Il
fatto nuovo di questo governo Conte è rappresentato da Paolo
Savona che, per salvare le apparenze, è stato spostato al Ministero
per gli “Affari Europei”. Il leader della Lega aveva fatto sapere
che sul suo nome non avrebbe mollato, e così il Presidente ha dovuto
ingoiare il rospo. Già, perché Savona può dare assai più fastidio
agli Affari Europei che non all’Economia. Affidargli quel Ministero
– ha commentato il guru
dell’OCSE Thomas Manfredi – «è
come mandare Dracula a dirigere l’AVIS».
Questo
– dal mio punto di vista – è certamente un fatto positivo per il
neonato governo giallo-verde. Altro fatto positivo è che Salvini
sembri deciso a fare sul serio in materia di immigrazione, anche se
non abbastanza sul serio (come dettaglierò in una prossima
occasione).
Ma
i fatti positivi si fermano qui. Perché il nocciolo della questione
è sempre quello che ho detto: con quali soldi si fanno flat
tax,
reddito di cittadinanza, riforma della Fornero, riforma del Jobs
Act,
e via discorrendo. I soldi non ci
sono; e pensare di trovarli aumentando ulteriormente il nostro debito
pubblico non è una soluzione praticabile.
L’unica
scelta possibile – a modesto parere del sottoscritto – è
ri-nazionalizzare il nostro sistema di emissione monetaria e stampare il denaro che
ci serve, in proprio, senza prenderlo in prestito dalle banche centrali (signoraggio bancario) e senza
pagare poi il “pizzo” dei salatissimi interessi sul debito
pubblico; con un pizzo aggiuntivo, che è quello di uno spread che
gli usurai dei “mercati” utilizzano come un’arma impropria
contro di noi.
Sarebbe
una cosa semplice semplice: è solo questione di attributi virili.
Non ci sarebbe neanche bisogno di uscire dall’euro. Basterebbe
emettere una sorta di moneta parallela, o magari ricorre alla
emissione di simil-moneta da parte del Ministero del Tesoro.
Andrebbero bene – tanto per cominciare – anche i “mini-bot”
di cui si è parlato in questi giorni: titoli di Stato di piccolo
taglio, spendibili come normale denaro e la cui circolazione sia
rigorosamente limitata all’àmbito nazionale.
Teniamo
ben presente che la creazione di denaro è stata di fatto
“liberalizzata” – se così posso dire – proprio dagli Stati
Uniti d’America, che nel 1971 hanno abolito la convertibilità del
dollaro in oro, così abolendo al tempo stesso il cosiddetto “sistema
aureo” che fino ad allora aveva regolato gli equilibri finanziari
internazionali.
Adesso
il denaro può essere creato a prescindere dalle riserve auree di uno
Stato. Ma il paradosso è che da allora (ma in molti paesi era già
così) il potere di emissione del denaro è stato regalato,
letteralmente regalato alle banche private; banche che creano il
denaro e lo prestano agli Stati, che così si indebitano e diventano
vassalli.
Oggi
viviamo in una situazione paradossale: i privati possono creare il
denaro, gli Stati no. Se gli Stati vogliono costruire strade o pagare
le pensioni, devono farsi prestare i soldi dai privati, e poi
aumentare le tasse per poter pagare a quei privati gli interessi.
Se
non si pone fine a questa follìa – perché di follìa si tratta –
il mondo non potrà arginare la crisi che lo travaglia da un
trentennio a questa parte. E, a maggior ragione, dalla crisi non
potrà risollevarsi un paese come l’Italia, che ha già un debito
pubblico pari al 132% del suo PIL (cioè di tutto ciò che produce in
un anno). Un debito pubblico in costante ascesa (era di 2.263
miliardi a dicembre, è a marzo di 2.302 miliardi) e che oggi è
matematicamente
inestinguibile.
O, meglio, potrebbe essere estinguibile (o comunque riducibile) solo
se tornassimo a creare il nostro denaro: in
toto
o, parzialmente, tramite una moneta parallela.
Domanda:
è il governo Conte-Salvini-Di Maio – sia pure con il supporto del
prof. Savona – in grado di realizzare una svolta di queste
dimensioni? E ancora: se dovesse trovare il coraggio per portare a
termine una rivoluzione di tale portata, sarebbe poi in grado il
governo Conte-Salvini-Di Maio di resistere alle immancabili
contromisure dei mercati e dei loro giannizzeri? Vorrei sbagliarmi,
ma nutro fortissimi dubbi in proposito. Ciò nonostante, che Merkel,
Draghi, Junker, Moscovici, Dobrovskis, Katainen, Dijsselbloem e tutta
l’onorata compagnìa di Bruxelles si abbiano una bella martellata
sulle gengive è un fatto salutare.
Spero
soltanto che Salvini stia in campana, e che stacchi la spina a questo
governo non appena si cominceranno a perdere i primi colpi.
Stralcio di una lettera di Michele Rallo
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