lunedì 29 maggio 2017

Aethina tumida - Dall'Africa non solo migranti e terroristi anche insetti nocivi (nemici delle api)


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Non solo dall’Africa ci giungono le minacce dei terroristi islamici e lo sbarco infinito di migranti,  ora anche la Aethina tumida, un coleottero specializzato a distruggere gli alveari. Tempi duri, anzi durissimi per le nostre api che debbono vedersela oltre che con i veleni sparsi nelle campagne, con funghi parassiti, con i cambiamenti climatici e ora anche con un insetto definito dagli apicoltori il “Killer degli alveari”. 

Aethina tumida è un coleottero originale dell’Africa e che, “grazie” ai cambiamenti climatici in atto ( il Mediterraneo più caldo e gli inverni più tiepidi), è arrivato in Sicilia e in Calabria e man mano comincia a risalire la penisola. Questo insetto sta mettendo in ginocchio già gli alveari di Sicilia e Calabria. Per salvare il miele in Calabria si è deciso di bruciare le arnie: una soluzione che ha dato il via allo sterminio delle api, con 250 milioni di insetti morti in appena 3 mesi e 3600 alveari bruciati. Una soluzione inaccettabile per i produttori di miele che chiedono lo stop al ministero della Salute: “Non è aviaria o mucca pazza, il parassita si diffonde lo stesso“. Il ministero della Salute ha deciso di mettere al rogo le arnie infette. Una decisione che però ha scatenato la rivolta degli apicoltori: “«L’eradicazione è una strategia distruttiva per l’apicoltura: non stiamo parlando di una malattia veterinaria con un virus trasmissibile all’uomo, come nel caso dell’aviaria o della mucca pazza, ma di un insetto che può sopravvivere anche fuori dall’arnia» lancia l’allarme Ermanno De Chino, proprietario a Ispica, in provincia di Ragusa, di un’azienda che produce e esporta sciami, 4 mila quelli venduti ogni anno dalla Finlandia al Belgio. Il coleottero è stato avvistato per la prima volta a settembre del 2014 a Gioia Tauro, in provincia di Reggio Calabria, e si è diffuso rapidamente in Sicilia e ora c’è il rischio concreto che arrivi anche in altre regioni, dall’Umbria alla Valle d’Aosta. 

Questo insetto infatti è in grado di stanare alveari anche a 20 chilometri di distanza, seguendo il loro odore: “Se in Calabria sono settanta gli apicoltori che hanno fatto ricorso al Tar contro i roghi, dalla Valle d’Aosta all’Umbria si cerca il modo per tenere alla larga il coleottero. La sua diffusione nazionale comporterebbe infatti il blocco totale delle esportazioni: una catastrofe per i 50mila apicoltori e per il giro d’affari da 70 milioni di euro. Trovare una soluzione unitaria spetta al ministero della Salute, ma nei vari vertici svolti sull’emergenza, l’ultimo l’altra settimana, si è deciso di proseguire con gli incendi, nonostante il parere contrario di allevatori e studiosi”. In Canada e in Florida, dove il coleottero killer è arrivato 15 anni fa, le strategie di contenimento a base di trappole, e non di roghi, sembrano aver funzionato, spiega la Salvagni che scrive: “E l’Associazione nazionale apicoltori italiani chiede che vengano prese in considerazione anche da noi. «Tenere sotto controllo la popolazione del parassita, limitando i danni all’alveare, è l’unica via da seguire — si legge in una relazione presentata al ministero — perché le procedure attuate in Calabria non hanno impedito che il coleottero si diffondesse ancora e il rilievo di nuove infestazioni non può mettere a rischio distruzione il grande patrimonio economico dei nostri alveari»”.

(A.K. Informa n. 20)

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