Che sia oggi un evento epocale questo dell’esodo di intere popolazioni
del Medioriente e dell’Africa verso l’Europa è ormai un fatto
acclarato. Pochi però sanno che nei prossimi anni non saranno solo le
migliaia e migliaia di persone che fuggono dalle guerre e dalle
persecuzioni politiche a chiedere asilo in Europa ( l’ONU ha calcolato
che già oggi sono 60 milioni i mediorientali e gli africani aventi
diritto ad essere accolti come rifugiati politici), il grosso
dell’esodo sarà dato dalla carestia causata da un clima avverso che
già si sta manifestando su tutti i Paesi del Corno d’Africa. In
effetti Sudan, Somalia, Eritrea ed Etiopia da due anni stanno subendo
una siccità estrema. Non a caso tra i migranti che cercano di entrare
in Europa una parte proviene dall’Africa orientale dove la siccità sta
mietendo vittime.
Il quadro climatico africano oggi ci dice che sono aumentate le piogge
tra l’Algeria, il Marocco e comunque anche sul Sahara occidentale,
mentre sono drasticamente diminuite sul versante orientale del
continente.
A questo punto ai 60 milioni di potenziali profughi che fuggono dalle
guerre e dalle persecuzioni politiche e religiose ( vedi i cristiani
), dovremmo aggiungerne almeno altri 200 milioni che abbandoneranno
terre aride e desertiche a causa di una siccità senza precedenti.
In questo quadro l’Europa, se non si affretta a trovare una soluzione
d’intervento diretto sui Paesi africani e mediorientali, sarà
costretta a soccombere. L’Unione Europea come concetto politico si
dissolverà perché ogni nazione (vedi oggi l’Ungheria, la Repubblica
Ceca, la Slovacchia e in parte l’Inghilterra) cercherà di difendere i
propri confini mandando all’aria tutte le convenzioni e gli accordi
stipulati in questi anni nel nome di un Europa Unita. Il paradosso è
che potrebbe manifestarsi un esodo inverso, soprattutto dei cittadini
dell’Europa meridionale verso le Americhe e l’Australia. E questo
perché le loro città saranno diventate invivibili a causa di una massa
impressionante di profughi che le occuperanno; profughi respinti alle
frontiere interne dell’Europa e ammassati nelle terre di approdo come
l’Italia e la Grecia.
Ci viene da chiedere se su questo scenario apocalittico, oggi non più
fantapolitico, l’Europa sia all’altezza di reagire, oppure preferisce
continuare a dimostrare la sua indecisione e incapacità ad affrontare
il problema. Se alla fine, come sembra apparire dalle prime reazioni
di vari Paesi membri dell’UE, ogni nazione si chiuderà in una sorta di
bolla virtuale invalicabile, allora l’Italia, la Grecia ed anche la
Spagna dovranno, da subito approntare un piano B. In caso contrario
ogni cittadino di queste nazioni dovrà cominciare a pensare al proprio
futuro, soprattutto quando non saranno più mille migranti al giorno a
sbarcare sulle coste dell’Europa del sud, ma milioni e milioni.
Filippo Mariani
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