venerdì 16 novembre 2018

Il target europeo per l’energia pulita “a Km zero”


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Così come molte piccole comunità del nostro appennino ligure piemontese sono autosufficienti per quanto riguarda l'approvvigionamento di acqua (avendo propri acquedotti gestiti da consorzi rurali locali), ci auguriamo che con questo provvedimento, che spero sia presto implementato, molte piccole comunità locali possano diventare autonome nel produrre energia rinnovabile. Non è solo una conquista di libertà ma anche di lungimiranza in vista dei tempi difficili che si prospettano, e più si è autonomi e autosufficienti e maggiori possibilità si hanno di sopravvivere dignitosamente. 

Claudio Martinotti Doria

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Il diritto all’energia pulita “a Km zero”  

Adesso è realtà il diritto all’energia pulita “a Km zero” per il quale ci siamo tanto battuti. Fa parte del testo definitivo (per ora disponibile solo in inglese) della direttiva rinnovabili, che è stato approvato ieri, martedì 13 novembre, dall’assemblea plenaria del Parlamento Europeo così come è stato concordato con il Consiglio UE, l’altro co-legislatore europeo.

La direttiva rinnovabili disciplinerà lo sviluppo del settore dal 2020 al 2030. Vi abbiamo lavorato in qualità di relatore ombra. Fra i tanti temi che essa copre, uno ci sta particolarmente a cuore: i diritti, ora finalmente riconosciuti, dei piccoli produttori e delle comunità per l’energia. Abbiamo  sparso i semi di questi diritti ancor prima che il “pacchetto energia” contenente la nuova direttiva rinnovabili vedesse la luce: e adesso finalmente i frutti sono maturati. Un impegno durato 20 anni, ovvero da quando nel 1998 vidi il documentario di Beppe Grillo “Un futuro sostenibile”.

Quel racconto di libertà di una comunità (Schonau) che si voleva rendere indipendente dalla “schiavitù energetica” mi ha particolarmente motivato in questi due decenni affinché un’utopia divenisse legge. E così è stato.

Finora, la legislazione UE faceva riferimento ai diritti dei cittadini solo in quanto consumatori di energia: non in quanto ad autoproduttori. Donde gli ostacoli e le vessazioni che la generazione distribuita di energia rinnovabile ha dovuto subire. Con la nuova direttiva rinnovabili, il vento cambia in tutta l’UE. Essa infatti riconosce

il diritto di tutti i cittadini ad associarsi per formare una comunità locale dell’energia
il diritto dei singoli e delle comunità ad autoprodurre, immagazzinare, autoconsumare energia da fonti rinnovabili e a vendere quella in eccesso ad un prezzo pari almeno al valore di mercato, con la possibilità che la remunerazione sia più alta per tener conto del valore aggiunto che i piccoli produttori offrono alla società e all’ambiente

il diritto dei soci delle comunità per l’energia a scambiarsi l’energia rinnovabile
il principio-base secondo il quale l’autoconsumo non è soggetto ad oneri.
Gli oneri potranno essere imposti dagli Stati UE solo a ben precise condizioni
E’ appunto il diritto all’energia pulita “a Km zero”: quella che i cittadini e le comunità producono e consumano sul posto. Grazie ai diritti riconosciuti dalla direttiva rinnovabili, entro il 2030 i cittadini europei potrebbero soddisfare da soli il 19% della domanda di elettricità dell’UE, e il 45% entro il 2050.

La perfezione non è di questo mondo: e neppure della direttiva rinnovabili, che fissa al 32% il target di energia rinnovabile da raggiungere a livello UE nel 2030. Molto meglio del misero 27% contenuto nella proposta iniziale della Commissione Europea, ma troppo poco per arginare gli effetti del riscaldamento globale.

Secondo l’ultimo, drammatico rapporto IPCC, entro il 2030 è necessario diminuire del 40% le emissioni di gas serra che discendono dall’uso di combustibili fossili: altrimenti il riscaldamento globale supererà i due gradi e consegneremo in eredità ai nostri figli e nipoti una Terra praticamente invivibile.

La direttiva contiene una clausola in base alla quale nel 2023 sarà possibile rivedere, ma soltanto al rialzo, il target di energia rinnovabile da raggiungere entro il 2030. E’ il prossimo traguardo per il quale stiamo lavorando. 

(Dario Tamburrano, europarlamentare del M5S)

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