L'assassinio di Andrey Karlov, ambasciatore russo in Turchia, arriva nel momento del
diapason di una forsennata campagna anti-russa e anti-Putin che, su input
principale di una Cia in piena fase eversiva, sostenuta da un Obama in vena di
colpi di coda demenziali, ha fatto mobilitare i servizi segreti e i media
di tutto l'Occidente con al centro l'accusa, tanto idiota quanto assurda,
che Putin avrebbe manovrato, hackerato, cospirato, per demolire Hillary e far
vincere Trump, per il quale dunque si dovrebbe prospettare un'operazione di
rimozione, perché traditore della patria, prima che venga insediato. Regime change, questa volta a casa.
L’eventualità dell’impedimento a Trump,
in una forma o nell’altra, di insediarsi presidente, attraverso il voto
negativo del Comitato degli Elettori o altri strumenti, rischia di provocare
qualcosa di simile a una guerra civile in Usa. Occasione per le definitiva
fascistizzazione del paese.
Ci
sta precipitando addosso qualcosa di brutto.
E così i sibili del cobra uscito dal rettilario
mediatico imperiale, passati per i latrati, squittii e grugniti del bestiario eurocoloniale, per
finire tra gli ultrasuoni di lombrichi e vermi solitari brulicanti nel cortile
della marca Italia (e chiedo scusa per la pigra riproposizione di queste
speciste similitudini animali) hanno
invece finito con lo schiarirci la vista e stapparci le orecchie. Ora sappiamo
che::
1 Putin ha personalmente hackerato, via Wikileaks, i
computer del Partito Democratico e di Yahoo per svergognare Hillary e far vincere
The Donald, amico suo. Non c’è la minima prova, Assange ha smentito, un alto
diplomatico britannico, Craig Murray, ha confermato la smentita e l’origine
interna dell’intervento sulle mail del Partito Democratico e di John Podesta,
direttore della campagna di Hillary e sabotatore di quella di Sanders. Ma la
Cia lo ha detto a un oscuro e anonimo
sito internet, PropOrNot, di sua creazione. Questi lo ha detto al Washington
Post che lo ha detto all’universo mondo. Prove? Zero. Anzi, Il Washington Post
ritratta e viene dimostrata l’esistenza di una gola profonda democratica che ha
fornito a Wikileaks certe sconcezze prodotte dagli altifondi del partito per bloccare
il rivale di “sinistra” Sanders. Ma che fa. Con fonti impeccabili come la Cia,
come dubitare?
(Piuttosto sarà interessante scoprire come si
scioglie l’enigma di una Cia che dà addosso all’infiltrato di Putin Trump, di
un FBI che ha fatto sgambetto a Hillary favorita della Cia, di un complesso
militar-industriale che si vede onorato di torme di generali nella nuova
amministrazione, insieme, però, a
promesse di pesanti tagli agli F35 e altri suoi redditizi giocattoli, di
bacetti soffiati a Mosca e di telefonate alla dinamite fatte a Taiwan e contro
Pechino. Un bel casino, in attesa che il burattinaio riconduca questo ambaradan
a unità strategica).
2 Fino a ieri infestavano il Medioriente, fiere schiere di subumani
recanti il logo di Isis, Al Nusra, Al Qaida e sottosigle varie e con quelli si
erano fatti conoscere, in video di indubbia fattura hollywoodiana, come orrende
materializzazioni di film e videogiochi dell’orrore con cui Hollywood ci educa
ai culti dello Zeitgeist moderno. Di colpo, grazie all’effetto Aleppo Est come
elaborato da rettili e vermi, si sono miracolosamente trasformati in civili,
eroi e martiri della democrazia, esposti al genocidio per mano del mostruoso
Putin e degli apprendisti stregoni Assad, Hezbollah, iracheni e iraniani.
Gazzettieri
CIA, sveglia!
Tali sono la frustrazione che questo tsunami senza
precedenti di menzogne, calunnie, logiche surrealiste rivela, tale è la
mobilitazione contro la Russia di tutto il mobilitabile dal New York Times ai
vermiciattoli del “manifesto”, che davvero c’è stavolta da temere il peggio. Hanno
dato la sveglia a quei giornalisti europei che, dopo l’Ucraina e per il
risentimento dei tanti padroni italiani nei confronti delle sanzioni antirusse che colpivano più il loro business
che i russi, si erano un po’ assopiti. Ma come, si beccano dalla Cia 20.000
dollari di primo ingaggio e poi dormono?
Mai dimenticarsi di Udo Ulfkotte, l’ex-editore del più
autorevole quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung che, confessato di
essere stato per una vita al soldo della Cia, ci ha rivelato, mai smentito, che
non meno dell’80% dei giornalisti che contano nei media che contano sono a
libro paga della Cia. Eseguono, in cambio di quell’ingaggio, di viaggi-premio a
New York, di avanzamenti di carriera e altri benefit, quanto gli è
commissionato volta per volta. Da un bel po’ di tempo a questa parte, diciamo
dal fiduciario Rothschild, Eltsin, in qua, l’ordine di servizio è una robusta e
martellante campagna russofobica e anti-Putin. Aprite i giornali, ascoltate la
corrispondente da New York, o da fronti di guerra, seguite gli analisti nel
talkshow, scorrete l’elenco degli appellanti di cui sopra, fate attenzione alla
lobby talmudista e poi rileggetevi Udo Ulfkotte. E se non vi basta, considerate
anche questa orgogliosa rivendicazione dell’ex-direttore della Cia William
Colby: “La Cia possiede ogni giornalista
di una certa importanza nei maggiori media”.
Anche
Bergoglio è della crociata
Mi chiedo se questo vale anche per i papi. L’altro
giorno, al culmine delle efferatezze dei terroristi sulla gente che scappava da
Aleppo Est, dal rettilario del Vaticano è uscita un sibili diretto… ad Assad, a
chi se no? La lettera del Bergoglio, già connivente con i generali della
dittatura argentina, chiedeva al presidente siriano che difende il suo popolo
da 6 anni di assedio del mondo, di “smetterla con la violenza, di non violare i
diritti umani”. Mica a Obama l’ha mandata’sta fetecchia, mica a Erdogan, mica a
re Salman… E’ la ciliegina su una torta impastata di ossa e sangue e da lui
benedetta. L’aveva già fatto uguale il Ratzinger: noblesse oblige. Del resto il gesuita argentino che ha spodestato
quello tedesco, si era già fatto valere per la sua irreprensibile fedeltà alla
libertà e correttezza di comunicazione: Inserendosi nel pandemonio anti-libertà
d’espressione (roba consueta nella Chiesa di Roma) come rappresentato dalla
campagna contro le cosiddette “fake news”, ha sentenziato che è “peccato grave
diffonderle, anziché educare il pubblico e certi scandali non vanno pubblicati,
anche se sono veri” (sic!!!).
Tornando da Ulfkotte
il pentito tedesco ha anche raccontato come gli stessi servizi tedeschi
venissero da lui a chiedergli di scrivere di Gheddafi e russi. E alla sua
obiezione che non ne sapeva abbastanza, gli fornivano i materiali opportuni.
Cosa pensate che succeda da noi che, come i tedeschi, abbiamo gli americani in
casa a occupare basi, ministeri e servizi, con uno come Marco Minniti, testè
elevato al rango di ministro degli Interni, ma che vanta una vita intera, a
partire dal sodalizio con il noto Cossiga, spesa nei cunicoli di servizi
segreti che a quelli Usa stanno come, per ripetere l’iniqua metafora, la vipera
sta al cobra?
Sono i russi
a decidere chi va nella Casa Bianca, mica la Cupola
E’ fantastica, affascinante, virtuosissima, la
capacità di questi di volgere la realtà nel suo contrario. I russi hackerano
gli Usa al punto da poter rovesciare gli esiti numerici di un’elezione
presidenziale. Sottraggono milionate di dati, spiano, cospirano. Sa di ’
classico transfert freudiano: infatti su tutto questo ci piove come fosse
Katrina. Fino a ieri, a schiarire la notte universale della privacy era stata
la NSA statunitense, massima agenzia di spionaggio Usa ad essersi accomodata
nei computer, tablet, smartphone e, dunque, nella vita privata di miliardi di
persone, fin nelle blindatissime stanze di capi di governo o Stato come Merkel
o Rousseff. Sparita, lavata con Dash, anzi da hacker russi.
Fino a ieri i russi, bene o male, ammesso a denti
stretti, erano intervenuti a fiancheggiare americani, Nato e illuminati del
Golfo nell’epocale lotta contro la barbarie dei tagliagole, scuoiatori,
crocefiggitori, bambini giustizieri, schiavisti sessuali jihadisti e, dal momento che ci stanno
riuscendo (tra l’altro sopperendo a bombardamenti Usa, finti, su Isis e Al
Qaida e, veri, su civili e infrastrutture irachene e siriane), ecco che
diventano quelli che, con Assad, radono al suolo Aleppo Est, vi “bruciano vivi
i bambini” (Il Fatto Quotidiano e altri) massacrano le “opposizioni” e sterminano civili con i barili-bomba (mai
visti né documentati). Civili che sarebbero 100mila nei 2,5 km quadrati riconosciuti ancora sotto Al Nusra e Co.: la
più alta densità demografica del mondo…. Prima si parlava di 100mila bambini su
250mila abitanti in Aleppo Est: la popolazione, a dispetto della catastrofe in
cui vegetava, più prolifica del mondo…..Da Aleppo Est, si afferma ora, sono
riusciti a mettersi in salvo 18mila e pare ne siano rimasti pochini….
Tanto bruciano, non tanto gli immaginari bambini
pianti delle nostre antenne ripetitrici, detti giornalisti, quanto lo
sconvolgimento geopolitico determinato dalla sconfitta dei propri surrogati, da
far abbandonare all’inquilino in uscita dalla Casa Bianca ogni finzione di
combattente anti-terrorismo. La riconquista di Palmira è avvenuta perché,
nell’urgenza di controbattere allo smacco di Aleppo, il primo di quella portata
strategica dai tempi di Saigon, a Obama è stato detto di dismettere ogni
finzione. Con i gregari curdi, travestiti da Forze Democratiche Siriane, ha
aperto e accompagnato il trasferimento di 5000 mercenari Isis da Mosul,
riaprendo a forza di bombe la strada che le milizie popolari irachene e
iraniane avevano bloccato, per Raqqa e quindi per Palmira, presieduta da appena
1000 soldati siriani. E qui qualche domanda dovranno pur porsi i russi circa
intelligence, osservazione e prevenzione.
O zitti o in
galera? Se la scampiamo lo dobbiamo ad Assad.
La conclusione di quanto abbiamo preso in
considerazione è, in misura sempre più evidente e drammatica, la seguente: In
Occidente la libertà di stampa, e più ancora l’onestà di stampa, sono state
uccise. Al di là di una sempre più
grossolana e strumentale deformazione dei fatti, delle cause, degli effetti, la
dimostrazione ultima di questo assunto viene da un dato incontrovertibile e che
si è andato radicalizzando man mano che le difficoltà per l’Impero crescevano.
La voce dell’altro, qualsiasi voce non controllata, deve essere soppressa. A
partire dal bombardamento, o dalla neutralizzazione tecnica, delle centrali di
comunicazione dei paesi aggrediti, in Serbia, Iraq, Libia, Siria, Iran, fino
alla demonizzazione di organi d’informazione della massima affidabilità e
professionalità, come RT, o Sputnik, o Press TV (Iran), o Telesur (Venezuela),
perché appartenenti a Stati dichiarati nemici e dunque ontologicamente
inattendibili. Una dimostrazione di insicurezza e di timore di verità altre che
denota l’aleatorietà della propria, non meno di quanto la riveli la repressione
dei vari cosiddetti negazionismi. Che sono quelli in cui il bue dà del cornuto
all’asino.
Ultimamente si è arrivato al diapason di questa
campagna di apartheid delle notizie e opinioni, di chiusura nei campi di concentramento
della censura di ogni voce non solo
mediatica, ma soprattutto di rete, che non sia riconosciuta e patentata voce
del padrone. In Germania e Francia sono passate norme che puniscono i diffusori
di “fake news”, cioè di verità altre (si era cominciato con il carcere ai
“negazionisti”). E’ di nuovo il Washington Post a lanciare la campagna contro
il nemico del momento, appunto queste “Fake News”, notizie false, bufale,
campagna ormai estesa all’intero armamentario mediatico occidentale, con
protagonista di nuovo l’immancabile Russia, ma con obiettivo diretto e nominato
i “social network”. Quelli che chiamiamo MSM (Main stream media), quelli che, con il fantoccio Powell, hanno
esibito al mondo prove delle armi di distruzione di massa di Saddam, quelli che
si sono inventati le bombe sul proprio popolo di Gheddafi e Assad, quelli che
ci hanno rifilato l’11 settembre come lavoro di Osama bin Laden, quelli che,
con appresso i chierichetti dei diritti umani,
definiscono dittatura ogni governo il cui paese vogliono sbranare e il
cui popolo depredare ed eliminare, quelli del più turpe menzognificio non
religioso mai esistito, quelli che il più grande masskiller nella storia dei
presidenti Usa è stato “il migliore presidente dopo Washington e Lincoln”,
quelli che a Kiev hanno salvato la democrazia, quelli che a Dresda (200mila
morti a guerra spenta, più che a Hiroshima) hanno salvato la Germania dal
nazismo..
Queste epica associazione a mentire per delinquere ha
iniziato la caccia alle “fake news”, ai bugiardi annidati nella rete e ovunque
si esprima anche solo un alito di dissenso,
di alterità. Ci stanno venendo a prendere tutti. Neanche un granello di
sabbia deve inserirsi negli ingranaggi della guerra contro la Russia. Quella
che deve mettere Trump davanti al fatto compiuto, o ce lo deve costringere
(mentre lui magari pensava a staccare la Russia dalla Cina per poi fare la
guerra al bersaglio più grosso)…
Da Aleppo
verso il futuro, come da Stalingrado
Aleppo è liberata e il concerto umano ha ragione di
levare inni alla gioia. Palmira lo sarà sicuramente, lo hanno promesso Assad e
Putin e sono le parti più affidabili.
Poi dovrebbe toccare a Idlib nel nord, ai miserabili curdi delle pulizie
etniche a nord est, a Deraa nel Sud. Per ricomporre la Siria libera, sovrana,
socialmente equa, antimperialista e anti-sionista che abbiamo conosciuto dal
momento della sua indipendenza e della liberazione dal colonialismo francese in
poi. Tutto questo, però, costituisce un tale affronto a chi s’è visto strappare
di mano il timone, da farci aspettare di tutto. Un tutto che dai soliti noti ci
verrà presentato come l’ineluttabile necessità di salvarci dall’orso russo
avviato a divorarci tutti.
Questi occhiuti cronisti, circospetti
analisti, pensosi commentatori, sdegnati umanitari che appendono striscioni per
Aleppo ai municipi, come già per altri falsi scopi, Giulio Regeni, le due
Simone, Sakineh Ashtiani, la Shalabajeva (complice del furfante banchiere kazako Ablyazov, inseguito per furti di milioni
dalle polizie di mezzo mondo, ma qui fatto passare per dissidente) e altri martiri inventati dell’imperialismo,
si scordano un piccolo particolare. Chi
ha iniziato tutto questo, chi ha sconquassato la Siria e l’intero Medioriente
ammazzando tra Iraq, Libia, Siria e Yemen, più di tre milioni di innocenti
esseri umani? Chi ha assoldato in giro per il mondo trucidi e psicopatici
arnesi della più efferata violenza e li ha lanciati contro Stati sovrani,
popoli sereni e pacifici, civiltà millenarie, a compiere inenarrabili orrori
per poi, nel nome della guerra al terrorismo, completare in prima persona le
devastazioni e i genocidi, svuotare i paesi degli esseri sopravvissuti, perché a quei popoli sia negato il futuro e, a forza
di alluvioni umane, sia compromesso quello di paesi europei da tener sotto
scacco, con l’effetto non tanto collaterale di ridurre a Stati di polizia e di
mafia i paesi nati dalla resistenza antifascista?
Il deputato al parlamento siriano e
presidente della Camera di Commercio di Aleppo, Fares Shehabi, ha
pubblicato una prima lista, non esaustiva, degli ufficiali stranieri (Nato e
Golfo) arrestati nel bunker di Aleppo Est da dove coordinavano le operazioni dei
terroristi di Al Nusra e associati. Si tratta di ufficiali che hanno declinato le proprie generalità e ammesso
la loro funzione. Sono stati catturati altri militari di nazionalità diverse, britannici, tedeschi, francesi, di cui i nomi
non sono stati ancora resi noti. Nessuna smentita da parte dei governi degli
ufficiali arrestati. Molte conferme dai media.
Mutaz Kanoğlu — Turquie
David Scott Winer — États-Unis
David Shlomo Aram — Israël
Muhamad Tamimi — Qatar
Muhamad Ahmad Assabian — Arabie saoudite
Abd-el-Menham Fahd al Harij — Arabie saoudite
Islam Salam Ezzahran Al Hajlan — Arabie saoudite
Ahmed Ben Naoufel Al Darij — Arabie saoudite
Muhamad Hassan Al Sabihi — Arabie saoudite
Hamad Fahad Al Dousri — Arabie saoudite
Amjad Qassem Al Tiraoui — Jordanie
Qassem Saad Al Shamry — Arabie saoudite
Ayman Qassem Al Thahalbi — Arabie saoudite
Mohamed Ech-Chafihi El Idrissi — Maroc
David Scott Winer — États-Unis
David Shlomo Aram — Israël
Muhamad Tamimi — Qatar
Muhamad Ahmad Assabian — Arabie saoudite
Abd-el-Menham Fahd al Harij — Arabie saoudite
Islam Salam Ezzahran Al Hajlan — Arabie saoudite
Ahmed Ben Naoufel Al Darij — Arabie saoudite
Muhamad Hassan Al Sabihi — Arabie saoudite
Hamad Fahad Al Dousri — Arabie saoudite
Amjad Qassem Al Tiraoui — Jordanie
Qassem Saad Al Shamry — Arabie saoudite
Ayman Qassem Al Thahalbi — Arabie saoudite
Mohamed Ech-Chafihi El Idrissi — Maroc
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