modo le proverbiali castagne dal fuoco ai giudici dell’Alta Corte britannica.  Infatti, se l’ordine di estradare Julian non è stato ancora eseguito, è perché i suoi avvocati l’hanno impugnato per ben 16 vizi formali e sostanziali – per esempio, la natura politica della richiesta statunitense di sottoporre Julian a processo, in barba al relativo trattato UK/USA che invece proibisce le estradizioni politiche.  La grazia concessa dal re,  dunque, dispenserebbe l’Alta Corte dal dover riaprire il processo di primo grado ed affrontare le imbarazzanti e spinose questioni giuridiche sulle quali, a suo tempo, la giudice di primo grado, Vanessa Baraitser, aveva sorvolato.
In secondo luogo, il re avrebbe anche un interesse personale a fare un “gesto regale” di clemenza in quanto, per via dei suoi molteplici scandali in passato, Carlo ha molto da fare per crescere in statura presso la popolazione sulla quale vuole regnare.  Ed è proprio per ribadire la necessità di riabilitarsi che Julian cita alcuni versi del dramma shakespeariano Il Mercante di Venezia, laddove la protagonista Porzia cerca di convincere l’usuraio Shylock – come Julian cerca di convincere re Carlo – che, "con un atto di clemenza, ti farai grande; quindi non stare a calcolare i presunti torti subiti in passato o i risarcimenti dovuti; non si è clementi per calcolo o costrizione; fa' un atto generoso e sarai compensato anche tu perché il popolo considererà nobile quel gesto e te un uomo (sovrano) da rispettare".  Ecco i versi:
"Non s’è clementi per calcolo o costrizione:
la clemenza è una dolce pioggia spontanea
che si sparge su ogni terreno, e, dandosi,
valorizza sia quel terreno che se stessa."
NOTA: Julian cita soltanto due versi del testo shakespeariano ma un buon traduttore umano sa che, per un italiano anche colto, occorrerebbe citarli tutti e quattro.  Infatti, un lettore inglese sente in testa il terzo e il quarto verso non appena legge i primi due.  Ma non un lettore italiano – il quale, tuttavia, non appena legge "Nel mezzo del cammin di nostra vita…", sente subito in testa "mi ritrovai per una selva oscura".  Tutto questo, gli inaffidabili traduttori automatici non possono saperlo e quindi si limitano a riprodurre i primi due versi e basta.  Versi che essi traducono, poi, atrocemente: "La qualità della misericordia non è tesa; cade come una dolce pioggia dal cielo sul luogo sottostante" (Google Translate, DeepL, ChatGPT).  Che vuol dire?  Non granché.
Perciò, nel chiedere al re la clemenza, Julian non doveva far altro che scrivere una richiesta di poche righe, fare le sue belle citazioni bibliche e shakespeariane e, tutt’al più, ricordare al re che, oltre ai quattro anni passati a Belmarsh in una alienante cella di isolamento, egli era già stato privato della sua libertà dalle autorità britanniche nei sette anni precedenti, confinato com’era in una stanza dell’ambasciata ecuadoriana a Londra con un cordone di poliziotti intorno 24/7 pronti ad arrestarlo qualora mettesse piede fuori.  Pertanto anche se, a giudizio del re, Assange dovrebbe comunque scontare una pena detentiva per aver rivelato documenti segretati, egli l’ha già scontata – da ben undici anni!  “Enough is enough!”, come ama ripetere il primo ministro australiano Anthony Albanese, ovvero “Ora basta!”, il momento è venuto per un atto di clemenza.  Atto che Julian aveva ogni interesse a chiedere nei termini appena indicati.
Ma non è questa la lettera che Julian ha scritto al re.  
Inspiegabilmente Julian ha colto l’occasione per scrivere, non una semplice richiesta di clemenza, ma una lunga tirata che racconta peste e corna del sistema carcerario di Sua Majestà.  In faccia a Sua Maestà stessa!  Nelle 44 frasi che compongono la lettera di Julian, ritroviamo ben 35 (sic) battute sarcastiche contro la prigione di Belmarsh, con qualche frecciata ironica indirizzata persino contro la persona di Carlo – cioè contro la persona alla quale Julian stava chiedendo un favore!  Che senso ha un comportamento del genere?
Ma ancora più incredibile è il permesso concesso dalle autorità carcerarie per la diffusione di quella lettera, per loro chiaramente infamante.  E’ noto, infatti, che Belmarsh esercita un rigoroso controllo su ogni comunicazione che entra e che esce; pertanto, aver lasciato trapelare la lettera di Julian al re non poteva essere un “errore”.  Del resto, sin dall’inizio, la scelta di gettare Julian in una cella di isolamento di un carcere di massima sicurezza – ovvero, di sottoporlo ad un regime equivalente al 41bis italiano – aveva e ha presumibilmente lo scopo principale di impedire ogni comunicazione tra Julian e il mondo esterno.  Solo i suoi avvocati (poche volte in quattro anni) e la moglie e i bambini (in teoria una volta alla settimana, in pratica una o due volte al mese) possono avvicinarsi a Julian.  Non solo, ma per potersi incontrare con lui, tutti i visitatori devono subire umilianti ispezioni anche nelle parti intime, ispezioni inflitte persino ai due figli di Julian, di 4 e di 6 anni.  Ma da Belmarsh, sembrano dire le autorità, non deve uscire nessuna comunicazione da parte di un detenuto.  E nemmeno per il tramite di un’intervista giornalistica. Lo scorso 4 aprile, ai capi dell’ONG Reporters senza Frontiere è stato impedito di entrare nella prigione per avere un colloquio con Julian proprio in quanto... giornalisti! Perché tanta severità?
Possiamo ipotizzare che le autorità abbiano paura che Julian possa far uscire dalla prigione certi codici da lui memorizzati che diano accesso ad (ipotetiche) cartelle ancora nascoste sul sito WikiLeaks e così far emergere altre rivelazioni imbarazzanti per il Potere.  Inoltre, le autorità presumibilmente non vogliono che Julian possa “aizzare” i suoi sostenitori attraverso messaggi d’incoraggiamento, scritti o registrati – come quelli da lui pronunciati regolarmente dal balcone dell’ambasciata ecuadoriana.  Signornò, niente deve trapelare da dietro i grigi muri della prigione di Belmarsh!  E allora perché le autorità hanno permesso a Stella Moris Assange di portare via e di pubblicare sul sito declassifieduk.org una copia della lettera di Julian al re?  In un tweet dell’8 maggio, la partner di Julian ha addirittura chiesto esplicitamente a tutti gli attivisti pro-Assange nel mondo di fornirle traduzioni della lettera di Julian nelle loro lingue madre, ed è stata inondata di risposte, tutte visibili in rete.
Cosa sta succedendo?
Per quanto restii alle teorie complottiste e, in genere, alla dietrologia, riteniamo che una possibile spiegazione di tutte queste anomalie sia la seguente: la lettera di Julian a Carlo sarebbe in realtà un messaggio in codice per iniziare una trattativa per la sua liberazione.  Una trattativa in cui le richieste e le concessioni fatte da entrambe le parti in questa trattativa vanno messe per iscritto, seppure in codice, e rese pubbliche per essere moralmente vincolanti in quanto di pubblico dominio.  
Le parole chiave, secondo questa ipotesi, nella lettera di Julian a Carlo del 5 maggio 2023, potrebbero essere “my liege” (“mio Sire, Signore, Sovrano”, appellativo usato da un vassallo), nonché termini come “your noble government” (“il Vostro nobile governo”), non importa se l’attuale compagine governativa non è affatto composto dai soli nobili o Lord.  
In pratica, dire “my liege” significherebbe riconoscere la supremazia della Monarchia e dichiararvi la propria sottomissione. Durante l’incoronazione di Carlo a Westminster, persino suo figlio William gli ha dovuto giurare fedeltà promettendo di essere “Your liege man of life and limb”, il “Vostro fedele suddito, pronto a morire per Voi”.   Con la sua lettera, dunque, Julian starebbe promettendo sottomissione totale alla Corona e alle future decisioni del re – e anche del suo governo, in quanto come lui “nobile”.
Come mai questo fustigatore dei Potenti avrebbe voluto abbassarsi così davanti alla Monarchia?  
Da una parte, essendo australiano (e quindi facendo parte della Commonwealth che ha, a capo, il monarca inglese) Julian è stato abituato sin dalla scuola a ripetere frasi come our liege; quindi, in un certo senso, dirlo è per lui una cosa normale.  Anche se – bisogna riconoscerlo – frasi come my liege vengono usate sempre meno oggi come oggi, persino da molti alti funzionari della Corona. Lo dice l’autorevole Economist (9 maggio 2023), commentando il comportamento di molti alti funzionari britannici durante l’incoronazione avvenuta il 6 giugno: “imbarazzati, hanno discretamente (e giustamente) eliminato le parti dei loro discorsi pubblici in cui avrebbero dovuto esprimere fedeltà al re” [corsivo nostro].
Perché Julian ha dichiarato esplicitamente quella fedeltà, allora?  Un motivo ci sarà.
Ritengo del tutto possibile che: (1.) le autorità carcerarie abbiano permesso a Julian di scrivere la sua lettera e di trasmetterla al re, proprio a condizione che essa contenesse frasi che, in occasione della incoronazione di Carlo III, esprimessero sottomissione al volere del sovrano e che (2.) fare ciò costituisca l’apertura formale di un negoziato per chiudere il caso.  Anzi, il negoziato è probabilmente già iniziato.
Sappiamo, infatti, che lo scorso 4 aprile, l’Alto Rappresentante del governo australiano ha fatto visita a Julian – la prima visita a Belmarsh di un funzionario di alto rango da quando Julian è stato incarcerato quattro anni fa.   Inoltre, sappiamo, dalle indiscrezioni dell’Alto Rappresentante prima del suo lungo colloquio con Julian, che egli auspica un serie di visite.  Ora, parlare di “serie” fa pensare, appunto, ad una trattativa, per esempio sulle condizioni di rilascio.  E al centro di questa trattativa non potrebbe non esserci la spinosa questione di base, apparentemente irrisolvibile, ovverosia:  
una volta liberato, Julian ricomincerà a far funzionare il sito WikiLeaks e a rilasciare documenti scottanti ottenuti attraverso quel canale ingegnoso?  O accetterà invece di fare il padre di famiglia e basta? O vorrà invece cercare una via di mezzo: fare il giornalista, sì, ma scrivendo articoli che si basano solo su documenti già rivelati, senza sollecitare o pubblicare nuove rivelazioni?
Ora, trattare le condizioni per il rilascio di Julian significa stabilire delle regole.  Significa anche riconoscere un’autorità, accettata da entrambi le parti, abilitata a far osservare quelle regole.  Perciò la parte britannica potrebbe aver suggerito all’Alto Rappresentante australiano di far scrivere a Julian una lettera di sottomissione alla Corona come riconoscimento dei propri limiti e pertanto come apertura delle trattative.  Dal canto suo, Julian potrebbe essere riuscito a far accettare dalle autorità britanniche la stesura di una lettera – da diffondere pubblicamente – che contenga critiche impietose sulle condizioni di vita a Belmarsh.  In tal modo, la parte britannica, anche se detiene l’ultima parola, riconosce anch’essa i propri limiti.  Così, Julian avrebbe pareggiato i conti e le trattative potranno proseguire su un piano di parità.  
Ma attenzione: le critiche impietose che Julian fa, riguardano soltanto le sue scandalose condizioni di vita in carcere.  Non riguardano il fatto, ancora più scandaloso, che egli sia ancora in carcere dal momento che la sua detenzione è stata giudicata arbitraria dall’ONU, l’approvazione della richiesta di estradarlo risulta stra-viziata e l’extraterritorialità pretesa dalla giustizia statunitense è un chiaro abuso di potere.  Le critiche impietose che Julian fa nella sua lettera non riguardano nemmeno i suoi ben noti cavalli di battaglia: i crimini di guerra USA/UK ancora impuniti o l’illecito spionaggio di massa della CIA/NSA o le devastazioni ambientali da parte delle multinazionali petrolifere, per esempio.  Evidentemente questi cavalli sono stati messi al pascolo mentre Julian componeva la sua lettera al re.  In fondo, se si vuole davvero negoziare, bisogna accettare di interrompere le ostilità: l’Ucraina insegna.  E questa sembra essere stata la scelta del co-fondatore di WikiLeaks – una scelta saggia che non si può non approvare:
Per tutto c'è il suo tempo...  
un tempo per strappare e un tempo per cucire,
un tempo per parlare e un tempo per tacere…  (Ecclesiaste 3, 7)
Che dire, infine, dello strano paragrafo in cui Julian cita i versi di Proverbi 22:6 – in verità, poco attinenti al suo discorso – e accenna al “big day out” (letteralmente, “grande giorno fuori” ma il riferimento potrebbe essere ai concerti rock “Big Day Out” che si tenevano in molte città australiane).  Chissà cosa potrebbero veicolare le cifre 22:6 e quei riferimenti al mondo di fuori downunder??  Ma, a questo punto, siamo a due passi dalla divinazione.  Perciò, dal momento che divini non siamo, tronchiamo le speculazioni e attendiamo altri indizi.
Rimane ferma, però, la possibilità che la lettera al re Carlo rappresenti il primo passo concreto e documentale verso la liberazione di Julian Assange.  Per ora, una ipotesi soltanto.  Dita incrociate.

 Patrick Boylan 



domenica 21 maggio 2023

G7. La storia del bastone e della carota e di 6 muli ed un carovaniere...


                                          Hiroshima, 21 maggio 2023
 - Ultimo giorno di biada 

 I Magnifici Sette, o, meglio, i "sei" di Washington allevati nell'incubatrice del sistema politico nord-americano, si sono  ritrovati ad Hiroshima il 21 maggio 2023, con il capataz zelensky (meloni assente a causa di precedenti impegni di governo ndr), per l'ultimo giorno di Assemblea. Il giorno delle decisioni finali.  Lì, con cinismo a sangue freddo, sulle tombe di centinaia di migliaia di vittime del bombardamento atomico statunitense, alla presenza del presidente del Paese assassino, hanno discusso di "pace". Più precisamente, di "un mondo senza Russia".

 Lo scopo dichiarato è fermare la Russia a tutti i costi, isolarla definitivamente con le sanzioni, tagliare i flussi finanziari che permettono ai russi di sopravvivere, commerciare e vincere.

Come al solito, l'arsenale dell'Occidente è costituito da una carota e da un bastone. Il primo è per i recalcitranti che non hanno paura di rimanere in contatto con la Russia. Alcuni di loro potrebbero anche non essere passibili di bastone ma di proiettile, come è successo al precedente primo ministro giapponese, Shinzo Abe. Non è mai stato un amico della Russia ma un politico di orientamento nazionale al cui confronto Kishida è uno sciapito.

kishida con  meloni

Ma c'è anche una carota. L'Occidente la sta usando per conquistare le parti vacillanti, dal Brasile, all'India, al Vietnam, all'Unione Africana. Washington promette un posto al sole per ciascuno di loro nel "nuovo ordine mondiale". Il presidente brasiliano Lula da Silva è stato persino invitato a Hiroshima: che gioia se i Brics si spaccassero.

 E' chiaro che ogni tentativo di isolare la Russia è destinato a fallire. Inoltre, non fanno altro che avvicinare il crollo del loro stesso "ordine basato sulle regole".

L'Occidente minaccia di disconnettere i partner della Russia dallo SWIFT? Ma non fa altro che incoraggiare la creazione di sistemi di pagamento internazionali alternativi. L'Occidente agita il dollaro come un'arma? Non fa che accelerare la de-dollarizzazione del pianeta. L'Occidente sta cercando di tagliare i flussi energetici attraverso l'Eurasia? Nuovi corridoi di trasporto appaiono sul continente, da est a ovest e da nord a sud.

La Russia non può essere esclusa da questi processi. In questo momento il nostro Paese sta costruendo nuovi progetti di sviluppo che coinvolgono Cina, Iran, Turchia, OPEC+ e il Sud globale. La Russia si è rivelata troppo grande per "entrare nel cappello" di un egemone degradato.

 Naturalmente, questo non è l'ultimo tentativo dell'Occidente di prendere l'iniziativa. Il prossimo sarà il vertice NATO di Vilnius a luglio, dove si deciderà come ribaltare la situazione.


Preparativi per la guerra batteriologica

L'Occidente, guidato dagli Stati Uniti, non ha bisogno di pressioni militari, ostacoli finanziari e sanzioni economiche contro la Russia di per sé. Capiscono che se la Russia vince, l'intera Pax Americana crollerà come un castello di carte. Il mondo volterà le spalle alla perdente "civiltà dei colonizzatori", che ha torturato l'intero pianeta per mezzo millennio.

Ma questo è domani. Oggi il mondo guarda speranzoso mentre anche la Russia difende i suoi interessi.

Indubbiamente, per la vittoria della Russia, le soluzioni nel teatro di scontro sono fondamentali. Ma ancora più importante è il giusto mondo multipolare che la Russia sta costruendo. Senza il dominio globale dell'Occidente, con un'autentica sovranità dei Paesi e l'uguaglianza dei popoli.

Elena Panina














sabato 20 maggio 2023

Rinfocolare o congelare la guerra in Ucraina?



La Casa Bianca è ancora in dubbio se rinfocolare o  congelare  il conflitto in Ucraina, seguendo l'esempio della Corea, dell'Ossezia del Sud o del Kashmir. Con il "congelamento"  si risparmierebbero ulteriori tranche a Kiev e si passerebbe ad altri compiti urgenti per gli Stati Uniti, come la competizione con la Cina.

In Occidente c'è ancora qualche flebile  speranza per l'annunciata controffensiva ucraina. Tuttavia, molti politici e diplomatici dietro le quinte ammettono che potrebbe non portare a grandi cambiamenti sul fronte. Questo crea grossi problemi all'amministrazione Biden, che vorrebbe fermare il conflitto in posizioni favorevoli per presentarlo come una vittoria.

Inoltre, il Pentagono ha consegnato a Kiev una quantità colossale di armi, per un ammontare di decine di miliardi di dollari. E bisogna in qualche modo spiegare agli americani per cosa li hanno spesi (anche in considerazione che molte di queste armi vengono distrutte dai russi prima ancora di arrivare al fronte).

Se l'Ucraina non riuscirà a dimostrare di avere un po' di  successo sul campo di battaglia entro settembre, l'Occidente si aspetta che le pressioni internazionali di Cina, Brasile, India e altri Paesi neutrali costringano gli Stati Uniti e l'Europa a dialogare con la Russia.

I lobbisti ucraini stanno cercando di negoziare per l'invio di  almeno alcuni jet da combattimento occidentali  come ultima risorsa. Ma la Casa Bianca vuole rimandare la questione -come qualsiasi negoziato sul futuro status dell'Ucraina - a dopo la fine della fase attiva del conflitto.

L'idea di un "congelamento" è sostenuta a fasi alterne dal vetusto Henry Kissinger, che tentenna tra  l'esortazione all'Ucraina a fare i conti con le perdite territoriali e l'ampliamento del conflitto. Ma anche il capo della CIA William Burns, candidato alla carica di Segretario di Stato, è un temporeggiatore. 

Un cessate il fuoco, per Biden, potrebbe essere l'unica opzione decente nel periodo che precede le imminenti elezioni presidenziali, con i bilanci ucraini che si stanno esaurendo, i problemi a concordarne di nuovi e la stanchezza dell'opinione pubblica per il coinvolgimento crescente nel conflitto. E se questo stato di cose  durerà fino alle elezioni potrebbe portare a una vittoria di Trump, che promette di fermare la discesa degli Stati Uniti nella Terza Guerra Mondiale...

Malek Dudakov