Caro Massimo Fini, da un giornalista esperto e libero
come Lei mi sarei aspettato una maggiore circospezione nei giudizi su
Al Sisi, Fratelli Musulmani e Regeni e una minore adesione alla
vulgata propagandistica del colonialismo occidentale (Il "Fatto
Quotidiano, "Il
cielo poco stellato dei 5 Stelle tra Al Sisi e la guerra afghana",
1 settembre 2018).
Non dovrebbe esserle sfuggito che
i FM, creatura partorita dagli inglesi nel 1924 contro il nascente
risveglio panarabo, sono da sempre al servizio del recupero del
controllo anglosassone sul mondo arabo, che Morsi, eletto appena
dal 17% dei cittadini, è stato cacciato da una rivolta popolare di
cui si sono fatti carico i militari, ma sostenuta da 20 milioni
di firme, tra l’altro per la sua repressione sanguinosa dei
copti e delle lotte operaie, per il suo integralismo religioso con
l'imposizione della Sharìa a una nazione storicamente laica e per la
sua fornitura di volontari al jihadismo anti-siriano.
Se in Egitto vige un forte
controllo sulla popolazione, non certo nei termini da Lei
acriticamente sussunti dalla disinformazione occidentale (tenga
presente le grottesche – e poi smentite - bufale di organi del
Dipartimento di Stato come Amnesty o HRW su Iraq, Libia, Siria),
dovrebbe anche dirsi che il paese è sottoposto a una feroce guerra
terroristica dell’Isis che non distingue tra civili, poliziotti,
soldati e alti funzionari dello Stato e che è il braccio armato
dei FM.
Dal suo articolo esplode una
contraddizione sbalorditiva. L’Isis le va bene se massacra egiziani
per conto dei suoi mandanti occidentali e del Golfo, e le va male
quando sabota il sacrosanto sforzo di liberazione dei Taliban da
questi stessi mandanti.
Quanto a Regeni, ne andrei a
vedere il curriculum, tutto segnato dalla formazione di quadri
dell’Intelligence negli Usa, da collaborazione con gli spioni John
Negroponte (Squadroni della Morte in Centroamerica e Iraq) e McColl
(MI6) in “Oxford Analytica”, probabilmente soppresso dai suoi
stessi datori di lavoro una volta bruciato dal video in cui offriva
10.000 dollari al sindacalista purchè gli fornisse un “progetto”,
ovviamente eversivo. Bruciato ma ancora da utilizzare da morto.
Non le provoca il minimo sospetto
la circostanza che venisse tolto di mezzo nel momento in cui Roma e
il Cairo concludevano grandi affari petroliferi a spese di altre
potenze occidentali e serviva un cadavere tra i piedi di Al Sisi?
Affermare poi che i servizi
segreti egiziani, eredi di Nasser e Mubaraq, temuti in tutto il
Medioriente, non siano capaci di far sparire un cadavere
torturato,"come fa bene la mafia", fa davvero torto alla
sua rispettabile storia professionale. Il cadavere di Regeni, con
terrificanti segni di tortura, andava trovato, visto, mostrato al
mondo e utilizzato per togliere dalla scena politica e petrolifera
egiziana un concorrente robusto come l'Italia dell'ENI.
Oltrechè per additare alla
riprovazione universale un governante laico, sostenitore del generale
Haftar in Libia (esponente dell’unico parlamento e unico governo
eletti dai libici) e dalle intollerabili aperture verso la Russia di
Putin.
Con stima,
Fulvio Grimaldi - www.fulviogrimaldicontroblog. info
Giornalista, inviato di guerra,
già BBC, RAI-TG3 e di molte testate italiane e internazionali.
Corrispondenza intercorsa - Scrive Fulvio Grimaldi a integrazione dell'articolo:
RispondiElimina"Scopro con piacere che il Fatto Quotidiano di oggi, 6 settembre 2018, ha avuto la correttezza deontologica di pubblicare la mia lunga risposta a un articolo di Massimo Fini sul tema di Als Sisi, migranti, Fratelli Musulmani, Regeni, Isis, che ho diffuso a suo tempo a tutti i miei contatti e che potete ritrovare sia nel blog, sia su Facebook (se non ancora rimosso).
Grida al cielo il conflitto, da un lato, tra l’arte demistificatoria delle manipolazioni, falsità, servi encomii e codardi oltraggi, praticati da giornaloni e televisionone di regime in favore dei propri editori di riferimento, che va riconosciuta al direttore Marco Travaglio, e, sull’altro versante, la sua complicità con un trattamento della politica estera nel FQ che dei difetti, peccati, vergogne, menzogne, superficialità, da Travaglio attribuiti agli altri, rappresenta la più turpe convalida e ripetizione. Tanto più apprezzo la disponibilità a pubblicare una forte, ma documentata, critica a una delle firme che il giornale considera tra le sue più prestigiose.
Nella mia lettera avevo riconosciuto a Fini esperienza e libertà. Non gli nego la seconda, non avendo elementi per farlo e riconoscendo però la sua direzione spesso ostinata e contraria nei confronti dei colleghi che si occupano di questioni internazionali. Mi vengono invece fondati dubbi sulla prima, l’esperienza, dato che ciò che si può dare davvero per storicamente dimostrato – i Fratelli Musulmani fondati dai britannici negli anni ’20 del secolo scorso e carta di ricambio colonialista contro la risorgenza araba, e l’Isis dimostrato ricettore di guida, finanziamento, armamento e obiettivi delle potenze occidentali, del Golfo e della Turchia per liquidare Stati arabi sovrani – al giornalista Massimo Fini risultano “espressione di una mentalità complottista”. Peccato che un giornalista di lungo corso come il nostro abbia dovuto ricorrere allo stereotipo più logoro di tutti coloro che devono coprire malefatte di cospiratori. Quelle sì.
Ecco la replica di Massimo Fini alla mia risposta:
“Che i Fratelli Musulmani siano al servizio degli inglesi mi pare espressione di una mentalità complottista che ho sempre rifiutato. E che l’Isis sia al soldo dell’Occidente mi pare far parte della stessa mentalità”.
Osservo che è già molto che Fini non abbia avuto nulla da ridire a proposito della mia descrizione dei trascorsi e del ruolo di Giulio Regeni. Che qui si stia aprendo finalmente uno spiraglio di sconcerto e dubbio sulle tante panzane raccontate dai martirologi di occidentali a prescindere, giustizieri di professione degli arabi quando non obbediscono?"