Ai disperati in marcia
verso il “sogno americano”, manipolati o meno che siano da uno
dei tanti Jack che incombono da secoli sui destini del continente,
non dice bene. Prima di arrivare a Ciudad Juarez, davanti al Texas,
saranno selezionati dai narcos, bastonati, sequestrati, uccisi da
questi, quando non dalle maras, angariati e rinchiusi da queste o
quelle forze dell’ordine, spiaggiati sui due lati del fiume
Suchiate, in Honduras o Messico, a rimediare un po’ di lavoro e un
po’ di alcol.
Li ho visti lì, alcuni da anni, sotto tetti di
cartone, instupiditi dall’attesa, dal niente, dalla dissipazione di
ogni prospettiva. Con loro, su pneumatici di camion, ho attraversato
il Suchiate, li ho visti attendere da un’eternità il treno buono
per il nord, arrampicarvici, caderne per la stanchezza, morire.
Soprattutto li ho visti finire nell’immensa discarica di Tapachula,
a lavorare sotto caporali frugando tra i rifiuti.
Donne del
Guatemala, lì da anni, rosicchiate dalla tubercolosi, con i figli
nati prima, ma anche lì, che si grattavano la scabbia. Ho raccontato
tutto in “Messico: angeli e demoni nel
laboratorio dell’Impero”. Scusate lo
spot.
Fulvio Grimaldi - www.fulviogrimaldicontroblog. info
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