martedì 31 maggio 2022

Geopolitica. La nuova Europa che verrà...

 


Lo scontro in atto che si prolunga drammaticamente tra la Federazione Russa e l’Ucraina – quest’ultima sostenuta attivamente dagli USA e dalla NATO - può darci indicazioni importanti su quello che si avvia ad essere il nuovo assetto mondiale. Basta ignorare la sciocca e grossolana propaganda di guerra imperante anche nel nostro paese ed alimentata dalle dichiarazioni retoriche di gente come Letta, Draghi e Di Maio. È invece necessaria un’analisi seria che tenga conto del contesto, che è la nuova guerra fredda, ora diventata calda, tra Russia e Occidente.

L’egemonia esercitata dagli USA sul mondo occidentale impone ai paesi della NATO (cioè l’alleanza nord-atlantica a guida statunitense) di prendere parte a tutti gli interventi e le guerre iniziate per mettere al loro posto i paesi che non vogliono sottostare all’egemonia USA. Così abbiamo avuto le due guerre contro l’Iraq, la guerra alla Jugoslavia, l’invasione dell’Afghanistan e l’occupazione di ampie zone della Siria da parte di truppe USA, che dura tuttora, la guerra alla Libia, ecc. L’Italia è stata sempre coinvolta pienamente, spesso anche contro i propri interessi, come succede anche nel conflitto attuale dell’Ucraina.

Nel caso della Russia, paese immenso e militarmente forte che non si può attaccare frontalmente, è stata scelta la strategia di accerchiarla con una corona di basi militari e minacciarla con continue esercitazioni militari ai suoi confini. Questo è stato reso possibile dalla spettacolosa avanzata della NATO fino ai confini russi negli ultimi 30 anni resa possibile dall’inglobamento di una quindicina di paesi. L’ultimo atto è stato il colpo di stato di Piazza Maidan del 2014, sponsorizzato dagli USA ed attuato da formazioni paramilitari apertamente naziste, che ha portato l’Ucraina - paese che era neutrale da 25 anni e che ha una storia millenaria in comune con la Russia - nell’orbita della NATO. Infatti, anche se l’Ucraina non è stata ammessa finora ufficialmente nella NATO, negli ultimi anni ha avuto grandi forniture di armi dall’Occidente e ha partecipato alle provocatorie esercitazioni della NATO ai confini della Russia.

In realtà la guerra in Ucraina dura già da 8 anni, cioè da quando le formazioni di destra ucraine hanno attaccato gli abitanti di lingua russa del Donbass, cui è stata negata l’autonomia pur concordata con gli accordi di Minsk-2 del 2015. Contemporaneamente i governi di destra ucraini hanno messo fuori legge i partiti di sinistra. Militanti di sinistra e sindacalisti sono stati arrestati o addirittura uccisi come nel caso del noto massacro di Odessa attuato dalle formazioni naziste. Recentemente è stata arrestata per “tradimento” ed è sparita la nota attivista per i diritti umani Elena Berezmaya, autrice di vari interventi in sede ONU e presso il Parlamento ed il governo tedesco in cui denunciava il fascismo imperante a Kiev. La vicenda è stata riportata da Enrico Vigna in un suo recente articolo. Anche il noto esponente dell’opposizione, il capitalista Viktor Medvedchuck, è stato imprigionato per “tradimento” dopo aver trascorso già un anno agli arresti domiciliari. Alla fine del 2021 la Federazione Russa, per evitare lo scontro aperto, avanzò proposte abbastanza moderate che comportavano la garanzia di neutralità dell’Ucraina ed il riconoscimento dell’autonomia per la popolazione russofona del Donbass, ma Ucraina e USA respinsero ogni richiesta facendo precipitare la crisi.

Per essere chiari è necessario sottolineare che la nuova Russia è profondamente diversa dalla vecchia Unione Sovietica. È uno stato capitalista il cui massimo dirigente è Vladimir Putin, peraltro eletto in regolari elezioni, anche se indicato in Occidente come truce “dittatore” e “macellaio”. È degno di nota che il principale partito di opposizione è il Partito Comunista che contesta la politica economico-sociale del governo russo. Tuttavia lo stesso Partito Comunista e la grande maggioranza della popolazione russa appoggia in questo momento la politica estera di Putin sentendosi minacciati dall’Occidente. Anche l’esercito russo è profondamente diverso dalla gloriosa Armata Rossa che sconfisse il Nazismo con la forza del numero e l’entusiasmo patriottico. Si tratta di un moderno esercito professionale di non grandi dimensioni che si scontra con un esercito ucraino molto più numeroso, frutto di una mobilitazione generale, armato dall’Occidente, e che ha ricevuto ordine di difendere fino alla fine ogni posizione anche in condizioni impossibili come a Mariupol o a Severodonetsk ed a prezzo di gravi perdite. Tutto questo fa parte della retorica ultranazionalista imperante in Ucraina alimentata dalle esternazioni continue del presidente in maglietta militare, l’ex comico Zelensky, mentre i dirigenti USA si fregano le mani potendo utilizzare gli Ucraini come carne da cannone per tenere impantanati i Russi.

Ma questo conflitto, con le sue conseguenze economiche e sociali anche in Occidente, dovute all’economia di guerra e alle sanzioni e alle contro-sanzioni, segna probabilmente un passaggio epocale. Gli USA – vincitori 30 anni fa della guerra fredda - si trovano ora a dover fronteggiare un’alleanza sempre più stretta tra la Russia e la Cina, che si sente a sua volta minacciata, e l’ostilità di molti paesi medi e piccoli, come Corea Popolare, Iran, Siria, Venezuela, ecc. Paesi enormi come l’India o comunque molto grandi come Pakistan, Indonesia, Sudafrica, Argentina, Egitto e persino Turchia e Brasile, assumono di fatto una posizione di neutralità. Il fatto di avere 900 basi militari sparse in tutto il mondo, alleanze militari con 140 paesi, centinaia di migliaia di soldati dotati di navi, aerei e missili nucleari, presenti  in ogni continente, non basta più agli USA per assicurarsi l’egemonia, nonostante la totale subordinazione della stessa Unione Europea. Questo conflitto testimonia del fatto che si va verso un mondo multipolare in cui non vi può essere una sola superpotenza a comandare. L’hanno capito anche vecchie volpi della politica come Kissinger, che ha detto che se si vuole la pace bisogna convincere l’Ucraina a fare concessioni, mentre il presidente Biden sembra sempre più nel pallone con la sua politica guerrafondaia. C’è solo da augurarsi che a nessuno venga in mente di risolvere la questione a suon di bombe allargando il conflitto fino ad una guerra globale.

Roma, 29 maggio 2022, Vincenzo Brandi




lunedì 30 maggio 2022

Le malattie di Putin sono inesistenti...

 


MOSCA - "Credo che nessuna persona sana di mente possa vedere in lui i segni di un qualche tipo di malattia o disturbo''.

Così il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha respinto le speculazioni che circolano sulla salute del presidente Vladimir Putin e che sono state più volte smentite dal Cremlino.

"Il presidente Putin appare in pubblico ogni giorno. Potete vederlo sugli schermi della tv, potete leggere i suoi discorsi, potete ascoltare i suoi discorsi", ha detto Lavrov intervistato dall'emittente francese Tf1. 

Putin, che compie 70 anni a ottobre di quest'anno, secondo fonti dell'intelligence inglese sarebbe gravemente malato a causa di un tumore. Nei primi giorni dell'operazione speciale russa dell'Ucraina si era anche detto che i farmaci antitumorali assunti da Putin avessero aumentato il suo livello di aggressività.



Fonte: https://parstoday.com/it/news/world-i297294-lavrov_smentisce_voci_su_putin_'non_ha_alcun_tipo_di_malattia_o_disturbo'

domenica 29 maggio 2022

SVIZZERA - DONAZIONE D'ORGANI PASSA IL CONSENSO PRESUNTO “IN SENSO LATO”

 


Fottuti dal governo che ha modificato la legge sui trapianti di organi, tessuti e cellule il 1/10/2021  – passaggio dal consenso esplicito al consenso presunto - tradendo la Costituzione Federale che garantisce il diritto all'integrità fisica e mentale e all'autodeterminazione, al solo scopo di disporre di più organi;

e fottuti dal Referendum distorto del 15 maggio 2022 che si poneva in questi termini “vuoi accettare la modifica della legge?” che il Comitato d'opposizione aveva rivendicato per la tutela dei diritti personali confidando sul NO. Invece il popolo, lasciato volutamente in stato di totale ignoranza sui tempi, modi e tecniche di espianto, ha approvato in votazione federale la modifica della legge. Quindi una assurda votazione prima della campagna informativa, che scarica sul popolo la responsabilità della perdita dei diritti fondamentali e di un fine vita inglorioso nella tortura.

L'unica cosa che si può dire a favore del Referendum è che è servito a dimostrare quanto enormemente ignorante sia ancora il pubblico svizzero in materia di trapianti. Quasi quanto quello italiano che da 40 anni subisce una pubblicità acritica e isterica totalmente mistificatoria.

La donazione di un organo è un intervento chirurgico e tecnicamente è un'aggressione. Quanto sono informati coloro che acconsentono a queste operazioni?

La gente non sa che di fatto autorizza l'espianto di organi da un corpo ancora vivo, perché innanzitutto ignora cosa vuol dire “morte cerebrale”. Il presunto “morto cerebrale” è tale solo per definizione medico-legale. In realtà è un malato, sovente una vittima di incidente, che l'istituzione  rinuncia a curare: il cuore ancora batte autonomamente, i polmoni respirano seppure con l'aiuto della ventilazione meccanica, le mani, i piedi e il tronco sono ancora mobili, le ghiandole sessuali continuano a secernere ormoni. Tutto funziona ancora, mentre il cervello, il grande sconosciuto, è dichiarato “morto” da due medici sulla base di protocolli fasulli, variabili e diversi nei vari Stati.

Infatti la buona riuscita dell'espianto di cuore, polmoni, reni, esige organi vivi irrorati di sangue. Il paradosso della cosiddetta “morte cerebrale” è che il “morto” deve per definizione essere ancora vivo, pena il fallimento della funzione utilitaristica della morte inventata.

Quindi un Referendum senza la consapevolezza di questa cruda realtà è di fatto un Referendum maligno, nullo, distorto, ingannevole e assassino. Omettendo tale realtà si conduce il popolo al patibolo di fine vita, perché pensa di donare il corpo morto, “corpi freddi” da freezer piuttosto che pazienti sotto trattamento di sostegno alla vita ricoverati in Unità di terapia intensiva, per mantenerli vivi.

Per certo se gli Svizzeri avessero saputo si sarebbe imposto ad una voce il NO. Ma questa è la sporca furbizia degli Stati: che tengono all'oscuro la verità per depistare. L'informazione pubblica che nega al cittadino il diritto di sapere di che morte deve morire agisce  inequivocabilmente nell'inganno.

Gli Svizzeri – circa 8 milioni di abitanti – hanno partecipato alla votazione nel 40,3% degli aventi diritto. A favore 1.319.262 (60,2%); contrari 872.121 (38,8%).

Una partecipazione bassissima, che dimostra che la questione non è stata per nulla approfondita e dibattuta. Anzi, peggio, sono state negate le basi per un giudizio consapevole.

La legge entrerà probabilmente in vigore a metà del 2024.

Lo Stato dovrà informare la popolazione in merito alla necessità di dichiarare il proprio dissenso in una banca dati se non si vogliono donare gli organi. L'allestimento della banca dati non sarà facile; è richiesta per esempio una carta d'identità elettronica che ancora non esiste.

Con il passaggio al consenso presunto la donazione degli organi diventa una norma sociale, un dovere morale, imposta come un servizio alla comunità.

Chi non intende mettere a disposizione i propri organi per trapianto dovrà nel futuro indicare nero su bianco l'opposizione in un database istituzionale, altrimenti in linea di massima verrà ritenuto donatore ma l'ultima parola resta quella della famiglia e per chi non si è espresso se non si rintracciano i parenti l'espianto è vietato (consenso presunto “in senso lato”). Ma sappiamo come vanno le cose nel chiuso degli ospedali, a pezzetti e bocconi nel tempo e di nascosto passa l'esproprio.

Il consenso presunto erode il diritto all'autodeterminazione delle persone e apre la strada ad ulteriori pericolosi interventi statali sulla vita privata dei cittadini.

L'uomo appartiene a se stesso e non alla comunità.

Nerina Negrello










Lega Nazionale
Contro la Predazione di Organi
e la Morte a Cuore Battente
www.antipredazione.org


sabato 28 maggio 2022

La teoria degli universi che rimbalzano all'infinito, sempre uguali (nella sostanza) e sempre diversi (nella forma)


Frammenti d'infinito di Franco Farina

"Ab aeternum - La realtà non può essere descritta perché non può sussistere una scissione fra osservatore, osservazione ed  osservato..." (Saul Arpino)

"Come già dicevano gli antichi sapienti indiani: Vishnu lo conserva, Shiva lo distrugge, Brahma lo ricrea, all'infinito e per sempre. Ma, forse proprio per il "fattore di dimenticanza cosmica", nessun universo "rimbalza" uguale (d)al precedente..." (Joe Fallisi)


La scienza comincia ad avvicinarsi sempre più alla filosofia. In effetti il pensiero metafisico e l'analisi del mondo fisico sono due descrizioni che  collidono, entrambe attingono alla realtà percepibile per mezzo della coscienza.


Che gli universi fossero continuamente creati e distrutti uno dopo l'altro in una sequenza infinita è la conclusione del pensiero vedico e upanishadico, come pure di quello taoista. Tutto scorre (panta rei)  tutto si trasforma tutto si scioglie tutto riprende forma. In continuo evolversi in continua trasformazione.


Come dire che la sostanza primordiale è la stessa mentre gli aspetti manifesti sono diversi. Per comprendere analogicamente questa verità basterà osservare la metamorfosi della vita su questa terra.
Non ci sono due cristalli di neve uguali, non ci sono due foglie dello stesso albero uguali, in una distesa di sabbia ogni granello è diverso, nell'umanità  ogni uomo è unico ed irripetibile, persino attraverso la clonazione è stato riscontrato che esistono differenze fra il modello originale e la copia....


Insomma la vita è totalmente varia.... Questa varietà è la caratteristica dominante.. che allo stesso tempo evoca l'unitarietà di fondo.... Come avviene nell'osservazione  delle figure formantesi in un caleidoscopio,  gli specchietti e i cristalli sono gli stessi ma le immagini appaiono sempre diverse.


Così eone dopo eone universo dopo universo big bang dopo big bang la vita continua a manifestarsi in una policromia di colori, di  forme incommensurabilmente diverse  ma attingenti alla stessa matrice: la coscienza. La consapevolezza dell'Uno che si fa molti.



Questa era anche la visione del nostro filosofo e spiritualista laico Giordano Bruno. Egli aveva intuito la vera essenza, la sorgente universale,  e la possibilità  degli universi continuamente ricreati e paralleli.. Il fuoco d'artificio eternamente manifesto e inestracabilmente congiunto di Spirito e Materia.  Che la sua intuizione non fosse stata accolta dai suoi contemporanei, e gli provocò anzi un'atroce morte, dal punto di vista del pensiero astratto e della realtà delle cose ha poca importanza...  Ed inoltre, nella percezione dualistica, l'intelligenza ha bisogno della stupidità per risultare evidente.

Ciò che è vero lo è sempre e non abbisogna di conferme... è autoesistente. Come ognuno di noi può riscontrare nella sua stessa identità e senso dell'essere che non abbisogna di venire corroborata da agenti esterni.. anzi sono gli agenti esterni ad essere corroborati nella loro presenza ed esistenza dal "noumeno", dal soggetto!


La verità non può essere raccontata poichè il racconto non è la sostanza.


Ed ora ecco un'altra faccia della medaglia, quella della visione scientistica:  Martin Bojowald ha lavorato per sei anni intorno alle complicate equazioni che sorreggono la sua teoria. Oggi finalmente è potuto uscire allo scoperto su Physics Nature per dire che l'universo non è nato con il Big Bang. Quando si verificò il "grande botto" al quale si fa tradizionalmente risalire la creazione del mondo che conosciamo, l'universo esisteva già. Anzi, il Big Bang non fu altro che un "ripiegamento", un "rimbalzo" della materia preesistente.

Uno dei limiti della teoria del Big Bang, descritta matematicamente da Einstein, è che in un dato momento tutta la materia era concentrata in un punto con volume zero e massa ed energia infinite. Secondo le leggi della fisica, impossibile. Ora gli scienziati dell'università di Pennsylvania State University, coordinati da Bojowald, dicono che prima della nascita del nostro universo ce n'era uno simile che però collassava su se stesso. Unendo la teoria della relatività ad equazioni di fisica quantistica, alla Penn State è nato il primo modello che descrive sistematicamente l'esistenza di
un universo preesistente al nostro, e che ne calcola alcune caratteristiche.

Secondo il modello (Loop Quantum Gravity, o Lqg), il vecchio universo stava collassando rapidamente, fino a raggiungere uno stato in cui la gravità e l'energia erano così alte (ma non infinite, come sostenuto dalle teorie precedenti) che la repulsione reciproca ha fatto invertire il processo e ha dato vita all'universo in espansione che conosciamo oggi. Per i fisici americani, anche se molto simili fra loro, gli universi "pre" e "post" rimbalzo non erano uguali: le equazioni che li governano infatti hanno almeno una variabile differente, che Bojowald chiama il "fattore di dimenticanza cosmica". Cioè l'assenza di almeno un parametro dell'universo "pre" nell'universo "post". Il che impedisce anche l'infinito replicarsi di universi gemelli. (Fonte: Il Messaggero)

 
Paolo D'Arpini


Referente  Rete Bioregionale Italiana



venerdì 27 maggio 2022

Breeding neonazista in Ucraina

 


Radici del nazifascismo in Ucraina

Per affrontare e cercare di comprendere gli avvenimenti della guerra negli ultimi 8 anni nel Donbass e i drammatici eventi dell’ultimo mese in Ucraina, può essere utile ed è necessario verificare con la documentazione storica, da dove provengono certe forme di fanatismo e inumanità che dal 2014, dopo gli avvenimenti di “EuroMaidan” a Kiev, hanno trovato amplificazione e addirittura una legittimità istituzionale e morale nel cuore dell’Europa.

In ogni paese e istituzione dei paesi occidentali usciti dalla vittoria sul nazifascismo, da decenni è sempre stata tenuta una continua attenzione e monitoraggio dei fenomeni di rigurgito di forme, movimenti o ripresa del pensiero nazista, razzista o xenofobo, così come di forme di antisemitismo. Ma forse non casualmente, tutto questo è stato obliato per quanto riguarda i paesi dell’ex URSS, esclusa la Russia e la CSI, oltre alla Bielorussia, dove sono fuorilegge e illegali.

In questo contesto, soprattutto nei paesi baltici, in Polonia e in Ucraina, il problema della tutela dei diritti civili, politici, antifascisti e religiosi, delle minoranze nazionali e dei gruppi etnici, in primis linguistici ed educativi, si è costantemente aggravato, arrivando a forme di discriminazioni violente e giuridiche per raggiungerne lo scopo.

Tutto questo avrebbe dovuto essere definito come una minaccia diretta ai valori fondamentali della democrazia e dei diritti umani, una sfida alla sicurezza e alla stabilità internazionale e regionale in generale, visto che i paesi occidentali si ritengono depositari della civiltà e della democrazia.

Il compito più urgente nella direzione della lotta alla glorificazione del nazismo e di altre attività che contribuiscono alla celebrazione del razzismo e della discriminazione razziale, avrebbe dovuto essere l'uniformità degli sforzi di tutti i paesi per prevenire e stroncare la rivalutazione dei criminosi "valori" della superiorità di una nazione, religione, cultura su altri popoli e culture.

A questo proposito, dovrebbe far pensare con attenzione che, quando la Federazione Russa ha presentato all'Assemblea generale annuale delle Nazioni Unite nel 2018, un progetto di risoluzione per la "Lotta alla glorificazione del nazismo, del neonazismo e di altre pratiche che contribuiscono all'escalation delle moderne forme di razzismo, discriminazione razziale, xenofobia e relativa intolleranza", poi adottato alla 73a sessione dell'Assemblea ONU e a cui 129 Stati hanno poi votato a favore della risoluzione, solo Stati Uniti e Ucraina si sono opposti, mentre 54 paesi, comprendenti tutti i paesi membri dell'Unione Europea, si sono astenuti.

Nella risoluzione si condannava la glorificazione del movimento nazista e degli ex membri delle Waffen-SS, anche attraverso l'apertura di monumenti e memoriali, nonché manifestazioni pubbliche per glorificare il passato nazista, il pensiero nazista e il neonazismo. Si sottolineava in particolare che l'erezione di monumenti in onore delle SS, lo svolgimento di processioni e altri atti simili profanano la memoria delle decine di milioni di vittime del nazifascismo, incidono negativamente sulle giovani generazioni e sono assolutamente incompatibili con gli obblighi degli stati membri dell'ONU. Eppure non si può ignorare il fatto che in alcuni paesi, per coloro che hanno combattuto contro la coalizione anti-hitleriana o hanno collaborato con i nazisti, si è operato per elevarli al rango di eroi nazionali ed eroi di presunti movimenti di liberazione nazionale.

Ai sensi dell'articolo 4 dell’ONU, gli Stati parti della Convenzione, in particolare, sono tenuti a:

- condannare tutta la propaganda e tutte le organizzazioni basate su idee di superiorità razziale o che cercano di giustificare o incoraggiare l'odio razziale e la discriminazione in qualsiasi forma;

- Considerare un reato la diffusione di idee basate sulla superiorità razziale o sull'odio;

- dichiarare illegali e vietare le organizzazioni, nonché tutte le attività organizzate e di propaganda che incoraggiano e incitano alla discriminazione razziale, e rendono la partecipazione a tali organizzazioni o a tali attività un reato punibile dalla legge.

Questo articolo è una delle disposizioni chiave della Convenzione. La sua importanza risiede principalmente nel fatto che stabilisce un confine netto tra atti criminali e diritto alla libertà di riunione e associazione, alla libertà di opinione e di espressione. Ecco perché è impossibile accettare i riferimenti di alcuni stati, al fatto che le manifestazioni dei veterani delle Waffen-SS, l'erezione di monumenti ai nazisti e altre manifestazioni similari, sono verosimilmente solo la realizzazione di queste libertà, come avviene ormai da otto anni in Ucraina e nei Paesi Baltici in particolare.

Anche al Parlamento europeo era stata riconosciuta la realtà della minaccia della recrudescenza del nazismo, con la risoluzione adottata il 25 ottobre 2018 "Sulla crescita della violenza neofascista in Europa”, che contiene riferimenti a manifestazioni specifiche di violenze fasciste e crimini motivati da odio, razzismo e xenofobia in Europa, comprese le celebrazioni annuali a Riga e Kiev dei reduci delle Waffen-SS, e le pratiche violente dei nazionalisti ucraini.

La Federazione Russa da anni chiede che la minaccia della rinascita del nazismo sia riconosciuta negli stessi Stati membri dell'UE, anche a livello di potere legislativo ed esecutivo. 

La minaccia rappresentata dal neonazismo è stata più volte rilevata dal Relatore speciale del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, sulle forme contemporanee di razzismo. T. Achiume, allora responsabile ONU nella relazione tematica della 38a sessione del Consiglio del giugno 2018 (A/HRC/38/53), aveva sottolineato che il neonazismo non si limita alla glorificazione del passato, ma è un movimento moderno, interessato in modo vitale alla disuguaglianza razziale. Inoltre, oggi il neonazismo è costantemente mescolato con altri concetti ideologici di superiorità razziale o odio razziale, il che gli fornisce un riconoscimento più ampio e un sostegno più affidabile. E’ documentato che molti leader politici e funzionari di governo ai massimi livelli in occidente sono complici di questo movimento.

E in Ucraina, dal 2014, tutto questo è tragica realtà.

Enrico Vigna




mercoledì 25 maggio 2022

Io sono Israehell (da Israele e Hell inferno) di Norman Finkelstein



Il testo che segue è  di uno scrittore ebraico di grande prestigio e autorevolezza, Norman Finkelstein, autore del famoso e decisivo “L’INDUSTRIA DELL’OLOCAUSTO”. Il testo riguarda il martirio di un popolo espropriato, seviziato ed etnicamente pulito dai correligionari di Finkelstein. Una sintesi perfetta e di fortissima portata emotiva di uno dei più gravi crimini collettivi perpetrati da un pezzo di umanità disumanizzata. Onore agli ebrei come Norman Finkelstein, liberi dalla costrizione dell’omertà tribale... (F.G.) 


Io sono Israhell.


Sono venuto in una terra senza popolo per un popolo senza terra. Quelle persone che per caso erano qui, non avevano alcun diritto di essere qui, e la mia gente ha mostrato loro che dovevano andarsene o morire, radendo al suolo 400 villaggi palestinesi, cancellando la loro storia.


Io sono Israhell. Alcuni dei miei hanno commesso massacri e poi sono diventati primi ministri per rappresentarmi. Nel 1948, Menachem Begin era a capo dell'unità che massacrò gli abitanti di Deir Yassin, tra cui 100 donne e bambini. Nel 1953, Ariel Sharon guidò il massacro degli abitanti di Qibya, e nel 1982 organizzò ai nostri alleati di massacrare circa 2.000 nei campi profughi di Sabra e Shatila.


Io sono Israhell. Scolpita nel 1948 sul 78% della terra Palestina, espropriando i suoi abitanti e sostituendoli con ebrei provenienti dall'Europa e da altre parti del mondo. Mentre ai nativi le cui famiglie hanno vissuto su questa terra per migliaia di anni non è permesso tornare, gli ebrei di tutto il mondo sono i benvenuti alla cittadinanza istantanea.


Io sono Israhell. Nel 1967, ho inghiottito le restanti terre della Palestina - Gerusalemme Est, la Ilan Bank e Gaza - e ho posto i loro abitanti sotto un dominio militare oppressivo, controllando e umiliando ogni aspetto della loro vita quotidiana. Alla fine, dovrebbero capire che non sono i benvenuti a restare e unirsi ai milioni di rifugiati palestinesi nei campi baraccoli del Libano e della Giordania.


Io sono Israhell. Ho il potere di controllare la politica americana. La mia commissione affari pubblici israeliani americana può fare o rompere qualsiasi politico di sua scelta, e come vedete, fanno tutti a gara per farmi piacere. Tutte le forze del mondo sono impotenti contro di me, compresa l'ONU in quanto ho il veto americano per bloccare ogni condanna dei miei crimini di guerra. Come Sharon ha così eloquentemente affermato: "Noi controlliamo l'America".


Io sono Israhell. Influenza anche i media mainstream americani, e troverete sempre le notizie su misura a mio favore. Ho investito milioni di dollari nella rappresentanza delle pubbliche relazioni, e la CNN, il New York Times e altri hanno fatto un ottimo lavoro nel promuovere la mia propaganda. Guarda altre fonti di informazione internazionali e vedrai la differenza.


Io sono Israhell. Voi palestinesi volete negoziare la "pace!? ” Ma tu non sei intelligente come me; io tratterò, ma ti lascerò avere solo i tuoi comuni mentre io controllo i tuoi confini, la tua acqua, il tuo spazio aereo e qualsiasi altra cosa di importante. Mentre noi "negoziamo", io inghiottirò le vostre colline e le riempirò di insediamenti, popolati dal più estremista dei miei estremisti, armati fino ai denti. Questi insediamenti saranno collegati con strade che non potete usare, e sarete imprigionati nei vostri piccoli Bantustan tra loro, circondati da posti di blocco in ogni direzione.


Io sono Israhell. Ho il quarto esercito più forte del mondo, possiedo armi nucleari. Come si permettono i vostri figli di affrontare la mia oppressione con le pietre, non sapete che i miei soldati non esiteranno a fargli saltare la testa? In 17 mesi, ho ucciso 900 di voi e ferito 17.000, per lo più civili, e ho il mandato di continuare visto che la comunità internazionale tace. Ignorate, come faccio io, le centinaia di ufficiali di riserva israeliani che ora si rifiutano di esercitare il mio controllo sulle vostre terre e sulla vostra gente; la loro voce di coscienza non vi proteggerà.


Io sono Israhell. Vuoi la libertà? Ho proiettili, carri armati, missili, Apache e F-16 per annientarvi. Ho messo sotto assedio le vostre città, confiscato le vostre terre, sradicato i vostri alberi, demolito le vostre case, e voi ancora pretendete la libertà? Non vi arriva il messaggio? Non avrete mai pace o libertà, perché io sono Israhell. 


Norman Finkelstein




Israehell da Israele e Hell inferno

martedì 24 maggio 2022

Universo mondo. Una pace è ancora possibile?

 


Mentre sul terreno gli scontri in Ucraina diventano sempre più sanguinosi, sembrano affievolirsi sempre più le possibilità di una trattativa. Il problema principale è che da alcune delle forze in campo questa situazione è considerata ottima e corrisponde ad un preciso disegno strategico di indebolimento della Russia.

Negli anni ’70 e ’80 del secolo scorso il consigliere del presidente USA Brezinsky si vantò di avere attirato l’Unione Sovietica in una trappola in Afghanistan dove i Sovietici erano rimasti impantanati dopo essere intervenuti a sostegno del governo socialista minacciato dalla ribellione jihadista ben foraggiata dall’esterno. Allora la situazione fu sbloccata dalla decisione di Gorbacev di ritirare le truppe dall’Afghanistan

Oggi una strategia analoga è stata portata avanti in maniera moto più vasta. I presidenti Reagan e Bush senior avevano assicurato Gorbacev che la NATO non sarebbe mai stata fatta avanzare verso l’Est Europa se il leader sovietico avesse smantellato il Patto di Varsavia e la Germania Orientale. Ma, a partire dagli anni ’90, abbiamo assistito ad una spettacolosa avanzata della NATO fino ai confini della Federazione Russa. L’accerchiamento dei confini occidentali della Russia con decine di basi militari poste nei paesi limitrofi (dalla Norvegia, all’Estonia, la Lettonia, la Lituania, la Polonia, la Slovacchia, la Romania) è stata – a ragione – vista dai Russi come un tentativo di porli in una condizione di inferiorità strategica, anche con la prospettiva di dover impiegare ingenti risorse per spese militari. Contemporaneamente sono state effettuate una miriade di provocatorie “esercitazioni” della NATO presso i confini russi (con la partecipazione anche di truppe italiane) e gli USA si sono ritirati dal trattato per il divieto dei missili nucleari “tattici”, fatto che avrebbe permesso di schierarli a ridosso dei confini russi.

L’ultimo colpo è stato dato nel 2014 quando l’Ucraina – paese fino allora neutrale ed in buoni rapporti con la Russia che non l’aveva mai minacciata nel corso di 25 anni – è stata trascinata nell’orbita della NATO in seguito al colpo di stato di piazza Maidan sponsorizzato degli USA. Il colpo è stato attutato da formazioni militari apertamente naziste e ultranazionaliste, eredi di quelle formazioni che combatterono dalla parte di Hitler durante la Seconda Guerra Mondiale. Gli abitanti delle regioni russofone dell’Est, cui era stata promessa una larga autonomia con gli Accordi di Minsk del 2015, sono stati invece attaccati militarmente e bombardati a più riprese per 8 anni.

La narrazione occidentale secondo cui la Federazione Russa avrebbe attaccato l’Ucraina per la follia espansionista del nuovo “zar”, il “macellaio” Putin, è solo propaganda di basso livello che evita di prendere atto del contesto. In realtà qualsiasi governo russo, anche se dovesse cadere Putin, non si comporterebbe diversamente e sondaggi ritenuti affidabili dicono che la grande maggioranza dei Russi si sente minacciata ed approva la politica di Putin (eletto peraltro presidente con una larga maggioranza in regolari elezioni). Anzi Putin dopo il 2014 è stato molto prudente e fino al dicembre scorso ha puntato su una trattativa basata su proposte abbastanza moderate (neutralità dell’Ucraina, riconoscimento dell’autonomia delle regioni russofone del Donbass, riconoscimento del referendum avvenuto in Crimea). La risposta del presidente Zelensky, ostaggio degli ultranazionalisti e istigato dagli USA, è stata negativa determinando l’inizio della guerra.

Anche dopo l’inizio delle ostilità sarebbe stato probabilmente possibile una trattativa. Ne è testimonianza il fatto che i Russi hanno attaccato con una parte minima delle loro forze (poco più di centomila uomini) pensando forse ad un’operazione limitata, mentre le milizie e l’esercito ucraino ammontano a più di trecentomila uomini ampiamente armati e foraggiati dagli USA e dalla NATO già molto prima dell’inizio delle ostilità, ed in misura maggiore dopo lo scoppio della guerra. Il governo russo si è fatto probabilmente attirare in una trappola, pensando ad una guerra breve. Se però dovessero aumentare le difficoltà per la Russia, potrebbe verificarsi un aggravamento drammatico del conflitto con il richiamo dei riservisti o addirittura una mobilitazione generale in Russia, fatto finora non verificatosi. La strategia degli USA, degli ultranazionalisti ucraini e dei paesi più oltranzisti della NATO come la Polonia, i paesi baltici e il Regno Unito (ma anche l’Italia nonostante alcune ipocrite dichiarazioni pacifiste di Draghi e Di Maio che intanto continuano a mandare armi) è quella di continuare la guerra per indebolire e sfinire la Russia. Per questo si utilizzano anche le sanzioni, che finora hanno avuto comunque scarso successo visto che la Russia continua a vendere gas e petrolio a prezzi maggiorati, ed anzi indebolisce il dollaro chiedendo pagamenti in rubli, potendo inoltre anche contare sul sostegno della Cina e la neutralità di gran parte dei paesi del mondo.

Intanto il carattere strategico a livello mondiale della crisi è dimostrato anche dalle ultime folli dichiarazioni del presidente Biden durante il suo viaggio in Giappone. Biden ha auspicato una grande alleanza dei paesi del Pacifico in funzione anticinese ed ha anche dichiarato che “i segnali che mandiamo alla Russia” servono anche ad ammonire la Cina, considerata la principale antagonista, insieme alla Russia, della declinante egemonia USA. Gli assetti e gli equilibri mondiali stanno rapidamente mutando. Speriamo che a nessuno venga in mente di risolvere i problemi con una pioggia di bombe nucleari.

23 maggio 2022, Vincenzo Brandi



sabato 21 maggio 2022

Guerre di USA e NATO su tutti i fronti...

 


A cosa deve servire la guerra in Ucraina lo sappiamo bene. Anche perché è guerra scatenata dalle stesse forze e per analoghi obiettivi delle guerre di aggressione, o USA, o USA-NATO, che si sono succedute dal 1945 in poi.


Il resto del mondo si è limitato a subire, soffrire, morire. E se non erano bombe e Marines, erano quinte colonne, forze speciali, squadroni della morte, mercenari infiltrati, destabilizzazioni facenti leva su problematiche strumentalizzate e manipolate.

Come oggi con l'Ucraina, dove ci raccontano che tutto è cominciato il 24 febbraio con l'entrata di truppe russe in Ucraina e, disinvolti come ballerine classiche, si sollevano leggiadri su un contesto di ininterrotto assedio e di provocazioni alla Russia, che volge la narrazione nel suo contrario e dove aggressore e aggredito si scambiano i ruoli.

Nel link  https://www.byoblu.com/2022/05/18/allombra-dellucraina-fulvio-grimaldi-in-mondocane-storie-dal-pianeta/, a chi fosse sfuggita la messa in onda della puntata su Byoblu-Mondocane, provo a fare, succintamente e abbastanza al volo, quel giro d'orizzonte su quanto le stesse, o affini, forze che, straziando l'Ucraina, fanno guerra alla Russia, stanno combinando altrove. Un giro d'orizzonte che inciampa su tutta una serie di focolai ardenti, dai Balcani passando per il Medio Oriente al Sud Est asiatico, tutti collocabili nella stessa strategia di chi si manifesta in chiaro in Europa.

Fulvio Grimaldi



domenica 15 maggio 2022

Funerali senza pace per Shireen Abu Akleh...

 


La mia ex-collega Shireen era una vera stella nel mondo arabo. Aveva passato più di 20 anni raccontando la vita dei Palestinesi. E anche nella morte è riuscita a mostrare al mondo cosa vuol dire vivere sotto occupazione.

Nel video vedete le forze Israeliane che picchiano i partecipanti al funerale che volevano portare a spalla la bara di Shireen dal mortuario alla chiesa a Gerusalemme Est, per una processione nella quale migliaia di persone avrebbero potuto rendere l’ultimo tributo. Era stato deciso (imposto sarebbe forse la parola più giusta) che invece la bara avrebbe viaggiato su un carro funebre.
Alla fine così è stato, ma non prima di una raffica di violenza sproporzionata da parte delle forze Israeliane e (come vedete dal video sotto segnalato) un momento sconvolgente quando sembrava che la bara potesse cadere per terra.
In più, varie fonti hanno detto ai giornalisti di Al Jazeera che le forze Israeliane chiedevano la religione a chi era venuto per osservare il funerale anche a distanza: I cristiani potevano avvicinarsi, i musulmani no.
Perché per i Palestinesi, tutto dipende dai permessi loro concessi da Israele. Per muoversi anche dentro i territori che dovrebbero essere loro. Anche per andare dalla Cisgiordania a Gerusalemme Est. Mille restrizioni che tolgono la libertà. Anche solo alzare la bandiera Palestinese è tecnicamente illegale in Israele, e molti vengono arrestati per questo.
Finisco con un dettaglio che forse può sorprendere: Shireen Abu Akleh era di religione cristiana. In un conflitto che viene spesso dipinto come una guerra fra religioni (e indubbiamente la religione identitaria gioca la sua parte) è importante ricordare che alla base di tutto c’è l’occupazione di un territorio e del suo popolo, fatto di cristiani e musulmani, uniti dalla loro identità palestinese e dalla loro lotta giornaliera per la libertà e il diritto di esistere.
Riposa in pace Shireen, figlia della Palestina.
Ora vediamo cosa e quanto ci vorrà per ottenere giustizia per il tuo omicidio.

Barbara Serra


Immagini del funerale di Shireen Abu Akleh, la giornalista di Al Jazeera uccisa mercoledì 11 maggio 2022 in Cisgiordania: https://www.facebook.com/watch/?v=779489406311101

Integrazione di Nicola Fratoianni:

"La giornalista palestinese Shireen Abu Akleh di Al Jazeera Channel - قناة الجزيرة è stata uccisa durante un'operazione dell'esercito israeliano nel campo profughi di Jenin, nei territori occupati della Cisgiordania. Ferito gravemente anche un reporter del giornale Palestinese Al-Quds che era con lei.
Secondo le testimonianze dei colleghi presenti quando sono partiti i colpi, non vi erano combattimenti in corso nella zona, l'unica presenza era dell'esercito israeliano e il colpo fatale ha colpito con estrema precisione, evitando elmetto e giubbotto antiproiettile, che recavano a caratteri cubitali la scritta PRESS.
Voglio ricordarlo, affinché non ci siano dubbi. Coinvolgere civili e giornalisti nel mezzo di un conflitto è un crimine di guerra. Punto. Non importa chi lo faccia o a quale latitudine avvenga.
E constatare il disinteresse della comunità internazionale per il dramma del popolo palestinese, che da decenni subisce l'occupazione e l'oppressione militare di un altro stato, mentre si riempie la bocca con parole di pace, è tanto avvilente quanto vergognoso.
Il nostro governo e l'Unione Europea non hanno nulla da dire di fronte a questa, ennesima, violazione dei più basilari diritti umani?"



Integrazione di Gaza FREEstyle

"Le braccia del tuo popolo ti hanno sorretta in alto fino alla fine, contro la violenza di un regime che ha provato ad ammazzarti due volte.
Shireen Abu Akleh, donna palestinese, giornalista molto amata nel mondo arabo, storica inviata di Al Jazeera.
Assassinata con un colpo in gola da un cecchino israeliano mentre si trovava coi suoi colleghi a Jenin, nel tentativo di filmare l’ennesima incursione dell’esercito israeliano.
L’esercito israeliano ha provato ad impedire che le bandiere palestinesi sventolassero durante il corteo funebre di oggi a Gerusalemme, e quando questo non è successo ha provato a impedire alla bara di arrivare al cimitero.
La bara di Shireen è quasi caduta, ma non ce l’hanno fatta.
Shireen vive nella grande eredità che ci ha lasciato e nella grande dignità del suo popolo. Contro l’Apartheid sionista, contro il tentativo di silenziare la verità."

Integrazione di Vito Nicola De Russis:

"Shireen, r.i.p. (insieme a tutti i palestinesi che Ti hanno preceduta): non possiamo dimenticarTi. 

Shireen Abu Aklehera, giornalista palestinese-americana, viene uccisa da arma e cultura israeliana mentre lavorava nella città di Jenin in Cisgiordania. La folla che partecipava al suo funerale a Gerusalemme viene attaccata dalla polizia israeliana e il feretro sta per cadere a terra.

All’ONU, “Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha condannato fermamente l'uccisione della giornalista palestinese-americana il ferimento di un altro giornalista nella città di Jenin in Cisgiordania". (TGCOM24 - 14 MAGGIO 2022 12:59); "Israele faccia un'indagine trasparente".

Sono 75 anni (1947. ONU, Assemblea Generale approva la Risoluzione n. 181 del 29 novembre 1947: Piano di partizione della Palestina -  https://www.progettodreyfus.com/wp-content/uploads/2020/01/risoluzione-onu-181-israele-palestina-progetto-dreyfus.jpg ) che l’ONU produce provvedimenti che intendono ripristinare diritti e dignità dei palestinesi; diritti e dignità dei palestinesi calpestati dagli israeliani; provvedimenti totalmente ignorati. La Risoluzione del 1948 sul ritorno degli arabi a Gerusalemme, occupata dagli israeliani, oppure indennizzati: ignorata dagli israeliani. Per l’ammissione all’ONU – 11 maggio 1949 – Israele sottoscrisse espressamente l’impegno al rispetto delle Risoluzioni ONU: totalmente disatteso. Ecc., ecc.

“Sti ppagliacciate ‘e ffanno sulo ‘e vive: “ r.i.p. Shireen."

(Vito de Russis)