venerdì 2 marzo 2012

Siria - Stragi, subbuglio, manipolazione di notizie.. l'altra campana sugli eventi siriani



Il noto giornalista investigativo statunitense, che si e’ occupato degli attentati alle Torri Gemelle e ha smascherato le attivita’ di George Bush, offre un resoconto della crisi interna siriana molto diverso da cio’ che riportano gran parte dei media.

Nena News «In Siria sono al lavoro squadroni della morte, composti da libici, ceceni, iracheni, afghani, gente senza scrupoli che semina terrore». La denuncia arriva da uno dei maggiori giornalisti investigativi americani, Webster Tarpley, che si è recentemente recato in Siria con una delegazione di colleghi provenienti da tutto il mondo invitati da un gruppo di religiosi guidati da Agnes Marie de La Croia, del convento di S. Giacomo mutilato, «una specie di moderna Giovanna d’Arco che si batte contro la violenza e la guerra», spiega al telefono Tarpley, ancora provato da un viaggio interessante ma molto inquietante.

Perché, cosa l’ha colpito?

Eravamo ospiti nella città di Kara, a metà strada tra Damasco e Homs.
Ma abbiamo poi potuto girare liberamente nel paese, prendendo atto che
la situazione è molto diversa da come la raccontano i mass media
internazionali. Mentre l’inglese Bbc, ad esempio, dava la notizia
dello ‘scoppio della guerra civile’, che ho sentito con le mie
orecchie mentre ero nell’albergo di Damasco, mi sono recato insieme al
collega Mark George di Media Libre presso il luogo segnalato come il
focolaio, la Tv siriana. In realtà, era stato tirato solo qualche
petardo, niente di più. C’erano solo curiosi e nessuna tensione ma
intanto la notizia aveva fatto il giro del mondo. Mi ha colpito in
particolare la nostra visita in un quartiere di Homs che si chiama
Zahara. Qui ci sono stati molti morti ma in realtà gli abitanti di
questa zona si lamentano perché non c’è una sufficiente presenza
dell’esercito.

Può spiegarci meglio?

Sì, certo. Nell’ospedale di Zahara ci hanno detto che sono
terrorizzati dai cecchini, appostati in ogni angolo, gente di varie
nazionalità che uccide senza scrupoli. Colpiscono indiscriminatamente
e un medico mi ha confidato che in questo momento la più grande
preoccupazione per lui, come per chiunque, è quella di trovare il modo
di tornare ogni giorno a casa senza farsi uccidere.

Si è fatto un’idea di chi ci sia dietro queste squadre della morte?

Sicuramente alcuni paesi interessati alla destabilizzazione della
Siria, come Arabia Saudita, Emirati, Qataer e la Libia del dopo-
Gheddafi. C’è un ruolo diretto nei finanziamenti e dei rifornimenti da
paret della famiglia libanese Hariri e il lavoro di un uomo pericolo
solo come Abdul Halim Bel Haj, che ha guidato la rivolta in Libia. La
notizia della sua presenza in Siria è stata data da varie fonti. Si
sarebbe portato dietro manovalanza adatta in caso di attacco alla
Siria. La figura di Bel Haj spiega le dinamiche che hanno fatto
nascere e alimentano il caos.

Si profila uno scenario come quello libico?

Il tentativo è chiaro. Io sono stato in Libia dopo il criminale
attacco militare (della Nato, ndr), nelle settimane precedenti la
caduta di Gheddafi e la situazione era ben diversa. C’era in atto una
guerra civile, cosa di cui non c’è traccia in Siria. Inoltre, a
complicare i piani di questi strateghi anglo-americani impazziti c’è
la presenza della flotta russa a largo della Siria. Se ne parla poco
ma sono testimone di questo, ci sono un incrociatore, portaerei, tre o
quattro sommergibili. La Libia era isolata, la Siria si trova in una
condizione diversa. Ma la situazione è gravissima. In definitiva, dopo
il mio viaggio posso dire di aver visto un forte attivismo dei greci
ortodossi, dei cristiani melchiti e della chiesa siriaca (riunita
nella congregazione delle Chiese orientali). Credo che manchi la voce
della Chiesa di Roma e che il papa dovrebbe andare in pellegrinaggio a
Damasco per contrastare la follia omicida di chi sta pianificando una
terribile aggressione militare alla Siria.


Inviato da STEFANIA LIMITI

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