Libertà
come sei cambiata Quasi quasi penso che non eri tu
(Stefano Rosso
“Libertà”)
A cosa avevano fatto
riferimento, Di Maio e Di Battista, quando meditando sui nostri
giornalisti, hanno parlato di sciacalli e meretrici? Stabilito che
nei main stream media, quasi
tutti editi da imprenditori che li utilizzano come insegne dei propri
diversi negozi, non si muove foglia che l’editore non voglia, i
dioscuri pentastellati avevano tratto il loro giudizio da un
semplice raffronto. Quello tra l’assoluzione della Raggi e la
sobria obiettività con cui le sue vicende giudiziarie erano state
trattate da chi nella presunzione d’innocenza crede come alle lacrime della madonnina di gesso di Civitavecchia.
Ci soccorre ancora
una volta il mirabolante archivio di Marco Travaglio, alla rinfusa da
Repubblica, La Stampa, Corriere, Libero e Messaggero. “Il bivio della
Raggi, ammettere la bugia o rischiare il posto… Virginia Raggi si
avvicina al suo abisso…Mutande verdi di Virginia…Patata bollente…
La fatina e la menzogna, il deja vu di Mani Pulite, Inseguita dallo
schianto dell’ennesimo, miserabile segreto… per garantirsi un
serbatoio di voti a destra…spunta la pista dei fondi elettorali,
della compravendita dei voti, dei finanziamenti occulti…La sua
storia riguarda l’epopea di Berlusconi con le Olgettine… nel
Campidoglio il piacere dell’omertà… Il malgoverno da
cancellare…”. Come contrappasso c’è,
nello stesso giornale e nello stesso numero, la pagina vignettara con
gli inguardabili sgorbi di Stefano Disegni, che riserva lo stesso
rispettoso trattamento a ben tre bersagli del suo “hate
cartoon”: Virginia, Bonafede, Di Maio. Per
costui è un’ossessione, lo fa ogni settimana con la stessa
monocorde passione, stavolta per iscritto, del
fratello Furio Colombo. Collaboravo a una rivistina diretta da questo
Disegni (mai nomen fu meno omen). Me ne cacciò quando da Belgrado
scrivevo “meglio serbi che servi”. Tout
se tien.
Insomma, per come questa
stampa paludata (nel senso di palude) ha massacrato la Raggi per due
anni, attribuendole più nefandezze che a Messalina e, andando sul
generale, per come questa nostra grande stampa (piccola, “manifesto”,
compresa) secerne un ininterrotto flusso di odio (già, i famigerati
hate speech!) e
diffamazione per chiunque non stia ai desiderata e alle maniere dei
di lei padroni, vicini e lontani, quanto hanno detto Di Maio e Di
Battista è poco più di una tiratina d’orecchi.
Fulvio Grimaldi - www.fulviogrimaldicontroblog. info
Commento – integrazione di Adriano Colafrancesco: “Finché non riusciremo ad affrancarci dall’ancien regime che ancora imperversa, dopo aver appestato la gestione della cosa pubblica nel nostro paese negli ultimi decenni, non saremo mai liberi. Il solo fatto che siano ancora sulla scena, a pontificare, personaggi come il satrapo di Arcore, malgrado il suo corredo di crimini prescritti e condanne inflitte e non, quali referenze, l’arrogante bulletto di Rignano, Consip-ieno di sé da non vergognarsi di aver letteralmente distrutto, in pochi anni, una tradizione politica illustre, come quella della “sinistra”, che, per quanto indigesta per alcuni, annoverava pur sempre, tra le sue fila, figure di indiscutibile onestà intellettuale e rigore morale, da Gramsci a Berlinguer, la dice lunga sulla desolazione che incombe ancora tristemente sulla scena politica nazionale...”
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