Israele aveva bisogno che qualcuno segnasse questi limiti, ne aveva bisogno come l’ossigeno per respirare. L’arroganza degli ultimi anni e la situazione geopolitica gli permettevano di scorrazzare ovunque. Poteva far la ronda nei cieli del Libano come se fossero i suoi; bombardare nello spazio aereo della Siria come se fosse lo spazio aereo di Gaza; distruggere ogni tanto Gaza, metterla sotto assedio e, naturalmente, continuare a occupare la Cisgiordania. Improvvisamente qualcuno si è fatto avanti e ha detto: altolà. Almeno in Siria. Ora basta. Grazie, madre Russia, per aver messo dei limiti a un ragazzo che era rimasto a lungo senza controllo.
La sorpresa di Israele di fronte alla risposta russa e la paralisi che lo ha attanagliato hanno mostrato quanto Israele avesse bisogno di un adulto responsabile che lo tenesse a freno. Davvero c’è qualcuno che osa mettere un freno alla libertà di movimento di Israele in un altro paese? C’è qualcuno che gli impedisce di volare nei cieli altrui? C’è qualcuno che lo trattiene dal bombardare quanto vuole? Per decenni Israele non ha incontrato un fenomeno così strano. Il quotidiano Israel Hayom ha raccontato, naturalmente, che in Russia sta crescendo l’antisemitismo. Israele si prepara a giocare la carta secondo cui sarebbe la prossima vittima, ma la sua arroganza è andata improvvisamente a vuoto.
In aprile, l’agenzia Bloomberg News ha riportato le minacce fatte dall’ex-capo dei Servizi Militari di Informazione Amos Yadlin e da altri ufficiali secondo cui, se la Russia fornisce alla Siria i missili anti-aerei S.300, l’aviazione israeliana li bombarderà. Ora le voci di questa spacconata israeliana si sono ammutolite, almeno per il momento.
Ogni stato ha il diritto di avere armi di difesa contro gli aerei da bombardamento, compresa la Siria, e nessuno stato può impedire con la forza che ciò avvenga. Già questa semplice verità suona strana per le orecchie israeliane. L’idea che la sovranità di altri paesi non abbia senso, che possa sempre essere infranta con la forza mentre solo la sovranità israeliana è sacra e suprema; l’idea che Israele si possa intromettere negli affari della regione a suo piacimento (anche con un intervento militare la cui vera portata nella guerra in Siria è ancora da chiarire) senza pagarne un prezzo, in nome della sua vera o immaginaria sicurezza che santifica ogni cosa – tutto questo si è improvvisamente scontrato con un “nyet” russo. Ah, come ne avevamo bisogno di quel nyet, per riportare Israele alle sue vere dimensioni.
E quel no è arrivato al momento giusto. Proprio quando alla Casa Bianca c’è un presidente che gestisce la sua politica medio-orientale secondo le istruzioni del suo sponsor di Las Vegas Dean Heller e del suo tutore di Balfour Street Netanyahu; quando Israele si sente al settimo cielo per l’ambasciata americana a Gerusalemme e niente UNRWA, e presto niente Palestinesi – ecco che arriva da Mosca il semaforo rosso. Forse questo controbilancerà, almeno un poco, l’ubriacatura di potere che si è impadronita di Israele negli ultimi anni, e forse Israele comincerà a rinsavire e a riprendersi.
La Russia, senza volerlo, alla fine farà meglio a Israele di tutto il folle e corruttore sostegno che viene dall’attuale amministrazione americana, e anche da quelle precedenti.
La Russia ha mostrato al mondo come si deve trattare Israele, usando l’unico linguaggio che Israele capisce. Quelli che hanno a cuore il bene di Israele e la giustizia, imparino come si fa: solo usando la forza. Solo quando viene punito o è costretto a pagare un prezzo, Israele fa la cosa giusta. L’aeronautica militare ora ci penserà due volte, e forse molte volte di più, prima di fare in Siria un altro bombardamento, la cui importanza -se un’importanza c’è- è del tutto sconosciuta.
Se un simile “nyet” russo si fosse librato anche sopra i cieli di Gaza, si sarebbero evitate tante morti inutili e tanta distruzione. Se una forza internazionale avesse fronteggiato l’occupazione israeliana, questa sarebbe finita da un pezzo. Invece, abbiamo Donald Trump a Washington e le patetiche denunce dell’Unione Europea sulle espulsioni a Khan al-Ahmar.
Traduzione di Donato Cioli
A cura di AssopacePalestina
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