Per il Pd sfiduciare il sindaco Ignazio Marino potrebbe non essere così semplice. Infatti ieri sera parlando con alcuni amici del PD ci stavamo chiedendo come andrà a finire la querelle delle dimissioni del sindaco di Roma che infine ha deciso di ritirare (ultime notizie alla RAI del 29 ottobre 2015). Come mai ci ha ripensato? Perché adesso si fa tutta una serie di distinguo all'interno dei consiglieri romani del PD che favoriscono il "ripensamento" marinesco (e dello stesso renzie).
Il premier si è troppo esposto nella sua posizione anti-Marino chiedendo ai suoi, in più occasioni: "Toglietemelo dalle palle". Ed il sindaco sembrava convinto di voler rendere il servizio al premier, anche perché si sa come vanno certe cose. Se uno non da fastidio, ed ubbidisce, più tardi un posticino glielo si trova magari come parlamentare europeo od a capo di qualche ente semisconosciuto ma redditizio (in termini di stipendio). Ma il vecchio detto latino "Cui prodest" ancora una volta ha scassato il giochino dello scambio favori.
Eh sì perché i soliti sondaggisti guastafeste hanno scoperto che la maggioranza dei romani voterebbe per l'odiatissimo da tutti M5S. Il PD scenderebbe ai piccoli numeri per non parlare delle destre già in odio ai romani per la giunta clientelare di Alemanno, nutrice di ogni nequizia. Ed allora cosa fare, se le dimissioni di Marino avrebbero potuto risolvere qualche problema al renzie, che vuole gestire ogni cosa a modo suo senza che gli si pongano ostacoli di sorta (soprattutto in previsione del giubileo ed in considerazione del disgusto vaticano per le posizioni di Marino sul matrimonio gay, etc.), ma accontentare il vaticano e sfanculare Marino che non è certo un supporter di renzie avrebbe fatto comodo al renzie se tutto filava liscio...
Ma liscio non fila affatto, ci si sono messi di mezzo i romani. Primo hanno organizzato una resistenza spontanea a sostegno del sindaco eletto dal popolo (e non "nominato" dal viceré napoletano) e poi -cosa pessima- sempre gli stessi romani hanno dichiarato ai sondaggisti che sono intenzionati a non votare renzie ed il suo PD, in caso di prossime elezioni. Inutile dire che il renzie, sia pur allocco, tanto scimunito non è e avrà fatto due conti e si sarà segretamente accordato con le varie parti in gioco, in modo da poter salvare capra e cavoli.
Come nella proverbiale storiella del contadino che deve attraversare il guado facendo vari giri di avanti ed indré riuscirà a salvare la faccia ed a mantenere il controllo piddino sula capitale. Marino ritira le dimissioni ma le difficoltà (più o meno oggettive) di come fare per scalzarlo (vedi nota sottostante) faranno il resto.
Tutta questa elucubrazione mi è venuta in mente pensando alle controverse parole del consigliere capitolino, ex verde, Athos De Luca (da Civitavecchia), maestro nel gioco dell'affermare e negare contemporaneamente. Antica qualità dei pesci in barile che intendono restare al loro posto.
Francesco Maesano - (Fonte La Tua Voce)
Ma lascio da parte ogni altra considerazione personale e vi sottopongo "le ragioni" oggettive del perché Marino potrebbe non uscire di scena.
Paolo D'Arpini
Primo scenario. La sfiducia
Dopo il ritiro delle sue dimissioni, contro Marino è stata annunciata la mozione di sfiducia del Pd. Si arriverebbe al voto in aula non prima di 10 giorni e non dopo 30. Sono i tempi di legge. Per arrivare all’approvazione servono 25 voti. Se si raggiungono il sindaco lascia il Campidoglio e viene nominato il commissario.
Secondo scenario. Governo di minoranza
Per sfiduciare Marino i dem, che vogliono evitare ad ogni costo di votare insieme alle destre, possono contare su 19 consiglieri. Uno viene dal centro democratico e 4 dal M5S. Se anche si dovesse trovare la sintesi col Movimento, altra ipotesi non priva di costi politici, mancherebbe sempre un voto, che in un’assemblea comunale, anche grande come quella capitolina, non è merce facile da trovare, a meno di un accordo con la lista Marchini. Questo considerando il Pd compatto. Uno scenario che, se Marino dovesse superare, lo costringerebbe ad andare avanti di fatto senza una maggioranza.
Terzo scenario. Nuova maggioranza
Se il gruppo Pd, come pare dalle dichiarazioni delle ultime ore, non dovesse votare compatto la sfiducia al sindaco, per Marino si aprirebbe la ricerca di una nuova maggioranza: per lui è il migliore degli scenari. La speranza dei mariniani è che di fronte a questa ipotesi Renzi capisca che conviene a entrambe le parti lasciar proseguire il sindaco, scongiurando anche un difficile voto romano in primavera.
Quarto scenario. Stessa maggioranza
Se Marino riuscisse a tirare la questione per le lunghe, fino alla fine del mese prossimo, il Pd si troverebbe di fronte all’approvazione del bilancio comunale. Affossarlo costringerebbe politicamente il sindaco a lasciare il Campidoglio. Ma così i dem si assumerebbero la responsabilità di portare la città al Giubileo nel caos. Uno scenario inizialmente vagliato poi subito scartato dai dem, visto l’alto potenziale auto-lesionista. A quel punto no resterebbe che votare sì. Confermando di fatto Marino e proiettandolo nel 2016.
Quinto scenario. Le dimissioni in massa
Per evitare la conta in aula il Pd potrebbe giocare la carta delle dimissioni simultanee. Se metà consiglio accetta la giunta decade. Un’opzione rischiosa, che rischia di rafforzare il sindaco, ma che dal Pd giudicano preferibile politicamente alla sfiducia.
Paolo D'Arpini
Primo scenario. La sfiducia
Dopo il ritiro delle sue dimissioni, contro Marino è stata annunciata la mozione di sfiducia del Pd. Si arriverebbe al voto in aula non prima di 10 giorni e non dopo 30. Sono i tempi di legge. Per arrivare all’approvazione servono 25 voti. Se si raggiungono il sindaco lascia il Campidoglio e viene nominato il commissario.
Secondo scenario. Governo di minoranza
Per sfiduciare Marino i dem, che vogliono evitare ad ogni costo di votare insieme alle destre, possono contare su 19 consiglieri. Uno viene dal centro democratico e 4 dal M5S. Se anche si dovesse trovare la sintesi col Movimento, altra ipotesi non priva di costi politici, mancherebbe sempre un voto, che in un’assemblea comunale, anche grande come quella capitolina, non è merce facile da trovare, a meno di un accordo con la lista Marchini. Questo considerando il Pd compatto. Uno scenario che, se Marino dovesse superare, lo costringerebbe ad andare avanti di fatto senza una maggioranza.
Terzo scenario. Nuova maggioranza
Se il gruppo Pd, come pare dalle dichiarazioni delle ultime ore, non dovesse votare compatto la sfiducia al sindaco, per Marino si aprirebbe la ricerca di una nuova maggioranza: per lui è il migliore degli scenari. La speranza dei mariniani è che di fronte a questa ipotesi Renzi capisca che conviene a entrambe le parti lasciar proseguire il sindaco, scongiurando anche un difficile voto romano in primavera.
Quarto scenario. Stessa maggioranza
Se Marino riuscisse a tirare la questione per le lunghe, fino alla fine del mese prossimo, il Pd si troverebbe di fronte all’approvazione del bilancio comunale. Affossarlo costringerebbe politicamente il sindaco a lasciare il Campidoglio. Ma così i dem si assumerebbero la responsabilità di portare la città al Giubileo nel caos. Uno scenario inizialmente vagliato poi subito scartato dai dem, visto l’alto potenziale auto-lesionista. A quel punto no resterebbe che votare sì. Confermando di fatto Marino e proiettandolo nel 2016.
Quinto scenario. Le dimissioni in massa
Per evitare la conta in aula il Pd potrebbe giocare la carta delle dimissioni simultanee. Se metà consiglio accetta la giunta decade. Un’opzione rischiosa, che rischia di rafforzare il sindaco, ma che dal Pd giudicano preferibile politicamente alla sfiducia.
Francesco Maesano - (Fonte La Tua Voce)
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Marino sfiduciato dal PD – Scrive Andrea Simone a integrazione commento dell'articolo: “Il personaggio è scomodo, Marino è uno scienziato pazzo: diversi fegati di babbuino trapiantati in uomini, alcuni sopravvissuti per settimane, oltre 600 trapianti effettuati, un genio..in quanto genio si accorse e lo dichiarò che è assurdo che la sinistra italiana (pd, il suo partito) fosse alleata nel governo con gli ex di Berlusconi, il che non è una cazzata, e Renzie e la cricca se l'è legata al dito e lo hanno lasciato solo, in più con Marino è saltato tutto l'intreccio mafioso a Roma (Atac, Ama, Coop) è evidente che il personaggio sia stato classificato come scheggia impazzita.. 26 consiglieri lo hanno sfiduciato ma il mandante è la cupola del malaffare: Renzie e il PD, a che titolo? Il sindaco non è neanche indagato per l storia dei rimborsi, che è una cazzata, Marino è ricco, rompergli le palle per 50 euro di una bottiglia di vino quando l'Atac ha un buco di 478 milioni fa pensare....”
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