domenica 30 settembre 2018

Critica dell'idealismo tedesco di Fichte ed Hegel



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In Germania la reazione anti-illuminista e romantica fu molto estesa. Essa ebbe come massimi esponenti i fratelli August e Frederich Schlegel, i filosofi Novalis e Herder, il poeta Holderlin. Lo stesso grande poeta Wolfgang Goethe (1749-1832) si caratterizzò per un’idealizzazione della natura che assunse gli aspetti di una forma di panteismo. Nel campo filosofico il Romanticismo tedesco assunse il carattere dell’Idealismo, cioè di quella corrente filosofica che considera la realtà coincidente con l’Io pensante, lo spirito e le idee, creando una metafisica dello spirito che sfociò spesso in concezioni mistico-religiose. 

Bertrand Russel nella sua “Storia della Filosofia Occidentale” considera “pazzesco” questo modo di vedere, e svolge una critica radicale contro i filosofi idealisti come Platone, Fichte, ed Hegel. L’idealismo è criticato anche da Ludovico Geymonat nella sua “Storia del Pensiero Scientifico e Filosofico” per il suo sottofondo sostanzialmente irrazionalistico ed i suoi contradditori rapporti con il mondo scientifico.

Iniziatore del movimento può essere considerato Johann Gottlieb Fichte (1762-1814), che fu professore di filosofia a Jena e poi Rettore dell’Università di Berlino. Fichte parte da una critica alla “cosa in sé” di Kant che cercava di mantenere ancora un legame con una realtà oggettiva fuori di noi. L’unica realtà sarebbe l’Io puro (infinito ed assoluto) che crea, da un lato, il Non-Io, ovvero il mondo esterno (che non ha quindi un’esistenza indipendente ed oggettiva), dall’altro un Io limitato che si oppone al Non-Io. Questa concezione assunse successivamente caratteri mistico-religiosi.

Nel 1807-1808 Fichte – a seguito della disastrosa sconfitta subita dalla Prussia nel 1806 ad opera dell’armata napoleonica - rivolse i famosi “Discorsi alla Nazione Tedesca”, intrisi da spirito nazionalistico, in cui incitava i connazionali a risollevarsi.
Critico verso il pensiero di Fichte fu Friedrich Wilhelm Joseph Schelling (1771-1854), anch’egli professore a Jena e amico (poi avversario) di Hegel. Il filosofo, a differenza di Fichte, valorizza la Natura che però viene vista, non da un punto di vista scientifico, ma come un’unione inscindibile di elementi oggettivi e di spirito. 

L’unione di questi due elementi è chiamato “Assoluto” ed in un secondo tempo assunse nell’opera del filosofo un carattere panteistico-religioso, coincidendo con Dio. Il processo naturale è quindi essenzialmente un processo spirituale che arriva alla fine all’autocoscienza. L’opera di Schelling, il cui carattere irrazionalistico è evidente, ebbe almeno il merito di rilanciare in Germania lo studio della natura, pur se idealizzata, e con i limiti teorici della cosiddetta “Naturphilosophie” romantica.

Massimo esponente dell’Idealismo fu Georg Wilhelm Hegel (1770-1831), la cui influenza sul pensiero ottocentesco, ed anche più recente, è stata enorme. Il filosofo mostrò in gioventù aperte simpatie pe la Rivoluzione Francese e l’Illuminismo, ma poi, dopo essere stato professore a Jena, si trasferì a Berlino divenendo sostenitore e collaboratore della monarchia prussiana che era divenuta uno dei pilastri della Restaurazione post-napoleonica.
Nel periodo di Jena Hegel scrisse “La fenomenologia dello Spirito” (1807), opera in cui il filosofo identifica la realtà con il pensiero razionale, posizione che può essere riassunta nella famosa formula: “Tutto ciò che è reale è razionale. Tutto ciò che è razionale è reale”. Secondo Hegel il pensiero (ovvero lo spirito) si eleva progressivamente dalla coscienza al sapere assoluto, che coincide con la piena coscienza filosofica. Anche nella sua successiva opera del periodo berlinese: “Enciclopedia delle Scienze” (1817), che ebbe varie ristampe, Hegel ribadisce il concetto che la logica fa parte della realtà; che non esiste distinzione tra realtà ed idee; che l’oggetto coincide con il concetto; il percipiente coincide con il percepito; il molteplice è espressione di un assoluto unitario (tesi che ricorda Parmenide: vedi N. 3). 

Lo spirito assoluto è il punto finale di ogni processo, sia logico, che storico, o naturale. L’assoluto si estrinseca nella natura salvo a rivelarsi alla fine come spirito. Lo sviluppo dello spirito procede per triadi “dialettiche” (sulla “dialettica”vedi Eraclito, N. 4): una tesi è contraddetta da un’antitesi, da cui nasce una sintesi che diviene la tesi di una nuova triade (procedimento, che se pur ripreso, ad esempio, da Marx ed Engels, appare in questa formulazione alquanto artificioso).

Partendo da queste premesse, Hegel attacca le scienze sperimentali di matrice newtoniana-galileiana, che non sarebbero in grado di darci risposte esaustive e contesta persino il principio d’inerzia. Anche se nel periodo berlinese scrisse “La Filosofia del Diritto” (1821), considerata un capolavoro, e singoli passi delle sue opere contengono interessanti osservazioni sulla storia e sul diritto, desta sconcerto che lo stato prussiano, dominato dai grandi proprietari terrieri, sia considerato come un “Dio reale” e “la realtà dell’Io morale”, ovvero il punto finale dello sviluppo dello spirito, e che Hegel difenda l’istituto del “Maggiorascato” che serve a preservare le proprietà terriera.

All’inizio dell’800 furono comunque presenti in Germania anche correnti non idealiste. Possiamo ricordare un interessante personaggio come Alexander Von Humboldt, che riportò dai suoi viaggi intorno al mondo una serie di osservazioni sperimentali e relazioni geografiche preziose. Ma la più interessante figura non idealista del periodo fu certamente quella del filosofo Johann Friederich Herbart (1776-1841), professore di filosofia a Gottinga e Konigsberg, ed intelligente pedagogo.

Herbart criticò apertamente, non solo l’idealismo, ma anche la precedente filosofia di Kant con la sua “sintesi a priori” trascendentale e soggettiva (vedi N. 65), aderendo invece ad una filosofia più attenta alla realtà materiale oggettiva e all’esperienza esterna che ci permette di conoscerla. Secondo il filosofo esistono oggettivamente entità reali (sia fisiche e materiali che psichiche) che reagiscono alle sollecitazioni esterne come in una interrelazione di tipo meccanico (come nel principio di azione e reazione della dinamica). Anche la psiche reagisce agli stimoli esterni (sensazioni) meccanicamente creando delle “rappresentazioni” della realtà il cui complesso costituisce il nostro io. La filosofia elabora concetti che ci provengono dall’esperienza e le contraddizioni della realtà nascono solo da una nostra conoscenza inadeguata. Le categorie in cui inquadriamo la realtà, viste da Kant come profondamente soggettive, sono per Herbart sostanzialmente già presenti negli oggetti osservati, e quindi oggettive.

Pur non essendo riuscito a liberarsi di un residuo apparato metafisico, Herbart sostiene alcune interessanti posizioni che anticipano alcune importanti acquisizioni più moderne. Egli esclude che lo spazio in cui si muovono le entità reali sia quello tradizionale euclideo, anticipando l’intuizione di uno spazio non euclideo ad “n” dimensioni come nella matematica di Riemann, di cui parleremo in prossimi numeri. Anche il tempo tradizionale, come visto anche da Kant, è - per il filosofo tedesco – illusorio (argomento poi scientificamente trattato da Einstein). 

Inoltre il fatto che la formazione della nostra psiche dipenda dalle rappresentazioni provenienti da stimoli esterni, lo porta, da un lato, ad anticipare alcune tematiche della psicologia moderna (egli ritiene che le risposte psichiche siano misurabili come i fenomeni meccanici); dall’altro lato lo portano – con chiaro atteggiamento illuminista - a considerare come fondamentale per l’umanità l’istruzione, che ci fornisce degli stimoli mirati a creare una coscienza etica e sociale-umanistica. Questo spiega la grande importanza data dal filosofo (che insegnò anche in Svizzera dove fu in contatto con il grande pedagogo Pestalozzi) alla pedagogia, tanto da essere considerato, anche in questo campo, un precursore.

Vincenzo Brandi

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sabato 29 settembre 2018

"...i popoli diventano sempre più intercambiabili e superflui, per i nuovi processi di acquisizione di ricchezza e mantenimento del potere..."

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Nel sistema tecnologico globalizzato e finanziarizzato del XXI secolo, la
rivoluzione consiste nel fatto che i popoli diventano sempre più
intercambiabili e superflui, per i nuovi processi di acquisizione di
ricchezza e mantenimento del potere.

*Questa è la causa non detta della continua perdita di diritti sociali,
civili, politici, del lavoro, oltre che di reddito, per la popolazione
generale, a vantaggio delle ristrette élites che prendono le decisioni,
esautorando o ricattando governi e parlamenti.*

È da questo che viene anche il crescente controllo manipolatorio e il
tentativo di risolvere il problema ecologico applicando la biotecnologia
alle masse. Nella crisi economico-monetaria e nella sua conduzione, *al
posto della democrazia trasparente e responsabile della narrazione
ufficiale, è apparsa come potere politico effettivo e decidente,
un’oligarchia bancaria irresponsabile, dinastico-familiare* (assieme a un
retrostante Stato-ombra fatto di apparati governativi più o meno segreti,
insidiosi e altrettanto irresponsabili), *che ha ripetutamente piegato la
volontà dei popoli: un dato di fatto sempre più difficile da negare e da
gestire, per istituzioni e mass media, che mette in crisi la legittimità
giuridica del potere politico, la quale si basa sulla sua proclamata natura
democratica.*

Se il potere non è democratico, se non ci rappresenta, se fa gli interessi
di pochi, perché mai dovremmo accettarlo e pagargli le tasse, anziché
rifiutarlo, soprattutto, quando ci affligge con misure ingiuste e
illogiche? Machiavelli deve essere ignorato per credere nella possibilità
della legalità, della democrazia, della trasparenza, per credere che la
competizione per il potere e la sua gestione, nei rapporti interni come
quelli internazionali, si svolgano secondo norme di legge e di etica, e in
modo scoperto, senza ricorso a falsi scopi e all’inganno, che, di fatto,
sono invece la regola.

*Sociologi e politologi sanno e scrivono da secoli su come stanno le cose,
ma alla gente* (che non legge quei libri) *si è sempre raccontato il
contrario, per ovvie ragioni.* Del resto, in precedenza la gente a lungo ha
creduto che i re regnassero per diritto datogli da Dio. Tra governanti e
governati vi è una complementarità di bisogni: i primi abbisognano di
illudere i secondi per governarli, i secondi hanno bisogno di credere nella
giustizia e nel futuro per vivere meglio. Vulgus vult decipi.

*Associata a plutocrazia e imperialismo, due caratteristiche tanto
dominanti quanto innominabili dell’attuale politica mondiale, la questione
dell’oligarchia ultimamente è balzata al centro della discussione, per come
la gestione delle crisi serve a concentrare la ricchezza nel mondo nelle
mani di pochi.*

Ma oligarchia oggi significa molto più che nel secolo scorso, perché oggi
i popoli sono divenuti superflui e sacrificabili per il meccanismo del
potere e radicalmente manipolabili con la tecnologia. L’ingabbiamento
definitivo, zootecnico, della gente nel sistema avviene oggi mediante
risorse genetiche, farmacologiche, alimentari, neuroelettriche, oltre che
attraverso l’indebitamento e le riforme volute dai mercati e dall'”Europa”.*

*Lo stesso arricchimento è passato in secondo ordine, come obiettivo delle
classi dominanti, rispetto al fine del controllo sociale e biologico, anche
in preparazione della soluzione della crisi ecologico-demografica.*

*Per eseguirlo, la legislazione introduce strumenti giuridici come
somministrazioni forzate o nascoste di sostanze chimiche (inclusi i
vaccini), dalla composizione e dagli effetti in parte sistemici non
dichiarati. Con la manipolazione biologica di massa, l’uomo viene privato
di se stesso, quindi della stessa possibilità di liberarsi dal potere.*

*Marco Della Luna, presentazione della seconda edizione del saggio
“Oligarchia per popoli superflui”.

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Il libro:
Marco Della Luna, “Oligarchia per popoli superflui,  l’ingegneria sociale della decrescita infelice”, Aurora Boreale Editrice, edizioniauroraboreale@gmail.com 

*Fonte: http://www.libreidee.org/

venerdì 28 settembre 2018

Marcello Foa mi piace perché...


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Sono contenta che Marcello Foa sia stato eletto presidente della RAI perché, anche se il potere del presidente è meno importante di quello del direttore generale, con lui sono in molti a sperare in un miglioramento dell’informazione.
 
In questo video, estratto dal suo intervento al convegno di Lugano del 2017 Love for Life , organizzato dal medico Roberto Ostinelli, Foa ribadisce alcuni pareri ben espressi tra l’altro anche nei suoi libri:”Gli stregoni della notizia – come gli spin doctors manipolano l’informazione”
https://www.youtube.com/watch?v=mqCqEF1Rv-Q
 
e qui suoi cenni sull’informazione riguardo i vaccini
https://www.youtube.com/watch?v=XG6xkwVEa-o
.
Nello stesso convegno è intervenuto anche il fisico Gian Piero Abbate, che conosco, qui tra l’altro ad un’ ora ca dall’inizio il suo pensiero sul morbillo https://www.youtube.com/watch?v=eLfzGnW60x4
 
Qui altri video riguardo alla presidenza di Foa
https://www.ingannati.it/2018/07/28/perle-di-marcello-foa-nuovo-presidente-rai/#comment-60084
e gli auguri di Claudio Messora di Byo Blu e di altri persone, tra le quali Galloni, Scardovelli ecc.
https://www.youtube.com/watch?v=iWUGwaCRma0
 
Un caro saluto. Paola Botta Beltramo

giovedì 27 settembre 2018

Dharma. Storie di uomini e di donne...



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L’iliade è la storia di un uomo, Ettore, che muore combattendo contro un semidio , Achille. Ma almeno quando muore ha la consolazione di credere che le invincibili mura di troia proteggeranno troia e quindi proteggeranno sua moglie e suo bambino. Ma Ulisse con la sua astuzia ha ragione delle mura di Troia. Che fine fanno il figlio e la moglie dello sconfitto nelle narrazioni originali e perché nel film abbiamo cambiato?

Nelle narrazioni originali il bambino dello sconfitto è ucciso e sua madre diventerà la schiava, subendo anche lo stupro d coloro che le hanno assassinato marito e figlio. Nel film c’è una variazione: quando Troia cade, il figlio e la moglie dello sconfitto scappano insieme ad Enea. Perché
abbiamo cambiato? Perché noi non tolleriamo più che un personaggio, a meno che non sia un serial killer, uccida un bambino e ne prenda con la violenza la madre. Cosa è cambiato tra noi e le mura di Troia.

Dopo la caduta di Troia, le sue donne devono diventare schiave, quindi subire un abuso sessuale. Ser Lancillotto non potrebbe commettere nulla di simile.

Cosa è cambiato tra le due narrazioni? Il cristianesimo. La legge di Mosè che i greci non avevano. Noi abbiamo due poemi epici: il poema epico precristiano, Eneide. Odissea, Iliade, dove i valori sono due, la lealtà e il coraggio; il poema epico post cristiano, re Artù, Orlando a Roncisvalle, El Cid, il Signore degli Anelli, i valori sono tre, il coraggio, la lealtà e la cavalleria. Cavalleria vuol dire che un soldato non può toccare un disarmato, un bambino e una donna, meno che mai la moglie e il figlio dello sconfitto.

Cavalleria vuol dire che un uomo può usare MAI la sua maggiore forza fisica contro una donna, ma solo al suo servizio. MAI è Mai. Se qualcuno o fa vuol dire che è fuori dall’etica. Dove però questa etica non è condivisa, la difesa della donna non c’è. Gli orchi esistono.

Attenzione: un uomo perbene deve rispettare la donna, non deve capirla. Detto questo un uomo, anche un uomo perbene può avere una comunicazione disastrosa dal punto di vista di una donna, soprattutto se si tratta di una donna eccessivamente emotiva e con molto accentuato il difetto base delle donne, conseguente alla loro natura, che è di dipendere dal giudizio altrui. Se spiego che il cervello maschile è normalmente competitivo oltre che pragmatico non è per giustificare che un uomo possa usare la forza fisica contro una donna: non deve farlo MAI, e MAI è MAI, ma per spiegare come normalmente un uomo normale possa usare una comunicazione che la sua donna interpreta come offensiva, mentre è semplicemente la conversazione di un cervello pragmatico competitivo. Lost in traslation. Persi nella traduzione.

Il cervello maschile e quello femminile sono talmente diversi da giustificare il bel titolo per un saggio intelligente Gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere. I cervelli e le competenze sono così diversi, proprio perché così ognuno dei due sessi abbia bisogno dell’altro, ma causano un continuo malinteso.

(...) 

Quando spiego che il cervello maschile è competitivo e normalmente aggressivo, con competitività e aggressività spesso inserite, voglio dire che spesso ha una comunicazione che sembra svalutante. ( no lo è. Per lui le cose importanti sono la cucina dipinta bene e la macchina parcheggiata dritta) in più le scarse capacità empatiche fanno si che non si renda conto dell’effetto delle sue parole. Siamo noi che dobbiamo imparare a decifrare.

Noi donne  abbiamo il cervello pieno di neuroni specchio e con grosse capacità empatiche perché dobbiamo capire i nostri bimbi neonati e interagire con i bambini piccoli, i maschi hanno pochi neuroni specchio e poche capacità empatiche perché il loro ruolo nell’età della pietra, il periodo di gran lunga più lungo e difficile della storia umana, la sopravvivenza era garantita dalla capacità dei maschi di essere guerrieri e cacciatori, capacità dove un eccesso di capacità empatiche è disastroso: il cacciatore che si ponga il problema di cosa provi il cinghiale o il nemico a cui è arrivato un colpo di clava o una freccia non può svolgere il suo ruolo, quindi gli uomini non si chiedono che effetto avranno le loro parole sulla donna, se lei si può sentire svalutata, o non compresa, o non accolta, o
qualcosa del genere.

(...)

E ora un  racconto, questo autentico, anche se non ho personalmente assistito. Me lo hanno raccontato.

Nel giugno del 1996 il vento ha abbattuto un traliccio sul promontorio, Pavellone, dove andiamo in vacanza in Corsica. È un posto ancora un po’ selvatico, abitato dai cinghiali. La macchia ha preso fuoco. Il Pavellone ha due tipi di abitanti: i villeggianti, che si sono spostati sulla spiaggia e lì si sono messi serenamente ad aspettare i pompieri, e i locali, contadini corsi, che hanno delle fattorie. I contadini corsi hanno portato donne e figli sulla spiaggia, poi sono tornati indietro e si sono messi con le pompe a proteggere le loro case, in un inferno di fuoco e di fragore, e alberi che cadevano, e hanno continuato a proteggere le case con le pompe anche dopo l’arrivo dei pompieri, che hanno affiancato.

Quindi esistono uomini terribili e donne che hanno dovuto abbandonarli e cavarsela da sole, esattamente come esistono persone che hanno avuto l’amputazione delle gambe e se la cavano. Ma è meglio le gambe averle. È meglio essere in due, diversi e complementari. Perché così quando uno cade, l’altro lo aiuta a rialzarsi. Per essere infrangibili meglio essere in due, diversi e complementari, che non si capiscono, ma si sostengono. Un elleboro sulla neve, dolce ma in grado di resistere alle tempeste. il possibile simbolo di un amore vero.

Stralcio di un messaggio ricevuto da Silvana De Mari Community
saidharma99@gmail.com

mercoledì 26 settembre 2018

ONU. L'inutile apparato...


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E' abbastanza antipatico da ammettere, ma l'Onu non ha mai funzionato per il suo scopo dichiarato, ovvero impedire la guerra e garantire la pace tra le Nazioni, salvo limitati successi in qualche circostanza minore (per esempio, in passato, tramite le forze di interposizione in Libano, con la partecipazione del contingente italiano guidato dal generale Angioni).


Non impedisce il dilagare dell'imperialismo delle grandi potenze quando vogliano schiacciare militarmente i loro ostacoli.


Non ha impedito né impedisce il colonialismo (oggi trasformatosi in versione monetaria, ed applicato anche contro molti paesi europei).


Non impedisce il massacro israeliano continuativo contro i palestinesi.


Non impedisce il lungo massacro contro i siriani, che procede ormai da sette anni.


Non impedisce il massacro ucraino contro il Donbass.


Non garantisce alcuna democrazia planetaria, poiché la applicazione delle risoluzioni dell'Assemblea Generale degli Stati è subordinata al potere di veto del ristretto Consiglio di Sicurezza.


Dobbiamo accontentarci del fatto che in tale ristretto Consiglio pesano, talvolta, le decisioni di veto di Russia e Cina contro lo strapotere delle grandi potenze occidentali.


L'Onu non funziona come garante della pace proprio come prima di esso non funzionò la pur lodevole Società delle Nazioni, che non fu in grado di impedire la seconda guerra mondiale.


La terza guerra mondiale militare è impedita solo dall'era termonucleare, nella quale le bombe all''uranio, al plutonio e all'idrogeno impediscono di attaccare gli stati atomici, ma per il resto l'Onu non riesce a frenare le guerre locali che le grandi potenze riescono ad imporre ovunque lo vogliano.


La capacità di intervento pacificatore dell'Onu risulta di fatto bassissima, e possiamo solo considerare che senza questa organizzazione internazionale l'intervento pacificatore internazionale si ridurrebbe letteralmente a zero, cosa che rimane comunque ben magra consolazione.


Sfortunatamente la pura e semplice idea di abolire l'Onu non migliorerebbe la già intollerabile situazione. Il problema sta alla radice: esso dipende dalla avidità e voracità delle Nazioni più sviluppate, che in virtù della propria potenza politica e militare vogliono continuare ad interferire negli affari interni delle Nazioni più deboli, trattandole come se fossero loro propaggini servitrici.


O la coscienza politica planetaria riuscirà a sconfiggere l'imperialismo mondiale, o rimarremo sfortunatamente al punto di partenza.


Con l'unica consolazione che l'equilibrio termonucleare pone finora un severo limite all'impiego della forza militare, ma che prima di quel limite (la non aggredibilità militare degli stati atomici) ogni abuso rimane di fatto permesso.

La conflittualità internazionale planetaria rimane dunque un grave problema irrisolto, che consuma non solo grandi risorse materiali ma anche vite umane sterminate in numerosissimi conflitti. Eppure, se solo ogni anno tutti gli stati acconsentissero a rinunciare alla stessa percentuale di spesa militare, per devolverla ad incremento di spesa diplomatica, col passare del tempo avremmo più relazioni politiche chiarificatrici e quindi pacificanti assieme e meno rischi bellici.


C'è sempre una via di uscita ai problemi umani: tutto dipende dal volerla percorrere oppure no.

Ma sembra piuttosto improbabile attendersi un cambiamento gestionale avviato dai vertici delle grandi potenze, per cui un grande cambiamento culturale può essere avviato solo da una forte iniziativa prodotta dalle popolazioni.


Vincenzo Zamboni 

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Diritto di replica a Macron:  https://www.facebook.com/mohamed.konareditshata/posts/1927653030614902?hc_location=ufi

martedì 25 settembre 2018

“Solitudine esistenziale”..? - Facebook ti aiuta... a diventare felice (con 100 “mi piace” ed una donna ritrovata)


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Un po' di tempo fa ho letto su un quotidiano on line un articolo dal titolo:  "fingersi felice con 100 mi piace e tutti questi amici mai visti né sentiti.".

Un cantautore livornese torna con un nuovo album in studio dal nome 'Anime storte'. Per comporre questo disco si è fatto ispirare dalle persone dei giorni nostri, virtualmente ingolfate di amicizie social ma sempre più sole e alienate. È proprio il singolo 'Soli', nelle radio da settembre, ad anticipare l'intero lavoro.

La sera, forse incuriosito da questa storia munito di bombole respiratore e boccaglio mi sono immerso per la prima volta nel mare virtuale e ho aperto un profilo su Facebook.

Dopo solo alcuni minuti ricevo un sms sul cellulare: "Noooo Ferdiiiii! Anche tu nel virtuale mondo?"

Ho risposto: "Si! mi sono stufato a scrivere mail, ormai non le usa più nessuno come gli sms, inutile ostinarsi nella lentezza quando con lo stesso mezzo si può andare più veloce e più lontano!"

Wow, sì vorrei aprire anche un blog che vorrei intitolare “terra#terre”

Good!

Per essere sicuri  di restare con i piedi per terra, parte di quel che scrivo viene pubblicato spesso da anni sul Giornaletto di Saul, un giornale bellissimo che esce tutti i giorni on line, conosciuto a pochi.

Il vero problema è che qui a Pescara mi annoio tremendamente e spesso la sera alle 9 sono già a letto a dormire.

Medita. Hai sempre un attitudine creativa… se si annoia uno come te… E poi un po' di pausa dal girovagare fa sempre bene per gioire del dolce far nulla.

Una pubblicità diceva: chi beve birra campa cent anni, meditate gente, meditate…! Infatti bevo birra!

Quando viaggio sono senza computer, anche mesi e ho solo il  mio vecchio cellulare nokia del secolo scorso. Temo che questo inverno sarà molto dura per me nella mia “solitudine esistenziale” e Facebook può essere una svolta nelle lunghe serate di freddo, anche perché spesso medito durante il giorno.

Vero che su Facebook c'è molta confusione, una specie di minestrone, gran pentolone dove tutti buttano un nuovo ingrediente,  quindi per ora ci pubblico solo le foto (e qualche pensierino)!

In verità FB mi serviva per cercare una donna che non sentivo da 13 anni, dopo venti minuti su Facebook l'avevo già trovata!


Ferdinando Renzetti


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giovedì 20 settembre 2018

La guerra monetaria è cominciata negli States, passando per la Cina...


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L'inconvertibilità del dollaro in oro è stata sancita unilateralmente da Nixon il 15 agosto 1971 e nessuno - in Occidente - ebbe la forza di protestare.

Non poteva farlo la Russia. Tantomeno la Cina. In seguito, gli americani si sono sempre opposti a che altre valute (l'euro in particolare) assumessero prestigio a livello mondiale in modo da essere usate negli scambi commerciali.

Diversi sono stati i Paesi che sono falliti per aver tentato di adeguare al dollaro il cambio della loro valuta. I più furbi sono risultati i cinesi che - dal 1994 - hanno saldamente legato al dollaro il cambio della loro valuta. Senza permettere oscillazioni.

A seguito della globalizzazione cominciarono a fare affari d'oro e presero ad accumulare buoni del Tesoro e obbligazioni americane a vagonate quando General Motors trasferì in Cina le sue linee di montaggio.

Un libro americano titolava: RUOTE GENERAL MOTORS STRADE CINESI. Ma come hanno fatto ad evitare che i numerosi yuan stampati di conseguenza generassero l'inflazione nel Paese?

Il GRANDE CAPO ha ordinato alle banche locali di aumentare (con la scusa della sicurezza) fortemente le riserve (in yuan, naturalmente) sterilizzandone gli effetti sui prezzi locali. E convinto i dirigenti delle grandi aziende esportatrici cinesi con le buone (pena la prigione) a fare altrettanto. Pregi del Partito Unico! ... e senza minoranza. I massimi fautori del capitalismo (e del globalismo) hanno finito per favorire i maggiori sostenitori (a parole) del comunismo. E sono loro che adesso non possono protestare.

Trump si rimangerà presto i dazi che i cinesi potrebbero inondare il mondo di bot americani.

Luigi Caroli ste72mi@yahoo.it


 
PS: nel 1994 il rapporto di cambio scelto dai cinesi col dollaro fu molto basso, non molto alto. Se noi fossimo entrati nell'euro col cambio a 1500 (invece che a 1936) oggi staremmo molto meglio. Se poi ci fossimo risparmiati Berlusconi, Renzi e i grossi sindacalisti che hanno fatto immeritata carriera politica, saremmo dei signori.

mercoledì 19 settembre 2018

Siria. La situazione a Idlib e le ragioni geopolitiche della Russia


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Il 18 settembre 2018  è stato raggiunto un accordo tra Russia e Turchia per creare una in Siria una  zona cuscinetto smilitarizzata nella regione di Idlib. Mosca ha affermato immediatamente che l'abbattimento del suo aereo non pregiudica questo accordo. In mezzo a tutto il concitato caos che di sicuro è seguito alla notizia della perdita dell'aereo, Mosca ci ha tenuto a ribadire questo. Perché?
La Russia in Siria sta giocando una partita complicatissima su cui ruotano la sua sicurezza interna, la sua credibilità internazionale e regionale e infine la sua posizione geopolitica nel prossimo futuro. Pensare, come è stato fatto un mese sì e uno no da quando è iniziato il suo intervento, che di punto in bianco possa abbandonare al suo destino Assad e la Siria, mi sembra quindi francamente semplicistico.

In Medio Oriente la Russia deve:
a) ampliare le contraddizioni tra la Turchia e la Nato, non far precipitare le cose in Turchia ma utilizzare la sua ostilità nei confronti dell'SDF curdo e contemporaneamente mantenere buoni rapporti coi Curdi stessi (o loro frange),
b) tener buoni gli Israeliani ed evitare a tutti i costi scontri militari diretti con loro (Mosca è inferocita perché gli Israeliani l'hanno avvisata dell'attacco solo un minuto prima - non è compito suo difendere la Siria dagli attacchi di terze potenze, essendo intervenuta su richiesta di Damasco per combattere i jihadisti - anche se sa benissimo, e ha denunciato ripetutamente, chi sono gli sponsor dei jihadisti),
c) ampliare le contraddizioni tra Qatar e Sauditi e congelare la linea Qatar-jihadisti,
d) tener conto degli interessi iraniani,
e) evitare a tutti i costi scontri militari diretti con gli USA,
f) rientrare in Egitto (e in Libia) dove sono stati scacciati 40 anni fa,
g) salvaguardare i propri interessi petroliferi, in concorrenza/collaborazione con Sauditi e Iran,
h) infine non dare spazio a malumori interni a causa del conflitto.
A fronte di ciò, io non riesco a stupirmi se dopo l'incontro tripartito con Turchia e Iran, Mosca abbia deciso (con Damasco) di rimandare l'attacco su Idlib. 

Io non so cosa si siano detti. E' ovvio. Ma ragionando un po', come mai i ministeri degli Esteri e della Difesa russi sanno per filo e per segno gli spostamenti da villaggio a villaggio della famosa clorina per mettere in scena il prossimo "attacco chimico" e addirittura chi e come ha già filmato alcune "scene" di questo attacco? Sono notizie fornite da un'intelligence capillare che lì può operare solo se la Turchia e i loro protegé locali chiudono un occhio, cosa che è anche indice dello stato di disgregazione del controllo jihadista sul territorio. 

Ed è noto proprio il lavorio di divide et impera per disgregare il fronte jihadista stesso. A quanto sembra la "nuova al-Qaida" di cui parla Oraprosiria è una contromossa a questo lavorio. Ne posso dedurre che gli accordi con la Turchia e la zona cuscinetto servono presumibilmente a spazzare via le forze jihadiste contrarie al negoziato isolandole dalle altre. La Russia inoltre, deve offrire uno sbocco alla Turchia che se smette all'improvviso di recitare il suo ruolo rischia una recrudescenza di terrorismo al suo interno.
La parte migliore della sinistra si è autodistrutta pensando e volendo la Luna nel pozzo e dimenticandosi della base materialistica dei concetti e dei desideri. E la base materialistica è molto complessa.

P.P.

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Commento - integrazione:

Non sono per niente d’accordo con l’ostinata difesa delle buone ragioni russe riguardo al destino unitario e libero della Siria.  Non glie  la si può lasciar passare liscia, di fronte a un costante inchino ai ricatti di Erdogan, Trump (o lo Stato Profondo) e soprattutto di Netaniahu, con Israele che fa quello che  gli pare sulla Siria, gli Usa con la marmaglia curda che occupano, ormai indisturbati e indisputati, un terzo della Siria pulita etnicamente, i turchi che si tengono jihadisti, Idlib e Afrin, per incombere costantemente su Latakia e Aleppo e i francesi che lanciano missili sulla Siria con tutti che fanno finta di niente. Davvero politica di grande potenza! Ed è un’affermazione del tutto priva di prove che Damasco sia d’accordo con questa inversione a U su Idlib, anzi, e neanche gli iraniani, decimati da Israele, pare lo siano. Qui le ragioni della realpolitik sono elevati a ideologia e morale, mentre al tempo stesso si trascura l’effetto nefasto, a livello geopolitico, di politica interna e di opinione pubblica internazionale di questi ricorrenti cedimenti.
Cosa diavolo significa una “zona demilitarizzata”, quando i turchi hanno rimpinzato di armamenti i terroristi e hanno schierato  loro forze in tutta la provincia. Uno zuccherino con il fetore dell’uovo marcio.
Sui numeri B, C, D,  E, G c’è solo da dire che illustrano il cinismo calcolatorio di Mosca e fanno il gioco del ricattatore USA: sono le cifre di una politica misera e codina. Quanto a Egitto e Libia e al rientro lì della Russia, con simili accrediti quanto si era guadagnato rischia di andare a farsi fottere. Una spiegazione potrebbe essere che la conventicola di oligarchi atlantisti con cui Putin equilibra il suo potere in Russia, abbia avuto la meglio in questa occasione. Il dato chiaro è innegabile è che questa partita, a forza di minacce, l’abbia vinta ancora una volta la banda degli aggressori, alla faccia delle migliaia di siriani, iraniani e libanesi immolatasi per questa patria araba.
Dobbiamo uscire dall’infanzia quando papà sembrava onnipotente e sempre il più giusto del mondo. Povera Siria.

F.G.

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Articolo collegato: 

Vladimir Putin e Recep Tayyip Erdogan

martedì 18 settembre 2018

I limiti dell'accoglienza... ed il coraggio di dire "no"


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Vorrei oggi parlare di qualcosa che sembra ampiamente frainteso nella comunità "spirituale".

Se accettiamo profondamente come siamo, e profondamente accettiamo le situazioni  come si presentano, e siamo in grado di   accettare gli altri come sono, significa dover  dire  "sì" a tutto e tutti, anche se
il "sì" porta ad altra violenza?   In verità un tale atteggiamento ci rende passivi e lasciamo che gli altri camminino su di noi.

Se diciamo "tutto è ok",  vuol dire che rinunciamo alla nostra capacità di discernere?

Certo che no. L'accettazione è così vasta in profondità che comprende sia il  "sì"  che il  "no" alle situazioni della  vita.

Per esempio, qualunque sia la profondità del tuo amore per quella persona se qualcuno ti picchia ogni sera,  ti sembrerebbe intelligente, generoso, saggio o illuminato (nel senso illuminato di queste parole) continuare ad autorizzarlo, dicendo "sì", in modo esplicito ma implicitamente  sperando che egli senta nel profondo che quel "sì" vuol dire si "no"?

Dire "no" alla violenza, abuso, o qualsiasi cosa che suoni sbagliato in voi, non è lo stesso che dire "no" alla vita. Dire "no" non è necessariamente una resistenza alla vita. E' così importante comprendere ciò.

Quante volte diciamo "sì",  mentre dentro di noi  riteniamo che sia un "no", e viceversa? Se davvero vogliamo dire "no", se quel  "no" è la nostra profonda verità,  dire "sì" è una menzogna in quel momento, perché disonora la verità vivente dell'esistenza, della vita in movimento in voi, attraverso di voi, come voi.

Quel povero piccolo "no" ha solo bisogno di un po' di attenzione amorevole ...

Spesso diciamo "sì", perché stiamo cercando di mantenere una certa immagine di noi stessi. Vogliamo essere visti come uomini di Compassione. Qualcuno che dice sempre sì, positivo, forse per voler significare che si accetta tutto ciò che accade.

Facciamo la parte di chi non vuole esser visto come "negativo" o guastafeste.

Che peso dover far finta !?

Questo insegnamento non serve a  creare  nuove immagini di te stesso. È  per liberarti da tutte le tue immagini.

Se un insetto nocivo comincia a mangiare la tua pelle o il tuo sangue, non è forse normale  adottare misure per eliminare l'insetto?  In questo caso dire "no"  non vuol dire  che siamo in guerra contro l'insetto. Non si sente odio. Non è un  nemico mortale. Questa azione rientra nella vita stessa,  per come sei tu.  In tal modo, osservando attraverso l'occhio universale anche la rimozione dell'insetto è affermare la vita, non resisterle.

Così affermi la  sua sacralità e mistero. Tu dici sì alla vita tutte le sue manifestazioni - tra cui l'evento in cui l'insetto viene rimosso dalla pelle umana, nel modo meno violento (se possibile). Non mi sembra intelligente né onesto fingere di accettare l'insetto.

Sostenere di dire "sì" alle sue punture non significa accettare la vita poiché in questo senso anche  un "no" è valido  per accettare la vita.

Naturalmente, nessuno può dire quando un "sì" o "no"  sia adatto per noi in quel momento. Questo "sì" o "no" è nel profondo "io" che tutti noi ci troviamo. Forse alcuni di noi sono più tolleranti verso gli insetti. Non lo so. Ma questo non è il problema.

La profonda accettazione di quel che sei è abbastanza grande per un "no" o "sì" del momento. Questi due movimenti sono contenuti nell'incondizionato e  sono sempre presenti. Questo è  il Sì che davvero ci vuole - senza un  altrimenti.  E tu non stai cercando di mostrarti  come una "persona di accettazione profonda",  qualcuno che non dice mai no.

Non serve artificialmente mantenere  un'immagine spirituale o etica.  Occorre ricordare che tu sei oltre l'immagine, al di là di tutte le immagini - tu sei la vita stessa. Ed è per onorare la vita che vivi. E a volte onorare la vita è espresso da un "No" forte,  amorevole e intelligente.

Quel "No" esprime  chiarezza e verità, senza odio, senza violenza, senza attaccamento a qualsiasi risultato, senza cercare di mantenere una delle seguenti foto di te è davvero un grande Sì alla vita...

E posso pure capire che tutto è al suo posto giusto ed avviene al momento giusto.

Le preferenze non sono necessariamente sentenze, e non sono "contro" la vita in alcun modo. Il "No" a una data circostanza negativa è abbracciato al grande cosmico SÌ.

Jeff Foster

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(Traduzione di Paolo D'Arpini)


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Mio commentino: "ricordo che quando viaggiavo in Africa, a piedi, quando arrivavo in un villaggio sperduto nella savana il capo del villaggio metteva a disposizione una capanna, costruita apposta per gli ospiti, ed offriva anche un pasto, l'indomani lo stesso capo villaggio salutava l'ospite e lo invitava a riprendere il viaggio... Questo significa che, ad esempio, anche nell'ospitalità, che è considerata sacra, bisogna saper riconoscere le possibilità reali dell'accoglienza..." (P.D'A.)