Sabato 27 ottobre 2018 a Pontegradella, nella zona est di Ferrara. Fin dalle prime ore del mattino alcuni cacciatori, appostati nel fossato di un campo agricolo retrostante alle abitazioni, da cui erano visibili ad occhio nudo, hanno iniziato a sparare senza tregua, in ogni direzione la selvaggina si dirigesse per colpirla. Temendo per la propria incolumità, i residenti hanno telefonato agli enti preposti al controllo della caccia. Dall'ufficio caccia e pesca nessuna risposta. Le guardie zoofile hanno risposto di non poter intervenire e di chiamare la Polizia Provinciale o il 112.
Il telefono della Polizia Provinciale è sempre squillato a vuoto più volte. Ha risposto alla chiamata il 112, promettendo di inviare qualcuno ma poiché dopo un tempo indefinito, riempito solo dai rumori assordanti degli spari, nessuno si presentava, si procedeva ad una seconda chiamata al 112, in cui si rassicurava che era stata avvertita la Polizia Forestale. Nessuno si è mai visto e gli spari continuavano come se fosse in atto una guerra. A quel punto è stata contattata la responsabile LEAL del territorio di Ferrara che ha telefonato personalmente al 112 e le è stato risposto che erano già a conoscenza del problema e che chiamando stava facendo un'azione di disturbo. Il giorno successivo al folle massacro, su quel campo regnava un silenzio spettrale. Unica forma di vita rimasta un piccione riverso nel fossato, lasciato agonizzante in mezzo alla sterpaglia, incapace di volare e con una zampa amputata in cui era ben visibile un'ustione da arma da fuoco. Volatile non gradito ai palati sopraffini dei cacciatori abituati a cibarsi di fagiani, pernici e anatre selvatiche. Questa è stata la sua salvezza. E' stato raccolto, portato al sicuro e curato. Disseminati nel campo arato erano presenti bossoli di ogni grandezza, materiale e colore che danno il loro grave contributo in termini di inquinamento ambientale da piombo e sostanze plastiche, considerando che in quel terreno verranno coltivati cereali e ortaggi destinati alla nostra alimentazione.
Lettera firmata.
Stefania Corradini prosegue: “Il fatto che dei cittadini, inascoltati da chi sarebbe preposto alla loro incolumità e sicurezza si rivolgano ad una associazione che difende i diritti degli animali la dice lunga di come le doppiette siano estremamente privilegiate e tutelate rispetto ai comuni cittadini e di come i controlli siano praticamente inesistenti – sostiene Stefania Corradini - Se fosse intervenuto un guardiacaccia, avrebbe potuto procedere ad una verifica delle licenze al porto di fucile, avrebbe potuto prendere visione diretta della direzione degli spari".
LEAL si batte per l’abolizione della caccia e chiede una maggiore attenzione e severità nel rilascio e rinnovo dell'autorizzazione al porto di fucile ad uso caccia, considerato che viene armata una popolazione di persone sempre più anziana e l'istituzione del divieto di caccia nei terreni agricoli retrostanti i quartieri residenziali visto che non solo nella nostra regione ma su tutto il territorio nazionale ad ogni apertura della stagione venatoria non si può vivere in mezzo ad un fuoco incrociato, con la paura di uscire di casa o anche solo di affacciarsi ad un balcone. Lo testimonia il caso di quella povera gattina freddata a Formigine(MO) da un colpo sparato a bruciapelo sul muso, come evidenzia la radiografia, a pochi metri da casa. Lo testimonia il caso del bambino di 9 anni portato alla battuta di caccia dal padre insieme a 3 amici, gravemente ferito da una scarica di pallini nelle Marche. Ha un valore educativo addestrare un bambino ancora in tenera età all'uso delle armi? Con tutta evidenza è impossibile chiedere il rispetto delle regole e un minimo di etica a persone che hanno scelto di uccidere esseri innocenti e inermi, non sicuramente per necessità ma per puro divertimento o passatempo.
LEAL Sezione Ferrara
Stefania Corradini, tel. 349 4021232
lealferrara@libero.it
Commento ricevuto via email:
RispondiEliminaCara Stefania, grazie, ho apprezzato molto il tuo articolo sulla caccia.
Questo è stata la goccia che ha fatto traboccare il mio vaso.
Da troppo tempo mi faccio queste domande.
- Cosa prova un animale (uomo) ad uccidere un suo simile solo per divertimento?
e non certo per sopravvivere, come fanno in certe tribù nelle foreste.
- Ed io che di rado mangio cibo animale non penso tanto alla sofferenza nel momento che è stato ucciso, (tanto l’ha ucciso un altro)
o forse perché non ho visto farlo, cosa che se dovessi ucciderlo io anche solo per sopravvivere, mi darebbe molto da fare.
Come si definisce questo mio atteggiamento, ipocrisia? C’è qualcuno che può rispondere? Grazie.
Penso anche se tanti di noi lavorassimo in un macello, si ridurrebbero di molto gli allevamenti intensivi, con il beneficio che tutti sappiamo.
La generosa terra ha tanto altro da offrirci per vivere.
Con rispetto per gli animali, compreso l’uomo.
Maria Bignami