Il 18 settembre 2018 è stato raggiunto un accordo tra Russia e Turchia per creare una in Siria una zona cuscinetto smilitarizzata nella regione di Idlib. Mosca ha affermato immediatamente che l'abbattimento del suo aereo non pregiudica questo accordo. In mezzo a tutto il concitato caos che di sicuro è seguito alla notizia della perdita dell'aereo, Mosca ci ha tenuto a ribadire questo. Perché?
La Russia in Siria sta giocando una partita complicatissima su cui ruotano la sua sicurezza interna, la sua credibilità internazionale e regionale e infine la sua posizione geopolitica nel prossimo futuro. Pensare, come è stato fatto un mese sì e uno no da quando è iniziato il suo intervento, che di punto in bianco possa abbandonare al suo destino Assad e la Siria, mi sembra quindi francamente semplicistico.
a) ampliare le contraddizioni tra la Turchia e la Nato, non far precipitare le cose in Turchia ma utilizzare la sua ostilità nei confronti dell'SDF curdo e contemporaneamente mantenere buoni rapporti coi Curdi stessi (o loro frange),
b) tener buoni gli Israeliani ed evitare a tutti i costi scontri militari diretti con loro (Mosca è inferocita perché gli Israeliani l'hanno avvisata dell'attacco solo un minuto prima - non è compito suo difendere la Siria dagli attacchi di terze potenze, essendo intervenuta su richiesta di Damasco per combattere i jihadisti - anche se sa benissimo, e ha denunciato ripetutamente, chi sono gli sponsor dei jihadisti),
c) ampliare le contraddizioni tra Qatar e Sauditi e congelare la linea Qatar-jihadisti,
d) tener conto degli interessi iraniani,
e) evitare a tutti i costi scontri militari diretti con gli USA,
f) rientrare in Egitto (e in Libia) dove sono stati scacciati 40 anni fa,
g) salvaguardare i propri interessi petroliferi, in concorrenza/collaborazione con Sauditi e Iran,
h) infine non dare spazio a malumori interni a causa del conflitto.
A fronte di ciò, io non riesco a stupirmi se dopo l'incontro tripartito con Turchia e Iran, Mosca abbia deciso (con Damasco) di rimandare l'attacco su Idlib.
La parte migliore della sinistra si è autodistrutta pensando e volendo la Luna nel pozzo e dimenticandosi della base materialistica dei concetti e dei desideri. E la base materialistica è molto complessa.
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Commento - integrazione:
Non sono per niente d’accordo con l’ostinata difesa delle buone ragioni russe riguardo al destino unitario e libero della Siria. Non glie la si può lasciar passare liscia, di fronte a un costante inchino ai ricatti di Erdogan, Trump (o lo Stato Profondo) e soprattutto di Netaniahu, con Israele che fa quello che gli pare sulla Siria, gli Usa con la marmaglia curda che occupano, ormai indisturbati e indisputati, un terzo della Siria pulita etnicamente, i turchi che si tengono jihadisti, Idlib e Afrin, per incombere costantemente su Latakia e Aleppo e i francesi che lanciano missili sulla Siria con tutti che fanno finta di niente. Davvero politica di grande potenza! Ed è un’affermazione del tutto priva di prove che Damasco sia d’accordo con questa inversione a U su Idlib, anzi, e neanche gli iraniani, decimati da Israele, pare lo siano. Qui le ragioni della realpolitik sono elevati a ideologia e morale, mentre al tempo stesso si trascura l’effetto nefasto, a livello geopolitico, di politica interna e di opinione pubblica internazionale di questi ricorrenti cedimenti.
Cosa diavolo significa una “zona demilitarizzata”, quando i turchi hanno rimpinzato di armamenti i terroristi e hanno schierato loro forze in tutta la provincia. Uno zuccherino con il fetore dell’uovo marcio.
Sui numeri B, C, D, E, G c’è solo da dire che illustrano il cinismo calcolatorio di Mosca e fanno il gioco del ricattatore USA: sono le cifre di una politica misera e codina. Quanto a Egitto e Libia e al rientro lì della Russia, con simili accrediti quanto si era guadagnato rischia di andare a farsi fottere. Una spiegazione potrebbe essere che la conventicola di oligarchi atlantisti con cui Putin equilibra il suo potere in Russia, abbia avuto la meglio in questa occasione. Il dato chiaro è innegabile è che questa partita, a forza di minacce, l’abbia vinta ancora una volta la banda degli aggressori, alla faccia delle migliaia di siriani, iraniani e libanesi immolatasi per questa patria araba.
Dobbiamo uscire dall’infanzia quando papà sembrava onnipotente e sempre il più giusto del mondo. Povera Siria.
F.G.
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