Friedrich
Gauss, fisico, astronomo e
matematico tedesco, è stato definito a ragione il “principe dei
matematici” ed è stato indubbiamente uno dei più grandi
matematici dell’era moderna, sia nel campo algebrico, che in quello
statistico, nella teoria dei numeri, nell’analisi matematica e
nella geometria differenziale.
Nato nel 1777 da
una modesta famiglia a Braunschweig, si distinse fin dalla tenera età
come un bambino prodigio particolarmente versato nelle discipline
matematiche. Si racconta che a scuola stupì i suoi insegnanti
riuscendo a calcolare in pochi minuti la somma dei numeri da 1 a 100,
con un suo particolare metodo di calcolo, operazione per cui
normalmente si impiegherebbero varie ore.
La sua fama
giunse fino al Duca di Brunswick che decise di finanziarne gli studi
fino al livello universitario presso l’università di Gottinga.
Come matematico
puro Gauss dimostrò innanzitutto la validità di un semplice metodo
di costruzione con riga e compasso dei poligoni con numeri di lati
uguali ai numeri primi di Fermat. Successivamente dette varie
dimostrazioni di quello che è stato definito il “teorema
fondamentale dell’algebra”
relativo allo sviluppo delle funzioni algebriche integrali ad una
variabile, che lo stesso grande D’Alembert non era riuscito a
dimostrare correttamente.
Nelle
“Disquisitiones Arithmeticae”
espose varie importanti teoremi sulla teoria dei numeri, come la
legge di reciprocità quadratica. Svolse inoltre considerazioni sulla
distribuzione dei numeri primi, argomento già trattato dal grande
matematico francese Fermat,
e sulla costruzione dei cosiddetti “numeri naturali”.
Elaborò il
metodo ancora usato per la minimizzazione degli errori di misura, il
cosiddetto metodo dei “minimi quadrati”, ma forse la sua
creazione più nota riguarda la distribuzione
statistica degli errori illustrata
dalla ben nota curva a forma di campana detta appunto “gaussiana”. Un altro
risultato di grande importanza fu la definizione di un teorema
sulla curvatura delle superfici.
Gauss fu anche un
precursore nel campo delle geometrie
non euclidee, cioè quelle moderne
geometrie successivamente sviluppate dal russo Lobacevski,
l’ungherese Bolyai
ed il tedesco Reimann,
che rifiutano il V° postulato
euclideo delle rette parallele e che
sono servite di base anche alla teoria
della relatività generale. Gauss
non pubblicò questi studi temendo di sollevare eccessive polemiche,
come risulta dalla sua corrispondenza con lo stesso Bolyai e con due
matematici tedeschi che si interessarono al problema: Schweikart
e Taurinus.
Gauss divenne
anche astronomo ufficiale presso l’osservatorio di Gottinga
interessandosi in particolare degli asteroidi. Il suo più celebre
risultato è quello raggiunto per via matematica sul moto
dell’asteroide Cerere scoperto dall’astronomo Giuseppe Piazzi.
Non riuscendo Piazzi né nessun altro astronomo a determinare il
punto esatto in cui l’asteroide sarebbe stato visibile dopo essere
stato coperto dalla Luna, Gauss ne previde la posizione con
stupefacente esattezza.
Gauss si
interessò anche di elettricità, gettando le fondamenta
dell’elettrostatica, e di magnetismo, sviluppando per primo una
teoria generale del magnetismo terrestre, scoprendo che i poli
magnetici non coincidevano con i poli geografici e misurando i valori
magnetici in vari punti. Egli mise a punto anche un primo semplice
telegrafo elettromagnetico e creò un sistema assoluto di unità di
misura di grandezze fisiche tuttora in vigore.
Il grande
scienziato e matematico morì universalmente onorato e stimato a
Gottinga nel 1855. Circa 20 anni prima, nel 1832, aveva ricevuto da
parte del matematico ungherese Wofgang
Bolyai una memoria contenente anche
un originale lavoro del figlio, il matematico dilettante Janos
Bolyai (1802-1860). Quest’ultimo,
tra il 1825 ed il 1829, aveva sviluppato una geometria che
prescindeva da V° postulato, proseguendo sulla strada già aperta
nel ‘700 dallo svizzero Lambert
e l’italiano Saccheri che avevano affrontato il problema della dimostrazione
del postulato, rivelatasi impossibile.
La risposta di Gauss, che
specificava di aver già studiato il problema ma senza pubblicare i
risultati, perché avrebbero provocato troppe critiche, fece
infuriare e deluse Janos Bolyai che non produsse più altre ricerche
di rilievo.
Il più deciso
sostenitore della nuova rivoluzionaria geometria fu il geniale
matematico russo Nicolaj Ivanovic
Lobacevskij (1793-1856) che illustrò
i principi della nuova geometria, sviluppati indipendentemente da
Janos Boylai e da Gauss, già in una memoria del 1823, che fu
rifiutata. Lobacevskij, divenuto professore e poi rettore
dell’università di Kazan, tornò alla carica con uno scritto del
1829-1830 “Sui principi della
Geometria”,
ed ancora
nel 1835 con l’opera “Geometria
Immaginaria”, e nel 1835-38 con “I
nuovi principi di Geometria” , ed
infine con una memoria riassuntiva del 1853.
La nuova
geometria di Boylai e Lobacevskij, detta “iperbolica”,
si basa sull’ipotesi che da un punto esterno ad una retta possono
partire due rette parallele ad una retta data, formanti angoli acuti
con essa. Una generazione dopo, il geniale matematico tedesco
Riemann,
partendo da altre ipotesi, costruirà una nuova geometria non
euclidea, detta “ellittica”.
Deve essere
sottolineato che Lobacevskij dichiarò orgogliosamente che la nuova
geometria non era un’astratta esercitazione, ma un tipo di
matematica più aderente all’esperienza della realtà, fatto poi
confermato nelle applicazioni alla fisica moderna. Le geometrie non
euclidee misero anche in crisi l’affermazione di Kant secondo cui
la geometria (euclidea) deriverebbe dal carattere “trascendentale”
(ed immutabile) dello spazio, visto come nostra intuizione soggettiva
“a priori”.
Nel campo
dell’algebra
va ricordata in questo periodo l’opera del matematico e medico
italiano Paolo Ruffini
(1765-1822), professore a Modena, che sollevò il problema
dell’impossibilità di risolvere con le operazioni tradizionali le
equazioni di grado superiore al 4°.
La problematica fu ripresa dal
giovane e sfortunato matematico norvegese Niels
Henrik Abel (1802-1829), nato da una
famiglia molto povera, che dimostrò l’assunto di Ruffini (teorema
di Abel-Ruffini), scrivendo anche
agli importanti matematici francesi Lagrange
e Legendre
(vedi N. 66) senza ottenere risposta. Quando sembrava che la sua vita
avesse una svolta, in quanto chiamato all’Università di Berlino,
fu stroncato dalla tisi. Altrettanto sfortunato fu un altro
giovanissimo matematico francese, Evariste
Galois (1811-1832), romantica figura
di rivoluzionario in quanto seguace del socialista rivoluzionario
Blanqui,
che impostò un metodo del tutto nuovo per indicare l’eventuale
risolvibilità delle equazioni di grado superiore con la “teoria
dei gruppi” di permutazione, che
stabiliscono relazioni tra le radici algebriche di un polinomio di
grado qualsiasi. Dopo aver scritto inutilmente ai matematici Poisson
(vedi N. 70) e Cauchy,
Galois ci ha infine lasciato alcune illuminanti paginette di appunti
scritti affannosamente nella notte che precedette il duello in cui il
giovane perse la vita, e che si interrompono con le celebri
drammatiche parole:” non ho tempo
….”.
L’opera di Galois fu
molto apprezzata qualche anno dopo la sua morte e la teoria dei
gruppi sviluppata da Dedekind,
Kronecker,
Artin
ed altri.
Nello stesso
periodo in Inghilterra si sviluppò a Cambridge, Università di
grandissime tradizioni matematiche, un gruppo che sviluppò
un’algebra molto astratta, basata su sistemi logici. Ne fecero
parte Woodhouse,
Babbage,
Peacock
ed Herschel
junior (figlio del noto astronomo: vedi N. 59). Contemporaneamente
operò a Dublino sulle stesse tematiche il matematico Hamilton.
Per quanto
riguarda gli sviluppi e la razionalizzazione della matematica
infinitesimale (o “analisi
matematica”),
si deve ricordare la figura del francese Augustin-Louis
Cauchy (1789-1857), che fu anche
ingegnere presso l’Ecole
Polytechnique, e sviluppò teoremi
di analisi matematica basati sui concetti di limite e di continuità.
Vincenzo Brandi
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