L’ipotesi
sulla natura ondulatoria delle radiazioni luminose, già avanzata da
Huyghens
e Hooke
nel ‘600 in alternativa alla teoria
corpuscolare di
Newton
(vedi
N. 47), fu confermata all’inizio dell’800 dall’esperienza
della doppia fenditura, condotta
dal medico e fisico inglese Thomas
Young (1733-1829).
Young
fu
uno scienziato ecclettico: esercitò la medicina a Londra ed ad
Edimburgo tra il 1792 ed il 1794; fu insegnante di fisica
nell’Università tedesca di Gottinga nel 1796; fu membro della
Royal Society e poi anche dell’Accademia di Francia; si interessò
della luce e della meccanica dei solidi, ma anche di egittologia,
polemizzando anche con il celebre ricercatore francese Champollion
sull’interpretazione dei geroglifici; lasciò infine l’insegnamento
per dedicarsi definitivamente alla medicina come medico negli
ospedali.
Nel
1801 Young realizzò il noto esperimento consistente nel far passare un
fascio di luce attraverso due strette fenditure parallele realizzate
in uno schermo. Su un secondo schermo successivo privo di fenditure
non si notavano due linee luminose nette corrispondenti alle due
fenditure, ma una serie di linee luminose inframmezzate da zone in
ombra costituenti una classica “figura
di interferenza”.
La presenza di questa figura poteva solo spiegarsi ipotizzando che
dalle due fenditure emergessero due onde luminose distinte che poi
interferivano tra di loro. Ciò dimostrava la natura ondulatoria
della luce. All’inizio del ‘900 l’esperienza è stata ripetuta
nell’ambito della fisica quantistica con un fascio di elettroni,
dimostrando che le particelle
subatomiche si comportano anche come onde (ipotesi di De
Broglie).
Young
è noto in fisica per aver determinato il “Modulo
di Young” ,
ben noto a tutti gli studenti di fisica ed ingegneria, che identifica
le capacità elastiche di ogni singolo materiale. Il fisico inglese
studiò anche i fenomeni connessi con la tensione
superficiale dei fluidi,
che tende ad attirare le molecole superficiali verso l’interno del
fluido, ed i fenomeni di adesione alle pareti dei contenitori che
fanno sì che la superficie di ogni fluido formi sempre uno stesso
angolo con la parete del contenitore secondo l’equazione nota come
equazione
di Young-Laplace,
dal nome dei due scienziati che l’hanno studiata.
In
campo medico Young si interessò della fisiologia dell’occhio,
dell’astigmatismo, e del tricromatismo (rosso-verde-violetto)
tipico dei nervi sensori.
La
teoria ondulatoria della luce trovò una rigorosa sistemazione
matematica grazie all’opera del fisico-matematico francese
Augustin-Jean
Fresnel
(1788-1827 ), un altro rappresentante di quella brillante generazione
di fisici francesi dell’inizio ‘800 che ebbe in Laplace il più
noto rappresentante. Fresnel fu ingegnere presso l’Ecole
Polytechnique e
dimostrò con rigorosi calcoli matematici (cui fu dato il nome di
“integrali
di Fresnel”)
tutti i fenomeni tipici dell’ottica geometrica.
Durante
la presentazione delle sue equazioni presso l’Ecole Polytechnique
(1819), le tesi di Fresnel furono contestate da uno dei professori
del Politecnico, Poisson,
sostenitore della teoria corpuscolare di Newton, che osservò che,
sulla base delle equazioni di Fresnel, se si fosse interposto un
disco su un fascio di luce, su uno schermo successivo si sarebbe
dovuto (paradossalmente) vedere – in corrispondenza del disco - un
cerchio illuminato. Fu quindi organizzato un esperimento “ad hoc”
che dimostrò la validità delle equazioni di Fresnel e quindi la
validità della tesi sulla natura ondulatoria della luce.
Simeon-Denis
Poisson
(1781-1840) era un altro dei valenti fisico-matematici della
generazione di Laplace. Si interessò di statistica; ed infatti in
questo campo è famosa la “distribuzione
di Poisson”che
è una distribuzione limite della distribuzione già studiata da
Pascal e della distribuzione binomiale. In matematica operò
un’estensione dell’equazione a derivate parziali già studiata da
Laplace ed adoperata in elettrostatica, termotecnica e meccanica.
Scoprì la costanza del potenziale elettrico sulla superfice dei
conduttori e fu anche astronomo valente.
Come
già sottolineato in un precedente articolo dedicato al grande dibattito
sulla natura della luce, la conclusione che la luce
aveva una natura ondulatoria non pose fine al dibattito, in quanto
l’ipotesi sulla natura corpuscolare della luce e delle altre
radiazioni elettromagnetiche tornerà in auge con gli studi
sull’effetto fotoelettrico di Einstein
all’inizio del ‘900 e con l’ipotesi di De
Broglie
che tutta la materia abbia una doppia natura corpuscolare e
radiativa-ondulatoria.
Infine,
per concludere il discorso sulla grande stagione della scienza
francese, inglese, ed italiana, tra la fine del ‘700 e l’inizio
dell’800, ricordiamo la figura del medico inglese Edward
Jenner (1749-1823),
inventore del vaccino
antivaioloso.
Questa tecnica (peraltro parzialmente nota già nell’antichità ed
in Cina) consiste nell’inoculare siero proveniente da vacche
ammalate di vaiolo “vaccino” per sviluppare difese organiche
contro il molto più pericoloso vaiolo umano.
Dopo
che Jenner ebbe pubblicato nel 1798 la sua “Inchiesta
sulle cause ed effetti del vaiolo vaccino”,
la tecnica di inoculazione fu diffusa rapidamente in Inghilterra ed
Europa. Napoleone la rese obbligatoria per i soldati delle sue
armate. I risultati furono stupefacenti. In pochi anni nella sola
Inghilterra, dove in precedenza i casi segnalati erano circa 200.000
in 10 anni (con indici di mortalità superiori al 30%) , i casi si
ridussero a 180 in un anno.
Oggi
il vaiolo, malattia che ha tormentato per secoli l’umanità, è
completamente debellato, ed altri “vaccini”, di cui parleremo nei
prossimi numeri, sono serviti a debellare altre malattie endemiche
come poliomelite e difterite. Viste le recenti polemiche sui vaccini,
sarà necessaria su questo argomento una discussione approfondita.
Vincenzo Brandi
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