mercoledì 31 gennaio 2018

Basta con il "meno peggio" - Disgustati dai soliti partiti? Passate al "voto di protesta"


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Ricordo che AlbaMediterranea e The Walk of Change perorano e propongono l'alternativa del "LEGITTIMO VOTO DI PROTESTA" come previsto dall'art. 104, comma 5 del T.U. elettorale "D.P.R. 361/57)... Quindi tenete presente come percorribile scelta elettorale anche quella del "legittimo voto di protesta"... che occorre chiarire che non è un rifiuto del voto... ma un voto valido a tutti gli effetti... che rispetto al voto occulto, irresponsabile e segreto nella cabina elettorale... ha un'aspetto e un'essenza di tutt'altro spessore... in primis è un voto palese con tanto di nome e cognome,  etc.,... con la responsabilità civile e penale che ci si assume... e soprattutto chi aderisce a questo non tradizionale tipo di voto viene iscritto in un particolare elenco PUBBLICO che è reso a disposizione di chi vuole prenderne conoscenza... Queste peculiarità rendono il voto di protesta portatore di ben più ampie e profonde valenze... che noi  di AlbaMediterranea e The Walk of Change prenderemo in considerazione ed utilizzeremo nel futuro.  


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PROCLAMA

AlbaMediterranea e The Walk of Change hanno deciso di agire secondo il vademecum di seguito  meglio esplicitato... e per ora ci atterremo a questa linea di condotta.. l'apparentamento, il connubio, il consorzio, il condominio, la compenetrazione, la sopportazione della connivenza con i "meno peggio"... che ha contraddistinto gran parte dell'elettorato italiano in questi ultimi decenni è arrivato al capolinea... e vi possiamo garantire... che dall'interno del palazzo, come alcuni si ostinano a sostenere,  non è mai cambiato un ....... accidenti... che non fosse confacente al volere del potere...  Cominciamo a mettere a frutto le conoscenze della storia e politica alternativa che abbiamo estratto e surrogato negli anni....

Basta coi compromessi e con le cessioni di benevolenza...
I tempi cominciano ad essere ricettivi alle nuove verità di cui noi siamo portatori...  
Ecco il filo conduttore che ci deve guidare...

La  decisione strategica di The Walk of Change ed AlbaMediterranea è stata presa qualche tempo fa ed è un processo a lungo termine.. In questa tornata elettorale la nostra azione si esplicherà nella contestazione della "protesta" della non rappresentatività delle liste, dei candidati, dei programmi, dei partiti politici non indicativi della volontà popolare... Meno che mai della nostra personale.

L'unica, vera, ineludibile proposta politica da condividere e votare può essere solo quella che preveda la nazionalizzazione della banca centrale e la conseguente emissione di Titoli di Stato esenti da debito... Questo Albamediterranea e The Walk of Change faranno.... E quindi per intanto contesteremo queste elezioni nel modo che è qui di seguito descritto. 

Ecco alcuni semplici moduli da compilare e passi da adottare alle PROSSIME ELEZIONI 2018 in sede elettorale per RICONQUISTARE la TUA CONSAPEVOLEZZA di C ITTADINO.

Come specificato in vari articoli già’ esistenti e risalenti al lontano 1957 (Artt. 44, comma
4; 68, comma 7; 74, comma 2; 79, comma 2; 87, comma 1; e 104, comma 5 del Testo Unico Leggi Elettorali D.P.R. 30 marzo 1957, n 361 e successive modifiche) si può esercitare il proprio diritto di voto senza effettuare di fatto e realmente l'usuale votazione.

Questo sarà il PRIMO ATTO ed il più semplice per riappropriarci della NOSTRA SOVRANITÀ di cittadini, accompagnata da una “DICHIARAZIONE UFFICIALE DI DISOBBEDIENZA CIVILE” e contestale assunzione di responsabilità..

Ecco alcune indicazioni per far sì che il vostro voto sia ritenuto valido e non sussistano vizi di forma.

Il rifiuto della scheda non trova una specifica disciplina normativa ma non può per questo motivo ritenersi vietato; l’elettore, infatti, può legittimamente richiedere specificamente, dichiarando al presidente del seggio elettorale, di voler “ESEGUIRE UN VOTO DI PROTESTA”.

Per farlo, può dichiarare di volersi rifiutare di siglare una preferenza sulla fatidica scheda elettorale.

Al riguardo, si ritiene che, in tali evenienze, il presidente del seggio, al fine di non rallentare il regolare svolgimento delle operazioni, possa prendere a verbale la protesta dell’elettore e il suo rifiuto di compilare la scheda, purchè la verbalizzazione sia fatta in maniera sintetica e veloce, con l’annotazione nel verbale stesso, delle generalità dell’elettore, del motivo del reclamo o della protesta, allegando anche gli eventuali scritti che l’elettore medesimo ritenesse di voler consegnare al seggio.

Qui di seguito si riportano le istruzioni per la verbalizzazione di una protesta e/o reclamo elettorale a fronte della Circolare del Ministero dell'Interno n.23 /2015 – Roma, 22 maggio 2015 e Circolare n. 30 / 2016 Roma, 27 maggio 2016, comma “h”.

FASI PROCEDURALI:

1) Presentarsi al seggio individualmente.

2) Portare con sé, il documento d'identità e la Tessera Elettorale, una breve dichiarazione scritta con il contenuto della propria protesta (mod.1) in 5 (cinque) copie e/o reclamo (mod.2) in 5 (cinque) copie , da usare soltanto all'occorrenza.

3) Registrarsi al Seggio.

4) Far timbrare la Tessera Elettorale prima di ricevere la scheda, come previsto dall'art.12, comma 1 del D.P.R. 8 settembre 2000, n.299.

5) Solo nel momento in cui uno degli scrutatori vi tenderà la scheda elettorale e la matita per siglarla,, DICHIARARE che si intende esercitare il “diritto-dovere di voto”, ma di “non sentirsi rappresentati da alcuna delle liste e persone candidate.

6) Non accennare IL GESTO di entrare e MAI AVVICINARSI alla cabina segreta per il voto.

7) Dichiarare di voler esercitare il diritto di verbalizzare una “protesta” (ed eventuale successivo) “reclamo” come stabilito dagli articoli di Legge (Artt. 44, comma 4; 68, comma 7; 74, comma 2; 79 , comma 2; 87, comma 1; e 104, comma 5 del Testo Unico Leggi Elettorali D.P.R. 30 marzo 1957, n 361 e successive modifiche).

      8) Consegnare il proprio scritto di protesta perché venga inserito nel registro dei Verbali (mod.1) in 5 (cinque) copie di cui una vi deve essere restituita timbrata per ricevuta. (vedi sotto gli allegati DISPONIBILI).

9) Precisare che si intende essere registrati come “elettori adempienti il diritto- dovere di voto”, e che si richiede in forma scritta, una nota che reciti testuali parole: IL SIGNOR (Nome e Cognome) ha presentato un verbale di protesta nei riquadri e colonne della Lista Sezionale e nel Registro per l’Annotazione del Numero delle Tessere, (già’ previsti anche dalla Circolare n.23 /22 maggio 2015)

10) Non accettate e soprattutto non controfirmate che in tali riquadri e colonne venga riportata la dicitura "Non Votante" (suggerita solo come esempio dalla Circolare sopracitata ma, SOTTOLINEATE IL FATTO che vi siete presentati li per “compiere ed esercitare il vostro diritto/dovere di Elettori”, e intendete QUINDI ESEGUIRLO secondo quanto la Legge prevede e consente.

11) Chiarite che NON VI RIFIUTATE DI VOTARE, ma che NON VOLETE VOTARE I CANDIDATI PROPOSTI e, pertanto, vi avvalete della verbalizzazione di una protesta, che a tutti gli effetti di legge vi qualifica come partecipanti alle Elezioni. (FATTO RILEVANTISSIMO!!)

12) La vostra perciò “non è una astensione”, il cui verbale tra l'altro non è previsto dalla Legge, ma “un voto politico a tutti gli effetti”, che non trova però riscontro nel panorama dei partiti o Movimenti italiani candidati, oggetto appunto della protesta.

13) Se la procedura non incontra ostacoli, ritirate la tessera, i vostri documenti e uscite dal seggio tranquillamente con la soddisfazione di non essere complici di questo sistema/regime.

14) Se il protocollo, così come riportato, verrà eseguito nella maniera dovuta da ogni partecipante a questa ATIPICA FORMA DI PROTESTA, avremo scritto una pagina importantissima della STORIA ITALIANA.

15) Se invece, da parte del Presidente, Segretario, o di chi per esso, vi vengono frapposte difficoltà, o vi viene rifiutato il timbro sulla Tessera Elettorale, non reagite in alcun modo, non mettetevi a discutere, anche se provocati dal personale di Seggio.….

16) Richiedere invece L’INTERVENTO DEL PUBBLICO UFFICIALE PRESENTE AL SEGGIO E PREPOSTO PER LA SICUREZZA (CARABINIERE o FINANZIERE, O ALTRO) che dovrà verbalizzare la chiara e decisa volontà del Segretario del Seggio e/o del Presidente di inadempienza dell'obbligo dell'atto di Protesta, diventandone garante rispetto alle parti.

17) Quindi … alla presenza della “forza pubblica” o meno...il Presidente del Seggio... in base al dettato della Circolare ministeriale 1° Marzo 1897, n. 17100-2 ( c.d. circolare Astengo ) Art. 1 – “Ogni atto che perviene all’ufficio o ne parte deve essere assegnato a una categoria di archivio   registrato nel protocollo. “… e dall'articolo 53, comma 5 del D.P.R. 28 dicembre 2000, n. 445  Sono oggetto di registrazione obbligatoria i documenti ricevuti e spediti dall'amministrazione e tutti i documenti informatici. “, nonché dall'articolo 18-bis della Legge 241/90, introdotto dal D.Lgs 126/2016.

      18) Presentate quindi il reclamo in 5 (cinque) copie, ne depositate quattro ed una la ritirate timbrata per “ricevuta. Se il modulo del reclamo viene accettato la procedura è completata ed è possibile ritirare i propri documenti ed uscire.

19) Se invece pure in questo caso il modulo di reclamo viene rifiutato, a questo punto esprimete, con voce chiara ed udibile al Segretario del Seggio, (E NON al Presidente del Seggio), che andrete immediatamente a consegnare la vostra querela per attentato contro i diritti politici del cittadino (art.294 c.p.); Abuso d’ufficio (art.323 c.p.); Omissioni d’atti d’ufficio (art.328 c.p.); (eventuale) Falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici (art.479 c.p.);  (ed altro)... all'Ufficiale Giudiziario più vicino, al quale consegnerete anche il RECLAMO specificando le procedure adottate nei vostri confronti in qualità di elettore, quindi ritirate i vostri documenti e uscite con calma dal Seggio.

20) Infine, se volete procedere aldeposito della querela contro il Segretario e Presidente del seggio (ed eventuali altri) … potete andare subito, o anche fino a 90 giorni dal momento del fatto… e depositando il modulo della querela (in tre copie – di cui una in ricevuta), allegherete anche il modello di protesta e di reclamo (entrambi in tre copie, di cui una di ciascuna per ricevuta.
      Occorre ricordare che la corretta gestione dei verbali è competenza specifica del Segretario del Seggio, ed è lui che risponde in primis alla legge, e non il Presidente del seggio.

Questi che seguono sono gli URL dei files dei moduli di "PROTESTA", di "RECLAMO" e di "QUERELA" da utilizzare al seggio elettorale secondo la necessità.



lunedì 29 gennaio 2018

"L’assassinio di Cristo" di Wilhelm Reich ... Recensione

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“È Pilato che impartisce l’ordine di crocifiggere Gesù, ma è il popolo che lo spinge a farlo. [...]
La favola dei grandi sacerdoti che aizzano il popolo contro Cristo è un’invenzione degli spacciatori di libertà. Come potrebbe una decina di sacerdoti aizzare le masse contro qualunque cosa se quel che può essere aizzato contro Cristo non esistesse già dentro l’anima del popolo?
Smettete di scusare il popolo e ciò che fa. [...]
Per la prima volta Cristo si rende conto dell’abisso che lo separa dai suoi concittadini e dalla sua epoca.
Accetta la cosa con calma. Non ne viene colpito. I suoi amici non sono mai stati amici veri. Gli sono stati amici finché hanno potuto ottenere qualcosa da lui: eccitazione, conforto, pace, piacere e ispirazione. Adesso, mentre la peste emozionale urla intorno a lui se ne vanno. Nemmeno una di queste sanguisughe è presente. Cristo non li odia né li disprezza, si rende semplicemente conto della situazione e rimane in silenzio, solennemente. Fissa un abisso profondo e oscuro dove la mente malata dell’uomo metterà nei secoli a venire coloro che vengono torturati nell’Inferno.
Cristo è circondato da un’atmosfera di silenzio esteriore e di intima incandescenza pacifica, come se fosse protetto da uno scudo. Non c’è nulla in realtà che lo tocchi o che lo possa toccare. È aldilà dello stupido spettacolo che si svolge davanti ai suoi occhi. Pietà per i disgraziati va carponi dal suo silenzio. Vale la pena di salvarli? Certamente no. Tuttavia, Cristo vive in piena coscienza ciò che essi gli fanno.
Il silenzio incandescente e pacifico di Cristo in questo momento è avvertito da quanti assistono al disgustoso tumulto. La moglie di Pilato ama Cristo; lo ha visto in sogno e il suo destino la riempie di tristezza. Le donne lo hanno sempre amato sinceramente. Lo hanno amato di quei sentimenti che le donne felici provano per l’uomo di cui sono innamorate. Le donne sanno. Conoscono uomini come Cristo nel loro corpo. La moglie di Pilato cerca invano di salvarlo. Avverte la silenziosa, calda incandescenza che è in Cristo in quei momenti. E proprio su questo silenzioso splendore di fiducia, che va molto oltre la miserabile cattiveria umana, che in seguito si fonderà la forza silenziosa dei primi cristiani pacifici. Continuerà a esistere fino al momento in cui queste righe vengono scritte: nessuna manifestazione malvagia della peste umana può colpire questa calda, intima incandescenza. È lo splendore della Vita.
È la calda, intima incandescenza che accompagna Cristo nelle ore dell’agonia. Presto il mondo o dipingerà con un’aureola luminosa intorno al capo. Cristo rimarrà in silenzio quando si contorcerà di dolore. Rimarrà in silenzio quando le forze gli mancheranno. Rimarrà in silenzio quando la gente lo insulterà e lo sbeffeggerà, anche se sarà questo che più lo addolorerà, ma come da lontano. [...]
La tranquilla e silenziosa incandescenza della Vita vivente non può venire distrutta con nessun mezzo. È una fondamentale manifestazione dell’energia stessa che fa muovere l’universo. Questo splendore lo si trova nel cielo notturno. È il fremito silenzioso del cielo illuminato che vi porta a dimenticare i brutti scherzi. È la tranquilla incandescenza degli organi sessuali delle lucciole. Aleggia sulle chiome degli alberi all’alba e al tramonto, e lo si scopre negli occhi di un bambino fiducioso. Lo si vede in un tubo di vetro nel quale è stato fatto il vuoto e che l’aria ha caricato di energia vitale, e lo si può vedere nell’espressione di gratitudine sul volto di un uomo ammalato dalla peste emozionale, il cui dolore avete sollevato. È lo splendore che si nota di notte sulla superficie dell’oceano o sulla cima degli alberi.
Non c’è nulla che possa distruggere queste forza splendente e silenziosa. Essa penetra ovunque e governa ogni movimento di ogni cellula dell’organismo vivente. È ovunque e riempie tutto lo spazio che è stato svuotato dagli uomini inariditi. È la causa dello splendore delle stelle e del loro ammiccare. Lo splendore della pelle è per il vero medico un segno di salute, così come la mancanza è segno di malattia. Quando si ha la febbre, lo splendore aumenta poiché esso combatte l’infezione mortale.
È l’incandescenza della forza vitale che continua anche dopo la morte dell’organismo. È l’incandescenza dell’anima, ma dopo la morte non rimane come «forma». Si disperde nell’infinito oceano cosmico, nel «Regno di Dio» da cui proviene.
[...] La consapevolezza che questa Forza Vitale universale e del retrostante universo che ne è colmo è, nell’uomo, indistruttibile perché egli la sente” (pp. 209, 211-212, 215).

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Brano tratto dall’opera di Wilhelm Reich, L’assassinio di Cristo
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La Meditazione come Via –  mentenaturale@virgilio.it

sabato 27 gennaio 2018

Avanti miei prodi! Le fake news sono il pane del sistema disinformatico


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Dalla megaproduzione di fake news sulle farlocche ingerenze di Putin, affidata all’Intelligence, ormai centro di potere svincolato da ogni ordinamento istituzionale, ai grandi media, cane posto a guardia degli interessi dell’élite (non per nulla recentemente esaltati dal lavoro del fiduciario numero 1 a Hollywood, Spielberg), il salto alle modalità con cui i regimi Usa storicamente e infallibilmente si interessano della politiche ed elezioni altrui è stato automatico. E dovuto. 

Per cui nell’intervista, in calce segnalata *,  nessuno si sorprenderà dell’accenno a un elenco di ingerenze statunitensi negli affari degli altri paesi del mondo che, per assicurarsi esiti politici, economici, elettorali in sintonia con gli obiettivi di dominio dei due gemelli-canaglia, Usa e Israele, si dota di varie opzioni. Si va dallo strangolamento mediante sanzioni, alla rieducazione con la maieutica delle bombe, dal finanziamento ai partiti graditi alle rivoluzioni colorate e ai colpi di Stato, fino all’incistamento di terroristi fascisti (Piazza Fontana e segg.) o jihadisti, finti o veri, (Charlie Hebdo, mercatino berlinese). Alla luce della sovranità con tanta dignità difesa dai nostri governanti, da noi basta e avanza un’ indicazione dell’ambasciatore Usa o, addirittura, il fischio di un qualche sozzone burocrate che fa il commissario UE.

Quanto alle Fake News, commissionate dagli illimitati poteri dell’1% ricco come conditio sine qua non per mantenersi al comando, essendone titolari la quasi totalità dei mezzi d’informazione in Occidente, giocoforza questi devono addebitare notizie false, imbrogli, inganni, truffe, raggiri, fregature, ai quattro gatti che all’elettrochock della menzogna lobotomizzante oppongono il modello di chi volò sul nido del cuculo, memorabile film ci avvertì di come si rischia di andare a finire. 

Del resto, chi campa di cospirazioni e complotti, e tale pratica incombe a quelli che in pochi devono governare nel proprio interesse contro quello dei tanti, i suoi stratagemmi li deve attribuire a chi i complotti prova a svelarli. Un apparato senza uguali per pervasività e impunità riesce tranquillamente a dinamitare piano dopo piano tre enormi grattacieli, tra i più controllati del mondo, poi spedisce missili travestiti da Boeing a fargli punture di spillo simultaneamente all’innesco a distanza delle cariche.. Poi dà dei dietrologi, maniaci dei complotti a chi si meraviglia come quattro sfigati arabi, incapaci di volare perfino in parapendio, abbiano potuto, con un po’ di kerosene, dar fuoco e incenerire quelle torri, una addirittura senza averla neanche colpita.


Quella volta l’hanno fatto troppo grossa per cui ha iniziato a germogliare tutta una scuola di “complottisti” che è andata a spulciare tra le gigantesche falle ricorrenti immancabilmente nelle vulgate ufficiali di ogni attentato. Srotola il filo del cappuccio di ogni terrorista e vai a finire sistematicamente su gomitoli che stanno a Washington, Tel Aviv e nelle dependances europee.  

Stralcio di un intervento di Fulvio Grimaldi  - www.fulviogrimaldicontroblog.info:

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venerdì 26 gennaio 2018

Il vero olocausto è in Siria con gli operatori: turchi, kurdi, tagliagole, sionisti, truppe mercenarie ed USA


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A confermare la 'diagnosi' -i.e. che è la Siria il vero obiettivo dell' "anti-terrorismo" turco-, c'è anche la minimizzazione e il silenzio dei ziomedia usa sull'invasione turca. 

Articolo in sintonia:

Cosa farà la Siria per fermare Erdoghan?


La Turchia non è l’unico Paese ad invadere la Siria. Gli Stati Uniti si sono arrogati il diritto di dare potere ai curdi in ciò che appare il piano per creare uno Stato curdo nel nord-est che includa Raqqa, Qamishli e Hasaqah, per non parlare della diga di Tabaqa. Le azioni statunitensi sono volte a dare al futuro Stato curdo gli attributi statuali, e questo va fatto prima che Trump lasci l’incarico. Il governo siriano dichiarava che qualsiasi curdo o siriano complice di tale piano è un “traditore” e sarà “trattato di conseguenza”. In Siria vi viene impiccati per tradimento se si è un civile, e si viene fucilati se si è nell’esercito. Il fatto che gli Stati Uniti violino i sacrosanti accordi internazionali sulla sovranità non dovrebbe sorprendere nessuno. Gli Stati Uniti lo fanno da 100 anni e quasi sempre impunemente. Gli Stati Uniti sfruttano le necessità dei giovani in gran parte terrorizzati e disoccupati nel nord-est per creare (per lo più cristiani curdi e non arabi), la falsa testimonianza che i “veri siriani” approvino la presenza statunitense in Siria. Si tratta di un argomento che Nikki Haley (megera dell’anno) dovrebbe utilizzare quando la Russia presenterà una risoluzione al voto al Consiglio di sicurezza. Arriva la Francia. Macron ordinava ai suoi diplomatici di convocare una riunione d’emergenza del consiglio di sicurezza per discutere la situazione nel nord della Siria. Credete che i francesi affrontino l’indignazione statunitense? Assolutamente no. I francesi vogliono affrontare l’invasione della Turchia sostenuta da centinaia di jihadisti descritti come alleati dell'”esercito libero siriano” di Ankara (“forze moderate e secolari”). E i francesi vogliono discutere degli attacchi del governo siriano su Idlib, dove Parigi ha voluto creare con la forza un proprio Stato con cui poter fare affari e perseguire il terrorismo contro il popolo della Siria. Fedele alla parola, Erdoghan ordinava l’invasione d’Ifrin al confine con la Turchia. È sotto il controllo di un gruppo curdo noto per la guerra plurisecolare per i diritti del popolo curdo e che ha avuto la sfortuna di essere governato dagli invasori selgiuchidi dall’Asia centrale. Erdoghan ha promesso di sradicarne la presenza e di rivolgere l’attenzione alla “forza di confine” ideata dagli statunitensi nel nord-est per, apparentemente, proteggere il confine con la Turchia. (Dopo tutto, lo SIIL venne dalla Turchia con la benedizione statunitense, ricordate?) Ankara non ne avrà. I turchi hanno già capito che un nuovo Stato curdo è in costruzione e che sostituirà la Turchia nella NATO quando gli Stati Uniti lo riconosceranno formalmente tra circa 2 anni. Questa è la vecchia politica, una specialità inglese e francese, quando le potenze europee si dilettavano nel bisecare e sezionare le nazioni per poi divorarle. Questo è il motivo per cui il governo siriano deve agire immediatamente per convincere i curdi che sono diretti nel vuoto. Se non lo tengono conto, allora così sia. Secondo un portavoce curdo, il governo siriano ha offerto ai curdi nel nord-est una via d’uscita: lasciare che l’Esercito arabo siriano prenda il controllo di Ifrin e risparmi il popolo dall’inevitabile miseria che sta per arrivargli. L’offerta è stata respinta. Tuttavia, il 25 gennaio 2018 un portavoce curdo dichiarava che l’Esercito arabo siriano sarà il benvenuto ad Ifrin poiché non è considerato una “forza nemica”. Vai a capire.
Sembra che la Turchia si sia assicurata l’acquiescenza russa all’invasione. Putin, molto legalista, ne ha discusso senza dubbio con l’ambasciatore siriano a Mosca, che ha trasmesso il contenuto della discussione a Damasco. Finora, nonostante l’opposizione annunciata dalla Siria all’invasione, alcuna azione è stata intrapresa da Damasco per interdire la violazione turca dello spazio aereo o del territorio siriani. L’invasione turca sembra andare secondo i piani che Mosca, Teheran e Damasco comprendono in ogni dettaglio. Ciò che questo potrebbe significare è che l’Alleanza Tripartita considera la mossa turca è utile per frustrare i piani statunitensi per creare uno Stato curdo nella Siria nord-orientale. Se è così, è doveroso sostenere la Turchia, anche se potremmo irritarci al solo pensiero di applaudire qualsiasi cosa faccia Erdoghan. Nel frattempo, la Turchia ha arruffato le penne in Europa e negli Stati Uniti. I tedeschi sono lividi con Ankara che usa carri armati Leopard fabbricati in Germania per l’invasione. Si discute ora ad alti livelli la fine delle vendite di materiale tedesco ai militari turchi. Gli inglesi sono scontenti perché anche loro volevano vedere lo Stato curdo istituito nel nord. Allo stesso tempo, gli inglesi sono cauti nel non graffiare troppo rudemente la pelle di Erdoghan per timore che diventi ancora più scontroso e li scacci da Incirlik. I francesi sono rimasti a tenere la borsa ad Idlib mentre Russia e Forze Armate siriane fanno strame dei nemici. Solo pochi giorni prima l’Esercito arabo siriano liberava la base aerea Abu Dhuhur, il cui unico valore reale per i terroristi era vantare diritti. Ho ricevuto un rapporto in cui si afferma che la base viene riparata rapidamente per impiego futuro. Erdoghan è intenzionato a cancellare la presenza del PKK dalla regione di Ifrin. È anche intenzionato a distruggere le forze di confine che gli Stati Uniti sviluppano nel nord-est della Siria. Ciò porterà l’esercito turco direttamente in contatto con centinaia di truppe delle operazioni speciali statunitensi integrate nelle cosiddette forze democratiche siriane. Si guardi attentamente come si svolgerà ciò, perché il futuro della Turchia, con la NATO e l’UE dipenderà da ciò che accadrà. Se Erdoghan guarda ad est, vorrà dire che ha rinunciato definitivamente agli alleati europei e statunitensi e si accontenta di solide relazioni con Cina, Russia e forse India.
La Siria osserva attentamente tali eventi e si affida a Russia e Iran per controllare le macchinazioni di Erdoghan. Se la Russia incoraggia la Turchia su questa nuova invasione, non sarebbe saggio per il Dr. al-Jafari spingere la questione alle Nazioni Unite. Invece, mentre i turchi si avvicinano a Manbij, occupata da SDF e USSF, potrebbe essere saggio per Russia e Siria chiedere la cacciata totale delle forze statunitensi dalla Siria. Mi chiedo in che modo inglesi e francesi voteranno su tale risoluzione? Nel frattempo, mentre il governo di Damasco chiude un occhio sull’invasione della Turchia, l’Esercito arabo siriano e l’Aeronautica russa continuano a colpire le basi terroristiche nella provincia d’Idlib. Le nostre forze sono ora al culmine, in attesa di migliori condizioni meteo per condurre l’offensiva primaverile che devasterà i gruppi terroristici. Interessante è il destino del degenerato sfollato dall’Arabia Saudita Abdullah al-Muhaysini che, secondo Wail, viene monitorato mentre implora i suoi contatti sauditi di consentirgli di tornare in Arabia Saudita senza problemi. Evidentemente, c’è l’ordine di arrestarlo se mette piede sul suolo saudita. Ma il fatto che stia cercando di organizzare una partenza discreta per se e le mogli indica come sia messo il suo morale. Il piano statunitense per creare un nuovo Stato è sionista, come ho già scritto. E’ assai mal concepito e non considera l’opposizione dichiarata della Turchia a qualsiasi enclave, Stato od entità curda al confine meridionale con la Siria. Gli Stati Uniti possono provare a placare i sentimenti feriti quanto vogliono, ma resta il fatto che uno Stato curdo è un problema fondamentale per Ankara. Non ci saranno compromessi su ciò e i turchi impediranno qualsiasi speranza che gli Stati Uniti possano avere una base permanente in Siria. Si assiste a una tragedia che si svolge secondo una sceneggiatura scritta da deficienti.

Ziad Fadil Syrian Perspective 25 gennaio 2018
Traduzione di Alessandro Lattanzio 
https://aurorasito.wordpress.com/2018/01/26/cosa-fara-la-siria-per-fermare-erdoghan/

Su altro argomento (peraltro specchio dei tempi), un articolo sul "Times of Israel" annuncia "il sistema più avanzato nel mondo per scoprire ogni messaggio dal contenuto 'anti-semitico' nei social media di tutto il mondo" 

Quote: Ahead of International Holocaust Remembrance Day, the Diaspora Ministry unveiled on Thursday what it said was new technology for detecting anti-Semitic content on the internet. The software, called the Anti-Semitism Cyber ​​Monitoring System, or ACMS, is “the most advanced development in the world for monitoring anti-Semitism in real time,” the ministry said in a statement. According to the ministry, the ACMS tracks anti-Semitic posts on social media and can detect how widely they’ve been shared, who is sharing them, and which cities and countries produce the most anti-Semitic content. The system uses the International Holocaust Remembrance Alliance’s definition of anti-Semitism when scanning for content, and will initially monitor posts in English, Arabic, French and German on Facebook and Twitter before expanding to other platforms and languages.
In addition to the system itself, the ministry will operate a “war room” to analyze the anti-Semitic posts and will share the content with internet companies so they can be removed.
During a month-long trial of the ACMS, the ministry said it detected a total of 409,000 anti-Semitic posts by 30,000 users.
The ministry said the three “most anti-Semitic cities” were Santiago, Chile; Dnipro, Ukraine; and Bucharest, Romania. The cities in Western countries with the most anti-Semitic posts were Paris and London, according to the ministry.
Praising the system, Diaspora Affairs Ministry Naftali Bennett said it would expose online anti-Semites “for all to see.”
“The time has come to put a mirror in front of our haters and expose the ugly face of modern anti-Semitism,” he said. “From now on we’ll know who every anti-Semitic inciter is.”

Bennett also said “anti-Semitism hasn’t disappeared, it changed its shape and moved from the street to the internet.” “Especially during the week we mark International Holocaust Remembrance Day, (1)we must expose and shine a spotlight on the sources of anti-Semitic incitement,” said Bennett.
unquote 

(1) Ci sono oltre 60 cenacoli e monumenti all'Olocausto negli us of a. Va anche ricordato che nel 1954 l'Enciclopedia Giudaica riportava che "alcune centinaia di migliaia di ebrei" perirono nei campi di concentramento. Nel 1972, quando fu inaugurato l' "Olocausto" (a New York), erano diventati i 6 milioni citati da tutti. E "sopravvissuto" all'Olocausto è chiunque abbia avuto residenza in Europa sotto controllo tedesco, compresa la Francia di Vichì anche se non gli è successo niente. E come tale ha diritto ai vari compensi su cui non ho fatto ricerche ma che sono notevoli.

Per quanto non calza a pennello il seguente aneddoto-notizia è, ritengo, interessante.
Wikepedia riporta il seguente fatto. Nel 1957, un congressista americano fece annotare nel registro ufficiale del Congresso il seguente documento, estratto da discorso o libro di un Israel Cohen, professore etc. nei primo o secondo decennio del XX secolo o giu di li' - Quote (tradotto)
Dobbiamo renderci conto che la nostra arma più potente e' la tensione razziale. Inculcando l' idea, nella coscienza delle razze nere, che per secoli sono state oppresse dai bianchi, possiamo convertirle alle idee del Comunismo. Il nostro obiettivo in America è una vittoria ottenuta con l'astuzia. Mentre infiammiamo i negri  contro i bianchi, faremo di tutto per instillare nei bianchi un complesso di colpa per il loro sfruttamento dei neri. Aiuteremo i negri a salire in prominenza  in ogni sfera della vita, nelle professioni e nel mondo dello sport e del divertimento. Con tale prestigio, il negro sarà in grado di sposarsi con i bianchi e iniziare un processo che consegnerà l'America alla nostra causa." (sottinteso, mia nota, mettere Americani di origine europea in minoranza demografica -)
unquote

Chi vuole può verificare scrivendo "A Racial Program for the Twentieth Century" nei motori di ricerca. Come vedrà Wikipedia cita chi dice che Israel Cohen non avrebbe mai scritto qualcosa del genere. Ma... recentemente uno studioso (quello da cui ho ottenuto l'informazione), ha aggiunto al documento di Wikipedia, un'affermazione riportando vari libri scritti e pubblicati dal medesimo Israel Cohen, coerenti con le vedute espresse dal "racial program."

Ebbene.... dopo 24 ore Wikipedia ha eliminato il commento dello studioso.
Su argomento collegato, ritengo che non molti sappiano che la NAACP (North American Association for the Advancement of Colored People) fu fondata dai giudei all'inizio del XX secolo e il primo presidente negro e' del dopo 1970 o giu' di li'. Al momento la NAACP consiste di un quadro direttivo di mammasantissima pagati profumatamente. Il presidente negro, si sente parte dell'establishment non-negro, e da come si esprime, è patetico. Cerca con linguaggio studiato di far vedere che lui e' ben al di sopra dei negri che, in teoria, sono il motivo per cui lui se la passa da nababbo.
Un'altra organizzazione che si è veramente data da fare in modo pratico per i negri è la "Nation of Islam," di Louis Farrakhan. Ma i giudei lo odiano, anche perché è pro-Palestinese. E, ancor peggio, l'organizzazione ha stampato un libro in due volumi, compilato certosinamente con informazione esclusivamente ottenuta da fonti storiche giudaiche. Comprovando che la maggioranza dei trafficanti di schiavi, e padroni delle navi, erano giudei.

E' un volume molto interessante sia per i documenti riportati che per le statistiche. La lettura del volume apre una finestra di informazione sul fenomeno, ritengo ignota ai piu'. Il titolo e' "The Secret Relationship Between Blacks and Jews."

Vale, Jimmie Moglia

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Articoli collegati: 


Ricerca storica sul numero degli ebrei uccisi durante il nazismo - http://paolodarpini.blogspot.it/2015/05/ricerca-storica-sul-numero-degli-ebrei.html

giovedì 25 gennaio 2018

Sempre più vicini alla clonazione umana ... intanto siamo arrivati ai macachi


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Una scienza sempre meno etica crea nuove vittime animali per esperimenti perversi con il pretesto che servirà per avere una sperimentazione animale più uniforme.

Le prime scimmie clonate con la stessa tecnica della pecora Dolly (il trasferimento nucleare da cellule somatiche) I due animali nati all’Istituto di neuroscienze della Chinese Academy of Science, a Shanghai Secondo l’autore principale della ricerca Quiang Sun, direttore della Nonhuman Primate Research Facility all’Istituto di neuroscienze cinese lo scopo ultimo di un tale studio è avere una popolazione uniforme (e geneticamente modificabile) di scimmie per la sperimentazione scientifica, che permetta studi con risultati migliori e una stessa sperimentazione più efficace (che quindi usi meno animali).

“Ci sono molte domande sulla biologia dei primati che possono essere studiate con questo nuovo modello. Si possono produrre scimmie clonate con lo stesso identico patrimonio genetico, ma senza i geni che si sono voluti manipolare. Questo comporta un modello reale“. Ha dichiarato il ricercatore.

Sono noti gli interessi economici e di carriera di questi scoop che fanno "guadagnare" punti, notorità e pubblicazioni a fronte di zero risultati nel debellare e trovare soluzioni per le gravi patologie che da decenni la ricerca che si basa sui modelli animali millanta di potere raggiungere.

E chi risponde in Italia a questi spropositi scientifici della mente umana? Non viene offerto certo il microfono a qualche autorevole scienziato conscio della inapplicabilità del modello animale al modello umano, bensì viene offerto alla Chiesa.
Purtroppo esperimenti di clonazione animale sono pane di tutti i giorni in Italia e da anni, si pensi alla azienda Avantea di Cremona http://www.avantea.it/ricerca/traguardi.html che, fra gli altri, ha clonato suini, cavalli; oppure anche all'archivio topi mutanti EMMA del CNR a Monterotondo http://www.emma.cnr.it/ , solo per citare due esempi enormi sul territorio. Ma pensiamo anche agli organi di maiale transgenici di Avantea applicati ai macachi del CORIT e dell'Università di Padova, che li ha trasformati in ibridi sofferenti e dalla breve vita.

Questi esperimenti parlano della smania di potere dell'uomo-scienziato, del volere aspirare al potere creativo di un dio, il che ricorda inevitabilmente, oltre ai tanti fatti, un convegno di Luciano Fadiga, Professore Ordinario di Fisiologia Umana presso l'Università degli Studi di Ferrara e Senior Researcher presso l'IIT, Istituto Italiano di Tecnologia, che goliardicamente e in sconvolgente sintonia con il subconscio, mostrò a paragone delle ricerche di cui si sta occupando, le immagini del film Frankenstein nel momento della creazione dell'ibrido umano fra lampi e fulmini elettrici!

Gian Marco Prampolini, Presidente LEAL dichiara: "Il prezzo di questo sporco gioco è pagato con la sofferenza e con la vita dagli animali sottoposti a sperimentazione, dai malati e dalle loro famiglie. LEAL invoca e si batte per una ricerca che investa fondi ed energie esclusivamente su metodi sostitutivi che
potrebbero dare una svolta alla ricerca medica ma che curiosamente non sono pretesi da chi sperimenta sugli animali."

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LEAL Lega Antivivisezionista
www.leal.it
Silvia Premoli
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martedì 23 gennaio 2018

Mal comune mezzo gaudio? - Il mito del "popolo eletto" e del muoia Sansone con tutti i Filistei


Comunicazione Psicosomatica: "Urlate, perché è vicino il giorno del Signore, esso viene come una devastazione... e il giorno del Signore arriva, crudele, ... per fare della terra un deserto e sterminare da essa i peccatori.... chiunque sarà incontrato, sarà trafitto, e chiunque sarà sorpreso, cadrà di spada. I loro piccoli saranno schiacciati davanti ai loro occhi, le loro case saranno saccheggiate le loro mogli violate"  (Bibbia - Parole del Signore)

Spesso, durante  la mia permanenza in India, diverse persone ponevano domande ai vari maestri presso i quali andavo a soggiornare in merito al destino dei popoli, alla crudeltà di Hitler, alla persecuzione millenaria degli ebrei,  alla distruzione delle civiltà  meso-americane, alle guerre civili e simili argomenti apocalittici. La riposta dei saggi era sempre più o meno la stessa: "Come esiste un destino individuale esiste anche un destino per le nazioni e per i popoli".

Insomma par di capire che la summa di atti e coinvolgimenti che videro diverse anime convergere in un particolare momento storico  non è altro che un riaggiustamento karmico. Questo non significa che coloro che furono perseguitati come ebrei, ad esempio, sono  nati sempre in quella religione o razza, anzi parrebbe essere proprio il contrario, e cioè che l'entrata in un particolare karma collettivo sia necessario per un riequilibrio degli opposti. Ad esempio se diversi individui furono perseguitati durante la strage degli Ugonotti pareggiano il conto perseguitando a loro volta, in  un'altra condizione gli zaristi durante la rivoluzione bolscevica. Oppure se le anime dei Maya cercano rivalsa si incarnano in Spagna e scatenano la guerra civile.  Quindi  perseguitati e persecutori si scambiano le parti a seconda delle circostanze sino al compimento finale ed alla comprensione che son la stessa identica cosa, sono lo stesso sognatore che prende  varie forme.

Lasciando da parte questa analisi di causa effetto voglio solo soffermarmi un attimo sulla tendenza karmica che contraddistingue il popolo ebraico.

La chiave della comprensione del destino di questo popolo sta nel senso del sacrificio, della trasgressione e della punizione. "Occhio per occhio, dente per dente".  E quando ci si trova alle strette si preferisce la morte onorevole, come avvenne ai rivoluzionari di Masada che preferirono il suicidio collettivo piuttosto che cadere in mano ai Romani. Ma l'esempio più significativo di questa filosofia di vita collettiva è il famoso detto: "Muoia Sansone con tutti i Filistei". Che siano tutti morti è meglio che qualcuno salvato, soprattutto se quel qualcuno è un "altro".  


Questo mi fa pensare a cosa succederà delle testate nucleari conservate da Israele... Finché si tratta di spedire queste bombe verso la lontana Persia non ci sono problemi  ma se si tratta di usarle contro i nemici vicini, come  la Siria,  i rischi di ricadute per i cittadini israeliani sono maggiori... ma se dovessero infine essere usate contro la Palestina chi si salverebbe? 

Il muoia Sansone e tutti i Filistei è un mito ricorrente...

Paolo D'Arpini

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lunedì 22 gennaio 2018

27 gennaio, shoà: "La verità non teme l'indagine..."


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«Negare l’Olocausto è un fatto gravissimo e vergognoso, ma la storia non è vera per legge. Punire per legge chi sostiene questa tesi e quindi di fatto stabilire ciò che è storicamente vero attraverso una norma giuridica non è la strada giusta. Anzi rischia di essere controproducente: in democrazia la censura non è un mezzo corretto, e si finisce per far diventare martire chi vi incappa.»  Questo è quanto scriveva L'Osservatore Romano nell'ottobre del 2010.

Ma di giorno in giorno la situazione generale è diversa. Ad esempio oggi c’è meno sole, piove a dirotto. La proposta  di punire  gli storici "dubbiosi" ha trovato maggiori consensi… Vista anche la posizione sempre più filo-sionista dei nostri governanti e del papa Bergoglio.

Insomma  la libertà di espressione è finita, la libertà di ricerca storica è finita, la libertà in generale è finita…? Siamo entrati in regime di “verità per legge”!

Ma voglio lo stesso citare un precedente parere di David Bidussa, opinionista di “Moked”, il portale dell’ebraismo italiano, che ha scrisse: «Una legge contro il negazionismo non è né una scelta intelligente, né una scelta lungimirante. Non aiuta né a farsi un’opinione, né a far maturare una coscienza civile. L’Italia ha bisogno di una pedagogia, di una didattica della storia, di un modo serio e argomentato di discutere e di riflettere sui fatti della storia. Non servono leggi che hanno il solo effetto di incrementare la categoria dei martiri».

Anch’io sento il dovere, in quanto laico, di esprimere un mio parere su questo controverso tema.

Innanzi tutto è vero che la storia e la verità storica e perciò la politica conseguente all’ultimo conflitto è stata definita dai vincitori… e non solo per la questione ebraica ma per ogni altro aspetto. Ma se si vuole riaffermare “l’umano e l’universale” che sta oltre le opinioni avverse occorre equanimità e la capacità obiettiva di considerare i semplici fatti e le situazioni in cui questi sono avvenuti. Nel “legalismo giuridico” -che non è più giustizia- vincono al contrario i “cavilli” e ciò è significativo di un percorso funzionale a “costruire” la verità (che è poi quella di comodo di una o dell’altra parte).

Ed ancora.. lasciando da parte ogni speculazione sul passato, secondo me, bisognerebbe evidenziare anche come sia stata utilizzata per fini economici ed ideologici la tragedia dell’olocausto, i soldi raccolti a nome dei deportati, le pressioni politiche per far approvare leggi liberticide in Europa, la creazione di una nuova “religione” dell’olocausto, etc. Allo stesso tempo è controproducente abbracciare la causa della libertà di pensiero partendo dalla difesa o giustificazione del negazionismo.

Mentre possiamo evidenziare come sia andata strutturandosi nel tempo una verità “basata” sul senso di colpa e sulla convenienza politico economica dei governi che hanno preferito cedere alle pressioni dell’industria dell’olocausto piuttosto che venir tacciati di collaborazionismo revanscista con i passati regimi fascisti. Questo ovviamente soprattutto in Germania e Austria ed ora, con la recente legge del 2016,  anche in Italia, dove la “verità dell’olocausto” ha assunto connotati “stabiliti per legge”.

In assoluto, per la ricerca della verità storica, ritengo sia importante poter indagare sulle modalità dei fatti avvenuti, stabilendo quale fu lo svolgimento dell’olocausto, comprovandolo solidamente (se si vuole anche in senso etico), senza cavillare sulla negazione o sull’affermazione forzosa ma scoprendo “come” sia avvenuto e “perché”, evidenziando allo stesso tempo l’incongruenza di comportamenti speculativi politico-religiosi conseguenti ad esso.

Allora forse si potrà smuovere l’opinione pubblica e pian piano anche inserire altre verità sul modo in cui l’olocausto è avvenuto, soprattutto di come in quel periodo il razzismo avesse colpito in ogni campo, contro l’uomo in generale, e non solo in Germania ma anche in Russia, e anche in America dov’era stata aperta la caccia alle streghe comuniste e la persecuzioni di migliaia di cittadini colpevoli di pensarla diversamente dal potere in carica. La persecuzione è avvenuta a livello mondiale e contro l’uomo e la sua libertà espressiva in generale.

Ho qui accennato alla necessità di cambiare impostazione se si vuole superare la contrapposizione ideologica, fra affermatori della “verità olocaustale” e suoi negatori, per poter “scientificamente” affrontare il problema della “verità storica” e questo processo non può essere ottenuto “per legge” che altrimenti la ricerca risulterà tarpata e viziata….

Paolo D’Arpini



domenica 21 gennaio 2018

Walter Caporale: "Basta con l'esercizio venatorio che uccide ed inquina..."


Walter Caporale

Con fischietti, trombe e musica, decine di volontari hanno “spaventato” beccacce, ghiandaie e tanti altri animali, sottraendoli ai colpi mortali dei cacciatori. 


Il Presidente di Animalisti Italiani Onlus, Walter Caporale“Stop alla chiusura della caccia ulteriormente prolungata, da alcune Regioni, al 10 Febbraio. Nei prossimi giorni invieremo ai dieci Governatori amici dei cacciatori (Lazio, Calabria, Campania, Basilicata, Liguria, Marche, Molise, Sardegna, Umbria e Veneto) le foto dei bossoli che abbiamo trovato e che non sono stati recuperati da chi uccide animali, inquina l’ambiente e le falde acquifere, con grave rischio per la salute di donne e bambini”.

Trombe, fischietti e musica, ma anche coperchi, pentole e mestoli. Con questo “arsenale”, decine di volontari di Animalisti Italiani Onlus, hanno percorso, la mattina del 21 gennaio 2018, chilometri e chilometri delle campagne viterbesi, con l’obiettivo di mettere in fuga beccacce, ghiandaie e tanti altri animali, sottraendoli ai colpi mortali dei cacciatori.

Una sirenata, passeggiata ecologica, organizzata dall’Associazione Animalisti Italiani Onlus, presieduta da Walter Caporale, durante la quale i volontari hanno recuperato centinaia di bossoli che, una volta sparati, sono stati abbandonati dai cacciatori e che sono estremamente dannosi per l’ambiente e per la salute delle persone. Il piombo contenuto nei pallini da caccia, infatti, è il principale responsabile del “saturnismo”, una patologia che comporta effetti come anemia, disturbi al sistema nervoso periferico e insufficienza renale acuta. Addirittura, persino alcuni episodi di schizofrenia sono stati ricollegati all’esposizione al piombo. Senza contare l’impatto ambientale che si ripercuote su terreni e falde acquifere dove questi bossoli vengono abbandonati.

Motivo per cui, nei prossimi giorni, Animalisti Italiani Onlus invierà le foto di questi bossoli ai Presidenti delle Regioni italiane che hanno approvato la proroga, fino al 10 febbraio, per la chiusura della stagione venatoria: “Nessuno si rende conto quanto sia dannoso, per la qualità dell’ambiente, lasciare in giro questi bossoli – spiega il Presidente, Walter Caporale – invieremo le foto dei bossoli ai dieci Governatori “amici” dei cacciatori, ma non come atto intimidatorio. Lo faremo per chiedere che la stagione si chiuda definitivamente il 31 gennaio, come da programma, senza ulteriori “regali” indegni ai cacciatori”. Le Regioni “incriminate” sono: Lazio (preapertura il 2 e il 10 Settembre 2017), Calabria e Campania (come chiusura generale, però, non come proroga), Basilicata, Liguria, Marche (che aveva anche previsto la preapertura il 2 Settembre), Molise, Sardegna, Umbria (qui alcune specie come daino, cervo e capriolo si possono cacciare, addirittura, fino all’11 marzo) e Veneto (anche qui era stata approvata la preapertura il 2 Settembre).

Un paradosso davvero inquietante, soprattutto se si tiene conto che gli ultimi dati disponibili, forniti da Istat e Federcaccia, dicono che nel nostro Paese il numero dei cacciatori sta diminuendo costantemente. Se fino agli anni ’80 se ne contavano oltre 1 milione e 700mila, già nel 2007 superavano di poco le 700mila unità: quasi il 60% in meno in rapporto alla popolazione italiana complessiva. La diminuzione dei cacciatori passa dal -10% della Basilicata al -22,5% della Toscana (che rimane comunque la regione italiana con il numero di cacciatori più alto, circa 110mila), per scendere poi in picchiata in località come l’Emilia Romagna (-27,3%) e le Marche (-28,7%) o, addirittura, l’Umbria, dove si registra un calo del -32,7%. In soldoni, nei territori dove la caccia è maggiormente diffusa, si stima di aver perso circa un cacciatore su tre. E il futuro fa ben sperare anche in base all’età media di coloro che, ancora oggi, imbracciano il fucile. La maggior parte dei cacciatori italiani, infatti, ha tra i 65 e i 78 anni: è vero che la prospettiva di vita in Italia è aumentata, ma è altrettanto vero che nel giro di una decina di anni, la situazione potrebbe mutare ulteriormente, sempre ovviamente a vantaggio degli animali.

Senza dimenticare, poi, che il Rapporto Eurispes sull’Italia, aggiornato al 2016, dice che “il 68,5% della popolazione è contrario alla caccia”, confermando così la tendenza generale ad uno stile di vita sempre più indirizzato verso la tutela animale e ambientale. Da non trascurare anche un altro fattore. La caccia, oltre che uccidere animali innocenti e compromettere l’intero ecosistema, provoca morti anche tra gli esseri umani, spesso non cacciatori.

Negli ultimi cinque anni, infatti, in tutta Italia si sono registrati 115 morti e 420 feriti (circa il 20% non cacciatori) a causa di “incidenti” nel corso delle varie battute. Nella stagione venatoria 2016/2017 i morti sono stati ben 31, mentre i feriti 48. E anche la stagione attualmente in corso fa registrare numeri assai poco incoraggianti. In base ai dati raccolti dall’Associazione “Vittime della caccia”, da settembre a dicembre 2017, sono state 83 le persone fucilate con armi da caccia: di queste, 25 sono decedute, mentre 58 sono rimaste ferite dai cacciatori in azione. 9 i morti e 10 i feriti che non appartengono, per così dire, al mondo venatorio. 

In vista della chiusura della stagione, c’è da augurarsi che il conto non debba essere aggiornato. “Non è la prima sirenata anticaccia che organizziamo – conclude il Presidente di Animalisti Italiani Onlus, Walter Caporale – e sicuramente non sarà l’ultima. Crediamo che sia ora di finirla con questa triste abitudine. Siamo fermamente convinti che non possa essere definita “sport” un’attività che provoca la morte di vite innocenti, siano esse umane o animali.

Lo sport è un qualcosa in cui si compete ad “armi pari”, dove l’agonismo è naturale e il benessere fisico reciproco: sparare e uccidere un essere vivente disarmato non è una pratica sportiva, è omicidio”.

Emiliano Magistri

Responsabile Ufficio Stampa, comunicazione e rapporti istituzionali
Associazione "Animalisti Italiani Onlus"
Via Tommaso Inghirami,82 - 00179 ROMA
Tel.: 06 78 04 171 - Cell. 39 339 4540633
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giovedì 18 gennaio 2018

Pornopolitica e donne in nero (al servizio dell'oscuro signore)


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Le Donne in Nero incominciarono a gironzolare in aree di conflitto alla fine degli anni’80. Furono fondate, in piena prima Intifada, da un gruppetto di bene intenzionate donne israeliane che ritennero di superare lo scontro tra palestinesi in lotta di liberazione e invasori ebrei in fregola di colonizzazione, promuovendo iniziative congiunte di pace e riconciliazione. L’operazione aveva un vizio che ne minava ogni possibilità di risultato positivo: l’utopia che tra dominanti e dominati si potesse arrivare alla pacifica convivenza, rimandando a un qualche roseo futuro la soluzione del problema. Che, invece, in questo modo, veniva sottratta a chi aveva i titoli per richiederla “con tutti i mezzi”, come prescrive la Carta dell’ONU, a sua disposizione. Tuttavia, diversamente da altre epifanie di donne in nero, mirate con ogni evidenza ad annacquare le giuste lotte in un paralizzante volemose bene a prescindere e a sabotarle condividendo i pretesti del carnefice (“democrazia”, “diritti umani”, “donne imprigionate nel velo”, “dittatori”), quella in Palestina ha avuto l’indubbio merito di diffondere conoscenze sulle nequizie dei genocidi sionisti.

Cosa che molto meno si verificò in relazione ai crimini dell’occupazione britannica, sempre nel nome della pace e sempre con “donne per la pace”, a metà degli anni ’70 in Irlanda del Nord. Anche qui, basta con la lotta di popolo contro coloni ed esercito di occupazione, specie se armata, e, solo di riflesso, basta anche con la repressione delle truppe britanniche e dei loro surrogati massonico-fascisti dell’unionismo protestante. Visto che, come tra i repubblicani, anche tra gli unionisti c’erano operai, che si unissero e lasciassero perdere l’anacronistico mito “nazionalista” della riunificazione.

Alla fine del giorno, la lotta di liberazione era scomparsa e Londra era tornata a regnare. E’ successo così sempre e ovunque, tanto da far pensare male, ma da prenderci: che questo pacifismo, tanto più prestigioso perché di donne, non l’abbiano inventato quelli che con la repressione non ne venivano a capo? Un’arma di distrazione di massa? Le due iniziatrici del movimento, Betty Williams e Mairead Corrigan, vennero insignite del Nobel per la pace. Quelli di Oslo sanno bene chi premiare. Chiunque risparmi danni allo stato di cose esistenti e ne rafforzi la presa sui subalterni. Vedi, Rabin, Kissinger, Obama, Gorbaciov. Il trucco sta nel mettere sullo stesso piano le parti in conflitto, di solito un carnefice che gli dà giù e una vittima che non ci sta. Privata delle sue armi la vittima, il rapporto di forze così sancito stabilisce l’esito del confronto. In Irlanda come in Palestina come in Serbia, come dappertutto.

Donne nere come Clinton a Belgrado
Personalmente ho visto la maschera delle Donne in nero schiantarsi clamorosamente tra le macerie di Belgrado durante l’aggressione Nato del 1999. Lì la lenzuolata nera è andata a coprire nientemeno che la quinta colonna degli squartatori della Jugoslavia. Sommessamente meno bombe, ok, ma prima ancora e a piena voce meno “dittatore Milosevic”, meno “ultranazionalisti fascisti serbi”, meno repressione di bravi pacifisti come i sorosiani di Radio B-92 (gemellata, ricordiamocelo, con le tutine bianche di Casarini e Radio Sherwood) e di Otpor, formazione di nonviolenti finanziata da Washington e Berlino e addestrata da un generale dei Marines a Budapest. Rischiarono il Nobel della pace anche queste nere belgradesi quando, a Jugoslavia distrutta e Serbia presa alle spalle, insistettero a servire i boia del loro paese e a esonerarli dei loro crimini, propalando l’inganno della pulizia etnica serba a Sarajevo e del ”genocidio” serbo a Srebrenica.

Belgrado. Donne in nero contro il “genocidio di Srebrenica”
L’obiettivo solennemente dichiarato è sempre la fine delle violenze. E, guarda caso, senza eccezione questo nobile intento delle sante donne si manifesta nel momento in cui un tipo di violenza, quello dell’aggressore o del potere costituito, attraversa una fase di maggiore difficoltà, mentre l’altro, quello di chi si difende o lotta per liberarsi da una condizione di sottomissione, vede balenare all’orizzonte una prospettiva di vittoria. Ultimamente i fautori di una soluzione non violenta della crisi siriana si sono materializzati nel preciso momento in cui al mercenariato jihadista delle potenze attaccanti le forze patriottiche imponevano la ritirata. Di solito, quando donne in nero e affini riescono a far passare il discorso della pacificazione attraverso la nonviolenza, grazie a Premi Nobel, manipolazione dell’opinione pubblica e supporto mediatico, la parte che lo prende in quel posto sono i giusti, mentre il prevaricatore (ri)stabilisce il proprio ordine. La vera funzione delle Donne in nero è quella di tagliare le gambe alle forme di lotta che al padrone fanno male, a dispetto delle parecchie attiviste, prede di dabbenaggine e pie illusioni, che ne costituiscono l’inconsapevole, ma poco autocritica e molto autocompiaciuta, truppa. Tutto questo con vista, tra le pieghe delle palandrane nere, sulle macerie fumanti e le distese di cadaveri in Iraq, Libia, Siria, tutte attribuibili a chi su guerre, conquiste, genocidi fonda profitto e potere, ma tutte attribuite alla “violenza” in quanto tale, categoria dello spirito inventata con l’unico scopo di spargere nebbia su torti e ragioni e offuscare soprattutto le seconde.

Dalla nonviolenza ad Al Qaida
Da sotto quei panneggi che pretendono di spargere il lutto su ogni violenza, riuscì addirittura a sbucare Al Qaida. Fu quando l’Assopace, associazione di Luisa Morgantini, se ne usci con un’incredibile analisi in cui, sulla falsariga di quanto Obama andava cianciando sui ribelli “moderati” in Siria, di Al Qaida si elogiava la capacità di amministrare comunità, il sostegno delle popolazioni e, tutto sommato, una possibile scelta per il futuro della regione alternativa ai cattivi dell’Isis.. Meglio Al Qaida, protagonista, al soldo delle potenze occidentali e di Israele, di efferatezze senza uguali tra Medioriente e resto del mondo, che il “sanguinario dittatore Assad”. E a dimostrazione che l’ordine di servizio per questa rivalutazione promanava dalla solita centrale, ecco che anche in Siria germogliavano donne in nero e caschi bianchi a perorare il superamento della violenza attraverso il dialogo. Dialogo tra Davide e Golia. Con Golia che restava quello che è, ma con Davide senza la fionda.

Pornografia in nero
C’è un filo rosso, anzi nero, nerissimo (in senso cromatico e morale), che unisce le donne in nero, quelle apparse per calmierare insurrezioni, rivoluzioni e resistenze, alle ciabattone hollywoodiane della recente kermesse in nero anti-molestie. Eroine della più manipolata e manipolante industria subculturale del mondo, merce avariata di un postribolo dove tutto – salvo le eccezioni necessarie alle apparenze - è prostituzione agli interessi di una criminalità storica organizzatasi in élite politica, finanziaria, militare, mondialista. Il filo nero è quello del tessuto che, anche in occasione dei Golden Globe, ha occultato, sotto il nero di una nobile solidarietà, i fini abietti dell’establishment. Il tutto in una perfetta continuità degli strumenti ideologici con cui l’establishment persegue quei fini: puritanesimo e ipocrisia.

Puritanesimo delle originali Donne in nero, integraliste della nonviolenza e tanto accecate dalla purezza dei propri intenti, dalla propria superiorità morale rispetto alle parti in causa, da non avvedersi come sistematicamente la loro equidistanza si risolveva in una fregatura per le vittime e in un vantaggio per i carnefici. Come storicamente dimostrato dalla Palestina all’Irlanda, dalla Serbia alla non ancora del tutto normalizzata Siria, dato che lì la resistenza delle forze armate e del popolo non si è fatta convincere che a stendere la mano ai tagliatori di teste, interposte teste di legno dei necrofori USraeliani, sauditi, turchi, qatarioti, ci si sarebbe trovati a consumare tutti quanti uniti tarallucci e vino su una tavolata fatta di salme.

Lotta di classe o lotta di genere?
L’ipocrisia è quella che accompagna il consolidamento e l’espansione di profitto e potere ovunque una minoranza infima si fa élite oligarchica e, pretendendosi portatrice di valori superiori alle plebi razzolanti nell’ignoranza e nell’egoismo. Nel caso di Usa e Israele (che non si sa se dei primi sia padrino o figlioccio), ci si è autoassegnati il “manifesto destino” di un’eccezionalità conferita da dio e che legittima ogni prevaricazione, esonera da ogni crimine, rovescia il male in bene (di solito calcolabile con il proprio patrimonio in banca e il numero di creature inferiori soggiogate o tolte di mezzo).

Dalle suffragette alle Star di Hollywood
L’esibizione pornografica (dal greco πόρνη, porne, meretrice) delle varie Mery Streep e Nicole Kidman ai Golden Globe era il coronamento di un’operazione di cui è difficile stabilire il punto di partenza. Sicuramente successivo al movimento delle suffragette di inizio secolo che rivendicavano la sacrosanta parità di diritti con gli uomini, a partire dal’elettorato attivo e passivo. Un seme se ne può forse individuare nei movimenti femministi del post ’68 che tra queste rivendicazioni storiche iniziarono a far balenare uno scontro femmine-maschi che oggettivamente non sempre si poneva a fianco della lotta di classe, ma finiva con il distrarre da essa, innescando in sua vece una guerra dei generi, paradigma fondamentale per un progetto di autocrazia mondiale che necessita della frantumazione di ogni coesione sociale, o nazionale (maschi-femmine, giovani-anziani, cristiani-musulmani, sciti-sunniti, curdi-arabi, migranti-autoctoni, ecc.).

A questo punto il sistema non se lo fece dire due volte e, operando sulla componente più negativamente mascolinizzata del movimento, un po’ per volta lo trasformò in lotta del matriarcato contro il patriarcato, con per posta la gestione dello stesso assetto capitalista, oligarchico, guerrafondaio.. Non gli parve vero di aver sottratto alla lotta degli oppressi e sfruttati questa sua componente cruciale. Epitome della corruzione della lotta delle donne per contribuire a liberare l’umanità dal gioco patriarcal-borghese-capitalista è stato lo scatenamento della rivolta femminista alla vigilia dell’insediamento di Donald Trump. Due milioni di donne presero a pretesto alcuni borborigmi sessisti e razzisti di Trump e, indifferenti a quelli che, prima della sua presa in ostaggio da parte di Cia, Pentagono e Wall Street, erano i suoi propositi di riscatto operaio e di riconciliazione con Mosca, si rivoltarono sotto la guida e nel nome della sconfitta Hillary, corrotta beneficata da miliardi sauditi, sanguinaria assassina in Iraq e Libia, golpista in Honduras, dell’Obama delle sette guerre d’aggressione e del primato di vittime di sua mano rispetto a tutti i predecessori, e di George Soros, agente mondialista di genocidi e destabilizzazioni economiche e politiche.

Imperialismo contro sovranità nazionale = donne contro uomini
La guerra totale per la frantumazione della società occidentale (e non solo, vedi la versione desnuda della donne nere: Pussy Riot) tra donne e uomini, stavolta centrata, con ipocrisia ancora più esasperata, su una sessuofobia mascherata da “molestie”. La campagna molestie, peraltro unidirezionali degli uomini alle donne, sostitutrice delle ben più fondata denuncia dei femminicidi, venne affidata a un mondo da sempre contiguo e succube al potere e portatore del suo Zeitgeist, spirito del tempo: quello dell’infotainment: cinema, televisione, media. Molestie che, classificati tali anche i tentativi di approccio, il corteggiamento, la seduzione, un polpastrello sul ginocchio (“Quando una donna dice no è no”. Ma quando mai!), creava i presupposti per una separazione assoluta fondata, anziché sui naturali connotati di curiosità e attrazione, sul sospetto e ostilità a prescindere. Con ulteriore disistima per l’eterosessualità e la facilitazione delle sue divergenze. Thomas Robert Malthus, il teorico della riduzione della popolazione, non avrebbe potuto inventarsi di meglio, dopo e oltre le cospirazioni dei mondialisti affidate a USraele.

Oprah e Weinstein
ImmaginatevI le levatrici e conduttrici delle più scurrili e culturalmente hard core trasmissioni della nostra tv, Maria de Filippi e Barbara d’Urso (l’avete presente, scosciata e salivante, che finge di intervistare Renzi o Berlusconi?), assurgere a simbolo della rivolta delle donne contro molestie e abusi del potere maschile? Noi non ci siamo arrivati, ancora. Il gineceo di Hollywood sì. L’equivalente delle due signore del basso impero televisivo nostrano è Oprah Winfrey, una miliardaria che a forza di salamelecchi all’eccezionalità americana, da conduttrice è diventata la tycoon di un impero mediatico. Intima, sodale, amica dai tempi più sospetti, del sessuomane farabutto, più orco di tutti, Harvey Weinstein, al quale una teoria sconfinata di scaturite imputa oscenità trent’anni dopo, urlando alla cafoneria in nero trasparente che trascinerà l’America all’orizzonte di una nuova alba, è assurta a portavoce dell’armata sconfinata che ha subito molestie. Anzi, la candideranno a presidente degli Stati Uniti. Eterogenesi dei fini? Macchè: omogenesi dei fini! Dopo il duo Clinton, i due Bush, Obama, Trump, Bilderberg non poteva trovarsi marionetta migliore. Avesse mai detto una parolina di critica su quanto gli israeliani fanno in Palestina, o Obama e Clinton hanno fatto a mezzo mondo.

E che facciamo noi uomini. Beliamo in coro appresso a quelle che, inventate le categorie politiche contrapposte “uomini” e “donne” e fattesi categoria del bene, ci riducono compatti a categoria del male. Nel tripudio di maschi e femmine del progressismo liberal.

Ringraziamo con stima e affetto e grande ammirazione per il coraggio opposto alla torma urlante delle arpie progressiste di regime, Catherine Deneuve e le cento donne che con lei hanno rivendicato il diritto e la bellezza dei tentativi di seduzione, così rivelandoci dove è custodita l’intelligenza delle donne. E, con essa, la vita della specie. “Il manifesto”, che ha trovato in Oprah la sua nuova Hillary, ha coperta la Deneuve di vituperi. Noi, con gli occhi lucidi, la ringraziamo per aver gradito quel fischio che le facemmo appresso quando ci strizzò l’occhio dagli schermi.

Volete un’altra donna vera? Date un’occhiata a questo video: AhedTamimi, 16 anni, donna palestinese. https://www.youtube.com/watch?time_continue=26&v=MxhNRs-j6b4


Per inciso. Omaggi e peana reciproci tra la nere donne di Hollywood e un santone della propaganda USraeliana, Steven Spielberg, da sempre regista di abilmente confezionati polpettoni a sostegno delle intossicazioni, specialmente belliche, dell’establishment imperialista e genio cinematografico per “il manifesto”. L’occasione è l’ultimo suo lavoro “The Post” che, nel momento della sua massima decadenza deontologica da massimo portavoce, insieme al sionistissimo New York Times, delle fake news rigurgitate dallo Stato Profondo Usa, esalta il “Washington Post”, verniciandone le attuali oscenità con la celebrazione delle rivelazioni fatte al tempo del Vietnam.(I “Pentagon Papers”). E chi è il padrone di questo modello mediatico di intossicazioni di regime? Jeff Bezos, lo schiavista di Amazon. Il cerchio si chiude.


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