Dalla megaproduzione di
fake news sulle farlocche ingerenze di Putin, affidata
all’Intelligence,
ormai centro di potere svincolato da ogni ordinamento istituzionale,
ai grandi media, cane posto a guardia degli interessi dell’élite
(non per nulla recentemente esaltati dal lavoro del fiduciario numero
1 a Hollywood, Spielberg), il salto alle modalità con cui i regimi
Usa storicamente e infallibilmente si interessano della politiche ed
elezioni altrui è stato automatico. E dovuto.
Per cui
nell’intervista, in calce segnalata *, nessuno si sorprenderà dell’accenno a un elenco
di ingerenze statunitensi negli affari degli altri paesi del mondo
che, per assicurarsi esiti politici, economici, elettorali in
sintonia con gli obiettivi di dominio dei due gemelli-canaglia, Usa e
Israele, si dota di varie opzioni. Si va dallo strangolamento
mediante sanzioni, alla rieducazione con la maieutica delle bombe,
dal finanziamento ai partiti graditi alle rivoluzioni colorate e ai
colpi di Stato, fino all’incistamento di terroristi fascisti
(Piazza Fontana e segg.) o jihadisti, finti o veri, (Charlie Hebdo,
mercatino berlinese). Alla luce della sovranità con tanta dignità
difesa dai nostri governanti, da noi basta e avanza un’ indicazione
dell’ambasciatore Usa o, addirittura, il fischio di un qualche
sozzone burocrate che fa il commissario UE.
Quanto alle Fake News,
commissionate dagli illimitati poteri dell’1% ricco come conditio
sine qua non per mantenersi al comando,
essendone titolari la quasi totalità dei mezzi d’informazione in
Occidente, giocoforza questi devono addebitare notizie false,
imbrogli, inganni, truffe, raggiri, fregature, ai quattro gatti che
all’elettrochock della menzogna lobotomizzante oppongono il modello
di chi volò sul nido del cuculo, memorabile film ci avvertì di come
si rischia di andare a finire.
Del resto, chi campa di cospirazioni e
complotti, e tale pratica incombe a quelli che in pochi devono
governare nel proprio interesse contro quello dei tanti, i suoi
stratagemmi li deve attribuire a chi i complotti prova a svelarli. Un
apparato senza uguali per pervasività e impunità riesce
tranquillamente a dinamitare piano dopo piano tre enormi grattacieli,
tra i più controllati del mondo, poi spedisce missili travestiti da
Boeing a fargli punture di spillo simultaneamente all’innesco a
distanza delle cariche.. Poi dà dei dietrologi, maniaci dei
complotti a chi si meraviglia come quattro sfigati arabi, incapaci di
volare perfino in parapendio, abbiano potuto, con un po’ di
kerosene, dar fuoco e incenerire quelle torri, una addirittura senza
averla neanche colpita.
Quella volta l’hanno
fatto troppo grossa per cui ha iniziato a germogliare tutta una
scuola di “complottisti” che è andata a spulciare tra le
gigantesche falle ricorrenti immancabilmente nelle vulgate ufficiali
di ogni attentato. Srotola il filo del cappuccio di ogni terrorista e
vai a finire sistematicamente su gomitoli che stanno a Washington,
Tel Aviv e nelle dependances europee.
* Intervista segnalata: https://it.sputniknews.com/opinioni/201801245556545-le-continue-ingerenze-usa-in-italia/
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