Scenette ad effetto (culinario)
Per
la Religione cattolica (ed anche per ebrei e musulmani) gli esseri umani sbagliano ad impegnare
tempo e risorse per aiutare gli animali che, secondo la Bibbia, sono stati
creati per i bisogni ed i piaceri dell’uomo. Ma secondo tale giustificazione la
Chiesa dovrebbe attenersi non solo a prescrizioni inerenti gli animali ma a
tutto ciò che prescrive l’Antico Testamento, compresi i sacrifici di animali, la
schiavitù, l’uccisione di gente di fede diversa, la demonizzazione e il
disprezzo per la donna, la prescrizione ad uccidere colui che
percuote sua madre o suo padre (Es. 21,15); chi pratica la magia (Lev. 22,17);
chi lavora di sabato (Es. 31,15); l’adultero e l’adultera (Lev.20,10); chi ha
rapporto con una donna durante le sue regole (Lev.20,18); chi bestemmia il
nome del Signore (Lev. 24,16); il figlio che non obbedisce ai suoi genitori
(Dt 21, 18-21) ecc. Se invece ritiene che lo spirito dei tempi richiede
l’apertura a nuove e più giuste realtà allora è drammaticamente indietro
rispetto l’evoluzione civile, morale e spirituale del mondo laico, e di questo
dovrebbe interrogarsi e fare ammenda, anche sul perché una moltitudine sempre
più numerosa di persone emigra verso religioni rispettose del mondo animale.
Ma
chiedere compassione anche per gli animali fa sorridere il clero che ad ogni
istanza di apertura verso il non umano trattano con sufficienza o con
commiserazione coloro che si interessano di animali, considerandoli persone che
si perdono dietro realtà senza valore, gente che dissipa le proprie energie in
problematiche inesistenti, mentre dovrebbero impegnarsi nei problemi che
attanagliano il genere umano. E naturalmente resta lontana l’idea che la
compassione o il senso di giustizia, se posseduta, si manifesta in qualunque
circostanza, indifferentemente dalla specie.
Il
prete se la ride di noi che chiediamo amore anche per gli animali; se la ride
della nostra sofferenza; ci considera gente sprovveduta, che ha perso la
visione reale della vita. Nella sostanza insegna a non nutrire compassione per
gli animali, perché ci sono cose più importanti. “Non spendete i vostri
soldi per nutrire o curare gli animali” (come affermava ultimamente don
Mazzi) “ma donateli per i nostri progetti a favore dei disagiati. Con tanti
problemi che abbiamo noi umani perdete tempo, energia e denaro ad interessarvi
di animali”? Gli stessi disagiati che se ne infischiano della sofferenza
degli animali che mangiano a tavola con la benedizione e la partecipazione dei
preti, e adepti in genere. Per la maggior parte dei preti sposare e condividere
le due realtà è troppo impegnativo, ed è certamente considerano un
ingiustificabile spreco il mio contributo versato annualmente sia a beneficio
di associazioni umanitarie sia animaliste.
Inoltre probabilmente il prete non
considera che il mangiar carne oltre a togliere la vita ad una creatura che
voleva vivere e non morire uccisa, causa inquinamento, deforestazione e fame
nel Terzo Mondo ecc.; come non considera il fatto che tutti i problemi umani
sono la conseguenza della mancanza di compassione repressa dalla cultura
antropocentrica che abitua l’uomo al disprezzo del piccolo, del minuto, dell’umile,
del diverso e che questo preclude all’uomo la possibilità di essere giusto
anche nei confronti del suo simile. Il cardinale Ettore Scola in una conferenza
di alcuni anni fa a proposito dell'antropocentrismo della Chiesa Cattolica ha
detto: "Bene ha fatto la Chiesa Cattolica ad approvare i macelli e la
sperimentazione animale nel suo Catechismo perché così facendo abbiamo salvato
l'antropocentrismo. Perché se rimane l'antropocentrismo resta in piedi la
Chiesa Cattolica altrimenti crolla".
Ma
d’altronde per un’istituzione che per duemila anni è stata guerrafondaia,
schiavista, sterminatrice di comunità religiose, di eretici, streghe e
filosofi, ebrei, gnostici, pagani, indios, negri, comunisti, gay ecc. aprirsi
alla compassione anche degli animali è come sperare che le galline tornino a
volare come i gabbiani. Ma come diceva Gesù, quello che è impossibile all’uomo
è possibile a Dio.
Non ci sarà pace sulla terra
finché le religioni monoteiste non si libereranno dall’influsso negativo del
Vecchio Testamento che tra l’altro ribadisce “Ogni volta che ne sentirai
desiderio potrai uccidere animali e mangiare la carne, secondo la benedizione
che il Signore ti avrà elargito… ma non ne mangerete il sangue; lo spargerai
per terra come l’acqua” (Deut. 12:15). In tempi recenti un cardinale
affermava che mangiare l’agnello pasquale non solo è lecito ma rappresenta un
preciso dovere ed è fonte di meriti. E un gesuita asseriva “Come possiamo avere
dei doveri verso creature che a nostro piacimento possiamo fare a pezzi,
arrostire e mangiare?
Ma
la maggior parte dei preti nei confronti della sofferenza animale ha il cuore
sotto la suola delle scarpe e la loro pietà non supera il loro naso. Parlare
loro di rispetto per gli animali è come rievocare il diavolo. Questi preti,
questa Chiesa, resta refrattaria al rinnovamento dello spirito,
dell’intelligenza positiva, al progresso civile, morale e spirituale,
all’evoluzione, che spinge tutto in avanti, eccetto loro. Non dovrebbero forse
emulare il Cristo? In quale episodio dei Vangeli Gesù mangia la carne o invita
a farlo? E anche in tale indimostrabile ipotesi, tra la violenza e la morte non
dovrebbero protendere per il rispetto e la vita?
Anche
l’ipotesi che il cristianesimo possa un giorno trionfare su tutta la terra sarà
impossibile realizzare il regno di Dio se i popoli continueranno ad allevare,
torturare e massacrare i loro fratelli animali. Qualunque concetto morale,
filosofico, teologico o spirituale, limitato alla sfera dell’umano, se non
contempla una visione universalistica della vita, è storicamente inefficace a
rendere l’uomo migliore. Se l’essere umano resta incapace di percepire il
valore della vita in tutte le sue manifestazioni, se resta insensibile al
dolore degli animali, se resta autorizzato a sfruttare i più deboli, qualunque
principio risulta positivamente inefficace nei confronti anche dell’uomo e lo
rende incapace di porre le basi per un mondo migliore.
Franco Libero Manco
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