sabato 30 aprile 2022

Chi c'è dietro sleepy Joe Biden...?

 


Si moltiplicano sul web i video che mostrano il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, in evidente stato confusionale.

Due i piú performanti (ma ve ne sono anche degli altri). Il primo mostra Biden errare imbambolato durante un ricevimento ufficiale, ignorato da un pubblico che riserva le sue attenzioni unicamente a Barak Obama, che é chiaramente la star della serata. Nessuno si fila il Presidente, che si dirige con lo sguardo nel vuoto verso la direzione opposta.

Il secondo video mostra Biden che conclude un intervento ufficiale, si volge verso la sua destra e stende la mano a salutare qualcuno... che non c’é. Impiega forse una decina di secondi per rendersi conto che da quella parte non c’é nessuno. Altra svolta a destra, volgendo il viso al muro e le spalle al pubblico, altri interminabili secondi di imbarazzo generale. Infine, una terza virata di 90 gradi – quella buona – e l’incedere con passo malfermo verso la direzione giusta.

Nulla di eccezionale, in sé. Sono cose che a una certa etá possono accadere a chiunque. La cosa sconcertante, peró, é che un uomo di quella etá, di quello stato di salute e di quella prontezza di riflessi sia stato imposto come Presidente della prima potenza mondiale; anche se – a voler dar retta ai maligni – con qualche “aiutino” non proprio limpidissimo.

E quei suoi problemi non sono proprio recentissimi. Giá due anni fa, durante la campagna elettorale presidenziale, il suo apparente stato cognitivo era tale da indurre il rivale Trump a soprannominarlo Sleepy Joe, cioé Joe l’Addormentato.

Tutto ció induce qualcuno a sottovalutare i rischi insiti nei comportamenti del Presidente USA in relazione all’attuale crisi ukraina. Comportamenti (a cominciare dal linguaggio per finire alle donazioni miliardarie) che vanno tutti in direzione non soltanto di un prolungamento del conflitto, ma anche di una guerra per procura da combattere “fino all’ultimo ukraino” contro la Russia; con il rischio oggettivo di una deflagrazione di piú vaste dimensioni, fino – in via di ipotesi – al conflitto nucleare.

Orbene, questi pericoli, secondo gli ottimisti, sarebbero assai remoti, perché quelle di Biden sarebbero soltanto manifestazioni senili che nessuno – russi compresi – prenderebbero troppo sul serio. Anche il famoso “dito sul bottone” di un attacco nucleare, non sarebbe il dito decisivo – per cosí dire – perché dovrebbero poi esserci altri due diti (quelli di due generali) a confermare il via libera per il lancio.

Certo, se le cose stessero cosí, i rischi di una degenerazione del conflitto sarebbero limitati. Se si trattasse soltanto di un vecchio sbandato che gioca a fare il cow-boy, potremmo almeno fare affidamento sulla saggezza dei suoi badanti.

Ma le cose, purtroppo, non stanno in questi termini. Sleepy Joe non é un cavaliere della valle solitaria, bensí un accolito di Barack Obama, di cui é stato il vice. É stato Obama ad imporlo al Partito Democratico come candidato alle presidenziali. Ed é stato Obama il motore della sua campagna elettorale, fino ad una vittoria che ha suscitato piú di qualche interrogativo.

Stando cosí le cose, c’é il ragionevole dubbio che, quando Biden straparla e sembra agognare ad una terza guerra mondiale, in realtá a tirare le fila sia Obama, con tutta l’autorevolezza e la potenza di un clan che domina il Partito Democratico e che ne determina la linea politica.

D’altro canto, la guerra d’Ukraina non é cominciata adesso. I fatti di queste settimane sono soltanto l’ultimo capitolo di una guerra che dura dal 2014, quando – in piena era obamiama – i servizi americani organizzarono il colpo-di-Stato che depose il Presidente (filorusso) democraticamente eletto, sostituendolo con una coalizione di tutti i partiti (filoamericani) sconfitti alle elezioni.

Da allora il conflitto é andato avanti per tappe, a marce forzate. C’é stata innanzitutto la guerra nel Donbass, scatenata dal nuovo governo ukraino contro le repubbliche separatiste filorusse: 14.000 morti, 35.000 feriti, un milione e mezzo di profughi, il tutto senza che un qualunque telegiornale occidentale si degnasse di mandare in zona un solo inviato speciale. C’é stata poi la richiesta di adesione alla NATO (consacrata addirittura nella nuova Costituzione ukraina). Poi le esercitazioni congiunte fra Ukraina e NATO sul suolo ukraino – ben tre! – a due passi dal confine russo. Ed ancora l’invio di “consiglieri” americani per addestrare l’esercito ukraino e per ammaestrare i servizi segreti. Per tacere di tanti strani movimenti di carattere finanziario, di tante sorprendenti acquisizioni di societá ukraine da parte USA, di tante “partecipazioni” sospette di trafficoni americani nei settori piú delicati della produzione di Kyiev; come quella – per esempio – del figlio di Biden, Hunter, nel consiglio d’amministrazione della societá petrolifera Burisma Holdings [vedi “Social” del 12 dicembre 2014].

Altro che “guerra di Putin”, questa é “la guerra di Obama”. O, forse, sarebbe piú esatto dire che questa é “la guerra di Soros”. La guerra, cioé, di quel galantuomo le cui speculazioni nel 1992 provocarono la crisi della lira italiana: una perdita valutaria di 48 miliardi di dollari ed una svalutazione del 30% della nostra moneta nazionale. Dicesi il 30%, quasi un terzo del suo valore.

Amarcord a parte, George Soros ha aperto le ostilitá contro la Russia in Ukraina (e altrove) ben prima di Barack Obama. É stato lui – il “filantropo” – a tentare per primo di acquisire l’Ukraina ad una crociata “democratica” contro la Russia. Lo ha fatto nel lontano 2004, organizzando e finanziando una delle sue “rivoluzioni colorate” a Kyiev. Sembrava che il miliardario fosse riuscito nel suo intento, ma gli elettori ukraini furono ovviamente di diverso parere, costringendo il suo amico Obama a ripetere l’operazione dieci anni piú tardi.

Il resto é storia di questi giorni. Putin é caduto nel trappolone ed ha scatenato la guerra, mettendosi cosí dalla parte del torto. Anche i giapponesi, nel 1941, si misero dalla parte del torto attaccando la flotta americana a Pearl Harbor. Ma la storiografia dominante non riferisce di quali e quante provocazioni furono capaci gli americani per indurre i nipponici a quell’abominevole “fallo di reazione”.

Fu solo grazie a quel drammatico evento che il Presidente americano del tempo, Franklin Delano Roosevelt, riuscí a violentare la volontá dei cittadini statunitensi che per il 77% (sondaggio Gallup del febbraio 1940) erano contrari all’ingresso degli Stati Uniti nel conflitto.

Gli yankees sono maestri nelle provocazioni. E trovano sempre degli allocchiche si prestano a fare i “cattivi” della situazione. Ma questa, come suol dirsi, é un’altra storia.

La storia di oggi é ancóra un’altra. É la storia di un vecchietto con lo sguardo perso nel vuoto e con il potere di scatenare una guerra mondiale. E, dietro a quel vecchietto, altri sguardi, altre capacitá, altri poteri. C’é poco da stare tranquilli.


Michele Rallo




giovedì 28 aprile 2022

E ora chi ci libera dagli americani?



Grazie agli americani - in collaborazione ufficiale con la mafia italo-americana - l'Italia è stata liberata dai nazi-fascisti esattamente 79 anni fa.

Siamo grati al governo stelle e strisce da qui all'eternità.

Ma ora, chi ci libererà dagli americani consentendo a noi di autodeterminarci da soli senza la Nato, senza lo sfruttamento finanziario ed economico della Fed, di BEzos, di Bill Gates, di Soros, di Warren Buffet eccetera eccetera?
Tre società finanziarie americane si sono comprate mezza Italia, anzi, tutta.

Blacrock, Blackstone, Vanguard group.

E controllano, direttamente o indirettamente, tutte le banche italiane, tutte le compagnie di assicurazioni, il 46 per cento dell'Enel, il 12 per cento dell'Eni, persino le poste italiane e il Corriere della Sera.

Decidono loro - non il miserabile governo italiano - che non possiamo più usare i contanti, e decidono loro che le banche italiane devono investire in derivati e non in attività produttive.
Chi sono i partigiani che ci potranno liberare dalla schiavitù finanziaria degli Stati Uniti?

Sì, gli americani ci hanno liberati dai nazifascisti e ci hanno occupato loro.

Dalla padella alla brace.

Il Giardiniere - Il Giardiniere | Facebook



mercoledì 27 aprile 2022

Zelensky style

 


Avrete notato forse che Zelensky ha un preciso entourage e sono tutti mediamente giovani. Molti hanno studiato o lavorato in Gran Bretagna, qualcuno in America. Alcuni di loro zampillano dalle nostre reti televisive o in video on line e sono tutti dotati di capacità argomentativa non banale, sono molto decisi e cosa più importante, sono coordinati nel senso che sembrano usciti da una riunione di briefing in cui hanno condiviso tutti una unica linea. Si può ipotizzare esista una sorta di Zelensky & Partners, un gruppo coeso ed omogeneo di persone che condividono una precisa strategia politica per tenere il potere in Ucraina al fine di …?

Isoliamo questo soggetto collettivo, dimentichiamoci chi ha intorno come partner interessato (USA, UK, una parte dell’Europa orientale e dei vertici della burocrazia euro-unionista, l’oligarca Kolomoyskyi) concentriamoci sulle sue proprie ipotetiche intenzioni. Come forse saprete, questo gruppo è diventato un partito poco prima finisse la terza stagione della serie televisiva che vedeva Zelensky come protagonista. Si è presentato alle elezioni del 2019 e secondo quanto scriveva the Guardian tre anni fa quando ancora non eravamo arruolati: … con “poche informazioni sulle sue politiche o sui piani per la presidenza, basandosi su video virali, concerti di cabaret e battute al posto della tradizionale campagna elettorale” ottenendo un insperato 30%.

La geografia del voto di questo primo turno, lo collocava al “centro”, sia geografico che politico. Ad ovest i nazionalismi di Poroshenko-Timoshenko, ad est i filo-russi confezionati in partiti apparentemente più di “sinistra”. Un gruppo di giovani ben intenzionati, con tecniche di marketing e comunicazione mediatica molto “occidentali” ha incarnato una possibile speranza. Sappiamo che questa speranza stava scemando prima del 24 febbraio, gli indici di gradimento della Zelensky e Partners (Z&P) erano in discesa e la rielezione fra due anni era data come improbabile.

Pierluigi Fagan - Sinistra in Rete





martedì 26 aprile 2022

Biden e sottoposti vogliono la guerra permanente... in Ucraina ed ovunque nel mondo



Il continuo invio di armi all’Ucraina, le dichiarazioni sempre più bellicose di Biden, di Zelensky, del segretario della NATO Stoltenberg e della presidente della Commissione Europea, il falco Von Der Leyen, la messa sotto accusa di chiunque freni o manifesti qualche dubbio (dal cancelliere tedesco Scholz, al Presidente italiano dell’ANPI Pagliarulo, allo stesso papa e al segretario dell’ONU Guterres), il rifiuto di esaminare qualsiasi soluzione ragionevole di compromesso che non sia la sconfitta e l’affossamento della Federazione Russa (vero scopo di questa guerra da parte degli USA che si servono degli ultra-nazionalisti ucraini), ci stanno portando sull’orlo della Terza Guerra Mondiale, che in effetti è già iniziata “a pezzetti”, per usare un’efficace espressione di papa Francesco.

In realtà questa situazione angosciosa è stata preparata da tempo ed è dovuta alla “crisi sistemica” in atto (per usare un’espressione adoperata dall’amico Piero Pagliani nelle sue lucide analisi). La crisi consiste nel fatto che gli Stati Uniti - convinti, dopo la caduta dell’URSS di essere l’unica super-potenza mondiale e di poter controllare il mondo con le loro 900 basi militari sparse in tutto il globo, le centinaia di migliaia di soldati stanziati all’estero, gli ordigni militari nucleari diffusi in vari continenti, le flotte militari che percorrono tutti gli oceani, le alleanze militari che comprendono 140 paesi della Terra (di cui la NATO è solo quella storicamente più importante), l’uso spregiudicato  e militarizzato della moneta priva di garanzie reali che hanno imposto al livello mondiale, il dollaro - hanno dovuto invece registrare la crescita di alcuni forti concorrenti: tra questi la Federazione Russa risorta dalle ceneri del crollo dell’URSS - dopo alcuni anni di crisi totale ai tempi di Gorbachev ed Eltzin - e la Cina, che in realtà è già diventata la massima potenza economica mondiale. La crisi è quindi è dovuta al fatto che da un mondo unipolare si sta faticosamente passando ad un mondo multipolare, fatto che la classe dirigente statunitense neo-con-democratica (che mischia cioè istinti bellicisti e imperialisti con la pretesa di esportare la democrazia e i diriiti umani con la forza) non può sopportare.

Ormai da 20 anni è stata quindi organizzata una campagna per l’accerchiamento e il soffocamento della Federazione Russa estendendo la NATO tutto intorno ai confini di quel paese. Basta conoscere un minimo di geografia per vedere che le basi e le batterie di missili NATO circondano a semicerchio la Russia partendo dalla Norvegia a Nord, passando per i paesi baltici, la Polonia, la Slovacchia, la Romania. Il settore Sud di questo accerchiamento doveva essere completato con l’organizzazione di due colpi di stato che hanno fatto entrare nell’ambito della NATO due paesi storicamente legati alla Russia, come l’Ucraina e la Georgia.

Il colpo di stato di destra in Ucraina del 2014 - organizzato dagli USA con l’ausilio di alcune formazioni ucraine apertamente naziste - ha fatto parte di questo piano. Il governo che si è instaurato a Kiev non ha nulla di democratico come dice la propaganda NATO: ha posto fuori legge e perseguitato i partiti di sinistra, ha perseguitato e imprigionato i militanti di sinistra ed in alcuni casi li ha massacrati come nel noto massacro di Odessa; ha mandato le sue formazioni paramilitari di destra ad attaccare e bombardare per 8 anni – con solo qualche periodo di tregua – i cittadini di lingua russa dell’Ucraina Orientale che si erano opposti al colpo di stato, ed ai quali era stata promessa dagli accordi di MINSK-II del 2015 un’ampia autonomia nell’ambito dello stato ucraino, accordi mai rispettati. Il finanziatore del presidente Zelenzky è il capitalista/oligarca Kolomoisky che è anche il finanziatore delle formazioni naziste, come il famigerato battaglione Azov, che hanno commesso crimini e stragi ai danni delle popolazioni ucraine di lingua russa e di membri di partiti di sinistra. La data di nascita del criminale Bandera che collaborò con i Nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale e fece massacrare centinaia di migliaia di Ebrei è diventata Festa Nazionale in Ucraina, mentre è stata annullata la Festa della Liberazione dal Nazismo. L’Art. 16 della nuova costituzione ucraina afferma che tra i compiti della nazione c’è quello di “preservare il patrimonio genetico del popolo ucraino”, magari con delle belle leggi razziali.

Per la Federazione Russa il fatto che l’Ucraina rimanesse uno stato neutrale e rispettasse i diritti dei cittadini russofoni era una linea rossa che non poteva essere superata. Si noti che fino al 2014 per 25 anni i Russi avevano pienamente rispettato la sovranità e i confini dell’Ucraina rimasta neutrale tra NATO e Russia. Il caso attuale è il caso contrario a quello del 1962 quando Kennedy minacciò la Terza Guerra Mondiale se i Sovietici avessero installato i missili a Cuba (stato peraltro pienamente sovrano e formalmente in diritto di farsi installare i missili). In quel caso si arrivò per fortuna ad un accordo. I Sovietici rinunciarono all’installazione dei missili a Cuba e gli USA ritirarono i loro missili posti al confine tra Turchia e URSS.  Ma nella crisi attuale le moderate proposte per scritto fatte dalla federazione Russa il 15 dicembre 2021 - che prevedevano solo la continuazione della neutralità ucraina e l’attuazione degli accordi sul diritto all’autonomia delle regioni orientali russofone – sono state respinte con arroganza da Biden e Zelensky e l’aggravamento della crisi è stato inevitabile.

Attribuire – come fa la stupida propaganda occidentale - il precipitare della crisi alle mire del criminale, macellaio, dittatore, “nuovo zar” Putin è una sciocchezza. Nessuno dice che il governo di Putin (peraltro eletto in regolari elezioni con una larga maggioranza) sia un governo di sinistra. Esso rappresenta il tipo di capitalismo che si è instaurato in Russia dopo la caduta dell’URSS. Non viene mai ricordato che il principale partito di opposizione in Russia non è un partito filo-occidentale, ma è il Partito Comunista della Federazione Russa (PCFR) che ha un consenso di circa il 15% e contesta la politica socio-economica interna del governo Putin da sinistra. Ma nel momento in cui il paese si trova in grave pericolo ed è impegnato in una lotta che i Russi vedono come una lotta per la sopravvivenza, tutti i partiti (tranne qualche minima formazione liberale filo-occidentale) e la grande maggioranza dei cittadini russi si sono stretti intorno a Putin. Gli oppositori pagati dalla CIA, come il gruppetto che fa capo a Navalny, hanno importanza solo sui giornali occidentali ma non contano niente in Russia.

I nostri governanti europei, tra cui si distinguono per la loro solerzia Draghi, Mattarella e quelli del PD, continuano irresponsabilmente a mandare armi e spingere alla guerra, fino all’ultimo Ucraino e alla completa distruzione di quel paese.  Non si rendono nemmeno conto che la maggioranza della popolazione mondiale è rappresentata da governi che si tengono fuori dalla mischia: non solo la Cina, che mantiene ottimi rapporti con la Russia, e che speriamo possa fare opera di mediazione con la sua saggezza millenaria, ma anche paesi come l’India, il Pakistan, l’Indonesia, il Sudafrica, il Messico, l’Argentina, persino il Brasile. La Russia da parte sua non può tirarsi indietro. Finora ha usato una parte minima della sua forza militare ma potrebbe reagire con durezza ad un’escalation. Speriamo che il buon senso prevalga e che si arrivi ad un accordo, altrimenti anche noi Europei dovremo svegliarci dal nostro sonno beato e trovarci invischiati anche noi in una lotta per la vita.

Vincenzo Brandi

Burattini a Kiev


lunedì 25 aprile 2022

E paga la luce... E paga il gas...



E paga la luce...

E paga il gas...

E paga l'acqua...
E paga l' Imu...
E paga l'immondizia....
E paga il canone Rai...
E compra la TV nuova (altrimenti se non è nuovissima non puoi vederla più)...
E Fai il bollino alla Caldaia...
E paga il mutuo (o l'affitto)...
E paga il condominio...
Paga il bollo auto...
Paga l'assicurazione auto....
Paga la revisione auto...
Sostituisci le gomme (da estive a invernali e viceversa)......
Paga l'autostrada...
Paga l'abbonamento per il trasporto su mezzi pubblici...
Paga i parcheggi ( ormai tutte strisce blu)...
Metti la benzina o diesel alla tua auto...
Compra farmaci che ti servono necessariamente e non mutuabili...
Prenota visite mediche specialistiche a pagamento (se non vuoi morire o aspettare anni con quelle convenzionate)..
Paga le tasse scolastiche e compra libri per i tuoi figli...
Paga la quota annua per i tuoi bambini che hanno la fortuna di poter fare sport...
Compra da mangiare per poter vivere....
Comprati un paio di scarpe o un paio di pantaloni ogni tanto...
Compra da vestire ai tuoi figli....
Paga l'Iva su ogni cosa...
Se paghi le bollette con i bollettini postali devi aggiungere per ogni bollettino 1.50€ /2.00€ a quello che già devi pagare...
Se riesci vai a mangiare una pizza con gli amici...
Ma il nostro stipendio da comuni lavoratori per poter pagare tutto ciò di quanto dovrebbe essere?...
Possibile che nessuno ne parli o se ne renda conto?...
Gli evasori nascono proprio da questo complesso giro di dover pagare, pagare, pagare...
Ma se io a fine mese ho un litro di acqua... come faccio a riempire un recipiente di 5 litri. E i pensionati?

Anna Dossena  



domenica 24 aprile 2022

Davide, la fionda, il sasso... nel paese dei balocchi!


Qui si tratta di virtù tanto sorprendenti, alla luce dei tempi che corrono, quanto sommerse da una strategia nichilista che si pone ad autorità morale e scientifica e non vale nemmeno uno dei trenta denari rifilati dal Sinedrio agli Zelensky, Draghi, Speranza, Mentana d’allevamento. Nella mia esperienza di spiaggiato sulla riva della risacca, mi sono visto imbastire sulla scena un paese dei balocchi, dove scienziati, comandanti, ministri, pedagoghi, con le orecchie da somaro nascoste nel cappuccio, si alternano da lustrascarpe al direttore del Circo, e da ratti appesi ai resti di un formaggio nazionale irrancidito.  

Cerusici rinnegati, traditori del giuramento a Ippocrate e al prossimo, dall'infima scala dei valori e onori scientifici (vedi Indice Hirsch), strafatti di ego insufflato dai chierici televisivi. Inebriati di potere catodico che li titola a prendere gli umani per la collottola, chiuderli nella camicia di contenzione dell'irrazionalismo, sbatterli al muro della circonvenzione di incapace e consegnarli in stracci ai gestori della discarica.

Questa è la scena disegnata per i passeggeri del carro dell’Omino di burro. Scena frantumatasi in coriandoli all’emergere, dalle ombre di una memoria, dissipata a forza di violento istante, di un’Italia spallanziana, ma anche ippocratea, ma anche garibaldina e galileana, mameliana e giordanobrunesca, ovidiana, dantesca, marcoaureliana e sessantottina. Ed ecco i medici liberi, delle cure domiciliari soppresse, gli amici che ti attorniano e sorreggono, il coraggio, la sapienza e l'anticonformismo di una struttura d'eccellenza come lo Spallanzani. Tutto questo io me lo raffiguro in quel Davide di Bernini nel frontespizio... 

 Fulvio Grimaldi  www.fulviogrimaldicontroblog.info




sabato 23 aprile 2022

Draghi... l'ammazzasette

 


“Quel poco di buono che sta facendo in materia di aiuto umanitario è di gran lunga sopraffatto da quel tanto di folle e scellerato che sta facendo in favore della prosecuzione e dell’estensione della guerra”. 

“La folle e criminale decisione di inviare armi in Ucraina, in flagrante violazione dell’articolo 11 della nostra Costituzione, fa entrare l’Italia sia de jure che de facto nella guerra in corso, così accrescendola ed estendendola, così contribuendo a nuove uccisioni e nuove devastazioni, così cooperando a provocare nuove stragi , nuovi orrori e nuove indicibili sofferenze alla popolazione ucraina già così crudelmente martoriata”. 

“L’irragionevole e sciagurata decisione delle cosiddette ‘sanzioni’ non solo non ha fermato la guerra, non solo non ha inceppato la macchina delle stragi, non solo non ha dissuaso il governo russo dal perseverare nella sua furia onnicida, ma ha invece imposto nuove sofferenze e ulteriore povertà alle classi popolari, alle persone e alle famiglie già più sfruttate, rapinate, emarginate ed oppresse del nostro stesso Paese.” 

“Sembra che il governo non si renda conto della sofferenza e della povertà di milioni e milioni di italiane ed italiani che queste decisioni stanno precipitando in ulteriori sofferenze, ulteriore impoverimento, ulteriore paura, umiliazione ed angoscia.” 

“Nulla aggiungo sull’insensatezza del riarmo; sulla delittuosità dell’aumento delle spese militari quando invece il nostro Paese ha estremo bisogno di incrementare le spese sociali; sull’abissale stoltezza di scelte energetiche che contribuiscono all’avvelenamento e alla desertificazione della biosfera”. 

Esiste l’alternativa nonviolenta alla guerra…

Peppe Sini


Esposto contro la decisione del governo italiano di inviare armi in Ucraina. Così contribuendo alla guerra e alle stragi di cui essa consiste, in flagrante violazione dell’articolo 11 della Costituzione della Repubblica Italiana. Clicca qui.

venerdì 22 aprile 2022

In Ucraina avviato florido commercio di armi...

 


Zelensky, sulla questione armi, sembra davvero insaziabile: “Ogni ritardo sulle armi è un permesso alla Russia di ucciderci”, “Servono armi, la Russia vuole distruggere il Donbass”, “Più armi arriveranno, prima finirà la guerra”, questi i suoi appelli nelle sole ultime 48 ore. E le sta chiedendo a tutti, persino alla Corea del Sud (che ha risposto picche).

Ma l’aria per lui sta cambiando, ed essenzialmente per due motivi: il primo è che molti Paesi hanno fornito all’Ucraina una sostanziosa parte dei propri armamenti e temono di restare sguarniti; il secondo, è che il consumo di armi che fa l’Ucraina ha raggiunto livelli del tutto implausibili. E più di uno si sta chiedendo che fine facciano davvero tutti gli armamenti che piovono copiosi laggiù da due mesi.

La Grecia lo ha appena detto: “Basta mandare armi all’Ucraina”, si stanno indebolendo le capacità di difesa del Paese, “non possiamo mandarne di più”. Anche la Corea si è rifiutata a causa della “situazione di sicurezza” sudcoreana e “il potenziale impatto sulla prontezza militare” del Paese. Ma persino negli Stati Uniti si comincia a mostrare insofferenza verso l’invio di armi, come spiega un articolo su Bloomberg. L’Ucraina sta infatti consumando le armi troppo velocemente, addirittura la fornitura di munizioni sufficiente per una settimana di combattimenti viene esaurita in un giorno appena. “I Paesi occidentali devono affrontare un’ardua scelta: aumentare le forniture militari all’Ucraina o conservare le loro già limitate possibilità di difesa”.

Lo stesso Edward Luttwak, considerato universalmente un guerrafondaio, ha qualche giorno fa invitato l’Ucraina ad accettare un cessate il fuoco, un referendum in Donbass e i dialoghi di pace, sostenendo che “nessun Paese che dipende da armi regalate può considerarsi indipendente”.

Per tacere del fatto che i social e i canali Telegram sono inondati da video e foto dell’esercito russo che, dopo la resa di interi battaglioni ucraini, mette le mani su preziosissimi lanciamissili da milioni di dollari e tonnellate di altre armi occidentali ancora imballate. Alla Nato non deve piacere star regalando armi non solo a Zelensky, ma anche a Putin.

Gli unici che continuano a coprire di armamenti Zelensky come se non ci fosse un domani sono gli inglesi, che probabilmente puntano a far entrare l’Ucraina in Europa solo per darci il colpo di grazia. Intanto in parecchi si chiedono dove finiscano davvero, oltre che in mano ai contentissimi ceceni, tutti gli armamenti che spariscono nel buco nero ucraino: non sarà che c’è in atto un florido traffico sul mercato nero, verso altri Paesi? Lo scopriremo con il tempo, probabilmente, quando quelle armi salteranno fuori a chissà quali latitudini e in chissà quale altra guerra.

Debora Billi  



Fonte: https://visionetv.it/zelensky-insaziabile-chiede-armi-a-tutti-ma-nessuno-vuole-dargliene-piu-usa-inclusi/

lunedì 18 aprile 2022

25 Aprile 2022 - 77° anniversario dell’insurrezione del 1945



W la Resistenza, il punto più alto finora raggiunto dalle masse popolari italiane nella lotta contro la borghesia e il suo clero!

 

Facciamo della celebrazione del 25 Aprile una tappa della lotta per mettere fine alla partecipazione dell’Italia alla guerra USA-NATO contro la Federazione Russa e alle altre guerre che la Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti USA, sionisti ed europei ha in corso nel mondo: dalla Palestina alla Siria allo Yemen, nel Sahel, a Cuba, in Venezuela e altrove: in Asia, in Africa e in America Latina!

Per una nuova Liberazione, cacciare il governo Draghi, costituire il Governo di Blocco Popolare e iniziare così a farla finita con la sudditanza del nostro paese agli imperialisti USA e UE e con la sovranità limitata dell’Italia!

 

I vertici della Repubblica  non sono in grado di governare senza un certo grado di adesione e di rassegnazione delle masse popolari. È la stessa situazione in cui si trovano gli oligarchi in ogni paese imperialista: dagli USA alla Germania, alla Francia. Il loro sistema sociale è sorpassato dalla storia. La sinistra borghese si limita a denunciare le loro malefatte e fare proposte inconsistenti perché ogni capitalista deve anzitutto fare profitti.

I comunisti e tutti quelli realmente decisi a porre fine alla catastrofe che incombe sull’umanità e sulla Terra devono far leva sulla debolezza degli oligarchi e mobilitare le masse popolari al contrattacco fino a instaurare il socialismo.

A questi è rivolto questo nostro Avviso ai naviganti.

Per far fronte alla loro debolezza i gruppi imperialisti cercano di manipolare e intossicare le menti e i cuori delle masse popolari. Da qui in questi mesi 1. la campagna di propaganda assillante che presenta come genocidio e barbarie l’intervento militare della Federazione Russa (FR) in Ucraina e 2. il moltiplicarsi di criminali “operazioni di falsa bandiera” da attribuire ai russi. La FR per sua natura non è in grado né sta cercando di espandersi nel mondo e di realizzare una ripartizione del mondo più favorevole agli oligarchi russi contendendo il bottino dello sfruttamento dei lavoratori, delle risorse della Terra e delle operazioni finanziarie e speculative agli oligarchi USA ed europei. La FR in Ucraina cerca di porre termine a sua maniera al tentativo della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti USA, sionisti ed europei di estendere la NATO a tutti gli Stati sorti dalla dissoluzione trenta anni fa dell’Unione Sovietica e del campo socialista formato in Europa orientale dopo la sconfitta dei nazifascisti di Hitler e Mussolini. Da qui anche in Italia la repressione sistematica di tutte le voci che non si conformano alla campagna di menzogne degli oligarchi USA, sionisti ed europei. Quanto più il loro sistema sociale fa acqua, tanto più i gruppi imperialisti devono mentire e cercare di manipolare e intossicare menti e cuori.

Contro di loro non basta resistere, non basta denunciarli. Bisogna passare al contrattacco. Il loro sistema sociale è superato dalla storia: per farlo sopravvivere i gruppi imperialisti devono imporre un catastrofico corso delle cose, fatto di precarietà, miseria, carovita, eliminazione e degrado dei servizi sociali, oppressione nazionale e di genere, emigrazione, guerre, repressione, devastazione e inquinamento del territorio e distruzione della Terra stessa. Devono liquidare quello che ancora resta delle conquiste di civiltà e di benessere che le masse popolari hanno strappato alla borghesia dopo la vittoria del 1945, quando l’Armata Rossa dell’Unione Sovietica issò la bandiera rossa sul Parlamento del Terzo Reich di Hitler che tutti i gruppi imperialisti avevano invece corteggiato e aiutato a riarmarsi, quando la rivoluzione socialista avanzava nei paesi imperialisti e la rivoluzione di nuova democrazia nei paesi oppressi, quando il sistema coloniale si dissolveva in Asia e in Africa.

I comunisti sono quelli che hanno una comprensione più avanzata del corso delle cose e su questa base spingono avanti la lotta delle classi sfruttate e dei popoli oppressi fino a porre definitivamente fine al modo di produzione capitalista e instaurare in ogni paese il socialismo e nel mondo relazioni di solidarietà, collaborazione e scambio tra paesi.

Per non lasciarsi manipolare e invece comprendere il catastrofico corso delle cose onde essere in grado di mobilitare le masse popolari a porvi fine, bisogna inquadrare i fatti e gli eventi di oggi nella storia dell’ultimo secolo della quale sono il risultato. Quindi anzitutto bisogna rifiutare la menzogna che le potenze imperialiste alleate, USA e Gran Bretagna, nella seconda Guerra mondiale 1939-1945 sarebbero venuti in Europa per liberare l’Italia e gli altri paesi dai nazifascisti e che la NATO sarebbe erede degli “Alleati liberatori”. 

Vediamo i fatti.

All’inizio del secolo scorso, cioè poco dopo l’inizio dell’epoca imperialista della società borghese, sorta questa in Europa dallo sfruttamento dei contadini e degli artigiani, dalla tratta degli schiavi africani e dal colonialismo e confermatasi nel 1871 con il massacro (circa 30 mila tra membri e familiari) della Comune di Parigi, i gruppi imperialisti di tutto il mondo si scontrarono tra loro nella prima Guerra mondiale 1914-1918. Tra le potenze dell’Intesa (Francia, Gran Bretagna e Impero Zarista [Russo]) da una parte e dall’altra l’Impero Germanico e l’Impero Austro-Ungarico scoppiò una “guerra imperialista”, cioè una guerra per ripartire diversamente il mondo tra i rispettivi gruppi imperialisti, tra gli oligarchi borghesi. Negli attacchi, nei contrattacchi e nelle trincee d’Europa fu un massacro come non si era mai visto dall’epoca delle invasioni barbariche.

Alla guerra imperialista pose fine la vittoria della Rivoluzione d’Ottobre (7 novembre 1917) promossa dal partito comunista russo capeggiato da Lenin. Essa diede vita al paese dei Soviet e diede forza all’opposizione crescente delle masse popolari in tutti i paesi belligeranti: dagli operai di Torino a quelli di Berlino, dai soldati delle trincee che fraternizzavano ai marinai delle flotte che si ammutinavano. La prima vittoria della rivoluzione socialista spaventò a morte la borghesia. Winston Churchill (1874-1965) indicò subito la linea che essa avrebbe seguito da allora in poi: “Soffocare il bambino finché è ancora nella culla!”. Il papa di Roma, Benedetto XV, che prima aveva benedetto gli eserciti di tutte le potenze imperialiste, si spaventò al punto da esortare le classi dominanti di tutti i paesi belligeranti a “porre fine all’inutile massacro”. L’Impero Germanico impose al neonato paese dei Soviet le condizioni capestro del trattato di Brest-Litovsk (3 marzo 1918): mise sotto la sua tutela una parte importante dell’Impero Zarista, compresa l’Ucraina di oggi e i tre paesi baltici (Lituania, Lettonia ed Estonia), la Finlandia e il Caucaso. Le potenze dell’Intesa franco-britannica, alla quale si erano associati nel 1915 l’Italia e nel 1917 gli USA, approfittarono del crollo dell’Impero Germanico e dell’Impero Austro-Ungarico e imposero agli Stati che ne erano risultati la “pace separata”. Essa si concluderà poi ufficialmente nelle condizioni capestro del Trattato di Versailles e degli altri nel 1919-1920, ma subito tutte le potenze imperialiste del mondo, dagli USA al Giappone, si lanciarono nella prima aggressione contro il paese dei Soviet, a sostegno della guerra civile scatenata dalla nobiltà, dal clero e dalla borghesia russi nel territorio che era stato dell’Impero Zarista. Anche il savoiardo Regno d’Italia fece la sua miserabile parte.

Ma i Soviet guidati dal partito comunista con alla testa prima Lenin e poi Stalin riuscirono a mobilitare gli operai e una larga parte dei contadini russi e delle altre nazionalità. Essi sconfissero la nobiltà, il clero e la borghesia russi, costrinsero le potenze imperialiste a ritirarsi e nel dicembre del 1922 costituirono l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS) che comprendeva una grande parte del territorio che era stato dell’Impero Zarista.

Chi vuole comprendere gli avvenimenti che seguirono deve accettare il fatto che invece la cultura borghese nasconde e nega accanitamente: da allora in poi la storia dell’umanità è stata determinata non solo dalle contraddizioni tra potenze e gruppi imperialisti, ma anche dalla contraddizione tra i paesi socialisti e le forze della rivoluzione socialista da una parte e dall’altra le potenze e i gruppi imperialisti. Questi non hanno mai accettato la coesistenza pacifica di paesi con sistemi sociali diversi propugnata invece dall’URSS diretta dal PCUS capeggiato da Stalin.

Ma al momento l’URSS rimase l’unico paese socialista. Le masse popolari USA e dei paesi imperialisti europei contribuirono alla vittoria della rivoluzione in Russia. Si opposero in mille modi all’aggressione, proteste e rivolte scoppiarono in molti paesi, anche tra le truppe e nelle flotte inviate contro i Soviet (celebre quella capeggiata da André Marty nella flotta francese nel mar Nero nel 1919). In Italia nel 1919 (nel pieno del Biennio Rosso) il governo Nitti dovette precipitosamente ritirare tutte le truppe italiane. Ma in nessun paese le masse popolari riuscirono a prendere a loro volta il potere. In tutti i paesi imperialisti si costituirono partiti comunisti, ma nonostante l’aiuto dato (con la “bolscevizzazione”) dall’Internazionale Comunista costituita a Mosca il 4 marzo 1919, nessuno di essi fu capace di guidare le masse popolari alla rivoluzione e alla vittoria. Alcuni dei migliori dirigenti comunisti furono massacrati dai reazionari: Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht sono le vittime più famose. La borghesia imperialista mantenne il potere avvalendosi principalmente in alcuni paesi (Gran Bretagna e USA i casi più importanti) di un sistema di controrivoluzione preventiva già sufficientemente sviluppato e dei superprofitti coloniali, in altri (Francia il caso più importante) delle deviazioni elettoraliste e sindacaliste dei comunisti, in altri (Italia e Germania i casi più importanti) instaurando sistemi terroristici: il fascismo di Benito Mussolini in Italia (1922) e il nazismo di Adolf Hitler in Germania (1933). In Italia i fascisti nel 1926 imprigionarono Antonio Gramsci e lo tennero in carcere quasi fino alla morte nel 1937. In Germania i nazisti nel 1933 imprigionarono Ernst Thälmann e lo uccisero nel 1944. Per alcuni aspetti i paesi imperialisti si divisero tra paesi democratici e paesi totalitari. Fondamentalmente però essi collaborarono per raggiungere l’obiettivo comune proclamato da Churchill. Le manifestazioni più clamorose furono la collaborazione per soffocare la Repubblica Spagnola (Guerra di Spagna 1936-1939), il condono dei “debiti di guerra” e il riarmo della Germania nazista, l’annessione dell’Austria (Anschluss, marzo 1938), la Conferenza di Monaco (settembre 1938).

L’URSS rimase dunque l’unico paese socialista, la rivoluzione proletaria si sviluppò con forza solo in paesi arretrati e la costituzione nel 1948 della Repubblica Popolare Democratica di Corea, nel 1949 della Repubblica Popolare Cinese guidata dal PCC capeggiato da Mao Tse-tung, di Cuba (1959) e del Vietnam (1976) saranno i frutti maggiori. Dopo il 1922 la borghesia imperialista, sconfitta militarmente, adottò un altro metodo di lotta per raggiungere l’obiettivo proclamato da Churchill. Nella seconda aggressione usò metodi non militari di ogni genere per impedire che l’URSS si sollevasse dalle distruzioni della guerra imperialista e della guerra civile: sanzioni finanziarie, blocco commerciale, cospirazioni (i Gesuiti costituirono a Roma un apposito centro: il Russicum) e assassini di dirigenti (Aleksej Rykov ucciso a Leningrado nel 1937 fu la vittima più famosa). Ma guidate dal partito comunista con alla testa Stalin le masse popolari del paese dei Soviet con i tre piani quinquennali (dal primo iniziato nel 1928 con la conseguente collettivizzazione dell’agricoltura [creazione dei sovkhoz e dei kolkhoz], al terzo interrotto nel 1941 a causa della terza aggressione imperialista, questa volta ancora militare, guidata dal Reich di Hitler) fecero dell’URSS una grande potenza mondiale sul piano industriale, agricolo, tecnologico e scientifico, nonché l’unico paese che non soggiacque alla grande crisi mondiale del 1929 e dove al contrario si sviluppò una larga partecipazione delle masse popolari alla gestione politica e alle altre attività specificamente umane.

La guerra iniziata nel 1939 e conclusa nel 1945 con la vittoria dell’URSS, con il suo (in particolare della Repubblica Socialista Sovietica dell’Ucraina) allargamento a ovest e ai tre paesi baltici e con la creazione delle Democrazie Popolari nell’Europa orientale, non fu principalmente una guerra imperialista, ma una guerra volta a distruggere l’URSS alla quale l’URSS rispose con la “guerra patriottica”. Certo c’erano anche contraddizioni tra gruppi imperialisti (in particolare tra gruppi imperialisti USA e gruppi imperialisti giapponesi) e tra i ministri di F.D. Roosevelt (presidente USA dal 1932 al 1945) era diffusa la convinzione che il Reich di Hitler stava sottraendo agli USA lo sfruttamento dell’America Latina. Ma non a caso H.S. Truman (il successore di Roosevelt, morto il 12 aprile 1945 improvvisamente e opportunamente per l’oligarchia USA che per le elezioni del novembre 1944 gli aveva imposto Truman come vice) e altri autorevoli esponenti dell’oligarchia americana sostenevano che gli USA dovevano lasciare che “tedeschi e russi si ammazzino tra loro e al momento giusto noi interverremo a raccogliere quello che ci interessa”. I gruppi imperialisti USA avevano collaborato al riarmo della Germania nazista e continuarono a collaborarvi persino durante tutta la guerra e, finita la guerra nel 1945, l’oligarchia USA sviluppò quanto più le fu possibile l’integrazione nelle forze USA di gerarchi nazisti esperti in infiltrazioni, spionaggio e cospirazioni contro l’URSS (è probabile ma non certo che l’eliminazione di Andrei Zdanov il 31 agosto 1948 e forse anche la morte di Stalin il 5 marzo 1953 siano frutto della loro opera: di certo lo fu la tempestiva pubblicazione negli USA del “rapporto segreto” di Kruscev al XX Congresso del febbraio 1956) e protessero quelli in fuga verso i paesi dell’America Latina. Come del resto fece su larga scala il Vaticano. Risultati importante della collaborazione antisovietica delle potenze e dei gruppi imperialisti furono anche 1. la sistematica preparazione alla resa al Reich di Hitler delle forze armate francesi (“Mieux Hitler que le Front Populaire” era la parola d’ordine degli oligarchi francesi) eccellentemente documentata da Annie Lacroix-Riz (vedasi Le choix de la défaite o De Munich à Vichy) e da altri autorevoli e incontestati storici da Marc Bloch (1944) in qua e 2. il ritardo nell’apertura in Francia del “secondo fronte” (USA e Gran Bretagna sbarcarono truppe in Normandia solo nel giugno 1944 dopo che l’URSS aveva liberato Stalingrado (gennaio 1943) e avanzava in Europa eliminando istituzioni governi fiancheggiatori del nazifascismo e ponendo fine al massacro degli ebrei e ai campi di concentramento.

I gruppi imperialisti europei e USA non avevano potuto accodarsi apertamente a Hitler nell’attacco militare contro l’URSS (la terza aggressione) perché 1. in Inghilterra, Francia e USA l’Internazionale Comunista negli anni ’20 e ’30 mobilitò le masse popolari contro il nazifascismo, 2. l’URSS fece un’abile manovra diplomatica (il patto Molotov-Ribbentrop nell’agosto 1939) avvalendosi delle contraddizioni esistenti tra gruppi imperialisti e 3. nel giugno 1943 l’Internazionale Comunista ufficialmente si sciolse. Nonostante questo, il “rovesciamento del fronte” (forze naziste e Alleati alleati contro l’URSS) rimase un’alternativa aperta per gli oligarchi USA e britannici, discussa ancora nelle trattative di Reims che solo il 7 maggio 1945 si conclusero ufficialmente con la capitolazione delle armate naziste. La condotta della guerra da parte degli Alleati sul fronte sud (Africa del Nord, Algeria, Spagna di Franco, Portogallo di Salazar, Grecia, Italia, Jugoslavia, ecc.) conferma questa concatenazione e sinergia tra gli eventi della storia dell’epoca: abolizione delle insegne e delle manifestazioni e istituzioni apertamente nazifasciste, ma massimo rispetto e protezione per le istituzioni e le autorità convissute o anche compromesse con il nazifascismo (in Italia il re e la Corte, il Papa Pio XII e il Vaticano, le Forze Armate e le Forze dell’Ordine, perfino alti ufficiali come Pietro Badoglio e tanti altri, le associazioni padronali e gli oligarchi industriali e finanziari - Vittorio Valletta della FIAT fu il caso più celebre), sabotaggio, poche armi paracadutate e poi disarmo delle formazioni partigiane, repressione e il minimo possibile di concessioni economiche (le celebri elemosine americane e papali) e istituzionali per le masse popolari.

Chi considera la seconda Guerra mondiale (1939-1945) principalmente come una guerra imperialista (cioè tra gruppi imperialisti per una diversa ripartizione dello sfruttamento del resto del mondo) al pari della prima (1914-1918), adotta la visione del mondo propria dell’antifascismo padronale e contraffa la reale concatenazione e sinergia degli eventi.

Con la creazione della NATO nel marzo 1949 i gruppi imperialisti USA ed europei diedero apertamente il via alla quarta aggressione dell’URSS. A differenza delle tre aggressioni precedenti, la quarta aggressione ebbe successo e si concluse con la reintegrazione nel campo imperialista delle Democrazie Popolari europee e la dissoluzione nel 1991 dell’URSS, ma ebbe successo principalmente perché i revisionisti moderni prima alla Kruscev e poi alla Breznev presero il sopravvento nel PCUS (XX Congresso febbraio 1956) e imposero nell’URSS una linea di decadenza del socialismo. I pilastri portanti della linea dei revisionisti moderni in URSS furono la sostituzione della dittatura del proletariato e della partecipazione crescente delle masse popolari alle attività specificamente umane compresa l’attività politica con lo scimmiottamento della democrazia borghese (in realtà del sistema oligarchico della controrivoluzione preventiva), 2. relazioni sempre più mercantili tra le aziende invece della pianificazione scientifica volta al benessere delle masse popolari, alla difesa dell’URSS e alla collaborazione con le masse popolari degli altri paesi e 3. l’abbandono del ruolo di base rossa mondiale delle rivoluzioni socialiste e di nuova democrazia. Ma gli ci vollero quasi 35 anni di corruzione del sistema socialista perché ci fosse solo una debole resistenza di massa alla conclusione, benché al referendum di marzo 1991 più del 70% della popolazione dell’URSS avesse votato contro lo scioglimento.

Il successo della quarta aggressione culminato nel 1991 fu un disastro per le masse popolari delle Democrazie Popolari europee e dell’URSS. Per una decina di anni i gruppi imperialisti USA ed europei ebbero mano libera, si combinarono 1. con i dirigenti più borghesi delle imprese e dell’amministrazione dei singoli paesi, 2. con i promotori delle attività illegali e criminali che erano cresciute ai margini e negli interstizi dell’economia e dell’amministrazione nominalmente socialiste (il “socialismo reale” di Breznev e complici) e 3. con gli eredi dei borghesi indigeni che si erano esiliati pur di non collaborare a costruire il socialismo. Si valuta che alcune decine di milioni sono state le vittime della sconfitta del socialismo, con riduzione della durata media della vita, crescita della mortalità infantile, eliminazione delle conquiste sociali in termini di assistenza sanitaria, igiene pubblica, istruzione, assistenza pubblica della maternità e dell’infanzia, pensioni, edilizia pubblica e altro più il regno del precariato, della criminalità e dell’emigrazione, la rinascita in ogni paese dell’oppressione nazionale e di genere, la delocalizzazione delle imprese produttive (distruzione di vecchie aziende e impianto di nuove aziende a spese degli operai dei paesi imperialisti che resistono all’eliminazione delle conquiste strappate nel periodo detto del “capitalismo dal volto umano” 1945-1975). Oligarchi vecchi e nuovi (indigeni, americani, europei e ultimamente anche cinesi) costituirono la nuova classe dominante in ognuno dei paesi vecchi e nuovi. Solo a cose fatte si sviluppa via via in ogni paese la resistenza delle masse popolari contro le malefatte delle nuove istituzioni e rinasce il movimento comunista cosciente e organizzato. Contro questo e in vista della guerra contro la Cina, tramite la NATO gli oligarchi USA hanno esteso all’Europa orientale la loro occupazione militare (l’“ombrello della NATO” direbbe Enrico Berlinguer), cercano di mantenere il loro predominio nell’Unione Europea e di avanzare negli Stati sorti nel territorio già dell’URSS (finora hanno messo le mani solo sui tre paesi baltici e in una certa misura nel Caucaso). Costretti ad abbandonare l’Afghanistan cercano di rafforzarsi nel resto dell’Asia, ma il sistema monetario del dollaro moneta fiduciaria mondiale imposta da Nixon nel 1971 si restringe e gli oligarchi USA hanno difficoltà crescenti perché il malcontento delle masse popolari cresce negli stessi USA.

La combinazione politica con alla testa Putin e Medvedev ha dato  instabilità alla dominazione degli oligarchi russi nella Federazione Russa, ma la pressione USA-NATO in Ucraina, poggiante su forze dirette da scimmiottatori dei nazisti di Hitler, li ha costretti a intervenire militarmente in Ucraina a difesa della popolazione russofona che dal 2014 scimmiottatori del nazismo ucraini e di altri paesi finanziati, armati e manovrati dagli oligarchi USA perseguitano e massacrano.


Questo è il contesto della guerra degli oligarchi ucraini diretti da USA-NATO contro i russi che i dirigenti del PD cercano di far passare per continuazione o imitazione della Resistenza dei Partigiani nel 1943-1945 di cui il 25 aprile celebriamo la vittoria.


Delegazione del (nuovo)PCI  - delegazione.npci@riseup.net