venerdì 5 ottobre 2018

Governo populista alla strette - Sul filo del 2,4% di rapporto Deficit-Pil talvolta si muore...


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La decisione di aumentare del 2,4% il rapporto deficit/pil non è una normale scelta di politica economica; ma – come altri hanno già detto – una vera e propria dichiarazione di guerra all’Unione Europea. E non solo all’Unione Europea – mi permetto di aggiungere – ma all’intero meccanismo della globalizzazione economica di cui l’UE è soltanto un piccolo ingranaggio.

La misura potrebbe a prima vista apparire di scarsa importanza: un ritocchino ad un debito pubblico astronomico, tale da essere matematicamente inestinguibile (a meno che non si vogliano chiudere scuole, ospedali e caserme dei carabinieri). Il problema – dunque – non è tanto o soltanto quello delle cifre, pur considerevoli, di cui Lega e 5 Stelle hanno bisogno per rispettare gli impegni elettorali... Il problema è quello del messaggio che si manda a Bruxelles e a Wall Street: l’Italia respinge il destino greco che i poteri forti avevano disegnato per noi, e si riappropria di una parte (sia pur piccola) della sovranità che aveva ceduto ai commessi viaggiatori di UE, BCE, OCSE, FMI e onorata compagnia.

In altre parole, ci rifiutiamo di continuare sulla linea del rigore, dei sacrifici, del massacro sociale, ed iniziamo a muoverci nella direzione opposta, verso una politica espansiva che è la negazione stessa dei funesti “parametri di Maastricht” che ci sono stati imposti.

Naturalmente, è solo un inizio, un timido inizio, stando ben attenti a non offrire a Mattarella il destro per poter invocare il rigore del ragioniere. Ed è un inizio tutt’altro che ineccepibile, viziato dalla demagogia, dal velleitarismo, dal dilettantismo di certi predicatori dell’antipolitica. Ma è comunque un inizio che va nella direzione giusta. Anche il tanto vituperato reddito di cittadinanza, pur con le sue macroscopiche approssimazioni, affronta un problema reale: i cinque milioni di poveri in Italia, che le “riforme” europee vorrebbero semplicemente ignorare e che invece i governanti italiani intendono in qualche modo soccorrere.

Idem per la riforma della Fornero: un tasso di disoccupazione “ufficiale” dell’11%, che i Soloni dell’UE considerano ottimale per l’Italia, e che Salvini vuole invece ridurre mandando gli anziani in pensione e rendendo liberi migliaia di posti per la nuova occupazione giovanile.

La flat tax, altra bestia nera del conformismo politico, benché appena appena accennata. Certo che farebbe pagare meno tasse ai ricchi, ma pure ai poveri e alla classe media. E anche in questa direzione un segnale – sia pure soltanto un primo segnale – viene dato dal DEF, con grande scorno dei vari figli di troika che vorrebbero una politica fiscale volta a prosciugare le tasche degli italiani.

Ecco perché la “nota di aggiornamento” del governo giallo-verde è un atto di guerra all’Unione Europea e, soprattutto, a quei nostri potentissimi nemici che sono “i mercati”.

E fin qui – si potrebbe dire – tutto bene. Le cose, però, potrebbero complicarsi, perché a un atto di guerra i nostri nemici risponderanno certamente con altri atti di guerra. Le ostilità, probabilmente, inizieranno attorno alla fine del mese, quando le agenzie di rating determineranno il declassamento dei nostri titoli di Stato. Sarà il primo passo di un attacco violentissimo, anche se l’Italia non è il Venezuela (e neanche la Grecia) e sarà perciò difficile che possano farci davvero male. Né l’Unione Europea si spingerà fino al punto di espellerci, per il semplice fatto che una misura del genere provocherebbe una fortissima crisi finanziaria in Germania. E la Germania – si sa – è quella che comanda in Europa.

Nulla di catastrofico, quindi. Ma ciò non vuol dire che la crisi non si farà sentire. Per combatterla veramente, radicalmente, efficacemente c’è un solo sistema. L’ho detto mille volte e lo ripeto: nazionalizzare la Banca d’Italia e tornare a creare i nostri soldi (o magari soltanto una moneta aggiuntiva e parallela). Solo così si potrà ottenere il denaro necessario a governare decentemente, senza essere obbligati a farcelo prestare dai mercati, senza indebitarci coi mercati, senza essere ricattabili dai mercati; ed anche – aggiungo – senza bisogno di ricorrere ai vecchi giochetti di prestigio, come potrebbe essere quello di assottigliare ulteriormente una spesa pubblica che è già ridotta all’osso.

Ora, mi domando: questo governo giallo-verde ha gli attributi – diciamo così – per realizzare una contro-riforma di tale portata? E, se non vorrà intraprendere questa controriforma, sarà almeno in grado di opporre una resistenza efficace alla guerra che ci verrà mossa? È questo il vero punto interrogativo. Abbiamo aperto le ostilità. Ma adesso siamo in grado di reggere l’urto del nemico?

Attenzione, la guerra sarà dura. Il nemico è di quelli infidi, senza scrupoli. Dobbiamo aspettarci di tutto: dal colpo di Stato modello 2011 ai disordini eterodiretti, al “gesto isolato” di qualche “sconsiderato”, a qualsiasi altra porcheria si possa immaginare. La posta in gioco è altissima, e lo scontro sarà senza esclusione di colpi.

Michele Rallo - ralmiche@gmail.com

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