L’elogio della vittoria di Barack
Obama, da parte di Beppe Grillo, non deve stupire perché Grillo è quello che è,
pregno di dati e informazioni che elabora a modo suo, ci fa il guitto
barricadiero e quindi non si può pretendere che sia un “vero” politico con una
sua chiave interpretativa e ideologica degli avvenimenti storici.
Se avesse invece avuto questa
cultura di base si sarebbe reso conto della bestialità e soprattutto
inopportunità del suo elogio.
Intanto avrebbe dovuto ben sapere
che il Presidente che viene eletto negli States è uno strumento, nel vero senso
della parola, in mano alle grandi lobby finanziarie e deve anche essere ben
visto dai circoli ebraici. Altrimenti.... niente.
Repubblicani e Democratici sono due
facce di una stessa medaglia, la cui unica distinzione è una parvenza, tra
l’altro falsa, di progressismo e conservatorismo, atta a rastrellare voti dagli
elettori che hanno tendenze culturali diverse.
In genere chi debba vincere è
stabilito dal fattore finanziamenti per la campagna elettorale, e comunque viene
sempre scelto preventivamente da “chi di dovere” in base a programmi e strategie
stabiliti in alto loco. Difficilmente si esce da queste
consuetudini e comunque mai in momenti storici delicati.
Ora il Grillo si sarebbe dovuto
chiedere il perchè è stato fatto in modo che vincesse Obama (non ci si faccia
ingannare dal testa a testa nei voti).
La faccenda è alquanto sospetta
perchè le grandi lobby che controllano l’Amministrazione americana, sanno
benissimo che i presidenti sono molto meno malleabili e sottomessi quando
arrivano al loro secondo mandato, dove sono meno sensibili ai finanziamenti
elettorali. Non per niente Kennedy al suo secondo mandato lo si dovette
assassinare e Nixon far cadere con uno scandalo, il Watergate, ben pilotato.
Altri sono stati invece fortemente indeboliti, coinvolgendoli in qualche
scandalo.
Quindi la domanda che bisognava
porsi, era questa: perché si è scelto un presidente che andava al secondo
mandato?
Prima di rispondere, con una
ipotesi ovviamente, dobbiamo considerare un altra costante che caratterizza la
storia americana.
Nella storia degli Usa le guerre,
ovviamente le guerre di un certo spessore, sono fatte scatenare da presidenti
democratici (Wilson la Grande Guerra, Roosevelt la Seconda guerra mondiale,
Kennedy e Johnson il Vietnam) mentre, sempre in genere, i presidenti
repubblicani sono quelli che gestiscono la fase isolazionista con lo
sfruttamento della vittoria. A questa consuetudine che può quasi definirsi
“legge”, hanno fatto eccezione Bush figlio, per il fatto che a seguito del
collasso dell’Unione Sovietica e la fine di Jalta, il varo di un Nuovo Ordine
Mondiale consentiva all’establishment governativo una forza tale da potersi
permettere questa “eccezione”.
Il motivo della necessità di far
cavalcare le guerre ai presidenti democratici, risiede nella complessità delle
Istituzioni americane, nel fatto che è il Congresso, preposto ad autorizzare
guerra (spesso autorizza interventi militari senza dichiarare guerra) e nella
necessità di coinvolgere nella guerra l’opinione pubblica americana.
Senza un
consenso di massa è problematico negli Usa sfruttare al massimo l’industria e la
macchina bellica e compattare il “fronte interno” ed è per questo che gli Stati
Uniti montano quasi sempre, anche con l’uso di false flag, le sceneggiate di una
guerra come una “crociata” del bene contro il male. Si comprende così che a
questo fine è molto più adatto un presidente democratico che, in genere, viene visto come
una “colomba” e non come un “falco”, creando nell’immaginario collettivo
l’istintivo sillogismo: “se un democratico, una colomba, ci ha
portato in guerra, vuol dire che la guerra è sacrosanta”. Capito il
giochetto?
Per tornare al Grillo, se egli
fosse stato cosciente di tutto questo, si sarebbe preoccupato della elezione di
un Obama, il colored con un (ridicolo) nobel per
la pace e si sarebbe chiesto: cosa dovrà fare questo evidente strumento di certi
poteri?
Può essere messo in relazione alle
voci che parlano di un attacco all’Iran (alcune fonti ben informate parlano di
un imminentissimo attacco all’Iran attuato dagli israeliani con l’ausilio di
Francia e Inghilterra e, a secondo di come poi si mettono le cose, ci sarebbe
l’intervento USA). In questo caso la figura di Obama, sia all’interno che
all’esterno degli Stati Uniti, sarebbe molto utile?
O ancora, può essere messo in
relazione ad una nuova e più grave crisi finanziaria che dovrebbe coinvolgere
gli Usa e per cui sono state approntate specifiche misure e addestramenti per
far fronte a rivolte cruente?
Che questo o altro ancora sia vero
o meno, o quale sia l’ipotesi giusta, non lo possiamo sapere, ma di una cosa
siamo certi: un personaggio come Obama lo si è “raddoppiato” alla presidenza per
un ben preciso scopo. Altro che!
Maurizio Barozzi
................................
Mio commentino: "Analisi molto interessante, soprattutto per quanto riguarda i risvolti sul
"secondo mandato" dei presidenti americani.. è verissimo. Infatti tutto sommato
sono stato più contento della rielezione di Obama che dell'avvento di Romney,
anche perché quest'ultimo aveva minacciato azioni forti a vantaggio di israele ed a scapito di Siria e Iran. E poi ci ha pure la faccia da s...., che è grave
(visto che bisogna per forza guardarlo almeno in foto ogni volta che parla). Il problema immediato con Obama è la sua spinta verso il controllo della
popolazione anche con la sua proposta di inserimento obbligatorio dei
microchip... Questo sarà un serio campo di battaglia per tutti noi, perché dall'America queste "mode" facilmente arrivano in Europa, e soprattutto in
Italia." (Paolo D'Arpini)
..........................
Commento di Giuseppe Turrisi: ""Su Grillo c'è da
fare qualche riflessione in quanto al momento è il miglior
catalizzatore (e partito da molto lontano) per raccogliere rabbia e
contestazione e può servire per sfondare e rompere questo muro di
servi e camerieri della finanza.... Dovrà farsi le ossa e sopratutto
dovrà cominciare a fidarsi di qualcuno. Da solo primo o dopo si
romperà, lo massacreranno appena toccherà i bottoni del potere e
appena passerà per la triturazione del compromesso, dopo la
tempesta si dovrà ricostruire, certamente insieme a lui"
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