“L’alimentazione
carnea ha favorito lo sviluppo delle facoltà cognitive dell’uomo”. Se
fosse vera la tesi che siano state le proteine di origine animale a favorire
lo sviluppo cerebrale degli ominidi e quindi l’evoluzione della specie, si
sarebbero evoluti anche gli scimpanzè pantroglodites che sovente mangiano
carne. E basterebbe somministrare carne ai gorilla, ai bonobo, agli orango per
farli fare un salto evolutivo. Invece da esperimenti fatti su un gruppo di
scimmie mediante una dieta anche a base di carne in breve svilupparono le
stesse malattie della specie umana.
Se fossero
le proteine animali a favorire lo sviluppo del cervello gli animali
carnivori dovrebbero essere tra i più intelligenti. Invece succede che sono i
primati fruttariani e gli erbivori a primeggiare. Il gorilla è 3 volte più
grosso dell’uomo e 10 volte più forte. Il leone che insegue la preda si ferma
sfiancato dopo una breve corsa, mentre la gazzella può correre per ore senza
fermarsi.
Non solo.
Eccessi proteici generano amiloidosi che porta alla comparsa nell’encefalo
di una sostanza che porta all’invecchiamento precoce e quindi al morbo di
Alzheimer. Il celebre studioso Tennis J. Selkoe a tal proposito afferma: “Quando
nell’encefalo si accumulano quantità eccessive di proteina amiloide, può
insorgere la malattia di Alzheimer, anche se l’amiloide è secreto dal
mesenchima solo se viene sovraccaricato da un’eccessiva quantità di proteine.
Infatti in regime ipoproteico la situazione migliora”. In sostanza se il
consumo di grassi saturi e proteine animali incidono negativamente sul
cervello non possono essere stati la causa dell’intelligenza umana.
Il cibo adatto ad
ogni specie è quello a cui ogni specie è istintivamente attratta. Una tigre
è attratta dal corpo di un animale, una mucca da un cespuglio d’erba, una
scimmia, come un essere umano, da un frutto. La natura ha anche previsto un
margine di adattabilità alla dieta specie-specifica, per consentire la
sopravvivenza in periodi di carenza; ma quando l’eccezione diventa regola
quella specie degenera.
In un altro
esperimento condotto su alcuni carcerati in Francia nel secolo scorso fu
dato loro mangiare solo della carne: gran parte di questi morirono nel giro di
40 giorni, per il semplice fatto che la carne è sostanza altamente squilibrata,
cioè priva di glucidi, fibre e vitamina C. Gli animali predatori si
garantiscono tali sostanze mangiando il corpo intero dell’animale, la pelle, le
ossa, le cartilagini, le interiora, cosa che gli ominidi non potevano fare se
non in minima parte.
Inoltre è
utile ricordare che la carne cotta, oltre ad essere priva di enzimi, di
vitamine, scatena leucocitosi e putrefazione intestinale, ed essendo povera di
sostanze nutritive spinge l’organismo ad ingerire maggiori quantità di cibo. Se
il cibo crudo non fosse stato completo di nutrienti nessuna specie sarebbe
sopravvissuta.
La superiorità dell’alimentazione vegan appare immediatamente
evidente dal fatto che se nella dieta umana si escludono gli alimenti di
derivazione animale si continua a vivere in ottima salute, mentre se si
escludono i prodotti vegetali si va incontro inevitabilmente a malattie e a
morte precoce.
Affermare
che la carne sia stata la causa dello sviluppo cerebrale dell’ominide e quindi
dell’uomo moderno è altamente improbabile: sarebbe come affermare che la
natura abbia programmato per lo sviluppo di una specie un’alimentazione diversa
da quella compatibile con la sua struttura chimico-anatomica. Lo sviluppo della
massa cerebrale non può essere in alcun modo attribuito all’introduzione della
carne nella dieta: probabilmente è stata la necessità di doversi difendere dai
predatori nel nuovo ambiente della savana; dalla posizione eretta che garantiva
una maggiore visuale del pericolo, dall’utilizzo del pollice opponibile e del
linguaggio.
Franco Libero Manco
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