lunedì 3 settembre 2018

Giudizio accademico sul sistema giudaico etnocentrico


Scriveva Kevin MacDonald, docente di Psicologia alla California State University: “…il giudaismo, al di là di tutte le tattiche che lo razionalizzano quale religione, altro non è che «una strategia evoluzionistica ecologicamente specializzata [...] sostanzialmente centrata sulla difesa del gruppo», massimo tra i paradigmi di etnocentrismo e competizione per il successo economico-riproduttivo, «una strategia di gruppo altruistica, nella quale gli interessi dei singoli sono subordinati a quelli del gruppo»: «”Ciò che importa davvero nella reli­gio­ne ebrai­ca non è l’immortalità del singolo ebreo, ma quella del popolo ebraico [...] Il futuro della nazione, e non quello dei singoli, resta l’obiettivo decisivo” [S.W. Baron, A Social and Religious History of the Jews, I e II, edito nel 1952 da The Jewish Publication Society of America]».

Una strategia che ha portato nei millenni, con la voluta separazione degli ebrei dal resto dell’umanità, ad una sorta di «pseudo­spe­ciazione»: «Per coloro che si dispersero in civiltà estranee, anche dopo generazio­ni, “il giudaismo fu in realtà non tanto la religione della madrepatria quanto la religione della razza ebraica; fu una religione nazionale non in senso politico, ma in senso genealo­gi­co” [G.F. Moore, Judaism in the First Centuries of the Christian Era: The Age of the Tannaim, I, Harvard University Press, 1927].

Di conseguenza, -ad esempio- il convertirsi dei khazari all’ebraismo (vedi: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2013/12/25/storia-di-come-e-nato-il-sionismo-ovvero-se-gli-ebrei-non-sono-ebrei-ma-khazari-convertiti/) non signi­ficò entrare in una comunità religiosa, ma venire naturalizzati nella nazione ebraica, e cioè – dal momento che l’idea di nazionalità era razziale più che politica – “essere adottati dalla razza ebraica” (in MacDonald I), ribadendo che «possiamo concepire il giudaismo soprattutto come un’invenzione culturale, mantenuta in vita dai controlli sociali che operano per strutturare il comportamento dei membri del gruppo e caratte­rizzata da un’ideolo­gia reli­giosa che razionalizza all’interno del gruppo il comportamento sia nei confronti dei membri del gruppo sia nei confronti degli estranei» (in MacDonald II)”
(Paolo D’Arpini)

BIBLIOGRAFIA:
MacDonald K. (I), A People that Shall Dwell Alone – Judaism as a Group Evolutionary Strategy, Praeger, 1994
MacDonald K. (II), Separation and Its Discontents – Toward an Evolutionary Theory of Anti-Semitism, Praeger, 1998
MacDonald K. (III), The Culture of Critique – An Evolutionary Analysis of Jewish Involvement in Twentieth-Century Intellectual and Political Movements, Praeger, 1998
MacDonald K. (IV), An American Professor to Responds to a “Jewish Activist” – Dr. MacDonald’s Testimony in the Irving-Lipstadt Trial, «Journal of Historical Review» n.1/2000
MacDonald K. (V), prefazione alla nuova edizione di The Culture of Critique, 1stbooks Library (in proprio), 2002, in csulb.e­du/~kmacd/books-Preface.html
MacDonald K. (VI), Judaismus als evolutionäre Strategie im Wettstreit mit Nichtjuden, «Vierteljahreshefte für freie Geschichtsforschung» n.4/ 2006.

1 commento:

  1. “Questi “conversi” kazari, formarono la componente ebraica dell’Europa orientale. Il sionismo comincia da loro, anche se non era ancora chiaro come modello. Infatti si sa che gli ultimi saranno i primi e che i nuovi aderenti ad un credo divengono spesso i più fanatici, anche perché sanno di non averne realmente diritto e quindi se lo conquistano con un reiterato zelotismo ed odio sia nei confronti degli opponenti originari, i cristiani ed i musulmani, sia contro i loro “fratelli maggiori” gli ebrei originari. Sono i successori di questi kazari, sedicenti ebrei (poiché secondo la legge tradizionale giudaica si è “ebrei” solo per nascita), che oggi compongono la schiera dei banchieri e finanzieri che dirigono la politica e l’economia e che hanno creato il fulcro sionista in Israele e che sono diventati la maggioranza del popolo eletto…” (P.D'A.)

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