lunedì 30 aprile 2018

25 aprile 2018 - Liberazione dalle politiche aggressive d'israele



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Il 25 Aprile 2018, il giorno in cui si commemora la Liberazione dal Nazi-fascismo, il corteo di Roma che si dirigeva verso Porta S.Paolo rigurgitava di bandiere rosse e di bandiere quadricolori della Palestina: bianche, rosse, verdi e nere. Era presente anche lo striscione del GAMADI, associazione fondata da due autentici partigiani, Miriam Pellegrini Ferri, già militante di “Giustizia e Libertà” e poi comunista, e dal suo compagno, il compianto Spartaco Ferri, oggi scomparso.

Alla partenza si è sparsa la voce che Alfredo Tradardi, tenace ed intelligente combattente per la causa palestinese, fondatore di ISM (International Solidarity Movement) era venuto a mancare a Torino proprio nel giorno della Liberazione. Alfredo, di cui ero amico e di cui condividevo gli ideali, aveva portato avanti la sua battaglia con rigore e coerenza, rifuggendo da atteggiamenti finto-umanitari ed indicando nell’ideologia sionista la causa dell’occupazione coloniale della Palestina e del tentativo di operare una continua pulizia etnica dei suoi abitanti originari. Per questo Tradardi aveva condotto un tenace boicottaggio culturale di Israele, diffondendo una serie di libri, scritti sia da lui che da Diana Carminati ed Enrico Bartolomei, sia da autori palestinesi come Clot e Ghada Karmi, sia da autori israeliani antisionisti come Tanya Reinart ed Ilan Pappe. Aveva organizzato nel 2008 la contestazione della Fiera del Libro di Torino, i cui responsabili avevano chiamato Israele come ospite d’onore, e organizzato uno storico convegno a Roma in cui era stato presentato il fondamentale libro di Pappe: “la Pulizia etnica della Palestina”.

Al corteo non ha partecipato la comunità ebraica romana, sempre più ostaggio dell’estremismo sionista di Netanyahu, che pretendeva arrogantemente dall’ANPI, organizzatrice della manifestazione, di vietare la presenza di bandiere e simboli palestinesi. L’ANPI non ha ceduto però al ricatto e molti Ebrei democratici e contrari all’occupazione hanno partecipato al corteo ed al comizio finale a Porta S.Paolo.

Sconcerta la sudditanza della comunità ebraica romana - già essa stessa vittima di feroci persecuzioni durante l’occupazione nazista - nei confronti della sempre più feroce ed aggressiva politica di Israele nei riguardi dei Palestinesi e di quei paesi del Medio Oriente che difendono la loro indipendenza. Mentre continua la politica di pulizia etnica iniziata nel 1947-48, tanto a Gerusalemme come nella Valle del Giordano, e proseguono gli espropri di terra, gli arresti di migliaia di Palestinesi, anche bambini ed adolescenti, l’esercito israeliano – spacciato come il più morale del mondo – si esercita al tirassegno contro civili disarmati che manifestano a Gaza perché finisca l’ormai decennale assedio, uccidendone a decine. Gli aerei israeliani bombardano quasi ogni giorno la Siria, impegnata in una dura guerra per liberarsi dalle bande terroriste eterodirette, ed aiutano sfacciatamente i peggiori gruppi di fanatici jihadisti che operano ai confini del Golan, territorio siriano illegalmente occupato da Israele dal 1967. Con questo Israele dimostra di essere buon alleato dell’Arabia Saudita, noto sponsor di tutto il terrorismo mediorientale, oltre che dei soliti noti (USA, Francia, UK), quelli che vanno a bombardare la Siria con la scusa di chiare provocazioni e false notizie.

Ma queste politiche di stampo militarista, colonialista, razzista e fascistoide, basate solo sulla forza - di cui sembra rimangano ostaggio sia la maggior parte dei cittadini di Israele, sia molte comunità ebraiche italiane, europee ed americane, che non riescono a prendere le distanze - non è detto che abbiano prospettive illimitate. Le vittorie dell’esercito nazionale siriano sui terroristi nonostante i sostegni internazionali di cui godono, l’incapacità delle potenze imperiali e colonialiste di controllare la situazione, il rafforzamento del “Fronte del Rifiuto” antimperialista ed antisionista formato da Siriani, Libanesi, Iracheni, Iraniani, Yemeniti, e tanti altri popoli del Medio Oriente, il rilancio della lotta palestinese contro l’occupazione le espropriazioni e gli assedi a Gaza ed altrove, dovrebbero indurre Israele a fare marcia indietro e le comunità ebraiche ad una più matura riflessione che porti al dialogo, e non alla continuazione di questa dissennata politica di forza che rischia di diventare un vicolo cieco.

Anche il Governo italiano, quello dimissionario e quello futuro (se riusciranno a farlo) dovrebbero mostrare un minimo di dignità e sganciarsi dalle politiche aggressive di Israele e dei suoi potenti protettori. Non dovrebbero seguire il vergognoso esempio di quei dirigenti sportivi che si sono prosternati di fronte all’Entità Sionista concordando che il giro d’Italia partisse da Gerusalemme, città multietnica e sacra a tre diversi credi religiosi, considerata invece come “capitale indivisibile di Israele”.

Vincenzo Brandi

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