Il raziocinio, la chiaroveggenza, la memoria storica degli italiani è stata travolta in questi giorni da uno strapparsi i capelli e un lacerarsi delle vesti sulle scelleratezze anti-migranti tali da rendere bisbigli gli strepiti di 20 secoli di prefiche calabresi. Il parossismo dell’ipocrisia nel quale, ancora una volta, eccelleva “il manifesto” (sostituto volenteroso della defunta “L’Unità” nella disinformazione umanitarista pro-PD), con metà del giornale dedicata a santificare i negrieri Ong e l’altra a sostegno delle operazioni Cia-Soros anche in America Latina (Nicaragua) e alle escursioni culturali della tribù degli eletti. Una specie di catarsi collettiva, una lavacro, risoltosi in un riciclaggio gigantesco della cattiva coscienza, finalizzato a seppellire, sotto un’immensa fioritura di diritti umani profumati all’iride, i macigni delle proprie frustrazioni e impotenze. Ma anche i sensi di colpa, maceranti anche se non ammessi.
Frustrazioni e impotenze per aver subito, subito ancora, risubito e non essere stati capaci di reagire, di concepire, proporre, far passare l’alternativa alla tirannia del pensiero e modo unico. Alternativa che si sa bene indispensabile per prolungare il cammino della specie, delle specie, su questo pianeta. Sensi di colpa per essere stati e voler continuare ad essere registi e attori di un cannibalismo dall’esito letale per tutti (ma per loro un po’ dopo), per aver celato sotto una teatrale virulenza anti-razzista, il razzismo vero, genocida, delle guerre Nato condotte in combutta con l’UE buro-oligarco-fasciocratica, strumento continentale della cupola mondialista.
Diceva Alexis de Tocqueville che la storia è una galleria di quadri dove ci sono pochi originali e molte copie. Non per caso mi sono riferito prima al Congresso di Vienna. Sconfitto il messaggio napoleonico, pur sanguinario, della legge uguale per tutti e della costituzione dei popoli in nazioni, le monarchie assolute imperiali, compresa quella ecclesiale, provano a riavvoltolare la Storia. A ogni decennio successivo moti popolari, memori dell’89, alzano barricate contro la restaurazione: anni ’20, ’30, il ’48 in tutta Europa e a Roma con Garibaldi. Risorgimento italiano, tedesco, Comune di Parigi. Ne saranno eredi, un secolo dopo, le nazioni in lotta di liberazione dal colonialismo, Algeria, Cuba, Vietnam, mezza Africa, Egitto, Libia, Siria, Iraq, Afghanistan… Tutte nello sconveniente nome di “patria”.
Fulvio Grimaldi
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