martedì 25 luglio 2017

Come fu che l’uomo primitivo iniziò a cibarsi di cadaveri?


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Per introdurre più incisivamente il lettore nel tema che dà il titolo al presente lavoro è opportuno richiamare la sua attenzione sull’evento forse più decisivo per le sorti dell’umanità verificatosi nella preistoria umana.

In estrema sintesi l’uomo per lunghissimo tempo ha vissuto nell’Africa intertropicale sua patria d’origine nutrendosi esclusivamente con la frutta che trovava nella foresta in armonia con le sue caratteristiche di animale fruttariano (frugivoro) comprovate dalla sua anatomia, dalla sua fisiologia, dai suoi istinti.

Quando, per effetto di grandiosi accadimenti geologici e meteorologici (glaciazioni, pluviali, siccità, formazione della Great Rift Valley), la foresta scomparve l’uomo perse il suo habitat originario il suo paradiso terrestre e divenne animale da savana. Non trovandovi più la frutta che era ed è il suo cibo naturale dovette per sopravvivere nutrirsi oltre che di semi di graminacee anche di carne e divenire quindi cacciatore da raccoglitore qual’era, con l’aiuto del fuoco naturalmente. “Pertanto – afferma l’etologo inglese del mondo Desmond Morris – l’uomo è un vegetariano divenuto carnivoro”

Ma c’è da fare una considerazione ben più importante: mentre nella sua foresta l’uomo da fruttariano si alimentò utilizzando le proteine fornitegli in giusta misura dalla frutta suo cibo naturale, quindi l’ottimale sul piano nutrizionale, quando divenne animale da savana dovette invece forzatamente utilizzare le proteine della carne altamente concentrate fornitegli dai cadaveri degli animali trovati uccisi (sciacallaggio) o che lui uccideva; orbene, le conseguenze sulla vita dell’uomo di una così cospicua devianza alimentare furono immediate e catastrofiche sia in termini di salute che di durata della vita come accertato dal più dai più illustri paleoantropologi, basta citare per tutti Reay Tannahili che nella sua pregevole “Storia del cibo”, ci documenta al riguardo con ampiezza a conclusione dei suoi studi “Meno della metà della popolazione  sopravviveva oltre all’età di vent’anni e 9/10 degli adulti restanti morivano prima dei quarant’anni” E ancora “Un uomo di quarant’anni doveva sembrare un centenario”,

Naturalmente, occorre mettere in conto anche il fatto che mentre un frutto è un cibo vivo (ne è prova tra le tante anche il fatto che la sua maturazione spesso può continuare anche dopo che è staccato all’albero), la carne ricavata da un cadavere oltre che fornire un’energia degradata , è sede ormai solo di processi degenerativi (decomposizione, putrefazione) che sono segni indubbi di morte già avvenuta.

(Prof. Armando D’Elia: “Miti e realtà nell’alimentazione umana” – Capitolo introduttivo, paragrafo 8.)


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Vari commenti pervenuti:

Commento di A.S.: “L’uomo contemporaneo è il discendente di scimmie disadattate, il disagio si trasformò presto in astio e ribellione nei confronti della natura, la stessa organizzazione sociale cambiò, si passò infatti dall’orda primordiale dominata da un leader omogamico (maschio Apha) al fraternalismo totemico (esogamia e tabù dell’incesto) i fratelli coalizzati uccidono il padre dominante e condividendo tutti il senso di colpa per il parricidio commesso elevano la morte a mito e consacrano il padre elevando un totem…”


Commento di Alberto Bagnoli: “L’uomo primitivo si nutrì di frutta e di insetti, Paolo…. chissà perché tutti si dimenticano di questo “piccolo” particolare….”


Commento di Simon Smeraldo: “Assurdo, quanto contenuto nell’articolo, l’evoluzionismo e la squallida idea che discendiamo dalle scimmie. Meraviglia che ci sia ancora chi creda a questa incredibile panzana. Direi che l’onestà intellettuale impone di dismettere una teoria a supporto della quale non vi sono prove di nessun tipo. Anzi il buon senso suggerisce proprio il contrario. Io di sicuro non sono una scimmia mutata da nessuna parte. E’ anche vero che non siamo tutti uguali. Adesso mi dovete provare da dove vengono i sentimenti, le emozioni, i pensieri. L’anima, in poche parole. Ce l’ha innestata dentro qualcuno?”


Mia rispostina: “L’anima, equivalente a Coscienza, è comune a tutti gli esseri viventi… solo le capacità intellettive variano. Perché gli scienziati sono sicuri che l’uomo si è evoluto da altre specie? Per una nutrita serie di ragioni. Le analisi sulle sequenze genetiche mostrano che il DNA dell’uomo è uguale quasi al 99 per cento a quelli di bonobo e scimpanzé, il che mostra con certezza quasi assoluta che veniamo tutti da un antenato comune. Migliaia di fossili documentano – con accuratezza sempre maggiore – l’esistenza di diverse specie di ominidi che si sono avvicendate sulla nostra linea evolutiva dopo che questa si è separata da quella degli altri primati antropomorfi e, più di recente, da quella di scimpanzé e bonobo. Personalmente non sono un fanatico della teoria evoluzionista sto solo prospettando una “somiglianza” che giustifica la nostra natura di frugivori. Che l’uomo sia imparentato con la scimmia o meno sta di fatto che l’anatomia comparata ha dimostrato inequivocabilmente l’origine frugivora della nostra specie. Certo, frugivoro non significa vegano. Infatti gli altri frugivori, come la stragrande maggioranza dei primati, i suini, alcuni orsi, etc. si nutrono anche di prodotti di origine animale in diverse proporzioni. Proprio in seguito a ciò l’uomo ha potuto adattarsi ad una alimentazione carnea, ma un conto è affrontare un’emergenza alimentare ed un altro è farne una consuetudine…” (Paolo D’Arpini)


Commento di Andrea Simone: “Esatto, superata ormai l’emergenza oggi più che mai è necessario ritornare ad essere dei raccoglitori frugivori, ogni tentativo tecnologico di alterare la natura è fallito, la zootecnia, l’agricoltura (produzioni industriali) è una aberrazione, si dovrà, invece che produrre in modo industriale il cibo, ricreare gli ecosistemi compatibili affinché gli uomini possano tornare a “raccogliere” il cibo e il nutrimento invece di comprarlo, venderlo, produrlo in modo artificiale. Tutte le malattie umane dipendono da una continua sofisticazione dei cibi: la gastronomia, gli intrugli degli chef, la cottura che modifica le molecole, i cuochi fanno parte ancora della “mutazione anomala”, nessun essere mangia gli incredibili intrugli di cui si cibano oggi gli umani; milioni di patologie e virus affliggono la povera scimmia disadattata, è chiaro che l’unica soluzione per l’umanità consiste nel ripristinare gli habitat, ricostruire il giardino dell’eden..”

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