venerdì 22 dicembre 2017

Emmanuel Kant ed il ritorno all'idealismo... - Saggio di Vincenzo Brandi


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Emmanuel Kant, considerato uno dei maggiori filosofi della storia, tentò alla fine del “Secolo dei Lumi”, di operare una sintesi che tenesse conto del pensiero illuminista (tendenzialmente rivolto verso l’empirismo di Hume o il sensismo di Condillac), ma che recuperasse un criterio di certezza della conoscenza (messa in dubbio da Hume). Per il filosofo tedesco questo criterio di certezza è assicurato da una “sintesi a priori” che avviene automaticamente nella nostra mente al momento dell’esperienza. Come vedremo, questo tentativo, anche se condotto con grande intelligenza, non appare tuttavia riuscito ed ebbe come conseguenza anche quella di riaprire la strada all’idealismo filosofico, poi affermatosi in Germania con Fichte, Schelling ed Hegel..

Kant nacque nel 1724 a Konigsberg nella Prussia orientale (città oggi facente parte della Russia e ribattezzata Kaliningrad). Il padre era un semplice sellaio. La madre era una donna religiosa di sentimenti pietisti, fatto che ebbe una profonda influenza sulle concezioni morali del filosofo.

Kant, dimostratosi fin da bambino, persona di acuta intelligenza, ebbe modo di studiare. Lavorò come istitutore. Svolse studi di fisica sulle teorie di Newton e Leibniz (in particolare sull’adozione da parte di Leibniz del principio della conservazione dell’energia cinetica 1/2mv2 al posto di quello di conservazione della quantità di moto “mv” adottata da Cartesio, come già ricordato in questa rubrica nel numero 53 dedicato a Leibniz). Lesse attentamente le opere di Hume, Wolff e Baumgarten (vedi N. 63). Nel 1755 elaborò l’ipotesi (poi formulata per via indipendente anche dal francese Laplace) secondo cui il sistema solare si è generato a partire da una nebulosa originaria (ipotesi di Kant-Laplace, oggi riconosciuta come valida). Nello stesso anno Kant divenne libero docente di matematica, logica e fisica. Nel 1770 ottenne una cattedra presso l’Università di Konigsberg, dove poi lavorò tutta la vita.

Nel 1788 il filosofo pubblicò la sua opera maggiore: “Critica della Ragion Pura” (sul problema della conoscenza), cui seguirono la “Critica della Ragion Pratica” (sull’etica, 1787) e la “Critica del Giudizio” (sull’estetica, 1788). Nel 1793 una sua opera sulla “Religione nei Limiti della Ragione” gli procurò una dura reprimenda da parte dell’oscurantista governo prussiano seguito alla parentesi “illuminista” di Federico II. Kant fu un sostenitore della Rivoluzione Francese ed un pacifista. Una sua opera “Sulla Pace Perpetua” parlava della necessità di evitare i conflitti anche con l’istituzione di organismi sovranazionali (idea che anticipa quella dell’ONU).

Nella sua opera maggiore Kant sostiene che l’esperienza è elaborata dalla nostra mente mediante una “sintesi a priori” (che il filosofo distingue nettamente dalle idee innate cartesiane precedenti l’esperienza). Ciò significa che l’esperienza è inquadrata nell’ambito del processo cognitivo in delle “forme a priori” , definite “trascendentali”, già presenti nella nostra mente: Kant indica esplicitamente come forme “trascendentali” lo spazio ed il tempo ed afferma che tutti igiudizi universali” sono insiti nello stesso processo cognitivo.

La stessa geometria sarebbe connessa all’intuizione “pura” spaziale intesa come “forma trascendentale”, mentre l’aritmetica sarebbe più legata alla forma temporale. Ne consegue che la matematica ci può dare conoscenze nuove, universali, e necessarie, indipendenti dalla stessa logica. L’intuizione di tipo matematico ci permette di costruire gli oggetti matematici indipendentemente dalla loro esistenza reale. L’intuizione temporale ci permette di individuare il movimento e la trasformazione.

Il pensiero successivo all’intuizione sensibile (cioè successivo all’esperienza immediata) si baserebbe su una serie di “forme pure” della nostra mente, definite come “categorie”. Queste categorie riguarderebbero la quantità, la qualità, la relazione (tra cui la relazione di “causa”), e la modalità (intesa come possibilità, esistenza, necessità o contingenza). Un collettivo “Io Penso”, che quindi riguarderebbe tutta l’umanità, connette i pensieri e sviluppa la razionalità nel momento in cui si attua.

Come si vede dalle sintetiche note precedenti il pensiero di Kant, che si articola in sottili ragionamenti che qui è impossibile riportare nella loro interezza, nel tentativo di superare il probabilismo di Hume e di dare certezze al pensiero illuminista, riapre la porta all’idealismo, postulando l’esistenza di forme mentali (sostanzialmente metafisiche) preesistenti all’esperienza, e con l’introduzione del concetto dell’Io Pensante.

Anche l’atteggiamento di Kant verso la realtà esterna si presta a diverse interpretazioni e presenta qualche aspetto poco chiaro. Il filosofo riconosce l’esistenza di cose in sé (indipendenti da noi) rappresentate dai fenomeni esterni nel momento dell’esperienza, ma poi parla anche di “noumeni”, ovvero di cose solo pensate, inconoscibili e di incerta esistenza, che sarebbero alla base della metafisica.

Il filosofo di Konigsberg predilige la fisica meccanica, ma nega validità scientifica alla chimica (che è in realtà una branca della fisica); ritiene che la “sostanza” dei corpi sia la loro massa (concetto che sarà poi efficacemente criticato da Mach) e che le sostanze (cioè le masse) interagiscano nello spazio; critica giustamente il concetto di “spazio assoluto” di Newton (vedi NN. 50-51), ma nega l’esistenza del vuoto (sostenuta dagli atomisti) ed accetta la teoria dell’etere (presunta sostanza impalpabile di cui abbiamo scritto in precedenti numeri, della cui esistenza erano convinti anche Cartesio e altri fisici fino alla smentita avvenuta alla fine dell’800 con l’esperienza di Morley e Michelson).

Anche nel campo dell’etica (ovvero nel campo della “Ragion Pratica”) Kant adotta un punto di vista coerente con la teoria della “sintesi a priori”, affermando che anche i principi morali sono forme (metafisiche) “a priori”, immutabili, della nostra mente, che influenzano il nostro comportamento, e non invece dettati dalla cultura, dalla società, e dalla fisiologia, come ritengono i pensatori illuministi e materialisti di ogni epoca.

Vincenzo Brandi - brandienzo@libero.it 

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