venerdì 9 ottobre 2015

Ed anche Deutsche Bank si avvia verso il declino... - La soluzione possibile viene dall'Islanda



Ante Scriptum: Domanda chi ha in deposito soldi nella  Deutsche Bank dorme tranquillo?
Gli azionisti sono felici?  E qui emerge la solita domanda: ma ci possiamo fidare delle banche? Questo è l'ennesimo, non il primo e nemmeno l'ultimo caso eppure la gente si fida delle banche. INCREDIBILE Come mai? Daranno come per il manager di WW una buona uscita ai dirigenti che hanno causato questa situazione ? Che effetto domino avrà sull'economia europea? Il governo tedesco non ne sapeva nulla? Come influirà sulla mia vita? A questo punto quanto potrà valere la Nostra moneta?

Fintanto la gente non decide di avere una moneta NON CENTRALIZZATA pagherà per il dolo altrui, oppure ...... Guardiamo l'esempio dell'Islanda:


Articolo di riferimento: 

Pesano scandalo Libor e adeguamento requisiti patrimoniali
E anche la Deutsche Bank (Other OTC: DBAGF - notizie) crolla. Fine del mito tedesco. La speranza del Vecchio Continente nei suoi momenti più difficili è sempre stata la Germania: salda sul suo trono basato sul mito dell’affidabilità granitica, teutonica, appunto, non poteva essere scalfita da niente e da nessuno.

La forza tedesca
Due guerre mondiali perse non hanno avuto la meglio sulla volontà di un popolo che, bisogna ammetterlo, non sarà simpatico a molti ma resta sempre un punto fermo. O per meglio dire restava. Sì, perchè a quanto pare i tedeschi sembra che abbiano vissuto “di rendita” ultimamente, almeno per quanto riguarda la reputazione finanziaria sia della propria industria che delle proprie banche. Dopo lo scandalo Dieselgate che ha trascinato con sè il mito della Germania e della sua industria, adesso arriva il crollo della Deutsche Bank con perdite che sul terzo trimestre di quest’anno arrivano a superare i6miliardi di euro, per la precisione 6,2.

Una lunga storia... difficile
Questo l’ultimo tassello, almeno in ordine di tempo, di una lunga serie di problemi, imprevisti, perdite di valore e incognite (si vedano gli oltre 55 trilioni in derivati che detiene la banca e che equivalgono a 20 volte il Pil tedesco ovvero 5 volte quello dell’intera eurozona) che la prima banca tedesca, una delle Too big to fail europee, ha finora dovuto affrontare. 

Che ci fosse anche più di un problema era facile intuirlo già due anni fa quando si verificò un altro enorme scandalo. Era il 2013 e la Bundesbank aprì un’indagine sul possibile occultamento, da parte della Deutsche Bank, di circa 12 miliardi di dollari, denaro che rappresentava una serie di perdite sui derivati e che, secondo il FT che allora pubblicò la notizia, non sarebbe stato messo a bilancio, cosa che avrebbe poi permesso alla banca di evitare un salvataggio pubblico. Questa la cronaca del passato. Arrivando ai nostri giorni e per la precisioni a oggi, la notizia è di quelle che fanno venire in mente inevitabilmente lo spettro Lehman: la Deutsche Bank ha annunciato che potrebbe chiudere il terzo trimestre del 2015 con un rosso pari a 6,2 miliardi. A comunicarlo è il nuovo Ceo John Cryan il quale ha anche sottolineato che, data la gravità della situazione, è a rischio anche la distribuzione del dividendo. 

Le cause della perdita
La causa della maxi perdita, secondo il comunicato, è da attribuirsi a una serie di cause che comprendono forti svalutazioni per la divisione investment banking e per due asset come Postbank e la partecipazione in Hua Xia Bank pari a un quinto del totale della banca cinese, asset che, tra l'altro, sono stati messi in vendita. Inoltre, ancora, una falla da 5,8 miliardi riguarda oneri straordinari causati dalle nuove regole patrimoniali imposte dall’Europa.

A questi si aggiungano gli oltre 1,2 miliardi per il contenzioso risalente alla manipolazione del Libor, altro scandalo del passato nella quale la banca tedesca era incappata e che si associa a quello più recente circa la manipolazione delle quotazioni di alcuni metalli preziosi da parte delle autorità svizzere. Una serie di contenziosi legali che stanno iniziando ad essere un po’ troppo cari per l’istituto di credito (si parla di qualcosa come 9 miliardi di dollari solo per le spese legali) e che i vertici hanno deciso di razionalizzare iniziando a tagliare per prima cosa i posti di lavoro. Recentemente, infatti sono stati annunciati oltre 23mila licenziamenti, una mossa che solitamente, oltre che per recuperare le spese, viene attuata per riuscire a sostenere il titolo in borsa, magari prima di una cattiva notizia che potrebbe pregiudicarne l’andamento. Come (Londra: 0QLA.L - notizie) questa, appunto.

Il parere degli analisti
Difficile e travagliata la storia recente della Deutsche Bank la quale ha dovuto sopportare anche il fallimento dei recenti stress test da parte della Bce (Toronto: BCE-PA.TO - notizie) , fallimento che già da allora, si parla del marzo di quest’anno, suonava come una sorta di sinistro campanello d’allarme su tutta la struttura dell’azienda. Non solo, ma sempre la banca tedesca ha visto crollare anche il prezzo delle sue azioni del 40% ovvero dai 50 dollari della prima parte del 2014 agli attuali 29. Ma non sembra che attualmente il titolo soffra più di tanto dal momento che a Francoforte registra un rialzo del 3,2% accompagnato anche dalla view non negativa degli analisti di Nomura secondo cui è indispensabile convincere gli investitori che le contromosse necessarie sono state prese e che la banca ha gli strumenti necessari per reagire, strumenti che si possono individuare negli utili sottostanti e nel deleveraging. Una linea sposata anche da Kepler Cheuvreux secondo cui il dividendo eventualmente tagliato sarà in grado di evitare l'aumento di capitale.

Infine, nel caso qualcuno volesse paragonare la Deutsche Bank alla Lehman d’Europa, paragone peraltro più che lecito, è bene ricordare un’ultima particolarità che conferma come, in un certo senso, la fama di affidabilità tedesca sia un po’ usurpata: la Deutsche Bank esattamente 4 mesi fa ha subito da parte di Standard&Poor’s un downgrade del proprio rating ridotto a BBB+. Lehman, prima di crollare era più in alto. 

Fonti: 


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Commento di Giorgio Vitali: 

CI VUOL POCO A CAPIRE CHE CI TROVIAMO DI FRONTE ALL'ENNESIMA PROVA DI FORZA CONTRO L'EUROPA. Ricordo che ai tempi delle ultime sue interessanti trasmissioni, Gianfranco Funari faceva intervenire il pubblico. Ne colsi l'occasione per intervenire più di una volta. In una di queste, eravamo nel pieno della spedizione USA contro l'Iraq, dissi,  lui approvò, che si trattava essenzialmente una prova di forza contro l'Europa. Per capire gli avvenimenti di portata storica occorre sempre tenere presente che nulla avviene per caso. L'attacco contro la Bnca tedesca non è che il seguito della operazione Volkswagen. Il tutto perché la Germania, epicentro geopolitico della Europa Unita, si sta spostando, e certamente NON impercettibilmente ( almeno in USA se ne sono subito accorti), verso EURASIA. E NON dimentichiamo che la Merkel era un'agente della Germania di Pankow. NON può essere un caso..."

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