"All’appello dei 122 voti a favore, (1 astensione e 1 contrario) è mancata anche l’Italia, e altri paesi che hanno deciso di isolare il trattato ostacolato dalle altre 9 potenze nucleari (le cinque riconosciute dal Trattato di non proliferazione del 1968, Usa, Russia, Francia, Gran Bretagna e Cina, oltre alle quattro non ufficiali: India, Pakistan, Israele e Corea del Nord. Dunque, tutti i paesi che hanno un arsenale nucleare o lo stanno sviluppando non hanno partecipato ai lavori, come i loro alleati)." (Rossana)
Nonostante i boicottaggi dei grandi si approva il trattato per la messa al bando delle armi nucleari
La conferenza che si è aperta a Marzo al Palazzo di Vetro rischiava di rivelarsi un flop dato il boicottaggio dei paesi nucleari. Invece, oggi è stato approvato lo storico trattato di disarmo multilaterale da 2/3 delle nazioni ONU. Adesso inizia il processo di adesione e ratificazione.
Il 7 luglio potrebbe diventare una data storica: al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite, 122 paesi hanno approvato il trattato che proibisce il possesso di armi nucleari nel mondo. I paesi che posseggono queste armi di distruzione di massa, tra cui gli USA, Francia, Gran Bretagna e alcuni loro alleati (tra cui l’Italia), non hanno neanche partecipato ai lavori della conferenza, che però ha comunque portato a questa storica firma ben due terzi dei paesi dell’ONU.
I negoziati per la messa al bando degli arsenali nucleari erano andati avanti per alcuni mesi senza suscitare entusiasmi. Si erano aperti il 27 Marzo all’ONU in un’atmosfera di scetticismo. Il discorso tenuto da Elayne Whyte Gómez, rappresentante permanente del Costa Rica alle Nazioni Unite, che aveva presieduto la seduta, era stato ascoltato solo da pochissime (e apparentemente disinteressate) persone. I paesi che posseggono armi nucleari, come appunto Stati Uniti, Francia, Regno Unito, India, Israele, avevano affermato la loro intenzione di non partecipare ai lavori di questo trattato di non proliferazione. E gli ambasciatori dei paesi non partecipanti alla conferenza, guidati dall’ambasciatrice degli Stati Uniti Nikki Haley, avevano ribadito le loro riserve e i motivi del loro boicottaggio alla conferenza. Haley aveva dichiarato che sarebbe “irrealistico” pensare che con quel trattato tra paesi di buona volontà si potrebbe contenere paesi come la Nord Corea, che invece continuerebbero la loro corsa nucleare.
Si pensava, dunque, che i negoziati fossero destinati al fallimento. Eppure, oggi, l’Ambasciatrice White Gómez, in una conferenza stampa ha annunciato l’adozione del trattato storico che proibisce l’uso delle armi nucleari. Con occhi lucidi e pieni di emozione ha affermato che 122 nazioni (ovvero 2/3 delle nazioni ONU) hanno firmato il trattato giuridicamente vincolante. “Siamo emozionati perché rispondiamo alle speranze e ai sogni delle generazioni presenti e future”, ha detto l’ambasciatrice White Gómez. Le armi nucleari, infatti, erano le uniche di distruzione di massa che finora non avevano un apposito documento che le vietasse. Il Portavoce del Segretario Generale delle Nazioni Unite, Stéphane Dujarric, a nome di Antonio Guterres ha dichiarato che il “il trattato rappresenta un passo importante e un contributo all’aspirazione comune di un mondo senza armi nucleari”.
All’appello dei 122 voti a favore, (1 astensione e 1 contrario) è mancata anche l’Italia, e altri paesi che hanno deciso di isolare il trattato ostacolato dalle altre 9 potenze nucleari (le cinque riconosciute dal Trattato di non proliferazione del 1968, Usa, Russia, Francia, Gran Bretagna e Cina, oltre alle quattro non ufficiali: India, Pakistan, Israele e Corea del Nord. Dunque, tutti i paesi che hanno un arsenale nucleare o lo stanno sviluppando non hanno partecipato ai lavori, come i loro alleati).
L’ambasciatrice statunitense Nikki Haley, l’ambasciatore britannico Matthew Rycroft e l’ambasciatore francese Francois Delattre, hanno espresso in una dichiarazione congiunta che i loro paesi “non intendono firmare, ratificare o mai diventare parte” del trattato. “La Francia, il Regno Unito e gli Stati Uniti non hanno partecipato alla negoziazione del trattato sul divieto delle armi nucleari. Non intendiamo firmare, ratificare o mai far parte di esso”, afferma la loro dichiarazione. “Questa iniziativa chiaramente ignora le realtà della sicurezza internazionale. L’adesione al trattato è incompatibile con la politica di deterrenza nucleare, che è stata essenziale per mantenere la pace in Europa e nel Nord Asia per oltre 70 anni”. Tuttavia, i tre paesi, membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, hanno ribadito il loro costante impegno al Trattato sulla Non Proliferazione delle Armi Nucleari (NPT) e al lavoro verso il disarmo nucleare.
Il cuore del trattato è nell’articolo 1 che stabilisce chiaramente che è vietato sviluppare, testare, produrre, acquisire, possedere ma anche trasferire o ricevere il trasferimento, consentire la dislocazione di armi nucleari e altri dispositivi esplosivi nucleari. Inoltre, proibisce di “incoraggiare, indurre, assistere o ricevere assistenza per una qualsiasi delle suddette attività”. L’articolo aggiunge anche che la “minaccia d’uso” è proibita, raccogliendo così molte delle istanze della società civile internazionale. Altro punto determinante è nell’articolo 4 dedicato all’impegno “verso la totale eliminazione delle armi nucleari”. Questo articolo è stato volutamente tenuto aperto affinché le nazioni che possiedono armi nucleari, e che non hanno partecipato al trattato, possano aderire e adottare misure a loro discrezione.
Il documento, poi, garantisce una assistenza alle vittime dell’uso di armi o della sperimentazione atomica, sancisce la necessità di bonifica ambientale (articolo 6). Bonnie Docherty, Senior Clinical Instructor presso la Clinica Internazionale dei Diritti Umani di Harvard e Senior Researcher della Divisione Arms di Human Rights Watch, ha comunicato che il pacchetto di disposizioni che proteggono le vittime delle armi nucleari nel diritto umanitario internazionale e affronti l’impatto del nucleare armi sull’ambiente sono per la prima volta stati inclusi in un trattato di questo genere.
La dichiarazione degli USA, dell’Inghilterra e della Francia si oppone espressamente all’articolo 1. In risposta alle domande sulla dichiarazione congiunta, l’ambasciatrice Whyte Gómez ha ricordato che quando il Trattato sulla non proliferazione delle armi nucleari (NPT) è stato adottato quasi 50 anni9 fa, non ha goduto in un primo momento di un gran numero di adesioni. Avviato per la firma nel 1968, il Trattato è entrato in vigore nel 1970. Nel 1995, il trattato è stato esteso indefinitamente. Un totale di 191 Stati hanno aderito al Trattato, compresi i cinque Stati dell’Area nucleare che sono i membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite – Cina, Francia, Russia, Regno Unito e Stati Uniti. All’inizio, era inimmaginabile che questi Stati sarebbero stati parti del TNP, ha notato. “Ma il mondo cambia e le circostanze cambiano”.
Oltre a ciò, Beatrice Fihn, direttore esecutivo dell’ICAN, aveva dichiarato in una conferenza stampa tenuta il giorno prima, che questo trattato fornisce il quadro per eliminare il prestigio e lo stigma sulle armi nucleari per gli Stati membri armati nucleari. Fihn ha spiegato ai giornalisti corrispondenti dall’ONU che “questo è un grande momento per la campagna perché questo documento crea un percorso per l’adesione di altri paesi. Gli Stati di armi nucleari si uniranno al trattato quando è nel loro interesse, ma almeno ora avranno il quadro per farlo”. Il 7 luglio 2017, una volta firmato il trattato, ha riaffermato la sua convinzione che altri Stati aderiranno al trattato. L’asserzione è stata in seguito alla domanda della giornalista del giornale Giapponese Nikke, su come fosse stato possibile che il Giappone, l’unica nazione afflitta da un attacco nucleare diretto, non avesse firmato il trattato.
Ci sono state, indubbiamente, pressioni da parte degli stati nucleari che hanno determinato la non partecipazione di molte nazioni. In un documento del 17 ottobre, gli Stati Uniti hanno avvisato altri membri della NATO che gli sforzi per negoziare un trattato che vieta armi nucleari o vuole delegittimizzare la deterrenza nucleare “sono fondamentalmente in contrasto con le politiche fondamentali della NATO sulla deterrenza”. Nozipho Mxakato-Diseko, ambasciatrice del Sud Africa, ha confermato che ci sono state pressioni, ma anche che le nazioni presenti alla discussione sono riuscite a superarle. Parole d’incoraggiamento ma difficili a credere visto che nazioni come l’Olanda e il Giappone, che avevano partecipato alle discussioni, si sono poi dovuti astenere al momento del voto.
La firma del trattato coincide con l’escalation di tensioni tra USA e Corea del Nord. Il lancio di missili intercontinentali che potrebbero arrivare fino in Alaska, sottopone il mondo a una nuova minaccia nucleare. Ora, però, inizia il percorso (sicuramente tumultuoso) di ratifica e entrata in vigore.
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