giovedì 15 novembre 2018

"Invocata dai media mainstream libertà di sciacallaggio e meretricio a mezzo stampa... ma è solo diffamazione!" - Mugugno, a denti stretti, di Fulvio Grimaldi



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Libertà come sei cambiata  Quasi quasi penso che non eri tu (Stefano Rosso “Libertà”)

A cosa avevano fatto riferimento, Di Maio e Di Battista, quando meditando sui nostri giornalisti, hanno parlato di sciacalli e meretrici? Stabilito che nei main stream media, quasi tutti editi da imprenditori che li utilizzano come insegne dei propri diversi negozi, non si muove foglia che l’editore non voglia, i dioscuri pentastellati avevano tratto il loro giudizio da un semplice raffronto. Quello tra l’assoluzione della Raggi e la sobria obiettività con cui le sue vicende giudiziarie erano state trattate da chi nella presunzione d’innocenza crede come alle lacrime della madonnina di gesso di Civitavecchia. 

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Ci soccorre ancora una volta il mirabolante archivio di Marco Travaglio, alla rinfusa da Repubblica, La Stampa, Corriere, Libero e Messaggero. “Il bivio della Raggi, ammettere la bugia o rischiare il posto… Virginia Raggi si avvicina al suo abisso…Mutande verdi di Virginia…Patata bollente… La fatina e la menzogna, il deja vu di Mani Pulite, Inseguita dallo schianto dell’ennesimo, miserabile segreto… per garantirsi un serbatoio di voti a destra…spunta la pista dei fondi elettorali, della compravendita dei voti, dei finanziamenti occulti…La sua storia riguarda l’epopea di Berlusconi con le Olgettine… nel Campidoglio il piacere dell’omertà… Il malgoverno da cancellare…”. Come contrappasso c’è, nello stesso giornale e nello stesso numero, la pagina vignettara con gli inguardabili sgorbi di Stefano Disegni, che riserva lo stesso rispettoso trattamento a ben tre bersagli del suo “hate cartoon”: Virginia, Bonafede, Di Maio. Per costui è un’ossessione, lo fa ogni settimana con la stessa monocorde passione, stavolta per iscritto, del fratello Furio Colombo. Collaboravo a una rivistina diretta da questo Disegni (mai nomen fu meno omen). Me ne cacciò quando da Belgrado scrivevo “meglio serbi che servi”.  Tout se tien.

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Insomma, per come questa stampa paludata (nel senso di palude) ha massacrato la Raggi per due anni, attribuendole più nefandezze che a Messalina e, andando sul generale, per come questa nostra grande stampa (piccola, “manifesto”, compresa) secerne un ininterrotto flusso di odio (già, i famigerati hate speech!) e diffamazione per chiunque non stia ai desiderata e alle maniere dei di lei padroni, vicini e lontani, quanto hanno detto Di Maio e Di Battista è poco più di una tiratina d’orecchi.


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1 commento:

  1. Commento – integrazione di Adriano Colafrancesco: “Finché non riusciremo ad affrancarci dall’ancien regime che ancora imperversa, dopo aver appestato la gestione della cosa pubblica nel nostro paese negli ultimi decenni, non saremo mai liberi. Il solo fatto che siano ancora sulla scena, a pontificare, personaggi come il satrapo di Arcore, malgrado il suo corredo di crimini prescritti e condanne inflitte e non, quali referenze, l’arrogante bulletto di Rignano, Consip-ieno di sé da non vergognarsi di aver letteralmente distrutto, in pochi anni, una tradizione politica illustre, come quella della “sinistra”, che, per quanto indigesta per alcuni, annoverava pur sempre, tra le sue fila, figure di indiscutibile onestà intellettuale e rigore morale, da Gramsci a Berlinguer, la dice lunga sulla desolazione che incombe ancora tristemente sulla scena politica nazionale...”

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