martedì 15 settembre 2015

Geopolitica economica - La guerra sotterranea fra FMI e BRICS - La corsa all'oro di Russia e Cina per scaricare il dollaro

L'Articolo è scritto e documentato con sagacia formidabile da persona molto acuta ed Intelligente: coglie i capisaldi della questione in deriva dinamica pienamente. Eppure vi è una questione focale di fondo: chi davvero governa da dietro le  quinte mai pervenute? (R. G.)



"Il commercio della Cina precipita bruscamente", "La Cina cadrà se XI non va avanti con le riforme", "I cambiamenti in Cina aiuteranno il mondo in via di sviluppo", "Il G20 sostiene la politica economica della Cina": sono alcuni titoli del FT di settembre dopo il terremoto di agosto che ha scosso i mercati finanziari globalizzati, facendo temere il peggio. 

  Notizie allarmistiche si alternano sui giornali economici a sollecitazioni a proseguire sulla ‘via delle riforme’, vale a dire aprire il mercato, allentare i controlli statali, non proteggere le aziende pubbliche etc: in una parola adeguarsi agli standard occidentali.   I media non specialistici tendono ad ignorare. Le acque sembrano essersi calmate, i ‘mercati’ hanno assorbito. La Cina non fa più notizia.  Altri eventi incalzano, in primo piano i profughi. 
  
La narrazione condivisa ha spiegato la svalutazione dello yuan decisa dalla People’s Bank of China, la Banca Centrale di Pechino, sostanzialmente come una mossa per rilanciare l’export cinese e il Pil in caduta causa le bolle immobiliare e azionaria e la ‘ristrutturazione’ in atto per superare un’economia basata solo sulle esportazioni. Quanto ai sommovimenti borsistici arrivati fino a Wall Street la colpa è la ‘volatilità’ dei mercati, parolapasspartout con cui si coprono mosse incomprensibili ai più.  La Cina deve fare le ‘riforme’, è la conclusione.  
  
Ma davvero è andata così?  Blog economici più o meno alternativi non ne sono affatto convinti, e sfornano analisi corredate da notizie. 
  
“‘Qualcosa’ è successo tre settimane fa, non possiamo essere sicuri di ‘cosa’ sia esattamente accaduto. Ma possiamo mettere in fila una serie di punti” – esordisce un post di Bill Holter, analista finanziario e blogger americano,rilanciato da Global Research  Sintetizza Holter:  
  
  “Tutto comincia con la Cina che annuncia– è ancora luglio – di aver accresciuto di ben 600 tonnellate le sue già massicce riserve d’oro. Seguono lo schiaffo alla Cina da parte del FMI, le tre svalutazione dello yuan e tre esplosioni in Cina ‘in coincidenza’ (anche le misteriose   esplosioni in ben tre stabilimenti chimici vengono messi nel conto) 
Quindi i mercati azionari del mondo, già deboli, cominciano a oscillare e alla fine il sisma si estende agli USA” mentre le borse cinesi crollano, sostenute a fatica dalla banca centrale…A questi eventi si aggiungono strane anomalie sui mercati dell’oro, e finanche dell’argento e vendite massicce dei Treasuries, i bond americani da parte della Cina.  
  
Ma ricominciamo d’accapo, mettendo i fatti in fila, con le loro date ricostruite a fatica. 
  
CRONOLOGIA. 
17 luglio. Zerohedge , l’acuto e informatissimo blog finanziario attento a ogni novità, non è sorpreso dall’annuncio della People’s Bank of China: 600 tonnellate di oro si aggiungono alle riserve auree cinesi portandole a 1658 t dichiarate ufficialmente, un aumento del 50% in 6 anni. Bloomberg stima che siano almeno 3510t - aggiunge. La cosa più notevole è che le nuove 600t sarebbero state aggiunte in poco più di un mese.   
  
Ma perché l’annuncio?Si chiede ZH. Alla Cina conviene la riservatezza, anche/soprattutto per non far salire il prezzo dell’oro, che in effetti era rimasto molto basso malgrado gli acquisti cinesi, segnala anche il post diGlobal Research rilevando altre anomalie e sul mercato dei metalli.  
 Per promuovere l’ingresso della moneta cinese negli SDR, è una spiegazione.  
  
[Si tratta dei diritti speciali di prelievo legati a un paniere di monete definite e gestite dal Fondo Monetario Internazionale che dovrebbero sostituire e intanto affiancare  il dollaro come moneta internazionale. ‘Dovrebbero’: se ne parla da anni, ma gli Usa che traggono molti vantaggi dal ruolo globale del $, si oppongono da sempre a far entrare lo yuan nel Club riservato del FMI, che li vede egemoni, così come si oppongono alla riforma dello stesso   FMI, passo preliminare, di cui si discute   almeno dal 2010.   La Cina attende di farne parte da sei anni, quando ha fatto ufficialmente domanda. Il FMI avrebbe dovuto dare una risposta quest’autunno].   
  
La Cina invece potrebbe aver voluto dare quell’annuncio per sostenere i suoi mercati azionari, avanza Zerohedge come seconda spiegazione. Da qualche tempo le Borse cinesi sono infatti nel mirino: l’indice di quella di Shangai ècaduto del 10% solo nell’ultima settimana.  
  
8 agosto.  Il FMI annuncia a sorpresa che lo yuan non potrà  far parte degli SDR almeno fino alla fine del 2016. “Uno schiaffo in faccia alla Cina”, commenta Holter.  
  
Nella stessa giornata crollano delle Borse cinesi,  Shenzen e soprattutto Shangai arrivano a perdere il 30% del valore. A Hong Kong è panic selling, vendite in preda al panico.  I nostri media, impegnati con i fatti della Grecia ne danno poco conto. Quelli cinesi parlano di 'attacco' speculativo e di vendite allo scoperto citando il crollo delle borse asiatiche del 1997 imputato da alcuni a Soros & C.
 
  
11 agosto.  La PBOC compie la prima svalutazione dello yuan che perde il 3% del valore. In pochi giorni si avranno altre due svalutazioni che fanno scendere il renmimbi del 5%.   Da un pezzo del resto  si diceva che la moneta cinese fosse sopravvalutata. Dal 2014 era salita del 18,6%.
 
  
  12 agosto. Coincidenza vuole che la Cina assista a una gigantesca, doppia esplosione in uno stabilimento chimico nei pressi del porto di Tianijn(un’altra molto meno forte si era verificata meno di un mese prima). 140-160 morti e molte centinaia di feriti è il bilancio delle vittime, per quello che se ne sa, migliaia gli evacuati nel raggio di a vari kilometri. L’esplosione viene avvertita a centinaia di chilometri di distanza e registrata dai sismografi,   il cratere che si apre viene, dove emerge una sorta di lago, viene fotografato dai satelliti ( qui resoconto Bbcqui un video).   
  
Il blog americano Veteranstoday(ex militari ed ex intelligence) facendo analizzare foto e video disponibili da un grande esperto di esplosioni avanza l'idea che si sia trattato di una bomba, forse anche una mini bomba nucleare, ma l’ipotesi assai inquietante non viene rilanciata altrove, tanto meno dalla Cina (qui e qui).  
  
  15 agosto. La Banca Centrale cinese annuncia di aver ulteriormente accresciuto le riserve auree in luglio di altre 19 t, portandole  a 1677 t.  Le quotazioni dell'oro salgono dopo l'annuncio, che segue die svalutazioni dell' yuan.. Non solo. Parallelamente la PBOC continua a vendere dollari delle sue cospicue riserve, in gran parte in Treasuries ovvero Buoni del Tesoro Usa - sarà ancora ZH a raccontare.  Le riserve estere sono scese di  $40 mld,  a $3.651 miliardi, si scoprirà.
 
Solo nelle ultime due settimane di agosto ne vende per altri $94 miliardi, comprando altre 15.9 t d'oro, riferirà l'8 settembre un nuovo post del blog finanziario che rivelerà anche il meccanismo delle vendite tramite una società belga.  
  
23 agosto. Una nuova misteriosa esplosione/incendio colpisce un altro stabilimento chimico, questa volta nella città di Zibo, 4.5 milioni abitanti,   nella provincia di Shandong.  L’incidente è meno grave del precedente, i morti sembrano uno solo, poi arrivano a 13 riferirà un sito che aggorna il conteggio dei due incidenti.
 

 
24 agosto. E’ il mese delle esplosioni, e delle coincidenze: questa volta in Giappone però, in un magazzino della base americana  di Sagamihara, non lontano da Tokio.  
  
31agosto. Terza esplosione in Cina, questa volta in uno stabilimento chimico nella zona industriale di Donfying, sempre nella provincia di Shandong, nell’est. C’è chi punta il dito su fazioni del Jietai, ‘forze di autodifesa giapponesi’ dedite a un revanchismo forsennato (il territorio dello Shandong è stato occupato da Tokyo nel II conflitto mondiale).  
  
Come che sia, Cina continua a portare avanti la sua strategia di accumulare oro, disfarsi di Buoni del Tesoro in dollari e aprire le sue banche regionali all’utilizzo esclusivo della sua moneta yuan. Incitando inoltre i suoi cittadini a  investire in oro, piuttosto che in Borsa.
 
  
LA STRATEGIA CINESE. al centro l’ORO.  Nel post di Zerohedge dell'8 agostodal titolo ‘ La segreta strategia di accumulo della Cina’, Stefan Gleason premette come sia un errore considerare la Cina una bolla   destinata a sgonfiarsi, come hanno fatto certi analisti dopo le turbolenze di quest’estate. “Chi si appella alla volatilità sottovaluta l’ascesa geopolitica e monetaria della Cina, un trend a lungo termine che non mostra segni di calare.  La Cina ha una strategia chiara e i poteri finanziari occidentali potrebbero trovarsi a mal partito quando si realizzerà”.  
  
  "A  provare il peso acquisito dalla Cina è l’influenza dei recenti eventi economici sui mercati globali del trading e delle materie prime, nonché la sua crescita che, per quanto non più a due cifre, eclisserà comunque quella degli Usa negli anni a venire". 
  
“ La Cina mira in definitiva a sfidare l’America nel suo ruolo di superpotenza globale. Per questo sta dando vita a una alleanza strategica con la Russia”. Per questo le banche centrali di Cina e Russia stanno emergendo come i principali compratori di oro al mondo (anche l’India, che fa parte del BRICS negli ultimi mesi non ha fatto che accumulare oro: ne avrebbe comprato 15,78 t , +119% rispetto al 2014 ).  
  
L’editorialista David Marsh del sito di finanza MarketWatch, citato nel post, stima che ‘la Cina abbia molto probabilmente molto più oro di quel che ammette ufficialmente. In quanto il governo acquisisce regolarmente oro direttamente dalla sua industria mineraria”.  
“Le transazioni vengono effettuate in yuan invece che in dollari, cosicché molte acquisizioni interne di oro non appaiono e non figurano come riserve estere”.  
  
“Considerando sia flussi di oro verso la Cina sia la produzione interna alcuni esperti ritengono che la Cina attualmente detenga più di 10.000 t di oro,  altro che le 1658 t dichiarate (cresciute a 1677 t dopo le dichiarazioni di metà agosto).  
  
"La Cina  - ha interesse a tenere riservato l’accumulo di oro.... “Ma ci sono molte evidenze che la Cina compra l’oro vendendo parallelamente parte delle sue riserve in dollari, vale a dire dei Buoni del Tesoro Usa di cui è la maggior detentrice al mondo - scriveva prima che venisse fuori la faccenda.  E citava un analista di JP Morgan che stimava che negli ultimi quattro trimestri la Cina ne avesse venduti (addirittura) per $520 miliardi. 
 

 
$143 miliardi negli ultimi tre mesi e $94 miliardi solo in agosto, afferma un successivo post di ZH.  E sottolinea come la vendita di riserve estere sia funzionale alla difesa della valuta che la Cina via via sta svalutando. Un processo che andrà ancora avanti. Blooomberg il giorno dopo conferma le vendite – $315 mld nei 12 mesi, a suo dire – enfatizzando la vendita di Treasuries per acquistare yuan.  
  
“Se la Cina continua a scaricare titoli Usa, la Fed (la banca centrale Usa) potrebbe essere forzata a lanciare una nuova campagna per acquistarli. Il che diminuirebbe la credibilità del dollaro, mentre la Cina  preme per fare entrare lo yuan nel paniere di monete degli  SDR",
 
  
Non solo. “ Se fosse accertato che la Cina possiede 10.000 t di oro, altri paesi potrebbero appoggiare la richiesta della Cina di far parte del Club degli SDR”. Così Gleason ospitato da ZH, enfatizzando l’aspirazione della Cina - l’annuncio del FMI dell’ennesimo rinvio stava per arrivare.  
Anche per Koos Jansen sul blog ‘aurifero’ su Bullionstar, il gioco della Cina mirerebbe, oltre a attivare lo sviluppo di infrastrutture euroasiatiche, a produrre un kickstart per l’internalizzazione del renminbi.  
  
Un post di M.D.Nazemroaya del 30/8  poi ripreso da G lobal Research ha una visione più radicale e a fine mese legge apertamente in chiave di una guerra finanziaria di Washington nei confronti della Cina.  
“Temendo l’eclisse del dollaro e del sistema monetario che risale a Bretton Woods  gli Usa tentano da tempo di sabotare i mercati cinesi e accrescere il valore della sua moneta. Usando la speculazione, la guerra psicologica e la manipolazione dei mercati hanno tentato di far scendere o far crollare il mercato azionario”. 
  
“La Cina ha risposto con regolazioni dei mercati e quindi con unQuantitative Easing ( le 3 svalutazioni + l’abbassamento dei tassi di interesse e l’immissione di liquidità nel sistema bancario di 300mld di yuan equivamenti a $46.6 mild ) per mantenere bassi i prezzi delle sue esportazioni. Quindi ha reagito con la dichiarazione shock dell’acquisto di 600 t di oro e le vendite aggressive di T Bond.   Una mossa che Washington e WallStreet non si sarebbero mai aspettati, secondo questa ricostruzione.  
  
(Una analisi molto interessante sul Limes di settembre smentisce peraltro che la politica cinese miri a rilanciare l’export – che ha solo un ruolo di supporto nell’economia cinese  - e fornisce una spiegazione più articolata del   il QE cinese . E comunque, chi ha cominciato con i QE? Lo yuan da metà 2014 si era rivalutato del 18,5%)  
  
“Se l’architettura del sistema basata sul dollaro venisse alterata da Cina e Russia – continua Nazemroaya - l’arma del dollaro come moneta internazionale verrebbe gradualmente neutralizzata. L’intero sistema nato da Bretton Woods verrebbe sfidato direttamente. L’impero americano ne è ben consapevole e politici, finanzieri e Pentagono guardano con apprensione ai summit dei BRICS e dello SCO (Shangai Cooperation Organization, l’alleanza centroasiatica erroneamente vista come una Nato alternativa)” ultimo quello di Ufa in Uzbekistan.  
  
Lo stesso autore rileva che “ banche e governi dell’UE stanno considerando ed esaminando l’uso della valuta cinese come moneta di riserva. A causa della sua stabilità. Un fatto che ha allarmato Washington e ha prodotto un’espansione della guerra monetaria e finanziaria”.  
  
  LA MONETA GLOBALE E LE ASPIRAZIONI CINESI. Di una moneta internazionale globale se ne discute da tempo, osservando come l’ingresso della Cina nel Club sia inevitabile. "Una nuova Bretton Woods (Cina inclusa) è necessaria", ha scritto recentemente Guido Rossi in un editoriale sulSole24ore, ” una moneta globale servirebbe a garantire una stabilità generale”.  
  
Sulle intenzioni Cina di far parte del Club il Financial Times ha da poco pubblicato (in un blog) un interessante commento firmato da Yukon Huang, ex direttore per la Cina della Banca Mondiale, oggi senior associate del think tank Usa Carnegie Endowment.  Huang segnala le motivazioni alla base delle aspirazioni cinesi a rendere globale la sua moneta, i cui benefici non sono così ovvii - “l’internazionalizzazione – osserva - porterebbe una maggiore volatilità e un più stretto controllo dei capitali”, mentre la Cina aspira alla stabilità.  
  
“Un’ovvia ragione è il prestigio politico” scrive Huang. Ma più pertinente – riconosce - è la sicurezza: la leadership cinese vede infatti il predominio del dollaro nel sistema attuale come una potenziale arma letale in tempi di conflitti – come nel caso delle sanzioni finanziarie all’Iran” (non sono citate quelle economiche alla Russia).
 

 
Altri, aggiunge, hanno puntato il dito sui vantaggi che gli USA ricevono dalla posizione del dollaro come moneta globale che permette loro di gestire altissimi deficit attingendo a fondi esteri senza limiti (qui per esempio unrecentissimo post di Forbes che sottolinea come "ne deriverebbe anche un declino del prestigio e della leadership globale dell'America" ). Ancora. L’internazionalizzazione dello yuan - sostiene Huang - potrebbe essere unpretesto, sorta di ‘cavallo di Troia’, per pretendere altre riforme dei mercati.  
  
Alla fine il commentatore del FT tocca l’argomento centrale: “l’area in cui promuovere il renminbi potrebbe generare benefici a breve termine e mostrare un sentiero per il futuro sono i  commerci e gli investimenti regionali . L’iniziativa della Via della Seta del presidente Xi Jinping promuove un’interconnessione fisica e finanziaria col Sud Est dell’Asia, l’Asia Centrale, il Medio Oriente e l’Europa”. Un'area geopolitica strategica .
 
  
Secondo vari osservatori (e blog) è questa la chiave della corsa all’oro a cui si assiste oggi  e della strategia di accumulo da parte della Cina, e dei BRICS.  Una strategia di promozione degli investimenti, di acquisto del consenso degli Stati del Sud/Centro Asia  ma anche di difesa.  
  
IL MERCATO DELL’ORO. E’ infatti in mano a un ristretto pool di centrali e megabanche occidentali.  “Il valore dell’oro  - spiega un post di William Engdahl sul blog NEO (New Eastern Outlook)  - non viene fissato al COMEX (Commodity Exchange), la più grande borsa merci del  mondo  controllata dal CME Group di Chicago, o nelle transazioni fra Londra e Zurigo. In realtà la maggior parte dei traders fanno riferimento ai gold di minacciare il riolo del dollaro come prima oneta di riserva del mondo del COMEX, il cui valore non ha nulla a che fare con quello delle barre d’oro fisico.   
  
“Il COMEX dei futures dell’oro COMEX a New York e il mercato OTC (Over The Counter) sono filtrati attraverso la London Bullion Market Association che ne fissano i prezzi seguiti dalla maggir parte dei traders. Ne fanno parte JP Morgan Chase, Bank of Nova Scotia, Deutsche Bank, Barclays Bank, HSBC e Societé Générale.   
  
“Banche centrali chiave, in particolare la Federal Reserve e la Bank of England sono state accusare di colludere con le maggiori banche-filtro per far crollare artificialmente i prezzi dell’oro come quando, nell’agosto 2011, l’oro ha minacciato di andare fuori controllo e di mettere in pericolo il ruolo del dollaro come prima moneta di riserva del mondo”. 
  
Non stupisce che Engdahl dica che “la compravendita di oro a Londra e New York è in mani discutibili” arrivando citare voci secondo le quali alcuni top traders sarebbero stati coinvolti in una frode che usava la marchiatura aurea su barre di tungsteno fatte passare per oro”. Leggende?  
Banche occidentali hanno creato anche gli ETF (exchange traded funds) per l’oro, vale a dire fondi derivativi che speculano con/su contratti dove nessun oro fisico è in gioco. “E’ un vero casinò”, conclude il post di NEO.    
  
Cina e Russia ovviamente non gradiscono.  Hanno già creato la Banca di  Sviluppo dei paesi BRICS che servirà proprio a questo: dar vita a un mercato dell’oro dove i tentacoli di COMEX/CME e megabanche affiliate non possano arrivare. Oltre alla BRICS Development Bank, a fare questo lavoro sarà anche la nuova Asian Infrastructure Investment Bank (AIIB)   con base a Shangai che a dispetto degli Usa ha avuto subito l’adesione della City di Londra e via via dei paesi UE (Italia compresa), ma non quella del Giappone.  
  
L’AIIB è soprattutto proiettata sulla Nuova Via della  Seta, un progetto imponente di infrastrutture in Asia e fra questa e l’Europa, treni ad alta velocità tra Pechino e Mosca   -  magari anche oltre -  e  autostrade, porti, line elettriche e di telecomunicazione,   nuove città. Molto lavoro negli anni a venire. Ed enormi investimenti.  
  
Non solo AIIB.  A maggio  - racconta NEO - la Cina ha annunciato la creazione di un fondo di investimento aureo guidato dal governo  destinato, nelle intenzioni di Pechino, a diventare il più grande del mondo: dovrebbe servire da riserva per finanziare la politica economica della Nuova Via della Seta. Le valute delle nazioni coinvolte sarebbero protette dall’ombrello d’oro di Pechino, al riparo da speculazioni e guerre monetarie à la Soros.  
  
  Già fine maggio lo Shangai Gold Exchange aveva messo in piedi questo Silk Road Gold Fund, I cui principali investitori sono le prime due aziende estrattive dell’oro cinese, che hanno promesso investimenti  fino alla Siberia più remota.  Lo scorso 11 maggio del resto la China National Gold Corporation e la russa Plus Gold (una delle prime del globo) hanno stretto un accord per sondare la miniera di Natakia, nell’oriente siberiano, che promette di diventare la più  grande vena aurifera del mondo. 
  
Cina  + Russia – questa sempre più spinta verso oriente dalla politica americana che la allontana dell’Europa.  E’ noto che l’oro è uno degli interessi primari nella politica di assestamento economico di Putin, e Mosca ha una precisa politica per l’accumulo di oro nelle casse dalla sua Banca Centrale.  
  
Il rublo sostenuto dall’oro secondo alcuni analisti non è prospettiva irrealizzabile- sostiene NEO - la volontà cinese di istituire yuan come valuta di riserva internazionale verrà sicuramente ‘coperta’ dal prezioso metallo: un buon argomento, per molti paesi, davanti agli instabili dollaro e euro, ‘manipolati’ dal pool di banche centrali del cartello occidentale.  
  
La Russia, secondo le statistiche ufficiali, a giugno deteneva 1250,9 t d’oro, e nel 2015 ha aumentato la produzione mineraria aurea  del 600%. Cina (450t nel 2014) e Russia (245t) sono del resto   i maggiori produttori d’oro. Il Sudafrica (peraltro il quito paese BRICS) è ormai 7° con 150t., seguito dall’Uzbekistan, paese che partecipa allo SCO, con 102 t.  
E sempre a maggio l’ambascatore di Pechino a Tashkent ha garantito che l’Uzbekistan sarà incluso nel progetto della Nuova Via della Seta.  
  
Parlando di Cina e Russia da un lato e di internazionalizzazione dello yuan dall’altro, non si può non citare per lo meno il capitol dell’energia e del petrodollaro. A partire dall’accordo del 2014   - “monumentale” lo ha definitoun commentatore su un altro post di Forbes –  fra Pechino e Mosca.  Un accordo trentennale che vale oltre $400 miliardi e comporta anche la costruzione di gasdotti.  Ogni anno 1300 mld piedi cubici (TFC) di gas russo affluirà in Cina e molto probablmente poi in tutta l’Asia. Pagati in yuan.  “L’inizio della fine dei petrodollari”, osserva Forbes.  Che sono l’altra faccia del dollaro come moneta di riserva globale. (Sulla prossima fine dei petrodollari Zerohedge qui qui Escobar su AsiaTimes )
 
  
DOPO LA RUSSIA TOCCA ALLA CINA? Ce n’è abbastanza perché una ex spia russa, cittadino modello per 20 anni negli Usa, ora in pensione, profetizzi che la guerra condotta oggi alla Russia comincia a volgersi verso la Cina.  ‘Guerra moderna’ che invece delle armi ( per ora) “utilizza la pressione dell’informazione ( leggi ‘narrazione’/propaganda ), la pressione ecnomica, quella tecnlogica, il lavoro tramite i vicini ( proxies) e paesi terzi, sollevazioni interne, problemi nazionali ( in una parola: destabilizzazione). Una guerra del genere è già in atto”.  
  
Diversa, opposta e per certi versi sorprendente, l’analisi su Limes che tira in ballo l’Italia.  
Ne riportiamo il brano citato su Limesonline, autore l’economista Pasquale Cicalese (incidentalmente, tra i primi firmatari della petizione No Guerra No Nato):  
  
“Da mesi intercorre una connessione finanziaria Shanghai-Milano. Non finisce qui: a questo gioco a un certo punto partecipano attivamente gli americani, si stabilisce quindi la connessione Shanghai-Milano-Wall Street tramite la ‘dottrina Kissinger’, che vuole la pace in vista di affari colossali tra Wall Street e i paesi Brics, Cina e Russia in testa. Chiave di volta sono gli accordi sul nucleare iraniano e la visita in Israele del premier Renzi . […]  Si costruiscono cioè le basi di una sorta di G4 con al centro l’Italia con il suo ruolo centrale nel Mediterraneo.  […]  Il G4 è in gestazione, mancano i tasselli di Siria e Ucraina, ma la connessione finanziaria Shanghai-Milano-Wall Street è già operativa, con delle contraddizioni e degli stop and go . Il G4 in gestazione presuppone un forte contrasto economico finanziario con l’asse franco-tedesco e una contrapposizione diplomatica e militare con Polonia e paesi baltici”.  
   
 Che dire? Qualche perplessità è lecita. Ma i movimenti sotterranei sono tanti.


MARIA GRAZIA BRUZZONE    @MAR__BRU
13/09/2015 - Fonte: http://www.lastampa.it/2015/09/13/blogs/underblog/la-guerra-finanziaria-alla-cina-la-posta-legemonia-del-TapMb9HzaJtB0o2fJ2r5oM/pagina.html


Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.