giovedì 14 dicembre 2017

L'epopea di Vladimir Putin - Realtà o fantasia?

Piccoli Putin... crescono - Da ribelle a difensore della grande Russia (con illazioni sulla sua origine vicentina)




Putin, il ribelle, l’irregolare, il ragazzo indisciplinato che fu espulso dai Pionieri, l’organizzazione dei giovani comunisti.

Putin, il futuro ufficiale del Kgb, che fu battezzato in gran segreto dalla nonna. Un uomo che diventerà un attento e colto ufficiale dei servizi segreti, che da ragazzo rifiutava la disciplina, il sistema.



Si vanterà all’inizio della sua presidenza di non essere stato un pioniere, ma un ribelle. 

Poi scopre il gusto della disciplina, delle arti marziali. Lo judo diventa per lui una filosofia di vita. Lo judo trasforma il ribelle in guerriero. 
La sua intelligenza si rafforza con il senso della fedeltà all’integrità, del controllo delle sue capacità di riflessione e comunicazione.

Dal suo punto di vista di osservazione, dalla Germania dell’Est è un ufficiale del Kgb molto attento all’Occidente, ai meccanismi del consenso delle democrazie di massa. Ha un eccellente memoria, e questa sua capacità di analisi e di comprensione lo porta ad essere un brillante comunicatore, un uomo capace di dare senso alle sue idee.


Ma questa sua identità, di ribelle, di guerriero, di analista, di comunicatore, di attento lettore che sedimenta idee, stimoli culturali, ne fanno un uomo che sa decidere. Un decisore nel senso schmittiano del termine. Un politico rispettoso delle identità, delle etnie, delle tradizioni, di un pensiero politico che rielabora, attualizza i temi della Rivoluzione Etica.

L’implosione del sistema sovietico e gli anni terribili della Presidenza Eltsin in balia di ex quadri del sistema comunista trasformatisi in oligarchi mafiosi finanziati dalle banche americane, che trasformarono le privatizzazioni in una colossale rapina ai danni del popolo russo, convinsero lui e alcuni suoi stretti collaboratori della svolta “imperiale” (nel senso di Imperium), popolare e patriottica della politica russa.

Dopo l’ascesa al potere cerca di aprire agli Stati Uniti e all’Europa. Al Bundestag tiene un discorso memorabile di grande apertura e amicizia verso l’Europa. È solidale con Bush nella lotta al terrorismo ma presto dovrà rendersi conto che gli americani sono impegnati a indebolire l’assetto geopolitico del suo Paese. E a questo punto si convince che nessun rapporto leale è possibile con americani ed europei poco affidabili e soprattutto ipocriti. 

Da qui la svolta euro-asiatica del leader russo e il progetto di fare della Russia una grande potenza mondiale in grado di contenere i tentativi americani di indebolire Mosca dal Kirghizistan alla Georgia, all’Ucraina.



Le rivoluzioni arancioni per Putin sono dei tentativi di destabilizzazione che pretenderebbero di radicarsi persino nel cuore della Russia.

L’egemonismo euro-atlantico arriva al punto che Angela Merkel, prima delle elezioni del 2012, afferma che Dmitri Medvedev sarebbe un candidato alla Presidenza ben visto in Occidente. A Mosca oltre duecento Ong (organizzazioni non governative), finanziate dagli americani s’ingegnano a creare un clima di opposizione alla candidatura di Putin, che dopo la parentesi Medvedev imposta dalla Costituzione intendeva riprendersi la Presidenza. Sarà la goccia che fa traboccare il vaso della diffidenza putiniana. Americani ed europei pretendono persino di decidere i vertici istituzionali della Nuova Russia.

Inizia per Putin un lavoro di riflessione e di approfondimento culturale che lo porterà a recuperare negli anni Novanta la figura di Stolypin e a rielaborare un pensiero identitario dalle forti connotazioni etiche, politiche e religiose. Idee che in Europa, oggi, risuonano provocatorie, incomprensibili e incredibili. Idee che, però, avvicinano alla Russia di Putin sempre nuove maggiori simpatie ed affinità elettive.

Pietro Golia
"Redazione Controcorrente" - redazione@controcorrentedizioni.it

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  Vladimir Putin 


Curiosità e fantasie sulla presunta origine italiana di Putin:

Putin l’italiano 

VICENZA. Una troupe televisiva russa, del canale NTV, formata dal reporter Andrei Shilov e da un cameraman, si è recata a Vicenza per realizzare un servizio che cerchi di districare la matassa: c’è del vero nel tormentone secondo cui gli antenati del presidente russo, Vladimir Putin, erano di origni italiane, e più precisamente beriche? 
Sono ormai circa sette anni che le speculazioni montano, per rendere soltanto sempre più fitto tutto il mistero, e difficilmente la missione della tivù russa contribuirà a mettere la parola fine a tutta questa curiosa vicenda. 
È il 2000: Franco Putin, un imprenditore di Costabissara, in provincia di Vicenza, è in viaggio d’affari a Belgrado, quando i funzionari serbi dell’aeroporto lo fermano brevemente chiedendogli se fosse parente del neo-presidente russo: “ci volle tempo per convincerli che fossi italiano e che non avessi nulla da spartire con il nuovo presidente russo: rimasero contrariati”, sostiene l’interessato. 
L’imprenditore Putin non è un novizio della Russia, dal momento che è stato coinvolto nei commerci (forni per mattoni) con l’Unione Sovietica prima e con la Federazione Russa poi sin dagli Anni Settanta. 
L’anno successivo era il popolare quotidiano della capitale Moskovsky Komsomolets a dare per certa la notizia che gli antenati di Putin fossero partiti dall’Italia del nord nel Settecento per servire lo zar nelle sue truppe, esattamente per combattere contro Carlo II di Svezia; il giornale pubblicava anche una foto di un ritratto (l’“Arnolfini Portrait”) del XV secolo, del pittore fiammingo Jan van Eyck, conservato alla National Gallery londinese, e raffigurante il mercante italiano Giovanni Arnolfini: innegabilmente lo stesso “sguardo” di Vladimir Putin, sottolineava con entusiasmo Moskovsky Komsomolets. 
Chisinau, Moldavia: Vladimir Putin discende in realtà da Vlad Putine, un moldavo ufficiale di Pietro il Grande nella guerra contro la Svezia, è quanto sostiene un esperto di quelle parti. 
L’Arnolfini Portrait non lascia dormire tranquilli i russi: lo si analizza meglio. A dire la verità, anche la moglie del mercante italiano del Quattrocento presenta una certa somiglianza con la moglie di Putin, Ludmila; sono raffigurati addirittura assieme al loro terrier, la stessa passione per i cani proprio come il presidente russo ! 
Per indagare nella vicenda sono stati interpellati anche professori universitari; secondo Ulderico Bernardi, sociologo dell’università Ca’ Foscari di Venezia, specializzato in culture locali, “non ci sono dubbi che il cognome abbia radici nella parola dialettale ‘putìn’, è caratteristico dell’area”; sempre per lo studioso, esisterebbero in Veneto una cinquantina di Putin, che in dialetto si legge però con l’accento sulla i. 
Alcuni (ma sono in minoranza) cercano di minimizzare tutta la vicenda, come un altro Putin, Alexander, un genealogista russo che in un suo libro del 2002 scrive che tali speculazioni sono in realtà frutto di “mere coincidenze” verbali. 
Nel frattempo l’imprenditore veneto incarica un istituto parigino specializzato in genealogia a fare ricerche storiche sul suo cognome: verrebbe confermata la storia della migrazione verso la Russia, e per di più, via Francia: “è stato detto che il nostro cognome è originario del Veneto e che alcuni dei miei parenti lasciarono l’Italia nel XVIII secolo e attraverso la Francia siano emigrati in Russia… sono sicuro che il presidente arrivi dal Veneto e che siamo parenti, camminiamo nello stesso modo goffo a mo’ di papera, abbiamo lo stesso neo sulla guancia sinistra”. 
La troupe televisiva russa si è rivolta al consorzio Vicenza E’ per ricevere appoggio logistico alla sua missione, alla ricerca non solo di Franco Putin, ma anche di tutti gli altri Putin della zona, e per ricevere spiegazioni sulla provincia di Vicenza, sulla sua storia, sulla sua economia e … sul carattere dei vicentini. 
Vicenza E’ non ha avuto niente da ridire, anzi; è prevedibile un aumento dei turisti russi in quelle lande venete. Marketing gratuito? Ben venga il tormentone Putin&Putin! 

A me sembra un po' una stupidaggine... anche se in un reportage del TG2 avevano intervistato il cuoco personale di Putin che prepara quotidianamente piatti italiani dato che il presidente esige cucina italiana

(Fonte: http://www.russia-italia.com/putin-mezzo-italiano-vt4306.html)

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Scrive Paolo Bonacchi a integrazione dell'articolo: ”Anche se i giornali di regime non ne parleranno mai, molto probabilmente sarà Vladimir Putin, l'ex ufficiale del KGB, a aprire l'ERA DELLE FEDERAZIONI fra individui e fra popoli. Sembra incredibile, ma Putin ha fatto esplodere la bomba atomica del REFERENDUM. E' stato lui, infatti, che col REFERENDUM in Crimea, ha tolto la maschera al capitalismo degenerato dell'occidente sionista e massonico, di cui anche Renzi fa parte. Il Referendum popolare avente carattere "deliberativo-legislativo" di iniziativa popolare, infatti, è la bestia nera della rivendicazione della "titolarità" e dell' "esercizio" del potere sovrano di governo delle comunità da parte degli individui e dei popoli, che il capitale parassitario deve abbattere per permettere a pochi potenti di DOMINARE la Terra. E tutto ciò in nome della superiorità messianica della razza eletta che considera il denaro, la ricchezza e il potere come il "dono" fatto da un dio immaginario al suo "popolo eletto per parassitare e sfruttare l'intera Umanità.” 

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