venerdì 28 febbraio 2014

La Cina si de-americanizza, prima che il dollaro imploda


“Cercando di soffocare le rivoluzioni pacifiche, si rendono inevitabili quelle violente”
Dalla deamericanizzazione teorica a quella pratica. Questo è uno dei principali fenomeni finanziari cui si assiste senza che per il momento le conseguenze siano troppo visibili. Tuttavia, tutto sembra a posto e, ancora una volta, la sospensione dei quantitative easing (cioè le iniezioni di liquidità della banca centrale statunitense, FED, tramite il riacquisto del debito bancario o del Tesoro degli Stati Uniti) è piuttosto sorprendente, per non dire assolutamente incredibile. Si ricordi, un paio di mesi fa, al culmine dello psicodramma sull’innalzamento del tetto del debito degli Stati Uniti e dello stallo politico nel Congresso degli Stati Uniti, mentre gli Stati Uniti subivano lo “shutdown“, la Cina avvertiva quasi ufficialmente gli USA indicando nettamente il passaggio alla deamericanizzazione della propria economia cercandone di ridurre l’esposizione al debito degli Stati Uniti e al dollaro USA. La Cina, il maggiore detentore mondiale di debito USA, attualmente impiega tre leve per realizzare la sua politica di deamericanizzazione. La prima sono i massicci acquisti di metallo fisicamente consegnati alla Cina, diventata in meno di 3 anni null’altro che il maggiore consumatore mondiale di oro dopo l’India. La Cina e i suoi acquisti massicci hanno sostenuto il prezzo dell’oro durante il periodo della significativa correzione del 2013 e ora, dall’inizio del 2014, fa aumentare di nuovo i prezzi. La seconda è la moltiplicazione degli scambi bilaterali in yuan (moneta cinese) e la riduzione della quota in dollari del commercio estero della Cina. Tali accordi su scambi valutari si sono moltiplicati nel 2013 amplificandosi a partire dall’ultimo trimestre del 2013. Anche Cina e Giappone cui però i rapporti possono esser tesi, hanno firmato un simile accordo. La terza è l’uso della Cina delle sue riserve valutarie in dollari per acquistare beni all’estero come società di Stati Uniti o Europa (si pensi alla partecipazione alla PSA, all’acquisizione di Volvo o del mega-programma immobiliare in California). In questo caso, la Cina scambia carta moneta (il dollaro) con beni reali.
C’è una quarta leva molto difficile da usare senza destabilizzare il maggiore mercato di titoli sovrani quello in particolare del Tesoro degli Stati Uniti. Anche in questo caso, la Cina è il maggiore detentore del debito degli Stati Uniti… Per deamericanizzarsi effettivamente, Pechino deve liberarsi della montagna di buoni del Tesoro degli Stati Uniti… ciò, dal punto di vista di Washington, potrebbe quasi essere considerato un atto di guerra. Non credo che i cinesi inizieranno a liquidare rapidamente la loro quota del debito degli Stati Uniti, per i rischi geopolitici che una tale decisione comporterebbe. Eppure sappiamo che i cinesi smaltiscono difatti massicciamente il debito degli Stati Uniti che hanno! Nel dicembre 2013, la Cina ha venduto 48,8 miliardi dollari di debito degli Stati Uniti. Ecco un dispaccio dell’agenzia finanziaria Bloomberg del 19 febbraio, passata quasi inosservata e senza commenti. “La Cina, il maggiore creditore estero degli Stati Uniti, ha ridotto in modo significativo la propria partecipazione dei buoni del Tesoro degli Stati Uniti (maggiore riduzione in due anni), mentre la Federal Reserve (FED) annuncia la riduzione dei riacquisti delle attività.” Quasi tutto è così concisamente riassunto in queste due righe e mezzo dell’agenzia Bloomberg. Infatti, la Cina ha venduto nel dicembre 2013 quasi 50 miliardi di titoli del Tesoro USA, mentre allo stesso tempo la FED (la banca centrale statunitense) ha ridotto i propri acquisti diretti di debito degli Stati Uniti…
Una situazione esplosiva sul mercato obbligazionario internazionale
E’ ovvio, ed è la grande questione, che la combinazione tra riduzione degli acquisti di debito degli Stati Uniti da parte della stessa banca centrale degli Stati Uniti, e massiccia vendita di buoni del Tesoro da parte della Cina, sia una situazione semplicemente esplosiva per il mercato obbligazionario globale! Tale movimento è semplicemente intollerabile…, in ogni caso, se questi due fenomeni dovessero essere permanenti. Delle due cose, l’una. O è solo un avvertimento delle autorità di Pechino, e in questo caso la Cina, non riuscendo a incrementare ulteriormente la propria posizione nel debito degli Stati Uniti, manterrà più o meno la sua attuale posizione, o in realtà la Cina ha deciso di ridurre ogni mese di 50 miliardi il debito degli Stati Uniti e, in questo caso, il mercato globale dovrà assorbirli, cosa ovviamente impossibile poiché gli Stati Uniti emettono ogni mese diversi miliardi di nuovo debito… Questo è precisamente il motivo per cui la FED riacquista gli enormi debiti del proprio governo. Non ci sono abbastanza compratori per finanziare ancora il debito degli Stati Uniti e per giunta a un prezzo basso (al 10% tutti vorrebbero fare prestiti allo Zio Sam, ma al 2,8% a 10 anni, chiaramente ci sono meno volontari!) Ciò significa che se la politica cinese di rivendita continua… la FED dovrà riprendere a creare moneta e a comprare di nuovo massicciamente e probabilmente anche più di prima, i titoli del governo degli Stati Uniti. In tal caso, la riduzione del QE potrebbe non essere sostenibile e Janet Yellen cambierà rapidamente rotta.
Dove sono i 50 miliardi venduti dai cinesi?… In Belgio!
No, amici miei, non è l’ultima barzelletta belga, anche se ci assomiglia tremendamente. Ovviamente, quando si viene a sapere che la Cina ha appena venduto 50 miliardi di dollari di buoni del Tesoro, mi chiedo dove il denaro sia andato e chi sia il destinatario… è un’altra fonte perfettamente ufficiale, perché è lo stesso dipartimento del Tesoro statunitense a dirlo nel riassunto sui principali detentori esteri di titoli del Tesoro, infatti la Cina ha ridotto la sua esposizione di 50 miliardi mentre, allo stesso tempo, in quarta posizione adesso si colloca il Belgio (che compie la più irreale rimonta nella classifica del dipartimento del Tesoro), poiché il Belgio è passato, tenetevi forte, dai 200 miliardi ai 250 miliardi in un mese… un aumento considerevole. Allora perché il Belgio? Per essere onesti, mistero, nessuna idea. Inoltre, si tratta del Belgio, della Banca centrale del Belgio o dei belgi? (No, i belgi non hanno cominciato a comprare obbligazioni statunitensi come se fossero piatti di impepate di cozze…) Forse poiché a Bruxelles c’è la Commissione europea e un sacco di agenzie (per non parlare di qualche grande e oscuro depositario come Euroclear). In breve, per il momento, niente fatti ma tante speculazioni e ipotesi. Ciò che è noto, però, è che tramite il Belgio la vendita dei cinesi è stata assorbita ed il Belgio ha aumentato la ricapitalizzazione del Tesoro in modo significativo in 12 mesi… quasi raddoppiando la propria detenzione già colossale. Quindi succede qualcosa in Belgio, fulcro della questione.
Quello che è certo è che i 50 miliardi dei cinesi sono stati assorbiti dai nostri amici belgi, ringraziandoli vivamente per il loro sacrificio finanziario perché preferisco che tali buoni siano in Belgio e non in Francia. Quindi dobbiamo guardare il bollitore dell’evoluzione del mercato obbligazionario, perché se la Cina continua la massiccia emissione di buoni del Tesoro USA… non saranno i nostri poveri amici belgi, per quanto simpatici, che sostituiranno l’acquirente cinese divenuto un così grande venditore… Ma per prolungare il sistema ancora di più, grazie al loro “potere di persuasione”, i nostri grandi amici statunitensi possono costringere alcune nazioni a comprare altro loro debito ammuffito… e la Francia, grande amico degli Zamericani con François sul tappeto rosso di Obama, dovrebbe finire per farsi tentare, firmando un sublime assegno per lo Zio Sam a danno dei francesi e dei contribuenti (‘con-tribuables‘, coglion-buenti. NdT) che siamo noi tutti. Quindi aspettiamoci di vedere se lo stock del debito statunitense detenuto dalla Francia  aumenta (oltre i 3 miliardi nell’ultimo conteggio, come i tedeschi).
Capite che l’informazione deve aiutare a farci comprendere che il sistema economico mondiale come lo conosciamo è agli sgoccioli, e ciò implica logicamente che ci si dovrebbe preparare a grandi cambiamenti… ciò non impedisce una qualche speranza di miglioramento per ognuno di noi.
Restate sintonizzati. Ci rivediamo… se non vi dispiace!
Charles Sannat


Public DebtUStoaddthreetimesmoredebtthaneurozoneover-yearsQuesto è un articolo ‘presslib’, vale a dire privo di diritto di riproduzione, a condizione che questo paragrafo sia riportato in coda. Le Contrarien Matin è quotidiano di decrittazione di notizie economiche pubblicato dalla società AuCOFFRE.com. L’articolo è di Charles Sannat, direttore degli studi economici. Grazie per aver visitato il nostro sito. È possibile iscriversi gratuitamente a LeContrarien.com.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

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