venerdì 29 novembre 2019

Son tutte belle le banche del mondo...

Risultati immagini per le banche del mondo.
Il premio Ig Nobel per la Letteratura 2012 è stato conferito con questa motivazione:
Aver prodotto un rapporto sui rapporti che parlano di rapporti che raccomandano la preparazione di un rapporto sul rapporto sui rapporti che parlano di rapporti.” (for issuing a report about reports about reports that recommends the preparation of a report about the report about reports about reports. [“Azioni Necessarie alla Valutazione dell'Impatto e dello Sforzo per la Stima dei Costi di Rapporti e Studi, US Government General Accountability Office report GAO-12-480R, May 10, 2012.])
Oggi solo la realtà, la base dell'isteria.

Sogna o è desto?
Charles Sannat è incaricato d'affari e analista alla BNP Paribas. Un buon punto d'osservazione ma anche - potenza dell'essere sociale - un buon punto per auto-anestetizzarsi i neuroni. Insomma strafarsi di finanza.

Ecco cosa dice di Deustche Bank in un articolo intitolato La Deutsche fallirà e farà colare a picco l’Europa?” (https://insolentiae.com/la-deutsche-bank-faillite/) (traduzione mia)
a) “I prodotti derivati [in tasca a DB] ammontano a … 45 000 miliardi di euro, grosso modo … Sì, nessun errore: quarantacinquemila miliardi di euro e qualche spicciolo! C'è da essere inquieti, ma non terrorizzati! [enfasi sua]
Perché, ci domandiamo noi (inquieti se non proprio terrorizzati)?
b) Perché “Il rischio massimo per la Deutsche Bank è stimato in 1515 miliardi di euro” dato che “sebbene la cifra di 45 000 miliardi possa sembrare colossale – e lo è – è un ammontare 'nozionale' e quindi non rappresenta affatto il rischio finanziario finale incorso in questa banca”.

Ora, il vocabolario della Borsa Italiana spiega che per “capitale nozionale” si intende “l'importo assunto come base di calcolo per l'adempimento degli obblighi associati a uno strumento derivato o titolo assunto a riferimento come sottostante per il pricing di un contratto derivato. […] Il nozionale è così denominato perché si tratta di un capitale fittizio, che non viene scambiato.”
Ovvero, detto in parole povere, il valore nozionale è il valore di capitale fittizio (e su questo non ci sono dubbi, e nemmeno Karl Marx ne aveva quando lo indagò nel III libro del Capitale), ovvero è il valore di una montagna di contratti collegati ad altri contratti dipendenti da altri contratti segnati su contratti che parlano di contratti. E' cioè un capitale da Ig Nobel.

Il che vuol dire che qualcuno, se la DB dovesse fallire, si ritroverebbe in mano un cerino acceso di 43.500 euro. Perché è così che funziona uno schema Ponzi all'incontrario. Ahahah! Che scherzo!

Ma perché è importante per Sannat che il rischio massimo per DB sia di (soli?) 1.515 miliardi?
c) Perché è “una cifra che è alla portata della BCE”. Evviva! La BCE può salvare Deutsche Bank.
Ma cosa vuol dire? Intanto faccio notare che essendo il bilancio della BCE di 4.000 miliardi non so se aggiungere una somma pari a più di 1/3 del bilancio “fondamentalmente non porterà strettamente a nessun cambiamento della situazione” (ne changera fondamentalement strictement à rien à la situation). Ho invece l'impressione che riforma del MES e ricatti vari porteranno alla preannunciata rapina di risorse nel resto d'Europa, a maggior gloria teutonica.
d) E alla fine cosa succederà, secondo Sannat? Ma nulla d'importante, dice: una guerra monetaria con gli USA e alla fine una cosuccia da niente: la crisi monetaria.

Le cose continueranno ad andare nel medesimo verso. E qual è questo verso? Quello della crisi monetaria! Si rimpiazzano le crisi economiche, le crisi borsistiche o delle obbligazioni con un gonfiamento di tutti gli attivi, ciò che forma la bolla del tutto (ce qui forme la bulle de tout )”.
e) Questo è l'esito obbligato della crisi iniziata nel 2008:
Stiamo dunque andando verso una crisi monetaria che sarà l'ultima tappa di questa crisi che dura da 10 anni.
f) E saremo anche fortunati se andrà così:
Questo per quanto riguarda lo scenario più favorevole (Voilà pour le scénario favorable).”
g) Perché esistono anche scenari meno belli:
... in caso di problemi, in caso di accidenti, in caso d'impotenza delle banche centrali, o peggio ancora, in caso d'esplosione dell'Euro, della zona euro e di un ritorno en catastrophe alle monete nazionali, le cose possono chiaramente finire molto male.
Così un funzionario delle élite finanziarie europee. Che questo possa dire un impoverimento drammatico delle società europee, non gliene può importar di meno!

E' desto o sogna?
Ma, a proposito: come sta la UE, come sta l'Eurozona?
Ha preso una bella influenza e chissà se è solo stagionale.
Le relazioni tra Francia e Germania non sono mai state così pessime da tanti anni. Non ho quasi mai visto tanta indignazione e tanto fraintendimento (The relations between France and Germany have not been so bad in a long time. I have almost never experienced such outrage and misunderstanding)”.
Così Claudia Major, Senior Associate all'Istituto Tedesco per gli Affari Internazionali e per la Sicurezza (https://www.nytimes.com/2019/11/23/world/europe/nato-france-germany.html)

E non è passato nemmeno un anno dallo “storico” trattato di Aquisgrana firmato da Macron e Merkel. Perché?
Impazienza di Macron per una Europa più autonoma dagli USA, pare, e snervante (per Macron) prudenza della Merkel.
Ricordo a tal proposito la recente doppietta del presidente francese:
1) Dichiarazione che l'Occidente non potrà più essere il centro egemone del mondo (Nous sommes sans doute en train de vivre la fin de l’hégémonie occidentale sur le monde). E questo non solo per la potente sfida dell'Oriente, ma anche perché l'ordine mondiale è stato “profondamente scosso dagli errori dell'Occidente in alcune crisi, dalle scelte americane da molti anni a questa parte e che non sono iniziate solo con questa amministrazione”   (https://www.elysee.fr/emmanuel-macron/2019/08/27/discours-du-president-de-la-republique-a-la-conference-des-ambassadeurs-1)

Macron guarda a Est? Macron ha bisogno dell'Europa per guardare a Est? Macron ha bisogno della Germania per guardare a Est e la Germania è in mezzo al guado e non sa che pesci pigliare? E se sì, cosa spinge un presidente così euro-atlantico, già figliolo prediletto di Donald Trump (anche se c'era da dubitarne) e figliolo prediletto delle grandi banche d'affari statunitensi?


Il Potere del Territorio è di nuovo in conflitto col Potere del Denaro?
Non ci sarebbe da stupirsi. Si pensi che mentre il Potere del Territorio statunitense stava sprofondando in Vietnam, il Potere del Denaro statunitense metteva in salvo i suoi capitali nelle banche offshore (LoL!). Fedeli sì, ma fin quando serve.
Ma se è così, dove passano le maggiori fratture?
Il Potere del Territorio (di conseguenza?) si ri-compartimentalizza?

Perché mantiene un ferreo segreto?
E' la crisi sistemica, bellezza! Tutti contro tutti. Si salvi chi può. À la guerre comme à la guerre.
Le alleanze traballano, le geometrie variabili impazzano. La logica ... non ne parliamo!  (Piotr)

Risultati immagini per la guerre comme à la guerre

giovedì 28 novembre 2019

APPELLO DELL’INTERNATIONAL ACTION CENTER PER LA LOTTA ALLE SANZIONI USA


Risultati immagini per Sara Flounders

Le sanzioni vengono imposte dagli Stati Uniti e dai suoi soci minori contro paesi che si oppongono al loro ordine del giorno. Si tratta di armi della Guerra Economica che producono carenze croniche di necessità di base, delocalizzazioni economiche, iperinflazione caotica, carestie indotte, malattie, povertà. In ogni paese sono i più poveri e i più deboli – bambini, minori, malati cronici, anziani – a subire il peggiore impatto delle sanzioni.

Le sanzioni imposte dagli USA violano il diritto internazionale e sono strumenti per i cambi di regime. Coinvolgono un terzo dell’umanità in 39 paesi. Sono un crimine contro l’umanità utilizzato, al pari degli interventi militari, per rovesciare governi e movimenti che hanno il sostegno popolare. Forniscono appoggio economico e militare a forze di destra subalterne agli USA.

Il dominio economico degli USA e le sue oltre 800 basi in tutto il mondo esigono che tutti gli altri paesi partecipino alle azioni di strangolamento economico. Devono porre fine a tutti i normali rapporti commerciali, se non vogliono trovarsi puntata contro l’artiglieria di Wall Street. Le banche e le istituzioni finanziarie responsabili della devastazione delle nostre comunità a casa, guidano il saccheggio degli altri paesi.

Molte organizzazioni hanno combattuto da tempo le sanzioni e le guerre economiche. ORA abbiamo l’opportunità di unire gli sforzi per far crescere la consapevolezza di questo cruciale problema.

La nostra campagna allargata comprenderà proteste e manifestazioni, pressioni, petizioni e tutte le forme di impegno comunicativo..

Come passo iniziale di questa campagna sollecitiamo mobilitazioni e attività di informazione-formazione da organizzarsi in vista della Giornate d’Azione Internazionale contro le Sanzioni e la Guerra Economica degli Stati Uniti, nei giorni 13-15 marzo 2020.

Sara Flounders

Risultati immagini per Sara Flounders
 

Sanctions are imposed by the United States and its junior partners against countries that resist their agendas.  They are a weapon of Economic War, resulting in chronic shortages of basic necessities, economic dislocation, chaotic hyperinflation, artificial famines, disease, and poverty.  In every country, the poorest and the weakest – infants, children, the chronically ill and the elderly – suffer the worst impact of sanctions.

US imposed sanctions, violate international law and are a tool of regime change. They impact a third of humanity in 39 countries.  They are a crime against humanity used, like military intervention, to topple popular governments and movements.   They provide economic and military support to pro-US right-wing forces.

The US economic dominance and its +800 military bases worldwide demands all other countries participate in acts of economic strangulation.  They must end all normal trade relations, otherwise they risk having Wall Street’s guns pointed at them.  The banks and financial institutions that are responsible for the devastation of our communities at home drive the plunder of countries abroad.

Many organizations have been fighting Sanctions and Economic War for some time.  NOW is an opportunity to combine efforts to raise consciousness on this crucial issue.

This broad campaign will include protests and demonstrations, lobbying, petition drives and all forms of educational efforts.

As an initial step for this campaign we encourage mobilizations and educational efforts to be organized for the International Days of Action against US imposed Sanctions and Economic War on March 13-15.

Sara Flounders

mercoledì 27 novembre 2019

Extinction Rebellion, la rivolta dei padroni... "pro estinzione della ribellione"


Risultati immagini per extinction rebellion

Non per nulla è in Inghilterra, dove George Soros ha condotto il suo primo assalto a una moneta nazionale, demolendola e facendoci una montagna di miliardi, che si è messa all’opera una delle sue creature più recenti. Quell’Extinction Rebellion, con nel logo la clessidra a segnare la fine del mondoche, bloccando Londra, lì ha fatto il botto più grosso, mutuando, con gli scontri duri e i droni a sabotare addirittura gli aeroporti, i metodi dei fratelli di Hong Kong. Nel grafico, Soros (Open Society) e “ribelli” vari a sostegno di XR. Tutti anitifascisti, antirazzisti, antipopulisti e antisovranisti. Tutti zitti su liberalismo, imperialismo e guerre.


Il fondatore di XR, Roger Hallam, colloca il suo movimento nella tradizione di Ghandi e Luther King. Però calcola la rivoluzione, le sue vittime, i suoi arrestati, con un algoritmo. In un convegno dell’affine “Amnesty International”, ha proclamato, con toni che ci fanno capire da dove viene il linguaggio delle sardine: ”Costringeremo il governo ad agire. E se non lo farà, lo abbatteremo e creeremo una democrazia adatta allo scopo. E, sì, alcuni potrebbero morire nel processo”.  In un video Hallam raccomanda di farsi dare “i soldi dai capitalisti, che abbiamo riempito di ansia per il cambiamento climatico”. E dunque chi trovi, ansioso o no, tra i bancomat di XR? Oltre Soros, con Bill Gates e Ted Turner nella Global Business Association (una specie di Confindustria mondiale), la catena di abbigliamento C&A, una serie di Fondi d’Investimento che fioriscono sui derivati, la famiglia Kennedy, la famiglia Buffett, la famiglia Rockefeller, il neocandidato miliardario Bloomberg, tanti altri. Insomma XR è il pupetto nato dall’impegno della necrocratica  créme de la crème imperialcapitalista mondiale.

Gli attivisti di XR sono quasi tutti volontari…pagati. Fino a 450 euro la settimana. Si riempie un modulo in cui si illustrano i propri bisogni vitali e si chiede il VLE, Volunteer Living Expense che dà diritto al “rimborso”. Non stupisce che le piazze di XR siano affollate. Del resto, chi ci salva dall’estinzione non merita questo modesto guiderdone?


Quando Hallam, un agricoltore biologico e ricercatore presso il King’s College, fondò XR nel 2018, insieme a Gail Bradbrook, altra ricercatrice convinta alla causa, scoperta facendosi di LSD in Costarica, alla comitiva si aggiunse una vasta schiera di studiosi, soprattutto psicologi e psichiatri, quanto occorre per trasformare una preoccupazione in isteria collettiva. 

C’era anche Antony St.John, XXII barone St.John of Bletso, uno dei novantadue membri ereditari della Camera dei Lord, presidente del consiglio di amministrazione della banca commerciale Strand Hanson e direttore esecutivo di un lungo elenco di società minerarie, informatiche, telematiche, energetiche e finanziarie, sia in Sud Africa sia in Europa. Quelle che fanno tanto bene al clima. Nella Camera dei Lord è membro della Commissione Esecutiva del gruppo parlamentare sull’Africa. Come tale, grande sponsor delle migrazioni. Il cerchio si chiude. E chiudo anch’io.

Fulvio Grimaldi -  www.fulviogrimaldicontroblog.info

Risultati immagini per fulvio grimaldi

martedì 26 novembre 2019

Parma. Protesta animalista: "Fuori i macachi dall’Università - Stop vivisezione”

Risultati immagini per Parma. Protesta animalista: Fuori i macachi dallUniversità - stop vivisezione
Il 26 novembre 2019 rimarrà una data storica per l’antivivisezionismo e la liberazione animale: durante le prime ore del mattino alcuni attivisti hanno occupato il tetto dell’Università in via Volturno a Parma e srotolato uno striscione con la scritta “Fuori i macachi dall’Università #stopvivisezione”. Un atto di disobbedienza civile supportato da molti altri attivisti che in più 20 città italiane (*) hanno appeso analoghi striscioni inneggianti la liberazione dei macachi ai cancelli di decine di Facoltà scientifiche e di Psicologia.
L’azione rivendicata dal “Coordinamento Macachi Liberi” intende mantenere alta l’attenzione sulla sorte dei 6 macachi detenuti negli stabulari dell’Università di Parma che in collaborazione con l’Università di Torino li sta sottoponendo all’esperimento “Lightup – Turning the cortically blind brain to see”.
I primati che ad oggi sono ancora in fase di addestramento saranno sottoposti con l’inizio del nuovo anno ad un intervento molto invasivo e doloroso alla corteccia cerebrale per limitare al minimo la loro vista e studiare i deficit visivi. Al termine dell’esperimento, che durerà cinque anni, gli animali saranno uccisi.
Con questa protesta gli attivisti chiedono al Ministro della Salute Roberto Speranza di fermare immediatamente il progetto che coinvolge oltre all’Università di Torino e di Parma anche quella di Oxford e che ha ottenuto un finanziamento per due milioni di Euro di fondi pubblici dall’European Research Council.
Una nota del Coordinamento sottolinea: “I macachi in questa fase di addestramento possono essere ancora salvati. Costituiscono la prova che chi pratica la vivisezione non ha alcuna intenzione di fare evolvere la ricerca e privilegia interessi economici e accademici. Tra l’altro ci sono volontari umani già affetti da questa rarissima cecità corticale disposti a collaborare alla sperimentazione. Anche i primati di Parma, come milioni di altri animali stabulati e già condannati, non hanno scelto di essere lì e non hanno possibilità di andarsene perché una falsa scienza priva di etica e serva delle multinazionali dimentica il principio Primum non nocere”.
(*) Elenco delle città: Alessandria, Ancona, Bergamo, Bologna, Catania, Firenze, Foligno, Grosseto, Lodi, Milano, Novara, Padova, Parma, Pavia, Perugia Roma, Rimini, Torino, Trieste, Udine, Venezia, Verona.
Foto al link
Ufficio Stampa
Silvia Premoli
mob. 328 044 0635
animalpress@animalpress.it

lunedì 25 novembre 2019

Sardine indigeste... e politica d'alto bordo

Risultati immagini per Sardine  indigeste... e politica d'alto bordo
Sardine: hors-d'oeuvre indigesto

Diceva Joseph Goebbels, il più grande propagandista della Storia dopo Paolo di Tarso, uno a cui gli indebitamente celebrati piazzisti italiani, Salvini e Renzi, stanno come Gianni Riotta a Pulitzer, “Quando sento parlare di cultura metto mano alla pistola”. Frase infelice e si sa dove ha portato. A me viene quel prurito alle mani quando sento i media italiani, a tastiere e microfoni unificati, celebrare, come tutti copiassero lo stesso testo dal primo della classe, tipo il New York Times, o la CNN, tutti gli eventi che vedono rumoreggiare in piazza più di venti bambini e adolescenti. In tempi recenti, il fenomeno è andato accelerandosi e non c’è più fine al tripudio. 

Dai bravi giovani di Greta si è passati ai bravissimi di Fridays For Future e poi di Exctinction Rebellion, per tripudiare ora sulle ultrabravissime “sardine”. Chissà perché a noi non succedeva, qualche decennio fa, ma erano invece mazzate, rodei di camionette e blindati. Vai a sape’. Ce la prendiamo con queste sardine colorate nel prossimo articolo, fra qualche giorno. 

Nel frattempo godetevi questa sublime espressione di arroganza, odio, intimidazione, violenza, totalitarismo, in linguaggio da bulli di seconda media, che è il “manifesto” ufficiale delle “sardine” (http://altracalcata-altromondo.blogspot.com/2019/11/il-manifesto-politico-delle-sardine.html)...


Risultati immagini per fulvio grimaldi


venerdì 22 novembre 2019

La bufera germanica scende sull'Europa


Risultati immagini per à la guerre comme à la guerre

«Non voglio un'Europa germanizzata ma una Germania europea» (Thomas Mann)

Risultati immagini per La bufera germanica

Sull'Europa sta arrivando la bufera. E come al solito viene dalla Germania. La seconda volta in meno di 80 anni. Ne sono convinti euro-entusiasti come Giampaolo Galli ed euro-scettici come Alberto Bagnai: la proposta riforma del MES è un disastro. Ma il disastro europeo è ormai tale che approvarla o non approvarla non cambia nulla. Perché quel che conta sono i rapporti di forza politici, non i meccanismi tecnici. E l'Europa si è auto-intrappolata in questi rapporti di forza.

Tutti ormai hanno capito che il problema sul tavolo è il salvataggio delle banche tedesche e in subordine quelle francesi. L'enorme Deutsche Bank in primo luogo.

Per anni Berlino ha frantumato gli zebedei di tutta Europa dicendo che i Paesi PIIGS (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna) “vivevano sopra i loro mezzi”, che loro non volevano pagare i nostri debiti e imponendoci una austerità devastante.

La realtà è che tutta l'Europa ha pagato la riunificazione tedesca (che adesso economicamente appare per ciò che è: una conquista coloniale della Germania Est da parte della Germania Ovest – chiedetelo ai Tedeschi, chiedetelo ad Est dove il nazismo sta ritornando in spolvero, sintomo storico infallibile che lì le cose stanno andando a catafascio).

La realtà è che il massacro della Grecia è servito solo a mettere in sicurezza l'esposizione delle banche tedesche e poi francesi.

La realtà è che i PIIGS hanno sempre pagato i “virtuosi” del Nord (in una vera unione non ci sono i “prodighi” e i “virtuosi”, ma meccanismi di ribilanciamento, vedi gli USA).

Leggete questa testimonianza di Tremonti. (https://www.ilsussidiario.net/news/mes-tremonti-germania-in-crisi-come-grecia-juncker-chiese-di-salvare-loro-banche/1952010/)

In piena crisi della Grecia, l’allora presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker, chiese al Ministro del Tesoro italiano «di utilizzare il Fondo Salva-Stati per salvare le banche francesi e tedesche esposte sulla Grecia. Loro erano a rischio per 200 miliardi, noi per 20. La risposta fu: sì, ma pesando la contribuzione dei singoli Stati in base al rischio delle banche e non al Pil. Lì si arrivò allo scontro, lì partirono gli spread. Volevano i nostri soldi e non volevano si parlasse di crisi bancaria. Oggi, al posto della Grecia, ci sono di nuovo banche tedesche. Allora avevano la quinta colonna al Quirinale, e Mario Monti a Palazzo Chigi».

«Ci fu la crisi del 2011, che non fu una crisi causata dai bilanci pubblici (e certo non dal bilancio italiano, come certificato da Bankitalia nelle sue considerazioni annuali), ma una crisi bancaria tedesca e francese. Cosa che poi – dopo aver straziato la Grecia – venne riconosciuta da due componenti della Troika: Fmi e Commissione. Il terzo, la Bce, non si è ancora pronunciato.»

La Germania potrebbe salvare, almeno in parte, le sue banche con il suo enorme surplus commerciale (illegale quello nei confronti degli altri Paesi UE, ma tant'è). Ma ha un problema politico: non saprebbe come spiegarlo a Tedeschi. Poi ha un problema economico: potrebbe incominciare a rimontare il suo debito pubblico. Infine, e questo per l'Europa è il punto centrale, finché si riterrà in grado di ricattare gli altri Paesi europei lo farà.

Come ho sempre sostenuto, la Germania si fingerà “europeizzata” finché le farà comodo, cioè finché l'Europa accetterà di essere “germanizzata”. Poi à la guerre comme à la guerre.
(Piotr)

Risultati immagini per à la guerre comme à la guerre

......................

Commento di F.G.:
"...la bufera, storicamente, viene dai romani, dai turchi e poi dalle varie case regnanti europee, in particolare spagnole, britanniche e francesi. I tedeschi sono apparsi sulla scena solo recentemente e perlopiù in difesa. Con buona pace del mio professore a Colonia, T. Mann, oggi come oggi, preferisco una Germania tedesca, rispettosa degli altri, Italia italiana, Gran Bretagna britannica, ecc., vista l'Europa che abbiamo. Quanto alla DDR, è almeno dagli interventi del grande Giacché che sappiamo quale crimine fosse l"Anschluss. E sei sicuro che il disastro sia solo una questione di banche? Le nostre sono nella merda più di molte altre. E poi i tedeschi non sapranno quanta mafia ci sia  nei ristoranti, nelle gelaterie e nell’immobiliare italiano in Germania, ma sanno benissimo quante mafie ci sono nel nostro sistema finanziario. Certo è che le oligarchie franco-tedesche con il MES vorranno far fare anche a noi la fine della Grecia. Vari Tsipras sono già disponibili..."


martedì 19 novembre 2019

Piano ecologico strategico salva ILVA



Immagine correlata

Caro Paolo, ho predisposto un  piano  per salvare l’ILVA e creare nuova occupazione anziché licenziare il personale.

Il problema mondiale è che si è ridotta la committenza per l’acciaio e quindi la via è quella di trovare, facendo anche leva sulla sensibilità mondiale per i problemi ambientali, nuovi modi di impiego per l’acciaio.
A me occorre l’energia positiva tua innanzitutto e dei tuoi lettori per avere risposte dai Ministri ai quali tramite loro conoscenti ho mandato il piano.
Il piano si completa con una fase contemporanea di bonifica dell’aria, tramite la riduzione della CO2 che viene assorbita dalle piante di vetiver utilizzate per la bonifica dei terreni e della CO2 catturata per essere trasformata in metano.
La trasformazione in metano avviene in una macchina inventata da un ricercatore dell’ENEA che produce metano combinando l’idrogeno con la CO2. La produzione di idrogeno dissociando l’acqua ha dei costi elevati dipendenti dall’energia necessaria, che verrebbe ricavata a costo bassissimo utilizzando il surplus di energia degli impianti eolici.
La trasformazione della biomassa vetiver in idrogeno la troverai nel piano  che segue....
Ti ringrazio, un abbraccio, Benito Castorina



PIANO STRATEGICO DECENNALE per salvare l’ILVA aumentando la produttività e consentendole quindi di investire per la messa in sicurezza dei macchinari e dell’ambiente.

Premesso che l’ILVA risenta anche della riduzione dell’impiego dell’acciaio a livello mondiale e che per risollevarsi abbia bisogno di una prospettiva di produzione, ne deriva che la committenza diventa il problema principale dopo la messa a norma degli impianti e i problemi occupazionali.
Di seguito sintetizzo sistemi innovativi per l’impiego dell’acciaio legati al settore ambientale e della sicurezza, dove già sono stanziati fondi o dove è meno difficile ottenerne dalla Comunità Europea.
I sistemi innovativi proposti abbattono i costi degli interventi già finanziati, creano nuove attività lavorative a livello imprenditoriale e quindi occupazionale, creano una filiera virtuosa che lega ambiente ricerca e sviluppo, utilizzano brevetti dell’Università e di ricercatori di centri di ricerca dello Stato italiano.

Il piano che sinteticamente si illustra, oltre a consentire la messa a norma dell’ILVA, le bonifiche ambientali necessarie, e la ripresa produttiva, consentirà la piena occupazione e il benessere. Ogni cosa di seguito descritta si basa su ricerche e prove sul posto e in laboratori specializzati, fatte con ENEA Casaccia, Università Roma1, Università Roma3, CREA e un Brevetto internazionale dell’Università di Teramo.

Il finanziamento del piano deriva dalla vendita dei laminati utili per la produzione di macchinari e per la realizzazione delle strutture necessarie per compiere lavori già finanziati o a carico di terzi e se in seguito all’analisi dei costi non dovessero bastare si ricorrerebbe a un finanziamento integrativo della Cassa Depositi e Prestiti.

I lavori già finanziati riguardano la bonifica di terreni inquinati (Terra dei Fuochi, valle del Sacco), altre “terre dei fuochi” a livello nazionale, come premesso, possono essere finanziati con fondi europei (in particolare i terreni inquinati dall’ILVA, la bonifica del Mar Piccolo del Golfo di Taranto).
La pianta utilizzata per le bonifiche è il vetiver (Chrysopogon Zizanioides) che oltre a bonificare i terreni anche dai metalli pesanti, verrà utilizzata come biomassa per alimentare un reattore che la trasforma in un gas che contiene oltre il 60% di idrogeno, che non produce tar, che non immette CO2 nell’aria e inoltre si può trasformare nelle pellettatrici in un pellet di alta qualità. Il vetiver mentre bonifica il terreno, contrasta e risolve il dissesto idrogeologico, la desertificazione, la bonifica delle falde acquifere superficiali e assorbe una notevole quantità di CO2.
Un’impresa dell’Abruzzo ha realizzato due prototipi del reattore brevettato dall’Università di Teramo ed altre aziende italiane possono essere formate per la realizzazione degli altri reattori e delle pellettatrici necessari per la produzione di idrogeno e di energia pulita abbattendo i costi delle bonifiche e creando un indotto di notevoli proporzioni.

I lavori a carico di terzi riguardano per esempio la Soc. Autostrade che ha l’onere di ricostruire ponti e viadotti pericolanti che non possono essere più costruiti totalmente in calcestruzzo armato semplice o precompresso, ma prevalentemente o preferibilmente in acciaio.
Successivamente alla valutazione politica della proposta, deciderete a chi affidare la redazione del piano strategico, che potrà essere supportato per la parte tecnico-scientifica dai professionisti delle Istituzioni citate e dallo scrivente, che ha a disposizione e può fornire ampia documentazione di quanto sintetizzato,

Benito Castorina

Risultati immagini per benito castorina
Prof. Benito Castorina con un cespo di Vetiver