sabato 22 febbraio 2014

Il Parlamento non rappresenta la Nazione... - Un'analisi matematica ed un'alternativa democratica


Dipinto di Lorenzo De Seta

Il parlamento non rappresenta la nazione, essendogli tecnicamente impossibile farlo, per difetto originale di formazione.


Un sottoinsieme S di un insieme A può esser detto rappresentativo di A se ne riproduce fedelmente, ovvero senza distorsioni o modifiche, le caratteristiche.


Ciò significa che qualora S sia un organismo elettivo rappresentativo di gruppi umani, al modo di un parlamento, bisogna contare l'insieme di tutti gli aventi diritto al voto, e dopo la votazione sottrarre la percentuale ottenuta di (x+y+z), dove:
x = non votanti,
y = schede bianche,
z = schede nulle.


A quel punto, la frazione percentuale t corrispondente a quella del totale di questi voti che non indicano alcun eletto deve essere sottratta dalla percentuale totale (100), ottenendo la percentuale di seggi da assegnare elettivamente: il (100-t)%, rimanendo vuoti gli altri.
Dunque, ad esempio, dove si sia registrato il 48% di astensionismo,l come recentemente in Sardegna, risultano assegnabili il 52% dei seggi.


Tolte ancora le percentuali di bianche e nulle, rimangono assegnati i seggi determinati dagli elettori che hanno effettivamente indicato un loro rappresentante.


I banchi vuoti rappresentano i cittadini che non hanno scelto alcun rappresentante.
Ogni diversa scelta risulta falsa e mendace, poichè l'eletto da Tizio non può rappresentare Caio che non lo ha eletto, il che significa che gli eletti non possono rappresentare i non elettori, non avendone ricevuto alcuna delega o incarico.


Detto in altri termini, ogni eletto ha diritto di rappresentare solo la frazione di aventi diritto al voto che lo ha votato.


Fermo restando, s'intende, che "Rappresentare" significa solo "riprodurre", il che non garantisce la bontà del contenuto di rappresentazione e comporta evidente facoltà di riprodurre idiozie, il che peraltro è comunque ciò che frequentemente comunque accade. La precisione di rappresentanza svolge mera funzione di veridicità, onde evitare che alla rappresentazione dell'insensatezza si aggiunga quella della menzogna.


A quel punto, i non votanti godono il diritto di iscriversi in un elenco a scorrimento, che assegna a ciascuno di loro, fino ad esaurimento delle possibilità, il diritto di comparire un giorno in parlamento, sedendo su uno dei seggi non assegnati, e svolgendo le funzioni parlamentari.


La Costituzione italiana aggira l'intero problema dichiarando ogni parlamentare "rappresentante della Nazione"; ovvero del popolo intero.


Solo che in tal modo crea autoreferenzialmente un falso de facto: il Parlamento che costituisce non risulta affatto rappresentazione fedele della Nazione, bensì rappresentazione falsata.


I politici autoritari, invece di ovviare a questo inconveniente lo peggiorano, ogni volta che presentano una legge truffa elettorale con sedicenti "premi" (lotteria?) di maggioranza.


Come fece Acerbo nel '24, per stabilizzare il fascismo, come tentarono di fare i democristiani nel '53, come fecero gli autori degli ignobili "Mattarellum" e "Porcellum" (peggiori della legge Acerbo, in quanto eliminano il voto si preferenza, ledendo un dirito inalienabile, ovvero in contrasto con l'articolo 2 della Costituzione), e come tenta scelleratamente ancora di fare Renzi, il giovanotto 39enne coetaneo dell'altro italiano che nel '32 venne chiamato dal Quirinale ad assumere incarico di governo senza esser passato per regolari elezioni: Benito Mussolini, pure egli fautore di una legge elettorale di scippo e rapina.


Quali inquietanti parallelismi tra fascismo storico e Pd, sotto l'egida di quel Napolitano che rivive tardivamente gli entusiasmi della sua giovinezza, quando fu membro iscritto al Guf.


Unica via di uscita da questa insostenibile autocontradditoria condizione è la democrazia diretta, nella quale ognuno rappresenta se stesso: un metodo che l'era telematica rende possibile e disponibile per tutti.
E' sufficiente che ogni cittadino possa esprimere telematicamente il proprio voto (ed eventuale dichiarazione di voto) su ogni singola norma posta in discussione.


Un semplice collegamento con un database informatico mostrerà il conteggio dei voti favorevoli e contrari espressi dalla popolazione su ogni argomento che la riguardi: ciò che riguarda tutti deve poter essere commentato e votato da tutti.


Vincenzo Zamboni

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