Questa
volta è più difficile. Di
solito a Natale succedono alcune cose.
La
più stupidamente diffusa è la corsa al
regalo. I commercianti guardano con ansia alle Feste, perché un buon
andamento delle vendite natalizie può raddrizzare la gestione di un anno.
Questa fine d’anno non credo si possa raddrizzare alcunché.
Ricchi
sempre più ricchi.
Classe
media annichilita.
Poveri
sempre di più e sempre più poveri. Meglio
la minestra del regalo.
Se
fosse una scelta consapevole, me ne rallegrerei: il consumismo è l’ultimo
disperato grido di una civiltà che muore, non avendo più nulla da dire né da
offrire. Non è consapevolezza, è disperazione,
angoscia, tristezza, mancanza di sorriso.
La
seconda polluzione che a Natale sembra diffondersi è una specie di languore
romantico e dolce che si prova quando ti insegnano che bisogna essere più buoni. Come se amore, altruismo,
carità e generosità fossero confinate in una specie di bagno purificatore
natalizio, in una doccia che lavi via le miserie di ciascuno di noi, durate
undici mesi e mezzo, pronte a ripresentarsi a santo Stefano. Non mi piace.
La
terza onda di ribellione mi sommerge, pensando all’ipocrisia della festa del 25 Dicembre. Nascita di Gesù? Ma dove
sta scritto? Piuttosto abilissima appropriazione della festa dei Romani, forse
mutuata dal culto di Mitra
(pericoloso rivale di Gesù per alcuni secoli), che si diceva essere nato
proprio il 25 Dicembre. Spessissimo i cristiani si sono gesuiticamente
sovrapposti a feste pagane e/o di altri culti, facendoli propri. Un
esempio? I regali di Natale sono un’eredità dall’abitudine squisitamente Romana
di scambiarsi doni ai Saturnali,
feste non certo di origine semita.
E
poi, nella notte di Natale, invito tutti a fare una disanima della situazione nella quale ci troviamo e che prospettive
ci si presentano. Non desidero fare piccole polemiche partitiche, troppo
miserabili in un discorso che spero serio. Vorrei che ciascuno ponesse
l’attenzione su alcuni aspetti.
E’ indubbio che sono in atto rivolgimenti più
importanti e più numerosi del solito scorrere del tempo. L’Uomo cerca risposte
alle proprie domande, magari inespresse, che nessuno più sembra in grado di fornire. Nessun progetto, nessuna
proposta, nessuna speranza. Le ideologie politico-sociali sono fallite, travolte
dalla sostituzione di un unico valore, quello
economico a tutti gli altri valori umani, di assai maggior dignità. Il
fatto è che i soldi danno la gioia e
ti fregano la speranza. Il valore
economico è sì un valore, ma né l’unico, né il più importante. Inoltre il mondo
si sta avviando ad uno scenario con quattro
Centri di Potere contrapposti: Nord America, Sud America, Oriente e la nostra
vecchia, cara Europa che se fosse intelligente, farebbe da cuscinetto fra gli
scontri e le rivalità. Forse una speranza in questo senso nasce dall’asse Berlino-Mosca. Vedremo.
Di
certo le crisi nasceranno sempre più frequenti dal desiderio di chi detiene la
supremazia oggi di mantenerla, incapace di accettare il cambiamento. Tempi bui
per il Mediterraneo, che vedrà sia
il ritiro degli yankee, sia la lotta per l’enorme giacimento di petrolio e gas
che va dalle foci del Nilo alle Grecia. I gringos toglieranno forze da Europa e
Mediterraneo per accerchiare la
Cina. Qua dovremo sbrigarcela noi Europei.
In
compenso in Africa continuerà allegramente una bella guerra coloniale fra SUA,
Cina e Francia. Gli Africani? Cosa cavolo vogliono? Chi se ne frega?
In
Italia la situazione è tragica ma,
come sempre, non seria. Cincischiamo
fra il nulla e l’imbecillità, con sprazzi di stupido egoismo: “ O Franza o
Spagna purché se magna”. Certo la mia
generazione ha fallito, e in modo …… nucleare. La speranza sta nei 30/50enni.
Ma i maschi non sembrano nella
maggioranza, adeguati. Scarsezza di testosterone.
Molto, molto meglio le femmine, che dimostrano più grinta,
più diligenza, più impegno consapevole, ed hanno, a loro vantaggio, la incredibile capacità di coniugare cuore
con cervello. Esattamente quello che la gente oggi desidera e di cui ha bisogno.
Oddio!
Sto diventando femminista? No, ho solo il coraggio di dire quello che vedo, che
penso.
E
allora: Buon Natale, Buon Natale …..femminista. Speriamo in loro.
Fabrizio
Belloni
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