giovedì 10 giugno 2021

IL DISASTRO AMBIENTALE NELLO SRI LANKA E LE PROSPETTIVE ECOLOGICHE DEL PIANETA

Su tutti i media si continua a parlare del disastro ambientale provocato dall’affondamento della grande nave cargo X-Feeders Pearl – battente bandiera del piccolo stato di Singapore - in prossimità delle coste dello Sri Lanka, ovvero l’antica isola di Ceylon, nota per le sue splendide spiagge, le sue bellezze naturali e la pescosità dei suoi mari. Tra le notizie che filtrano, non sempre precise, si apprende che l’enorme nave – lunga quasi 200 metri, era una alimentata ad olio combustibile. Quest’ultimo è un prodotto di scarto del petrolio (quindi più economico), bituminoso e viscoso, particolarmente inquinante se finisce in mare. Dal ventre della nave, che ha bruciato per 13 giorni prima di affondare, sono fuoriuscite quasi 80 tonnellate di grani di plastica (o “pellets”) del tipo polietilene, adatti a molti usi, che hanno inquinato il mare e le spiagge. Inoltre sono fuoriuscite sostanze chimiche molto corrosive e pericolose, come acido nitrico (che si usa per produrre i fertilizzanti e gli esplosivi) e idrossido di sodio (cioè soda caustica) utilizzata per produrre detersivi ed altri usi. Molti pesci sono morti e la pesca sospesa su un tratto di 80 Km di costa. Risulterebbe che l’inconveniente che ha dato origine al disastro (una perdita di acido nitrico) si sarebbe verificato già 9 giorni prima dell’inizio dell’incendio. L’equipaggio, privo di adeguati mezzi d’intervento ed evidentemente privo anche dei più elementari protocolli di sicurezza in casi del tutto prevedibili come questo, ha tentato di dirigersi verso vari porti; ma l’accesso è stato più volte rifiutato prima che la nave fosse (forse) autorizzata ad accostarsi al porto di Colombo, capitale dello Sri Lanka. Tutto un settore dell’Oceano Indiano settentrionale sarà progressivamente inquinato, con danni ecologici enormi.

Le responsabilità immediate di questo disastro sono da attribuirsi naturalmente alla febbre di profitto ed all’avidità della compagnia armatrice che ha mandato in giro una nave priva di adeguati sistemi di sicurezza e di indicazioni precise per l’equipaggio che evitassero o limitassero perdite ed incendi. Incidenti del genere erano del tutto prevedibili vista la natura del carico. La compagnia è la X-Press Feeders, che si autodefinisce – anche nelle informazioni che fornisce in rete - la più grande compagnia di trasporto marittimo “indipendente” del mondo, con oltre 110 grandi navi disponibili. Sulla proprietà effettiva si sa ancora poco. La sede principale pare sia Panama, paese che si presta normalmente (dietro opportuni compensi) a fornire bandiera e copertura legale a navi e società di vario tipo. Altre sedi sono a Londra, Amburgo, Barcellona, Singapore, Dubai. La compagnia sarebbe assicurata da due compagnie assicuratrici di Londra.

Le responsabilità dirette sono quindi abbastanza chiare, anche se non sarà agevole risalire alla proprietà effettiva coperta come al solito in questi casi da un gioco di scatole cinesi. Tuttavia è necessario un discorso più ampio che metta in luce sia la presenza nel mondo di prodotti sempre più inquinanti ed insidiosi, come la plastica non biodegradabile e i prodotti di scarto del petrolio; sia l’insufficienza di sistemi di sicurezza nel trasporto e nell’uso di questi prodotti.

Di fronte a questo è opinione di chi scrive, che ha un passato di ricercatore scientifico, che non bisogna assumere atteggiamenti ecologici fondamentalisti o atteggiamenti sostanzialmente antiscientifici e nostalgici di un passato preindustriale (come ad esempio l’atteggiamento sostanzialmente ecologico-romantico dei filosofi della Scuola di Francoforte, come Horkheimer, Adorno e Marcuse). Al contrario, solo un affinamento delle tecniche più avanzate (come ad esempio la produzione di plastiche facilmente biodegradabili, il ricorso a tecnologie energetiche più pulite, il riciclo razionale dei rifiuti, l’adozione di tecniche di sicurezza più stringenti anche per quanto riguarda i trasporti, ecc.) potrà farci progredire verso un maggiore benessere ed una maggiore sicurezza. Naturalmente questo comporta cambiamenti politici importanti che limitino drasticamente o eliminino lo strapotere delle multinazionali, delle banche, ed i grandi profitti capitalistici.

Infine ho lasciato per ultimo un argomento sgradevole che però è opportuno affrontare. Nessun sistema, per quanto improntato all’ecologia, potrà salvarci dal disastro se l’umanità continuerà a crescere ai ritmi attuali. Siamo già più di 7 miliardi. Per dar da mangiare e permettere una vita decente a 10 o 12 miliardi di persone bisognerà comunque sfornare sempre nuovi prodotti industriali e fruttare al massimo tutte le risorse della Terra. Ciò vale anche nel caso che si ricorresse ad un’agricoltura meno industrializzata ed invasiva basata sulla piccola proprietà contadina, o si adottassero tecnologie più ecologiche. La Cina aveva lanciato un programma di limitazione delle nascite basata su due figli, che ha avuto successo (anche se ultimamente ha aperto alla possibilità del terzo figlio). In Europa c’è un’autolimitazione volontaria dovuta ad un costume acquisito (anche se poi in Italia si strilla sul fatto che saremmo troppo vecchi, ecc.). Tuttavia in altri paesi del mondo la crescita demografica è impressionante e senza limiti. Bisogna porsi il problema e preservare il pianeta che ci ospita.

Vincenzo Brandi




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