mercoledì 7 marzo 2018

Carne e intelligenza umana


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“L’alimentazione carnea ha favorito lo sviluppo delle facoltà cognitive dell’uomo”. Se fosse vera la tesi che siano state le proteine di origine animale  a favorire lo sviluppo cerebrale degli ominidi e quindi l’evoluzione della specie, si sarebbero evoluti anche gli scimpanzè pantroglodites che sovente mangiano  carne.  E basterebbe somministrare carne ai gorilla, ai bonobo, agli orango per farli fare un salto evolutivo. Invece da esperimenti fatti su un gruppo di scimmie mediante una dieta anche a base di carne in breve svilupparono le stesse malattie della specie umana.

Se fossero le proteine animali a favorire lo sviluppo del cervello gli animali carnivori dovrebbero essere tra i più intelligenti. Invece succede che sono i primati fruttariani e gli erbivori a primeggiare. Il gorilla è 3 volte più grosso dell’uomo e 10 volte più forte. Il leone che insegue la preda si ferma sfiancato dopo una breve corsa, mentre la gazzella può correre per ore senza fermarsi.         

Non solo. Eccessi proteici generano amiloidosi che porta alla comparsa nell’encefalo di una sostanza che porta all’invecchiamento precoce e quindi al morbo di Alzheimer.  Il celebre studioso Tennis J. Selkoe a tal proposito afferma: “Quando nell’encefalo si accumulano quantità eccessive di proteina amiloide, può insorgere la malattia di Alzheimer, anche se l’amiloide è secreto dal mesenchima solo se viene sovraccaricato da un’eccessiva quantità di proteine. Infatti in regime ipoproteico la situazione migliora”. In sostanza se il consumo di grassi saturi e proteine animali incidono negativamente sul cervello  non possono essere stati la causa dell’intelligenza umana.

            Il cibo adatto ad ogni specie è quello a cui ogni specie è istintivamente attratta. Una tigre è attratta dal corpo di un animale, una mucca da un cespuglio d’erba, una scimmia, come un essere umano, da un frutto. La natura ha anche previsto un margine di adattabilità alla dieta specie-specifica, per consentire la sopravvivenza in periodi di carenza; ma quando l’eccezione diventa regola quella specie degenera.

In un altro esperimento condotto su alcuni carcerati in Francia nel secolo scorso fu dato loro mangiare solo della carne: gran parte di questi morirono nel giro di 40 giorni, per il semplice fatto che la carne è sostanza altamente squilibrata, cioè priva di glucidi, fibre e vitamina C. Gli animali predatori si garantiscono tali sostanze mangiando il corpo intero dell’animale, la pelle, le ossa, le cartilagini, le interiora, cosa che gli ominidi non potevano fare se non in minima parte.

Inoltre è utile ricordare che la carne cotta, oltre ad essere priva di enzimi, di vitamine, scatena leucocitosi e putrefazione intestinale, ed essendo povera di sostanze nutritive spinge l’organismo ad ingerire maggiori quantità di cibo. Se il cibo crudo non fosse stato completo di nutrienti nessuna specie sarebbe sopravvissuta.

La superiorità dell’alimentazione vegan appare immediatamente evidente dal fatto che se nella dieta umana si escludono gli alimenti di derivazione animale si continua a vivere in ottima salute, mentre se si escludono i prodotti vegetali si va incontro inevitabilmente a malattie e a morte precoce.


Affermare che la carne sia stata la causa dello sviluppo cerebrale dell’ominide e quindi dell’uomo moderno è altamente improbabile: sarebbe come affermare che la natura abbia programmato per lo sviluppo di una specie un’alimentazione diversa da quella compatibile con la sua struttura chimico-anatomica. Lo sviluppo della massa cerebrale non può essere in alcun modo attribuito all’introduzione della carne nella dieta: probabilmente  è stata la necessità di doversi difendere dai predatori nel nuovo ambiente della savana; dalla posizione eretta che garantiva una maggiore visuale del pericolo, dall’utilizzo del pollice opponibile e del linguaggio.

Franco Libero Manco

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