“L'era ecozoica é
un'era a cui noi tutti aspiriamo e che cerchiamo con la pratica e con la teoria,
di rappresentare” (Caterina Regazzi)
Volendo abbracciare in un unico
contesto il concetto di spirito e di vita, come presumibilmente avveniva durante
il periodo gilanico, un tempo in cui c'era solidarietà, impegno civile,
coscienza dell'ambiente, della fatica e dei pericoli ma allo stesso tempo
spensieratezza, e desiderando riportare quella esperienza unitaria nella nostra
vita quotidiana mi sono ritrovato a dover decidere quale parola potesse
maggiormente indicare quel pensiero. Durante uno scambio epistolare un amico
bioregionalista, matrista convinto, lui suggeriva di usare il termine
“religiosità della natura”, come proposto dal filosofo Thomas Berry. La parola
in se stessa è molto evocativa di un ri-congiungimento con l'anima
naturale.
Allo stesso tempo il significato di
religione (dal latino religio) è “ri-unire” ma non si può affermare che la vita
abbia mai avuto separazioni in se stessa.. Se avesse subito una separazione non
sarebbe più vita.. Infatti nel periodo matristico anche la morte era considerata
una fase nel processo vitale. Quindi parlare di religione della natura può
essere fuorviante. Poiché in natura è già un tutto unito, un
unicum.
Preferirei magari usare la parola
“biospiritualità”, neologismo antico e nuovo per descrivere ciò che è sempre
stato e sempre sarà....
A volte, sembra che le parole nascono
per creare discordia fra gli uomini..... L'incomprensione sorta con la diversità
dei linguaggi, volendo comprendere l'altro attraverso il linguaggio, è alla base
delle antipatie che gli esseri umani percepiscono gli uni verso gli altri...
Prova ne sia il negro che ci parla in bantu viene visto con sospetto e timore..
mettete che lo stesso negro si mette a parlare in italiano, o addirittura nel
nostro dialetto familiare, ecco che improvvisamente diviene uno di noi.. un
fratello di colore diverso. Questa verità l'ho potuta sperimentare svariate
volte nel luogo bioregionale di residenza, che fosse Calcata o Treia. Ormai ogni
luogo non ha più una decisa componente etnica, la comunità è molto variegata,
però tendiamo tutti a parlare nello stesso modo, al massimo con un leggero
accento straniero (infatti ognuno di noi ha un leggero accento d'origine), ed
ecco che eravamo tutti ri-abitanti di quel luogo.. indipendentemente se siculi,
romani, veneti, europei est ovest, americani nord sud, africani, etc. etc.
Il linguaggio comune unisce... ed
all'inizio tutti gli umani parlavano la stessa lingua, il “nostratico” viene
chiamato in glottologia, poi da quella radice, nella diaspora umana planetaria,
sono sorti rami e ramoscelli sempre più diversi... La mitologia della torre di
Babele è simbolica ma veritiera... Gli uomini appena salvatisi dal diluvio
universale invece che andare a ri-abitare il pianeta, ridiventato fertile dopo
il cataclisma, si concentrarono tutti in un luogo e cominciarono ad erigere un
monumento di ringraziamento a Dio (forse però a quel tempo era la Dea),
simbolicamente questa torre zigurratica saliva sempre più in altezza (per
arrivare in cielo) ma l'uomo è fatto per la terra e così Dio (o la Dea) confuse
i linguaggi.. e gli uomini che non potevano più comprendersi si allontanarono in
gruppi omogenei alla conquista del mondo.. chi qua chi là, chi su e chi giù,
finché tutto il pianeta fu abitato...
Certo questa è una favola.. ma fa
pensare come la differenza delle lingue allontani l'uomo dall'uomo. Sarà per
questo che in ogni epoca un potere emergente cerca di stabilirsi attraverso una
lingua? Sicuramente è avvenuto così.. il sanscrito, il greco, il latino... ed
ora l'inglese, come lingue veicolari temporali, ne sono
riprova.
Ma aspetta aspetta.. non intendevo
fare un discorso semantico linguistico.. anzi.. volevo parlare dell'unico
elemento che è in grado di unire e di far riconoscere l'uomo in se stesso e agli
altri come manifestazione della stessa matrice vitale. Questo elemento è la
“coscienza-intelligenza”, che unisce tutti i viventi e -in latenza- anche il
mondo inorganico.
Questa coscienza/intelligenza è stata
definita da tempo immemorabile "spirito" (diverso da anima che sottintende una
personalità individuale). Lo spirito tutti ci accomuna e la "spiritualità laica"
è la comprensione sincretica che ognuno compartecipa allo spirito. Spirito e
vita sono consequenziali ed inseparabili. Perciò lo spirito non può divenire mai
appannaggio di alcuna religione, poiché le religioni sono create da e per le
anime, per le persone che si considerano separate. Per tale ragione spesso
definisco la vera spiritualità come "laica" (dall'antico significato del greco
"laikos" al di fuori di ogni contesto sociale e religioso).
Ma questo termine, spiritualità
laica, non piace a molti.. oppure alcuni cercano di spiegarla a modo loro, come
una forma di credo para-religioso, si professano "spiritualisti laici" i
massoni, i cristiani che conducono vita secolare, gli aderente alle nuove
religioni new-age, etc. Mentre altri, completamente contrari al concetto di
"spirito" negano che possa esistere una qualsiasi spiritualità in qualsivoglia
forma.
Insomma, per fare chiarezza e
definitivamente sancire l'indissolubilità tra spirito e materia, mi è venuto in
mente di spiegare questa spiritualità laica come "biospiritualità".. in modo che
così siano tutti felici e contenti, sapendo che vita e spirito sono la stessa
cosa.
E cosa si intende per
biospiritualità? Vuol dire che il più alto ottenimento si ottiene qui ed ora,
non in qualche altro luogo od in qualche altro tempo. Non siamo in in esso ogni
momento dell'esistenza. La Realtà Suprema non è in un altrove ed a parte da
questa esistenza. La Terra, l'Universo ne sono impregnati. Biospiritualità è
l'espressione, l'odore sottile, il messaggio intrinseco, che traspira dalla
materia tutta. Il sentimento di costante presenza indivisa.. la consapevolezza
dell'inscindibilità della vita, riconoscibile in ogni sua forma e componente,
partendo dal "soggetto" percepiente, questa è la pratica stabile dell'essere
biospirituale. La conoscenza suprema significa sapere che tutto quel che "è" lo
è in quanto tale. Perché l'esistente è uno, non può esserci
"altro"...
Ed infatti l'ostacolo posto dalle
religioni è proprio quello di immaginare uno stato "altro" da ottenere,
superiore od inferiore che sia, diverso da quello presente. Ma allorché
l'ignorante oscuramento viene rimosso dal cuore dell'uomo, improvvisamente ci
troviamo a Casa. Possiamo definire questo stato "liberazione" dall'illusorio
senso di separazione... poiché la biospiritualità non può ammettere
separazione.. ma solo diversità nei modi espressivi e nelle forme esteriori..
Al momento opportuno ognuno di noi
sentirà l'impulso a riconoscersi in quel che è ed è sempre stato.. e questo è lo
scopo della biospiritualità. Ed è un modo per andare verso la nuova era ecozoica
auspicata da Thomas Berry.
Paolo D'Arpini - Circolo Vegetariano
VV.TT.
"Ho imparato il
silenzio dalle persone loquaci, la tolleranza dagli intolleranti e la gentilezza
dagli uomini scortesi. Non dovrei provare gratitudine verso questi insegnanti?"
(Khalil Gibran)
....................
Di questo e simili temi se ne parlerà
durante l'incontro matristico che si tiene a Treia l'8 dicembre
2012 al Circolo Vegetariano VV.TT. In via Sacchette, 15/a - Inizio alle h. 15.00
nell'orto, con Sonia Baldoni, per riconoscere le erbe selvatiche ivi cresciute.
Poi alle 16.00 Tavola rotonda su Cure Naturali e Matrismo e presentazione del
libro "La Sibilla della Erbe" di Michele Meomartino. Alle pareti opere
artistiche sulla natura di Daniela Spurio, Alessandro De Vivo, Gigliola
Rosciani, Nazareno Crispiani, Domenico Fratini.
Seguiranno:
sharing, dizioni di poesie, canti e performances dal vivo. Per finire brindisi e
rinfresco.
Info. circolo.vegetariano@libero.it
- 0733/216293
La
manifestazione si svolge con il patrocinio morale del Comune e della Proloco di
Treia (Macerata)
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