lunedì 9 gennaio 2012

La chiesa cristiana e cattolica si fonda su menzogne ed artifici

Rappresentante di chi....?


La Chiesa cristiana e cattolica è per l’appunto la Chiesa del Cristo Gesù, morto in croce per la nostra salvezza. Ma chi era “Gesù Cristo”? I Vangeli ci parlano di un mite pacifista, figlio unigenito di Dio capace di compiere incredibili miracoli, accondiscendente verso il potere politico (“date a Cesare quel che è di Cesare”), contrario ad ogni forma di violenza, portatore di un messaggio di amore, fratellanza e solidarietà.

Esistono le prove storiche che dimostrano come tutto questo sia una menzogna! “Gesù il Nazareno” era in realtà un guerriero Nazoreo, un ribelle insurrezionalista, uno Zelota di Gàmala (non Nazareth) che voleva liberare con le armi la Palestina dall’invasore romano.

Il vero “Gesù” era dunque un Cristo, cioè un Unto, colui che è stato dichiarato Re di Israele per mezzo di una cerimonia di unzione. Era colui che, come un tempo fece Re David, doveva liberare lo stato di Israele.

Il vero “Gesù” era anche un sacerdote esseno, faceva cioè parte di quella casta sacerdotale che predisse l’avvento del Cristo che avrebbe scacciato i romani e fondato il “Regno dei Cieli”, cioè lo stato di Israele.

Tra il 30 e il 40 d.C., “Gesù Cristo” capeggio una rivolta a Gerusalemme al termine della quale fu catturato e crocifisso dai romani che lo accusavano giustamente di lesa maestà. La rivolta di “Gesù” fallì probabilmente anche per il mancato appoggio finale del popolo ebreo, sfinito dalle carestie di quegli anni.

Nel 70 e 135 d.C. Gerusalemme venne distrutta per ben due volte, ponendo definitivamente fine alle speranze indipendentiste del popolo ebreo.

Fu così in quel periodo che il popolo ebreo accusò gli Esseni di avere profetizzato una “falsa profezia” in merito all’avvento del Cristo, liberatore e Re di Israele.

Per difendersi da queste accuse, gli Esseni risposero al popolo ebreo che la profezia era giusta: il “Cristo Salvatore” era stato “Gesù” che però aveva fallito per colpa del popolo ebreo che non gli aveva dato l’appoggio necessario nel momento cruciale.

Nasce così il mito di “Gesù Cristo”, il Salvatore già sceso in terra che non era stato riconosciuto: il Cristo tradito e abbandonato dal popolo ebreo (che in seguito verrà simboleggiato anche dalla figura dell’apostolo traditore Giuda).

È questo il primo passo che porterà la religione Essena a trasformarsi nella religione cristiana.

Nel corso del II e III secolo, le varie chiese essene sparse per tutto l’impero (finanziate e divenute prospere grazie agli ebrei zeloti emigrati nel corso del I secolo, ai quali gli esseni avevano dato ospitalità in cambio del loro lavoro e del loro denaro) incominciarono a fondere la propria religione con quella dei popoli indigeni.

Le religioni misteriche orientali ed ellenistiche erano piene di uomini-dio, figli di vergini, resuscitati dopo tre giorni, che devono tornare alla fine dei tempi per combattere l’ultima battaglia tra Bene e Male, ecc…

In queste religioni, gli adepti bevono il sangue delle “ostie” (cioè il sangue degli animali sacrificati) che nel momento rituale diveniva “sangue di dio”.

Gli Esseni revisionisti sostituirono questo rito costoso e complesso, con quello ben più economico e facile di bere semplice vino, “sangue di Dio”.
Questo però impose agli Esseni di trasformare il loro “Gesù Nazoreo” (ordine sacerdotale a cui era vietato bere vino) in “Gesù Nazareno”, proveniente da Nazareth.

La fase finale della trasformazione di Gesù in quello attuale, e la definitiva trasformazione della religione Essena nella attuale Chiesa Cristiana, fu quando nel IV secolo l’imperatore Costantino scelse di imporre una religione a tutto l’impero. Costantino voleva una religione pacifista e scelse quella cristiana perché basata su un economico rito (bere il vino) che ne permetteva l’accesso a tutta la popolazione.

L’alleanza tra i “Padri della Chiesa” e Costantino prevedeva che quest’ultimo avrebbe concesso enormi poteri ai primi, in cambio però la religione cristiana doveva assumere definitivamente i connotati di una religione accondiscendente verso il potere politico: ecco che il guerriero Zelota di Gàmala (che avrebbe volentieri ucciso Cesare con le sue stesse mani) diventa il mite pacifista di Nazareth che dice “date a Cesare quel che è di Cesare”.

Affinché la religione potesse diffondersi presso i romani ed i pagani, il “Gesù terrorista Nemico di Roma” doveva trasformarsi nell’“agnello di Dio”, amico dei gentili, figlio di Dio morto in croce per la salvezza di tutta l’umanità.
Era anche necessario discolpare i romani della morte di Gesù e dunque viene inventata la favola di “Pilato che si lava le mani”.

È questa l’origine della più grande menzogna di tutti i tempi, sulla quale da secoli si regge il potere dalla Chiesa cristiana.


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LA VERA PATRIA DI “GESU’”


Nei Vangeli viene detto che Gesù fu soprannominato “Nazareno” e ciò viene giustificato per via della sua provenienza da Nazareth. Essa è descritta nelle Sacre Scritture come una città con sinagoga (in Luca 4: 16 è scritto: “Si recò a Nazaret, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere”). Eppure le ricerche degli storici e archeologi moderni hanno dimostrato che gli unici resti di Nazareth risalenti al I secolo d.C. sono degli antichi sepolcri tombali. La legge ebraica di quei tempi vietava l’edificazione di centri abitati nei pressi di cimiteri e zone sepolcrali poiché vigeva la superstizione che tali luoghi portassero sfortuna.
Nessun reperto archeologico e nessuno storico del I sec. d.C. riferisce di una città di nome Nazareth. Neppure Giuseppe Flavio (che nelle sue opere ha nominato e descritto migliaia di città e villaggi della Palestina, finanche i più piccoli e sperduti) sembra conoscere la città di Nazareth.
Se per assurdo Nazareth fosse davvero esistita ai tempi del Cristo, essa sarebbe stata un piccolissimo villaggio e non certo il fiorente centro commerciale, protetto dalle imponenti mura fortificate, che necessariamente avrebbe dovuto essere una città con sinagoga (e relativa casta sacerdotale da mantenere!).
Ma la prova decisiva che la “Nazareth del Nuovo Testamento” non è la vera Nazareth ci viene fornita dagli stessi Vangeli, i quali così descrivono la città di Gesù: “All’udire queste cose, tutti nella sinagoga furon pieni di sdegno; si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era costruita, per gettarlo giù dal precipizio.” (Luca 4: 28,30). Ma Nazareth non è affatto costruita sulla cima di un monte né sulla cima di un precipizio: Nazareth è in pianura, 35 Km. a sud del lago di Tiberiade.
Esiste una città (che al tempo di Gesù era un fiorente centro commerciale, munito di mura fortificate e di una sinagoga) posizionata a 10 Km. dal lago, rispetto al quale si collocava ad est dello stesso. Questa città si ergeva sulla cima di un monte, questa città era sul ciglio di un precipizio: questa città è Gàmala nel Golan ed è la “vera identità” della “finta Nazareth” dei Vangeli. Infatti nel Vangelo di Luca (4: 31) è scritto: “Poi discese a Cafarnao, una città della Galilea, e il sabato ammaestrava la gente.”
“Poi discese a Cafarnao” ha senso solo se Gesù partì da Gàmala la quale si trova su un monte 15 Km a nord di Cafarnao (situata in pianura). Nazareth invece si trova in pianura ed è situata 32 Km a sud di Cafarnao.
Da Gàmala (su un monte) a Cafarnao (in pianura, 15 Km a sud di Gàmala) l’espressione “discese” avrebbe avuto senso sia dall’alto in basso (sul livello del mare) che da nord a sud.
Da Nazareth (in pianura) a Cafarnao (in pianura, 32 Km a nord di Nazareth) l’espressione “discese” non avrebbe avuto alcun senso sia inteso dall’alto in basso (sul livello del mare) che inteso da nord a sud.
Inoltre dall’espressione usata nel Vangelo, si evince che Nazareth sarebbe situata nei pressi di Cafarnao e pertanto nei pressi del lago di Tiberiade. Invece Nazareth dista ben 35 Km. dal lago di Tiberiade.
Infine l’evangelista Matteo ci dice (19: 1): “Terminati questi discorsi, Gesù partì dalla Galilea e andò nel territorio della Giudea, al di là del Giordano.”
In questo brano si dice che la Giudea è, rispetto alla Galilea, al di là del Giordano. Cosa non vera perché la Galilea e la Giudea sono entrambe ad occidente del Giordano. Le ipotesi sono due:
1) I Vangeli hanno fatto un clamoroso errore geografico (collocando Giudea e Galilea sulle rive opposte del Giordano).
2) Gesù ha davvero attraversato il Giordano, e i Vangeli hanno riportato un falso punto di partenza e/o un falso punto di arrivo finale nello spostamento di Gesù.
Se Gesù da Cafarnao (in Galilea) si fosse diretto a Gàmala (invece che in Giudea) avrebbe dovuto per forza attraversare il Giordano. Una delle due ipotesi è per forza vera e pertanto non risulta difficile credere che i Vangeli abbiano mentito anche quando riferiscono che la città patria di Gesù era situata in Galilea e non in Gaulanitide (dove era Gàmala).
Perché Gàmala si è trasformata in “Nazareth” nella finzione delle Sacre Scritture cristiane? Per scoprirlo bisogna indagare le origini del cristianesimo!


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LA STORIA DEI VERI CRISTI


Nell’anno 6 d.C. l’imperatore incaricò Quirino di effettuare il censimento dei beni della Palestina. Ciò fu la causa scatenante di moti e ribellioni capeggiate da un gruppo di farisei integralisti nazionalisti: gli Zeloti. Gli Zeloti videro nel censimento un insopportabile atto di prepotenza degli invasori pagani che volevano spremere con le tasse e ridurre in schiavitù il popolo di Israele il quale doveva avere un solo padrone: Dio.
Il capo e fondatore del movimento zelota fu Giuda di Gàmala detto il Galileo (non perché fosse davvero Galileo ma per via del fatto che la Galilea era in quel tempo il centro nevralgico delle ribellioni). Giuda il Galileo era figlio di Ezechia di Gàmala, discendente della ex-famiglia regnante degli Asmonei, che venne ucciso da Erode il Grande.
Giuda fu l’iniziatore di quel movimento che avrebbe in seguito generato il cristianesimo: il messianismo. In virtù della sua discendenza Asmonea, Giuda il Galileo divenne il messia davidico, il pretendente al trono che (come un tempo fece re David) doveva liberare la Palestina dall’invasore romano e fondare il “Regno di Dio”, cioè lo Stato di Israele.
Lo storico ebreo Giuseppe Flavio ci racconta che, alla morte di Giuda, i suoi figli divennero anche loro messia davidici, capeggiando a loro volta ribellioni e battaglie violente e sanguinarie con lo scopo di annientare i romani e divenire i nuovi re della Giudea prima, e di tutta la Palestina dopo. Per questa ragione i figli di Giuda vennero tutti uccisi dai soldati romani: Theudas venne catturato e decapitato intorno al 45 d.C., Giacomo e Giuseppe vennero crocifissi tra il 46 e il 48 d.C., mentre il figlio più piccolo, Menahem, venne ucciso al termine della guerra iniziatasi nel 66 e che si concluse nel 70. d.C. con la distruzione di Gerusalemme e del suo tempio.
L’ultimo discendente di Giuda di Gàmala fu Eleazar figlio di Giairo del quale Giuseppe Flavio ci dice che aveva legami di stretta parentela con Menahem. Eleazar (al termine della guerra del 70 d.C.) si rifugiò con un migliaio di Zeloti nella fortezza di Masada dove resistette ai romani per circa 3 anni. Alla fine, quando non c’erano più speranze di salvezza, Eleazar convinse tutti i suoi uomini a suicidarsi gettandosi nel vuoto, piuttosto che cadere nella mani dei romani: fu così che un migliaio di persone si suicidarono in massa, dopo avere bruciato tutti i viveri e i beni affinché non potessero impossessarsene i nemici.
L’ultimo messia davidico fu Simon bar Kochba (il “figlio della stella”) che nel 135 d.C. capeggiò una guerra contro i romani che si concluse con un’ulteriore distruzione di Gerusalemme e del tempio e con la fine definitiva del messianismo.

Cosa c’entra tutto questo con Gesù e con le origini del cristianesimo? Per prima cosa c’entra Gàmala, che oltre ad essere la “vera Nazareth dei Vangeli” è stata anche la patria di Giuda il Galileo e dei suoi figli. Gesù è stato crocifisso, punizione che i romani riservavano solo per coloro che avevano minacciato la stabilità dell’impero romano. È forse una pura coincidenza che Gesù, la cui vera città era Gamala patria degli Zeloti, sia stato crocifisso, pena riservata dai romani proprio agli Zeloti? Per coloro che non fossero ancora convinti che Gesù è stato uno Zelota crocefisso dai romani per lesa maestà, è il momento di analizzare un’ulteriore prova che porta in tale direzione: i rotoli di Qumran.


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LA VERITA’ DEI ROTOLI DI QUMRAN

I rotoli di Qumran sono antichi rotoli di pelle ritrovati, nel 1947, all’interno di antiche giare nascosta in alcune grotte che si trovavano in una zona desertica a circa 30 Km. dalle rive desertiche del mar Morto. Alcuni di questi rotoli sono dei veri è propri documenti che descrivono il culto, i rituali e la vita degli abitatori di quelle grotte: gli Esseni.
Gli Esseni erano dei sacerdoti che vivevano in condizioni di estrema povertà e privazione, considerando che solo liberandosi dai bisogni del corpo (la materia era per loro solo un’ingannevole illusione e prigione dell’anima) era possibile entrare in contatto con il proprio spirito e con Dio. I rotoli del mar Morto hanno evidenziato straordinarie somiglianze ma anche profonde differenze con il culto cristiano.
Le somiglianze consistono in un’impressionante coincidenza tra il linguaggio dei Rotoli e quello dei Vangeli, in merito ad espressioni (sono solo alcuni esempi) quali “figli della luce” e “figli delle tenebre”, le “acque vive”, ecc… Inoltre i tratti essenziali del pensiero esseno hanno incredibili comunanze con quello di Giovanni Battista e di Gesù: i toni apocalittici ed escatologici espressi dall’idea dell’imminenza dell’avvento del Regno (Stato di Israele), l’obbligo di non giurare e l’elogio della povertà, ecc… Esistono, inoltre, incredibili somiglianza tra i riti esseni e quelli cristiani: gli Esseni praticavano battesimi immergendo il capo in vasche battesimali in un modo estremamente simile a quello praticato da Giovanni Battista; gli Esseni praticavano dei riti eucaristici nel corso dei quali il Sacerdote spezzava il pane e beveva il vino per primo, seguito dopo dagli adepti, ecc…
Abbiamo detto, però, che esistevano anche profonde differenze tra gli Esseni ed i cristiani: gli Esseni credevano che il contatto con Dio potesse essere ricercato solo tramite una personale indagine interiore volta a liberarsi dagli inganni del corpo. Per gli Esseni, l’idea di un sacerdote che fa da tramite tra credenti e Dio (principio fondante del cristianesimo) era un concetto assurdo. Così come era assurda (e blasfema) l’idea di un dio-uomo poiché la carne è illusione, peccato, mentre Dio è puro spirito. L’idea di un Dio che si fa corpo era per loro una mostruosità ed era per loro raccapricciante l’idea di “mangiare Dio” attraverso il pane o di berne il sangue attraverso il vino.

Ma torniamo a Gesù ed al cristianesimo. Gli Esseni, come gli Zeloti, credevano nell’avvento di un messia davidico che doveva scacciare, con le armi, il nemico romano e fondare lo Stato di Israele. Per questa ragione, nel I sec. d.C. gli Esseni aiutarono gli Zeloti e il loro aiuto fu fondamentale: essi profetizzarono l’avvento del messia liberatore incoraggiando così il popolo a sostenere la lotta del movimento zelota.
Insomma, non solo Gesù visse a Gamala, patria degli Zeloti, non solo fu crocifisso (pena riservata dai romani a chi si macchiava di lesa maestà, come facevano gli Zeloti)… ma Gesù fu anche discepolo di quel Giovanni Battista che predicò e visse in quella stessa piccola zona geografica desertica dove predicarono e vissero gli Esseni, alleati degli Zeloti. Esseni con i quali Gesù e Giovanni Battista condividevano un gran numero di principi etici e religiosi, con i quali condividevano le stesse attese, lo stesso linguaggio e la stessa terminologia!
Sembra un po’ troppo per essere una semplice “coincidenza”! Ma se Gesù fu uno Esseno-Zelota ribelle, come ha fatto a trasformarsi nel mite uomo-dio che dice “Date a Cesare quel che è di Cesare”? La risposta va ricercata nell’essenismo “revisionista” che nacque in seguito al fallimento del messianismo. Gli “Esseni revisionisti” furono sacerdoti che, per ragioni di opportunità, tradirono e gradualmente stravolsero i principi religiosi esseni.


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COME NASCE IL MITO DI GESU’


Durante il I secolo d.C. ci furono numerose battaglie tra Zeloti e romani che si concludevano spesso con la crocifissione di migliaia di ebrei. I pochi che riuscirono a salvarsi, furono costretti ad emigrare all’estero e un po’ in tutto l’impero. Gli Esseni fornirono anche qui un grande aiuto agli Zeloti: piccoli gruppi esseni, infatti, erano emigrati e sparsi un po’ in tutto l’Impero. I sacerdoti vivevano di preghiera e duro lavoro nei campi. Gli emigrati Zeloti venivano ospitati dagli Esseni che trovavano loro un lavoro per vivere. Gli Zeloti potevano così organizzare gruppi di ribellione anche all’estero. Gli Esseni pretendevano in cambio, però, che i loro ospiti divenissero adepti del movimento esseno. Ciò comportava che tutti i loro averi (anche il denaro) finisse nelle casse degli Esseni per il bene e ad uso di tutta la comunità. Il numero crescente di Zeloti emigrati, e la vita estremamente povera condotta dagli Esseni, fece sì che le comunità essene sparse per il mondo divenissero sempre più ricche e potenti.
Quando alla fine del 70 d.C. Gerusalemme e il suo tempio furono distrutte (a ancor peggio quando vennero distrutti una seconda volta, nel 135 d.C., alla fine della guerra dell’ultimo messia davidico: il “figlio della stella”) gli Esseni dovettero difendersi da un’accusa infamante che gli veniva rivolta dal popolo ebraico: quella di avere fatto una profezia sbagliata poiché non era giunto nessun messia a salvarli e liberarli (come invece gli Esseni avevano profetizzato).
Per difendersi gli Esseni ribaltarono l’accusa: la profezia era giusta, il messia era già passato (inosservato) ed aveva fallito per colpa del popolo ebraico che non riconoscendolo non gli aveva dato l’appoggio necessario!

Nasce così il “mito di Gesù”, il messia che non era stato riconosciuto dagli ebrei che lo avevano abbandonato nelle mani dei romani. A creare questo mito furono gli “Esseni revisionisti” i quali avevano sparse in tutto l’impero (grazie ai soldi dei fuggiaschi Zeloti) le prime potenti Chiese “pre-Cristiane”.
Nel corso del II e III secolo d.C. per tutto l’impero avvenne una grande diffusione orale in merito alle gesta di “Gesù”. I vari gruppi “Esseni revisionisti” modificarono la loro religione in una costante trasformazione. Al fine di facilitare la diffusione della religione presso i popoli pagani ed ellenistici, i primi “esseno-cristiani” fusero il messia davidico con i miti delle religioni ellenistiche, misteriche e pagane preesistenti le quali erano piene di uomini-dio nati da Vergini, scesi in Terra per salvarci, morti e resuscitati dopo tre giorni.
Queste religioni elleniche-orientali prevedevano riti durante i quali gli adepti bevevano il sangue delle “ostie”, cioè degli animali sacrificati sull’altare. Questi riti erano molto costosi. Gli Esseni revisionisti ebbero un lampo di genio: trasformare il costosissimo rito in un economico rito consistente nel bere il vino, “sangue di Dio”. Con questa strategia (–1: trasformare la propria religione in una religione simile a quelle elleniche-orientali – 2: trasformare il costoso rito di bere il sangue animale in un economico rito di bere il vino) gli Esseni revisionisti attirarono un gigantesco numero di fedeli. Per fare questo, però, gli Esseni dovettero trasformare il “Gesù Nazoreo” in “Gesù di Nazareth” poiché ai Nazorei era vietato bere il vino. Fu allora che la religione Essena divenne definitivamente la Religione Cristiana (ciò avvenne tra la seconda metà del II secolo e il III) .
Fu così che nel IV secolo l’imperatore Costantino (il quale decise di unificare tutte le religioni misteriche degli uomini-dio, Salvatori dell’umanità, in un’unica religione per farne la religione dell’Impero) scelse la religione Cristiana per una ragione fondamentale: diversamente dalle altre religioni che prevedevano costosissimi riti di sacrificio animale (durante i quali i fedeli bevevano davvero il sangue degli animali sacrificati pensando così di bere il sangue del Dio a cui tale animale veniva sacrificato), la religione Cristiana si basava su un economico rito di pane e vino che facilitava la diffusione presso tutto il popolo.
In compenso, i “Padri della Chiesa Cristiana” dovettero definitivamente trasformare il “messia davidico” (il rivoluzionario che doveva liberare con la spada e con il sangue la Palestina dall’oppressore pagano) nel mite uomo-dio che dice “Date a Cesare quel che è di Cesare”. Diversamente un “Nemico di Roma” non avrebbe potuto essere accettato e poi diffuso presso i romani ed i pagani (bisognava anche discolpare i romani dalla morte di Gesù, e allora viene inventata la favola di “Pilato che si lava le mani” e dei giudei “carnefici di Gesù”).
Costantino ci guadagnò la diffusione di una religione che rendeva il popolo più succube e accondiscendente al potere imperiale, i “Padri della Chiesa Cristiana” ci guadagnarono 1700 anni di dominio sulle coscienze di miliardi di uomini.


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IL VERO “GESU’"

Il vero “Gesù Cristo” non si chiamava “Gesù”. Era probabilmente un Cristo rivoluzionario che tra il 30 e il 40 d.C. capeggiò una rivolta a Gerusalemme al termine della quale il popolo ebreo non gli diede l’appoggio necessario per vincere contro i romani: è questo il vero “tradimento” degli ebrei (simboleggiato anche dalla figura simbolica dell’apostolo traditore Giuda!) che fa da sfondo alla favola degli ebrei che abbandonano Gesù nelle mani di Pilato.
Il vero “Gesù” era probabilmente il primogenito di Giuda il Galileo che i “Padri della Chiesa” (i quali hanno custodito per secoli gli scritti storici di Giuseppe Flavio, il principale testimone di quegli anni, e di molti altri importanti storici dell’epoca) hanno fatto sparire dalla Storia, censurando, modificando e aggiungendo falsità apocrife nei documenti storici. È anche possibile che “Gesù” (la cui morte, in tal caso, sarebbe stata postdatata dai “falsari cristiani”) sia stato lo stesso Giuda di Gàmala. Tuttavia il soprannome di “Nazareno” dato a Gesù fa pensare che il vero Cristo sia stato davvero il figlio primogenito di Giuda, il quale aveva fatto voto di nazireato (ecco la vera origine del termine “Nazareno”), una prestigiosissima carica sacerdotale essena che si raggiungeva solo dopo aver dato prova di grandi capacità di superiorità dello spirito sul corpo. È per dimostrare tale capacità che “Gesù” affrontò i “40 giorni nel deserto”, per divenire un Nazareno, cioè un Nazireo o Nazoreo o Nazri. Ma i Nazirei avevano degli obblighi, tra i quali non tagliarsi mai i capelli e non bere mai vino. Per questo gli “Esseni revisionisti” dovettero eliminare tale titolo (e trasformarlo in una falsa provenienza geografica da Nazareth): il loro “Gesù” doveva bere il vino affinché la loro religione potesse, nel processo di radicale trasformazione (al fine di facilitare la diffusione presso i popoli ellenici-orientali e quelli pagani), inglobare i preesistenti culti misteri ellenistico-orientali i quali prevedevano che i fedeli bevessero il sangue (che nel momento rituale diveniva sangue di Dio) delle vittime animali sacrificate (questo era il significato originale della parola “Ostia”, che in seguito diverrà un pezzo di pane). Per facilitare la diffusione presso un maggior numero di persone, gli “Esseni revisionisti” pensarono bene di trasformare il “sangue di Dio” in vino, molto più economico, facilmente reperibile e “psicologicamente accettabile” da parte dei credenti che dovevano berlo (non tutti accetterebbero facilmente di bere il sangue sgorgante dal corpo maciullato di un animale, mentre bere il vino o masticare un pezzo di pane è molto più semplice).
In seguito, all’epoca di Costantino, i “Padri della Chiesa” furono ben felici di fare sparire una volta per tutte Gàmala e il suo Nazireo.

È anche possibile che gli uomini realmente esistiti ispiratori del mito di Gesù siano stati in realtà due: da un lato il Nazireo figlio di Giuda (cioè il Cristo: l’Unto, colui che è dichiarato Re di Israele per mezzo di una cerimonia di unzione) e dall’altro una figura più spiccatamente sacerdotale, il cui compito non era di combattere con la Spada ma di diffondere la Parola.
Tale teoria è avallati dagli scritti esseni, i quali riferiscono che i messia erano due: il messia davidico (Re di Israele) e il messia sacerdotale, discendente di Aronne.




Fonte: http://www.focus.it/

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