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giovedì 29 dicembre 2011

Un parere su Giorgio Bocca di Gianni Donaudi

In volo...

GIORGIO BOCCA , classe 1920 considerato( con Montanelli e Biagi) il principale giornalista italiano è mancato in quel di Milano dopo breve malattia.
Nato nella città dei vitelli "fassone" , fece il suo "lungo viaggio attraverso il fascismo" . Fascista( " esattamente come 40.000.000 di italiani- amava dire di sé stesso) inizio' la sua attività giornalistica su testate del G.U.F. a volte di "fronda" rispetto alla linea ufficiale del regime, con tutte le conseguenze che cio' poteva comportare( fu anche, non ancora ventenne, tra i firmatari del c.d."manifesto per la razza" ) . Alpino nell' " immane conflitto" passò, dopo l' 8 settembre alla lotta partigiana nei gruppi azionisti di " Giustizia e Libertà" e combatté nella sua zona cuneese .

Dopo la guerra fu assunto a Torino nel quotidiano della sinistra cattolica " La Gazzetta del Popolo" dove ebbe come colleghi il futuro storico ANGELO DEL BOCA e un giovanissimo GIOSE RIMANELLI, discusso autore del romanzo " Tiro al Piccione"( proveniente, questo, dalla ex parte avversa(G.N.R.), cosa che però non guastò minimamente i rapporti di amicizia tra colleghi) .

Ma la sua vera e propria cresta d'onda il Bocca la raggiunse, a partire dalla fine degli anni '70 sulle testate del gruppo - De Benedetti, "L' Espresso" e " La Repubblica" dove, nei primi anni '80 avvallò le tesi, non solo neo-liberiste ma addirittura liberiste-selvaggie di Raegan e della Tatcher, di cui divenne vessillifero quotidiano e settimanale, cominciando ad attaccare la classe operaia , i sindacati e i partiti di sinistra, ( era il periodo che si recava a cena con Agnelli e De Benedetti al "Caval de Brons", in piazza San Carlo nel capoluogo subalpino) fino a prendersela addirittura con il vescovo di Ivrea mons. L. Bettazzi colpevole di essere intervenuto in favore dei dipendenti dell' Olivetti e accusandolo di essere un "fautore dell' Autogestione Titoista " o "un militante di Potere Operaio"(!!!!!!).

Sul piano storico( e questo dovrebbero sapere molti agitati neo e post-"eccebombi" che a Reggio Emilia lo inneggiarono tanto mentre, con la disapprovazione degli stessi partigiani, contestavano vivacemente Gianpaolo Pansa) , negli anni' 80 il Bocca non scrisse cose poi tanto diverse da quelle che avrebbe scritto Pansa piu' tardi. E in fondo non avevano la stessa ideologia liberaldemocratica di "sinistra"?
Le sue opere " La Repubblica di Mussolini" e " Mussolini socialfascista" ( dove paragona il regime fascista ai paesi del "socialismo reale" ) , sembrano trasparire una certa " imparzialità" nel dibattito fascismo/ antifascismo. E' il periodo che Bocca dialogava tranquillamente con Giorgio Almirante fino a dargli del "tu" e che finì con l' intervistarlo sulle pagine di "Storia Illustrata" .

Solo da qualche anno a questa parte, Giorgio Bocca sembrava essere tornato in un'ottica più sociale, raccomandando la sinistra " di non diventare schiava del Mercato"( come se a cio' non avesse contribuito anche lui stesso, attraverso i suoi articoli per un ventennio!) .

A suo favore, invece, c'è la sua polemica contro le cattive abitudini delle masse italiote ("tengo famiglia") la passione per trasmissioni cretine, i casi patetici spettacolari come Alfredino, gli innumerevoli "tic" che affliggono molti nostri connazionali da Palermo a Bari, da Napoli a Roma da Torino a Milano), il non sapere queste apprezzare le gite in montagna (per la quale Bocca nutriva una quasi sacralità), portandosi le pentole per cucinare gli eterni- Spaghetti e carne e salsiccie alla "brace", inquinando poi i prati, oltrechè con i rifiuti di plastica anche col rischio di pericolosi incendi.

Apprezzabile anche la sua lotta per il Garantismo sia per gli arrestati e indiziati politici( e non importa di quale colore) che per quelli accusati di qualsiasi reato.

Non si può poi dimenticare la sua lotta contro certo malcostume politico (fino ad essere accusato di "qualunquismo" da un quotidiano di sinistra) , sopratutto superpartitico (già leggibile nel romanzo di Italo Calvino "La Speculazione Edilizia" uscito nel 1957, ma pare già pronto nei cassetti della sua scrivania fin dal 1949!) e che molti anni dopo, il giornalista genovese Marco Preve ben descriverà nella sua opera "Il Partito del Cemento"). Quando, nei primi anni '80 in Liguria esplose il caso- Teardo, che vedeva implicato l'esponente "socialista", ma anche membri di altri partiti minori e maggiori, Giorgio Bocca descrisse l'hinterland savonese come una "piccola Palermo" con tanto di intimidazioni, attentati, minacce varie a opera di lobbyes formate da amministratori locali.

E questo va indubbiamente a suo merito.

Gianni Donaudi

mercoledì 30 novembre 2011

Torino: "Tibet, il padiglione per un paese che non c'è"



Ante scriptum di Gianni Donaudi: "...speriamo che tutto questo interesse per il Tibet( da parte di neo e post- ECCE BOMBI, radical-chic, impiegatucole & profie alla ricerca dell' "ILLUMINAZIONE", (ma basta comperare delle batterie in un negozio di elettricità!!!), non nasconda una campagna interventista dell'Accidente ameri/Kano per scatenare una guerra contro la Cina. Con questo non ho simpatia alcuna x i dirigenti cinesi. Ma guerre proprio NO!!!!!


Venezia-Torino: fine novembre 2011 - La Biennale termina a Venezia, ma prosegue a Torino e nel padiglione Italia che il suo curatore Vittorio Sgarbi ha voluto come "finissage" della kermesse veneziana con una selezione accurata di idee interessanti. Come quella relativa al Tibet. Lo avevamo definito il padiglione per un paese che non c'è, e Ruggero Maggi che lo ha ideato coinvolgendo diversi artisti, ha fatto proprio lo slogan.

Ora Padiglione Tibet sarà presentato all'interno di Padiglione Italia a Torino. Padiglione Tibet ha presentato il connubio tra Arte Sacra Tibetana ed Arte Contemporanea Occidentale. Durante i tre mesi della rassegna si sono alternate performances di teatro e di danza contemporanea ad interventi di monaci tibetani.
"Un Paese oppresso, la cui stessa cultura, la propria lingua rischiano di essere perdute per sempre. Un paese schiacciato da un altro popolo vicino, anch'esso ricco di fascino e mistero va narrato per il tentativo in atto di annichilirlo sia fisicamente che culturalmente (oltre che psicologicamente)" spiega Ruggero Maggi che descrive l'operazione come un sogno, una chimera che se non potrà, almeno per ora, trovare una collocazione ufficiale nelle carte geografiche per la semplice ragione che il Tibet non può essere riconosciuto come Paese sovrano, l'ha almeno trovata all'interno della Biennale stessa.

"Tutto ciò naturalmente a livello ufficiale" afferma "Ma io credo che il sistema arte debba opporsi a tutto questo, usando i mezzi e le possibilità che la sua stessa struttura le offre, rompendo gli schemi ed il muro di silenzio che da troppo tempo sta rendendo vano ogni tentativo di aiuto al popolo tibetano. Mi piace definire questo progetto come un evento parallelo alla Biennale stessa in quanto entrambe le iniziative (scusate per questo abbinamento alla Davide e Golia!) viaggiano appunto su binari paralleli, senza mai potersi incontrare, naturalmente finché il Tibet non venga riconosciuto ufficialmente come nazione".

Durante la Biennale Veneziana sono state presentate installazioni multimediali site-specific dedicate al Tibet ed una grande rassegna di opere realizzate direttamente sulla KHATA, la tipica sciarpa che in Tibet i monaci usano come forma di saluto.
"Non mi illudo: so benissimo che questo mio progetto sarà solo una piccola goccia" aveva detto Maggi alla vigilia, ma si era detto ottimista. E ha fatto bene. La sua speranza che il padiglione potesse contribuire a qualcosa in termini di informazione, è stata ben riposta. "Volevo far traboccare il vaso colmo di indifferenza che, per ragioni inesplicabili, si è creato intorno alla tragedia di questo meraviglioso paese dalle metafisiche vette. Ogni padiglione nazionale è per sua stessa natura un grande contenitore d'arte.....mentre Padiglione Tibet è già Arte nella sua concezione".

Gli artisti che allo Spazio Art&fortE LAB c/o Palazzo Cà Zanardi in Cannaregio a Venezia, hanno concorso all'idea di Maggi sono stati: Dario Ballantini, Piergiorgio Baroldi, Donatella Baruzzi, Luisa Bergamini, Rosaspina B. Canosburi, Nirvana Bussadori, Capiluppi Silvia, Angela Maria Capozzi , Tamding Choephel , F. Romana Corradini, Marzia Corteggiani, G. Luca Cupisti, Teo De Palma, Anna Maria Di Ciommo, Laura Di Fazio, Marcello Diotallevi, Luigi Filograno, Roberto Franzoni, Fernando Garbellotto, Ferruccio Gard, Annamaria Gelmi, Luciano G. Gerini, Isa Gorini, Franca Lanni - Renata Petti, Bruno Larini, Pino Lia - Celina Spelta, Oronzo Liuzzi, Ruggero Maggi, Fabrizio Martinelli, Gianni Marussi - Alessandra Finzi, Renato Mertens, Simona Morani, Paolo Nutarelli, Clara Paci, Marisa Pezzoli, Benedetto Predazzi, Tiziana Priori, Antonella P. Giurleo, Dorjee Sangpo, Sergio Sansevrino, Roberto Scala, Gianni Sedda, Roberto Testori, topylabrys, Micaela Tornaghi, Monika Wolf.

Li ritroveremo tutti a Torino al Padiglione Italia torinese dove il progetto multimediale di arte visiva a cura di Ruggero Maggi vedrà esposte anche le opere realizzate da artisti contemporanei direttamente sulle khata, le tipiche sciarpe che in tibet i monaci usano come forma di saluto. "La dignità di un popolo può essere evidenziata anche attraverso un progetto artistico. Ogni padiglione nazionale è per sua stessa natura un grande contenitore d'arte.....mentre padiglione Tibet è già arte nella sua concezione", commenta soddisfatto Maggi.

Progetto curato da Ruggero Maggi

mercoledì 25 maggio 2011

Approfondimento sul concetto di ambientalismo e soluzioni per il ritorno alla vita naturale... - Secondo Danilo D'Antonio e commento di Gianni Donaudi



Ancora oggi i gruppi progressisti continuano a seguire la strategia di portare avanti i propri ideali impegnandosi affinché questi, questo buonsenso da loro percepito, abbia a prevalere sul cattivo senso seguito da altri.

Ebbene, non per essere inutilmente critico, tutt'altro, devo dire che forse si sta usando l'approccio sbagliato, che risulterà fallimentare anche nel migliore dei casi, anche se fossimo proprio noi a vincere.

Ad esempio i difensori dell'ambiente sono così pervasi di fervore, per una causa che ci trova naturalmente tutti concordi, da dimenticare di salvaguardare anche l'essere umano oltre che l'ambiente naturale. Non è colpa nostra se siamo nati. Ora che siamo nati, noi umani abbiamo tutto il diritto di vivere sulla terra. Eppure gli ambientalisti,
zitti zitti, hanno contribuito alla rimozione di questo diritto e se glielo facciamo notare ci si fiondano pure contro (la Rete mi è testimone).

Mi sono rivolto loro tante volte: guardate che l'umanità sta crescendo, non potete pretendere uno STOP indiscriminato alle nuove costruzioni, non ci possiamo comprimere più di tanto, non poteterinchiuderci nei lager urbani, altrimenti poi ci droghiamo e facciamo pure di peggio. Oh! non si sono mai degnati di cambiare i loro
appelli/editti specificando, com'io chiedo:

SI FERMIMO I PESANTI INTERVENTI DI ENTI PUBBLICI ED IMPRESE PRIVATE MA SI PERMETTA AGLI ESSERI UMANI DI VIVERE SULLA TERRA.

Insomma: perfino l'amore per la natura, vissuto in modo associativo o partitocratico, quindi politicamente FORZISTA, fallisce. Perché se la natura non la si può vivere, come si fa a continuare a difenderla? Ci ritroviamo costretti a combattere il totalitarismo ambientalista mentre vorremmo impegnarci per difendere l'ambiente!

Mi si permetta allora di proporre una nuova strategia politica: UNA UMANITA' ARMONIOSA ED UNITA...

Un caro saluto, Danilo D'Antonio

…..........

Commento di Gianni Donaudi:

Condivido in pieno. ma ci sono troppi interessi economici (Pardon.. predonomici) in giro. Sia A LIVELLO REGIONALE, NAZIONALE, EUROPEO E MONDIALE (OGGI SI DICE globale).

Così ESISTONO I super-partiti trasversali provinciali, quelli regionali, quelli nazionali e quelli mondiali. Dipendiamo dalle lobbyes.

Anche gli ambienti cattolici più retrivi e "tradizionalisti", che coerentemente ALLE LORO IDEE dovrebbero essere per il rispetto della Natura e del Creato, inveiscono contro quelli che si oppongono al taglio della Foresta Amazzonica, definendoli "radical-chic cripto nazi-comunisti"!).

Es quel pallone gonfiato e sacrestano di VITTORIO MESSORI e il suo amico INTROV IGNE (entrambi al servizio della T.F.P. Tradiçao Familla i Propriedad) brasiliana e di conseguenza degli ambienti più ultraconservatori nordamericani cattolici & protestanti, che giustificano TEOLOGICAMENTE la schiavitù!)

Un abbraccio, Gianni Donaudi

venerdì 6 maggio 2011

Acqua elemento indispensabile alla vita - come fare per risparmiarla e mantenerla pulita




Ante scriptum

Nulla si crea e nulla si distrugge, tutto si trasforma! Questa è una verità assoluta ed occorre meditarci sopra. Quando si dice che fra due o tre decennyi non ci sarà più acqua non si intende che l'acqua evapori e scompaia.. La quantità di liquido presente sul pianeta resta costantemente la stessa.. l'unico problema è che non sarà più idonea a soddisfare le esigenze vitali. Infatti sarà sempre più inquinata. Per questa ragione si dice che "verrà a mancare l'acqua" definita ormai universalmente "oro blù". Infatti per vivere tutti gli esseri hanno bisogno di liquido.. ma se tale liquido è avvelenato invece che la vita porterà la morte. L'inquinamento dell'acqua si propaga velocemente, dal mare ai fiumi ed ai laghi e pian piano anche alle acque sotterranee del pianeta... Meditate gente, meditate ed ora leggete questa lettera sul tema ricevuta tramite l'amico Gianni Donaudi.
Paolo D'Arpini

Il rapporto acqua-città, il dramma dei paesi poveri e le buone pratiche nel colabrodo Italia. A meno di tre mesi dal referendum, la giornata mondiale dell'acqua diventa l'occasione per rispondere alle sfide globali rappresentate dalla gestione della risorsa più preziosa

Ci sono due motivi sostanziali per cui la giornata mondiale dell'acqua quest'anno è dedicata al tema Acqua per la città: come rispondere alle sfide dell'urbanizzazione. La metà del genere umano vive in agglomerati urbani, e si calcola che tra vent'anni quasi il 60% della popolazione sarà stipata nelle principali città del mondo: 5 miliardi di persone. Essendo così decisivo il rapporto acqua-città, il problema ormai chiama direttamente in causa la responsabilità politica delle singole amministrazioni, delle aziende e di tutti i cittadini che possono influire direttamente nella gestione dell'acqua in contesti urbani - basti pensare al referendum di giugno. Di questa sfida parla il dossier preparato dal Comitato italiano Contratto Mondiale sull'acqua (www.contrattoacqua.it).

La situazione mondiale

La mancanza di acqua nelle aree più povere del pianeta (Asia e Africa) apre scenari drammatici. Almeno 5 milioni di persone ogni anno abbandonano le campagne per trasferirsi in città, 493 milioni di persone non hanno servizi sanitari, 789 milioni sopravvivono senza accesso all'acqua e il 27% della popolazione urbana nei paesi del sud del mondo non ha la rete idrica in casa. E il futuro non promette niente di buono, se è vero che nei prossimi venti anni in questa area del pianeta la popolazione è destinata a raddoppiare. Ma l'impatto dell'urbanizzazione ormai si fa sentire anche nelle città industrializzate, dove 497 milioni di persone hanno servizi igienici in comune e dove il 38% della crescita della popolazione è concentrato nelle periferie, con accampamenti totalmente sprovvisti di acqua e servizi. Sono i poveri che abitano a «casa nostra».

Acqua e povertà

La sfida più importante sarebbe quella di fornire acqua a quelle 828 milioni di persone che oggi vivono nelle baraccopoli. I poveri, oltretutto, pagano un litro d'acqua fino a 50 volte di più dei loro vicini ricchi, in quanto sono costretti a rifornirsi dai privati. Stime non proprio confortanti dicono che la popolazione dei quartieri poveri è destinata ad aumentare di 27 milioni di persone all'anno. Ma c'è chi muore di sete e chi l'acqua può sprecarla: si passa da una disponibilità media pro-capite di 425 litri al giorno per un cittadino statunitense ai 10 litri per un abitante del Madagascar (237 per un italiano e 20 per una intera famiglia africana). Allora si può ben dire, come ha scritto L'Osservatore Romano, che «l'acqua è un bene troppo prezioso per obbedire solo alle ragioni del mercato e per essere gestita con un criterio esclusivamente economico e privatistico».

Inquinamento, salute e sprechi

Ogni giorno, nelle principali città, 2 milioni di tonnellate di rifiuti umani vengono smaltiti in corsi d'acqua. La mancanza di impianti di depurazione nei paesi poveri, e gli scarichi industriali fuori controllo, provocano gravi problemi di salute (la malaria è ancora una delle principali cause di morte in molte aree urbane). La gestione degli acquedotti fa acqua da tutte le parti: i livelli di perdita delle reti idriche raggiungono anche il 70%, con una disonorevole media italiana del 47%. In totale, la quantità d'acqua potabile che ogni anno viene dispersa nelle principali città è stimata attorno ai 500 milioni di metri cubi.

Città e acque in bottiglia

Gli italiani continuano ad essere i più forti bevitori in Europa di acqua minerale (194 litri a testa, più del doppio della media europea, per un totale di 12,5 miliardi di litri imbottigliati). Le aziende produttrici gestiscono affari colossali (2,3 miliardi di euro all'anno) pagando alle Regioni pochissimi euro all'anno per lo sfruttamento delle fonti di acque minerali: sono 189, per 321 marche commercializzate. A livello di bilancio familiare, significa che una famiglia di quattro persone spende tra 320 e 720 euro all'anno per bere acqua minerale.
L'impatto ambientale di questo consumo scriteriato è presto detto: l'Italia produce 12,4 miliardi di bottiglie l'anno consumando 655 tonnellate di petrolio, scaricando in aria 910 mila tonnellate di CO2 e (nella spazzatura) 200 mila tonnellate di plastiche, il cui smaltimento è a carico degli enti locali, cioè dei cittadini. Inoltre, solo il 18% delle acque minerali imbottigliate viaggia su rotaia: significa che ogni anno 300 mila Tir fanno avanti e indietro per far aumentare i profitti stratosferici delle multinazionali o delle aziende che imbottigliano un bene comune.

Buone pratiche in città

Il Comitato italiano per un Contratto mondiale dell'acqua dieci anni fa ha lanciato l'idea di ricostruire e riattivare nelle città «punti d'acqua pubblica» come momenti di riscoperta e socializzazione del bene più prezioso. Da eventi inizialmente simbolici, oggi hanno preso corpo tre specifiche campagne che danno un prezioso contributo nella costruzione di un nuovo rapporto tra acqua e città.

1) L'etichetta dell'acqua del sindaco: si tratta di una campagna di sensibilizzazione per contrastare la tendenza a denigrare l'acqua del rubinetto, sottoscritta da diverse amministrazioni che hanno «sponsorizzato» la bontà della loro acqua, con il risultato che oggi l'acqua del rubinetto, dopo anni, è riapparsa nelle mense scolastiche di diverse città (Roma, Firenze, Milano, Bologna, Perugia...).

2) Le Case dell'Acqua: diverse amministrazioni hanno reintrodotto punti di ristoro collettivi (in giardini, piazze, scuole e stazioni) per contrastare l'uso di acque minerali.

3) Le fontanelle pubbliche: la proposta di realizzare nuove fontanelle o erogatori di acqua pubblica (anche frizzante) è stata accolta da numerosi comuni italiani, che oggi offrono ai cittadini sorsate di prodotto gratis o a prezzi stracciati. Piccole gocce di saggezza.

Meno minerale e più rubinetto

Gli italiani spendono di più per comprare acqua minerale che per acquistare vino. Dai dati forniti dall'Istat in occasione della Giornata mondiale dell'acqua, Coldiretti ha desunto che l'acquisto di minerale è la prima voce di spesa del bilancio familiare destinata alle bevande (19,71 euro al mese per famiglia). Tra alcolici e analcolici, ogni famiglia italianaspende complessivamente 41,06 euro al mese. La minerale per la prima volta ha superato il vino per il quale le famiglie italiane spendono 12 euro mensili. Negli ultimi 30 anni la spesa per il vino si è dimezzata, il consumo procapite è sceso a 40 litri per persona all'anno, per un totale di 20 milioni di ettolitri circa. L'uso della minerale è in calo mentre cresce il consumo dell'acqua del rubinetto (+1,2% negli ultimi dieci anni). Secondo l'Istat la spesa media per famiglia per il servizio idrico integrato domestico (acquedotto, canone fognatura, canone di depurazione) si aggira intorno ai 270 euro all'anno. Una famiglia su dieci (10,8%) lamenta disservizi nell'erogazione. L'Italia è come sempre divisa in due. Al sud le segnalazioni di inefficenze salgono al 18,7% (Calabria 33,4%, Sicilia 28,3%). Al nord si fermano al 5,8% delle famiglie. Conseguentemente al sud si spende di più per l'acqua minerale (20,34 al mese per famiglia contro 18,75 euro spesi al nord). Il calo di consumo di minerale cresce tanto più aumenta la fiducia nei confronti dell'acqua del rubinetto. Il 32,8% delle famiglie ha almeno un componente che non si fida dell'acqua del rubinetto con punte là dove è peggiore la situazione degli acquedotti (Sicilia, 64,2%, Calabria 52%). Le famiglie che acquistano minerale nel 2009 erano il 63,4%, mentre nel 2000 erano il 64,2%. La fiducia nel rubinetto però crolla quanto più aumentano i costi in bolletta. Rispetto al 2008 i rincari medi si attestano al 6,7% (Viterbo +53,4%, Treviso +44,7%). Dal 2000 ad oggi, 80 capoluoghi su 115 hanno ritoccato la bolletta per un aumento totale del 64,4%.

Fazio Luca

lunedì 29 novembre 2010

Enteroclisma, metodo desueto ma efficace per curare le malattie intestinali

Il clistere è un ottimo metodo per prevenire le malattie dell'intestino. Dell'enteroclisma semplice, a base di acqua calda, furono fautori i dottori Costacurta e Lanzaeta, che erano erano laureati e non "guaritori alla buona", ed anche la dottoressa Kousmine era laureata e posso assicurare che diversi medici anche oggi prescriverebbero la pulizia intestinale, se i primari (ridottisi ad agenti di commercio delle multinazionali del farmaco) non proibissero loro di pronunciarsi.

Posso assicurare di avere sentito più volte medici dell'ospedale mormorare:
"Certo... era meglio quando si prescriveva il clistere". Eppure oggi si va avanti a pastiglie, a intrugli, al massimo ai c.d."clisterini" prefabbricati pieni di sostanze tossiche. Persino negli interventi chirurgici (anche addominali!) in molti ospedali non si pratica più il vecchio enteroclisma classico ma si danno purghe, un tempo considerate NOCIVE per gli interventi chirurgici .

Detto questo non escludo anche la medicina ufficiale e la chirurgia, quando esse , in casi estremi siano necessarie. L' unica cosa che mi preme è fare prendere alla gente una COSCIENZA INTESTINALE, ovvero che si renda conto dello stato di intasamento e di intossicazione del còlon dovuta a decenni di cibo-spazzatura..

Poi, in ultimna analisi ciascuno è libero di seguire le terapie che meglio crede. Vorremmo poterci confrontare di più su questo tema. Invece la maggioranza della gente evade l'argomento ritenuto "coliticamente scorretto".

Gianni Donaudi