martedì 29 settembre 2015

"I complottisti hanno ragione"? - Un'analisi degli psicologi dell'Università del Kent

“Per come  sono stati raccolti i dati  descritti sono molto dubbi. Infatti coloro che non credono alle versioni ufficiali sono motivati a dirlo, a scrivere. Degli altri, dei creduloni, solo pochi si prendono la briga di dirlo. Tutti gli altri tacciono. In conclusione non credo proprio che NOI siamo il doppio di LORO... Altrimenti le cose nel mondo sarebbero già cambiate. Pertanto anche l'articolo che segue dovrebbe essere visto con l'occhio del "complottista..."..”


Recenti studi scientifici realizzati da psicologi e sociologi
statunitensi e britannici hanno chiarito che, al contrario di quanto
tradizionalmente affermato dagli stereotipi diffusi dalla cultura di
massa, le persone etichettate come 'teorici della cospirazione' siano
più sane ed equilibrate rispetto a chi accetti supinamente le versioni
ufficiali dei fatti contestati.

Lo studio più recente è stato pubblicato lo scorso 8 luglio 2015 dagli
psicologi Michael J. Wood e Karen M. Douglas dell'Università del Kent
(Regno Unito), ed intitolato "E l'edificio 7? Studio Psicologico
Sociale di Discussione Online sulle Teorie del Complotto sull'11
Settembre". Lo studio ha confrontato numerosi commenti di tipo
'cospirazionista' e 'convenzionalista' (anti-cospirazione) postati da
utenti di siti di notizie online.

Con grande stupore i ricercatori hanno scoperto che i commenti a
supporto della teoria del complotto fossero numericamente maggiori
rispetto a quelli che continuano a reputare valide le versioni dei
fatti diramate dai media convenzionali. "Dei 2.174 commenti raccolti,
1.459 sono stati catalogati come cospirazionisti e 715 come
conventionalisti." In altri termini, coloro che non credono alle
versioni ufficiali di eventi come l'11 Settembre e l'omicidio di JFK
sono risultati essere più del doppio rispetto a quelli che credono
alle versioni ufficiali. Il che in parole povere significa che il
rapporto si è invertito, e che la saggezza convenzionale oggi è
espressa dai cosiddetti 'complottisti' mentre le persone che non
credono alle cospirazioni stanno diventando una sparuta minoranza.

Forse anche perché il loro parere ha smesso di essere espressione
della maggioranza, i commentatori anti-cospirazione tendono a tradire
una forte rabbia ed ostilità: "Lo studio ha dimostrato che i soggetti
che supportano la versione ufficiale dei fatti dell'11 Settembre si
esprimano generalmente in modo più ostile nel tentativo di persuadere
chi la pensi in modo diverso da loro."

Si è inoltre appurato che gli avversatori delle teorie del complotto,
oltre che fortemente ostili siano anche più tendenti al fanatismo.
Secondo costoro la versione in base a cui 19 arabi - nessuno dei quali
provvisto di adeguate competenze di pilotaggio aereo - sarebbero
riusciti a commettere il crimine del secolo sotto la direzione di un
dializzato nascosto in una grotta in Afghanistan - sia
indiscutibilmente vera. I cosiddetti cospirazionisti - dal canto loro
- non pretendono di avere una teoria del tutto esplicativa degli
eventi: "Coloro che sostengono che gli attentati dell'11 Settembre
siano stati in realtà una cospirazione governativa, non mirano a
promuovere una specifica teoria esaustiva, ma solo a smentire la
versione ufficiale."

In breve, lo studio scientifico elaborato da Wood e Douglas suggerisce
che lo stereotipo negativo del 'complottista' - un fanatico ostile che
sostiene con piglio ideologico le versioni ipotizzate dalla propria
'setta' di appartenenza - in realtà descriva accuratamente le persone
che difendono le versioni ufficiali, non quelle che le contestano.

Lo studio ha anche rilevato come i cosiddetti 'complottisti' abbiano
una migliore visione d'insieme e discutano il contesto storico (ad
esempio la contestualizzazione dell'assassinio di JFK rispetto ai
fatti dell'11 Settembre) in misura maggiore degli
anti-cospirazionisti. Ed ha verificato che i cosiddetti complottisti
non amino sentirsi definire 'complottisti' o 'teorici della
cospirazione.'

Questi risultati sono amplificati nel nuovo libro "Conspiracy Theory
in America" del politologo Lance DeHaven-Smith, pubblicato all'inizio
di quest'anno dalla University of Texas Press. Il prof. DeHaven-Smith
spiega come mai la gente non gradisca essere definita: 'complottista.'
L'espressione - infatti - fu coniata ed ampiamente diffusa dalla CIA
per diffamare coloro i quali sollevassero dei dubbi sulla versione
ufficiale dell'assassinio di JFK!

"La campagna della CIA per diffondere l'espressione 'teoria del
complotto' ebbe l'obiettivo di rendere chi non credesse alle versioni
ufficiali oggetto di scherno e ostilità da parte del resto della
collettività, e bisogna ammettere - purtroppo - che si sia rivelata
una delle iniziative di propaganda di maggior successo di tutti i
tempi."

In altri termini, coloro i quali usino sotto forma di insulto le
espressioni 'teoria del complotto' e 'complottista' stanno reagendo
nel modo preventivato ad una documentata, indiscussa, storicamente
reale cospirazione posta in essere dalla CIA per coprire l'assassinio
di JFK. Quella campagna, tra l'altro, era completamente illegale, e
gli agenti della CIA che vi furono coinvolti erano dei criminali; alla
CIA infatti è legalmente proibito di condurre operazioni sul
territorio 'amico', tuttavia è dimostrato che essa infranga
regolarmente il divieto, compiendo operazioni su territorio nazionale
che spaziano dalla propaganda agli omicidi.

DeHaven-Smith spiega anche il motivo per cui coloro che dubitano delle
versioni ufficiali di eventi criminali tendano ad analizzare il
contesto storico. Nel suo testo fa notare che un gran numero di
sinistre cospirazioni che si rivelarono autentiche appaiano fortemente
relazionate a molti crimini di stato contro la democrazia non ancora
provati. Un esempio evidente è il legame tra gli omicidi di JFK ed il
fratello Robert FK, i quali hanno dato via libera a presidenze
intenzionate a proseguire la guerra del Vietnam (e a delegare
l'emissione della moneta a banche private - n.d.t.). Secondo
DeHaven-Smith, è necessario discutere gli "omicidi Kennedy" al
plurale, in quanto i due omicidi sembrano essere aspetti di uno stesso
grande crimine.

La psicologa Laurie Manwell della University of Guelph concorda sul
fatto che l'etichetta coniata dalla CIA: "teoria della cospirazione"
ostacoli le normali funzioni cognitive. In un articolo pubblicato
sulla rivista America Behavioral Scientist (2010), asserisce che le
persone 'anti-complottiste' non siano in grado di ragionare con
lucidità su tali apparenti crimini contro la democrazia proprio per
effetto della loro incapacità di elaborare informazioni che siano in
conflitto con una linea di pensiero che è stata loro inculcata
precedentemente.

Nello stesso numero di ABS, il professor Steven Hoffman
dell'Università di Buffalo aggiunge che gli individui avversi alle
teorie cospirative siano soggetti a un forte bias di conferma (v.
correlati) - cioè, piuttosto che prendere atto della realtà dei fatti
cercano informazioni che confermino le loro convinzioni preesistenti
facendo ricorso a meccanismi irrazionali (come l'etichetta di
'complottista') per evitare di confrontarsi con informazioni
contrastanti.

L'estrema irrazionalità di chi attacca le 'teorie della cospirazione'
è stata abilmente esposta anche dai docenti di comunicazione della
Boise State University Ginna Husting e Martin Orr. In un articolo del
2007 dal titolo "Meccanismi Pericolosi: l'Idea di Complottismo Come
Strategia di Esclusione Transpersonale" hanno scritto:

«Se io ti definisco complottista, mi importa ben poco se tu stia
effettivamente dibattendo di una cospirazione realmente esistente o se
hai semplicemente sollevato una questione che preferisco non vedere
... Attraverso questa etichetta sto strategicamente escludendoti dalla
sfera in cui discorsi pubblici e dibattiti generano dei conflitti."

Ma ora, grazie a internet, le persone che mettono in dubbio le
versioni ufficiali non sono più escluse dal dibattito pubblico; dopo
44 anni di dominio la campagna ordita dalla CIA per soffocare il
dibattito pubblico con la scusa del complottismo è giunta alla frutta.
Negli studi accademici, così come nei commenti postati sotto le
notizie, le voci che sostengono la possibilità del complotto sono
ormai più numerose - e più razionali - di quelle che continuano a
supportare le versioni ufficiali.
Per cui c'è poco da meravigliarsi se i cosiddetti 'anti-complottisti'
appaiano sempre di più come una setta di ostili, paranoici individui
manovrabili.

di K. Barrett


Traduzione a cura di Anticorpi.info


Fonte estera: http://www.veteranstoday.com
Fonte: http://www.anticorpi.info

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