Emmanuel Kant,
considerato uno dei maggiori filosofi della storia, tentò alla fine
del “Secolo dei Lumi”, di operare una sintesi che tenesse conto
del pensiero illuminista (tendenzialmente rivolto verso l’empirismo
di Hume
o il sensismo di Condillac),
ma che recuperasse un criterio di certezza della conoscenza (messa in
dubbio da Hume). Per il filosofo tedesco questo criterio di certezza
è assicurato da una “sintesi
a priori”
che avviene automaticamente nella nostra mente al momento
dell’esperienza. Come vedremo, questo tentativo, anche se condotto
con grande intelligenza, non appare tuttavia riuscito ed ebbe come
conseguenza anche quella di riaprire la strada all’idealismo
filosofico, poi affermatosi in Germania con Fichte,
Schelling
ed Hegel..
Kant
nacque nel 1724 a Konigsberg nella Prussia orientale (città oggi
facente parte della Russia e ribattezzata Kaliningrad). Il padre era
un semplice sellaio. La madre era una donna religiosa di sentimenti
pietisti, fatto che ebbe una profonda influenza sulle concezioni
morali del filosofo.
Kant,
dimostratosi fin da bambino, persona di acuta intelligenza, ebbe modo
di studiare. Lavorò come istitutore. Svolse studi di fisica sulle
teorie di Newton e Leibniz (in particolare sull’adozione da parte di Leibniz del principio della conservazione dell’energia cinetica
1/2mv2
al posto di quello di conservazione della quantità di moto “mv”
adottata da Cartesio,
come già ricordato in questa rubrica nel numero 53 dedicato a
Leibniz). Lesse attentamente le opere di Hume,
Wolff
e Baumgarten
(vedi N. 63). Nel 1755 elaborò l’ipotesi (poi formulata per via
indipendente anche dal francese
Laplace)
secondo cui il sistema solare si è generato a partire da una
nebulosa originaria (ipotesi
di Kant-Laplace,
oggi riconosciuta come valida). Nello
stesso anno Kant divenne libero docente di matematica, logica e
fisica. Nel 1770 ottenne una cattedra presso l’Università di
Konigsberg, dove poi lavorò tutta la vita.
Nel
1788 il filosofo pubblicò la sua opera maggiore: “Critica
della Ragion Pura”
(sul problema della conoscenza), cui seguirono la “Critica
della Ragion Pratica”
(sull’etica, 1787) e la “Critica
del Giudizio”
(sull’estetica, 1788). Nel 1793 una sua opera sulla “Religione
nei Limiti della Ragione”
gli procurò una dura reprimenda da parte dell’oscurantista governo
prussiano seguito alla parentesi “illuminista” di Federico II.
Kant fu un sostenitore della Rivoluzione Francese ed un pacifista.
Una sua opera “Sulla
Pace Perpetua”
parlava della necessità di evitare i conflitti anche con
l’istituzione di organismi sovranazionali (idea che anticipa quella
dell’ONU).
Nella
sua opera maggiore Kant sostiene che l’esperienza è elaborata
dalla nostra mente mediante una “sintesi
a priori”
(che il filosofo distingue nettamente dalle idee innate cartesiane
precedenti l’esperienza). Ciò significa che l’esperienza è
inquadrata nell’ambito del processo cognitivo in delle “forme a
priori” , definite “trascendentali”,
già presenti nella nostra mente: Kant indica esplicitamente come
forme “trascendentali” lo spazio
ed il
tempo ed
afferma che tutti i
“giudizi
universali” sono insiti nello stesso processo cognitivo.
La
stessa geometria sarebbe connessa all’intuizione “pura”
spaziale intesa come “forma
trascendentale”,
mentre l’aritmetica sarebbe più legata alla forma temporale. Ne
consegue che la matematica ci può dare conoscenze nuove, universali,
e necessarie, indipendenti dalla stessa logica. L’intuizione di
tipo matematico ci permette di costruire gli oggetti matematici
indipendentemente dalla loro esistenza reale. L’intuizione
temporale ci permette di individuare il movimento e la
trasformazione.
Il
pensiero successivo all’intuizione sensibile (cioè successivo
all’esperienza immediata) si baserebbe su una serie di “forme
pure” della nostra mente, definite come “categorie”.
Queste categorie riguarderebbero la quantità, la qualità, la
relazione (tra cui la relazione di “causa”),
e la modalità (intesa come possibilità, esistenza, necessità o
contingenza). Un collettivo “Io
Penso”,
che quindi riguarderebbe tutta l’umanità, connette i pensieri e
sviluppa la razionalità nel momento in cui si attua.
Come
si vede dalle sintetiche note precedenti il pensiero di Kant, che si
articola in sottili ragionamenti che qui è impossibile riportare
nella loro interezza, nel tentativo di superare il probabilismo di
Hume e di dare certezze al pensiero illuminista, riapre la porta
all’idealismo, postulando l’esistenza di forme mentali
(sostanzialmente metafisiche) preesistenti all’esperienza, e con
l’introduzione del concetto dell’Io Pensante.
Anche
l’atteggiamento di Kant verso la realtà esterna si presta a
diverse interpretazioni e presenta qualche aspetto poco chiaro. Il
filosofo riconosce l’esistenza di cose in sé (indipendenti da noi)
rappresentate dai fenomeni esterni nel momento dell’esperienza, ma
poi parla anche di “noumeni”,
ovvero di cose solo pensate, inconoscibili e di incerta esistenza,
che sarebbero alla base della metafisica.
Il
filosofo di Konigsberg predilige la fisica meccanica, ma nega
validità scientifica alla chimica (che è in realtà una branca
della fisica); ritiene che la “sostanza” dei corpi sia la loro
massa (concetto che sarà poi efficacemente criticato da Mach)
e che le sostanze (cioè le masse) interagiscano nello spazio;
critica giustamente il concetto di “spazio assoluto” di Newton
(vedi NN. 50-51), ma nega l’esistenza del vuoto (sostenuta dagli
atomisti) ed accetta la teoria dell’etere (presunta sostanza
impalpabile di cui abbiamo scritto in precedenti numeri, della cui
esistenza erano convinti anche Cartesio
e altri fisici fino alla smentita avvenuta alla fine dell’800 con
l’esperienza di
Morley e
Michelson).
Anche
nel campo dell’etica (ovvero nel campo della “Ragion Pratica”)
Kant adotta un punto di vista coerente con la teoria della “sintesi
a priori”, affermando che anche i principi morali sono forme
(metafisiche) “a priori”, immutabili, della nostra mente, che
influenzano il nostro comportamento, e non invece dettati dalla
cultura, dalla società, e dalla fisiologia, come ritengono i
pensatori illuministi e materialisti di ogni epoca.
Vincenzo Brandi - brandienzo@libero.it
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