sabato 17 dicembre 2016

Siria ed ovunque nel mondo - Ai signori della guerra USA & C. la guerra ad oltranza conviene....

L'obiettivo di potenti componenti governative USA ed alleate è provocare una guerra, ricorrendo a propaganda e false flag

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Come già riportato in numerose precedenti lettere, i mass media diffondo in prevalenza propaganda predisposta dagli USA, cioè le loro alterate versioni dei fatti, che spesso non sono neppure alterazioni e/o distorsioni della realtà ma menzogne prefabbricate senza uno straccio di prova o di fonte attendibile, mentre le versioni fornite dalla Russia, ad esempio su quanto accade in Siria, con tanto di filmati, documenti e fonti accertate, non sono minimamente prese in considerazione ma preventivamente censurate, su di esse cala l’assoluto silenzio mediatico. 

Questo è il modo di fare giornalismo in Occidente, mancanza assoluta di professionalità e rispetto per l’utenza e totale sottomissione ai frame provenienti dagli spin doctor, cioè alle veline predisposte dalle agenzie governative made in USA. Anche quanto proviene da sedicenti ONG (che quando non sono sedicenti sono comunque finanziate dagli USA) o da social network, spesso, per non dire sempre, a ben guardare in profondità, sono finzioni, recite, ricostruzioni artefatte, cioè frutto del lavoro di prostituzione culturale e sociale, di persone che si sono prestate per soldi e carriera e benefici a fornire una certa versione dei fatti strumentale agli interessi (o presunti tali) degli USA, o meglio di una potente componente degli USA, che fa capo ai neocons che occupano molti gangli degli apparati governativi e militari USA e soprattutto le multinazionali delle armi e dei contractors (Compagnie o Corporation Militari Private), cioè dei paramilitari ingaggiati dal governo ed operativi nelle zone di guerra o in quelle dove si intende far scoppiare una guerra (per compiere operazioni sporche). 

Questo è il modus operandi di questi cinici e moderni signori della guerra, che in questo momento sono particolarmente scatenati, perché devono fare presto a rendere calda, meglio se bollente, la situazione internazionale, in modo che quando ci sarà il passaggio di consegne tra il “fantoccio” Obama ed il neo presidente Trump, quest’ultimo si ritrovi con enormi gatte da pelare da non saperne più come venirne fuori pacificamente. Perché Trump non è certo un agnellino, ma è comunque un uomo d’affari e sa che il business non si fa con la guerra, a meno che non abbia interessi nel settore bellico e della ricostruzione postbellica, e lui non li ha, e quindi il suo obiettivo, per il momento, è far fare affari agli USA ristabilendo condizioni di pace ovunque sia possibile, strategia non propriamente in linea con quella neocons. 

Per cui attendiamoci che si tocchi l’apice della mistificazione, della propaganda, della strumentalizzazione, dei false flag, ecc., fino a condurre l’opinione pubblica ad accettare come dinamica inevitabile che si scateni una qualche guerra che costituisca dei fronti opposti permanenti, in modo che il conflitto non sia mai risanabile e perduri il più a lungo possibile, divenendo irreversibile, in modo che il business per loro sia a tempo indeterminato e la ricchezza incamerata sia illimitata. 

Claudio Martinotti Doria

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Articolo collegato: 

Ecco la strategia Usa (e turca) per trasformare la Siria nel Vietnam dei russi. False flag in arrivo?

Di Mauro Bottarelli , il 15 dicembre 2016 – Fonte: Rischio Calcolato http://www.rischiocalcolato.it/
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Come era ampiamente preventivabile, i tg di ieri sera hanno dipinto quanto sta accadendo ad Aleppo attraverso un’unica lente: Assad vuole fare piazza pulita degli oppositori e ha ricominciato a bombardare, rendendo impossibile l’evacuazione dei civili e dei miliziani che hanno accettato di arrendersi, deponendo le armi ai check-point e muovendosi verso Idlib. La cosa non stupisce, anzi sarebbe stato stupefacente il contrario. Questo video
'Meltdown of humanity': Two sides of Aleppo story as MSM paints grim picture
mette bene in prospettiva quanto sta accadendo e quanto è accaduto nei giorni scorsi: vedete voi a quale versione credere. La cosa stupefacente, però, è che Serghei Lavrov, il potente ministro degli Esteri russo, è diventato muto e invisibile. Non si tratta di qualche patologia strana ma della reazione della stampa internazionale al suo diluvio di parole, pesanti come pietre, di ieri pomeriggio. In un telefonata con il segretario di Stato Usa, John Kerry, Lavrov ha infatti detto chiaro e tondo che “le autorità siriane sono pronte da tempo a lasciare evacuare i militanti che accettino la tregua ad Aleppo Est, il problema è che gli stessi continuano a rifiutare il cessate-il-fuoco, visto che sono influenzati dai comandanti del fronte di Al-Nusra”. Inoltre, nella stessa chiamata Lavrov ha chiesto a Washington di persuadere i gruppi ribelli siriani che appoggia a porre fine alle ostilità ad Aleppo Est, lanciando un’accusa pesantissima: “John Kerry ha assicurato che gli Stati Uniti stanno lavorando al fianco dei gruppi che stanno sabotando la richiesta avanzata dal Consiglio di sicurezza dell’Onu per un’immediata ripresa dei colloqui di pace senza precondizioni. I contatti continuano ma ogni volta che troviamo l’accordo su qualcosa, la controparte Usa si chiama fuori dagli accordi appena raggiunti”.
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Ma non basta: “A differenza della Siria, nessuno in Iraq, Libia e specialmente in Yemen richiede la cessazione delle ostilità e l’implementazione di un regime di silenzio prima dei colloqui. Il problema è che questo regime del silenzio ha il suo focus in un unico obiettivo, garantire una pausa ai terroristi e far arrivare loro nuovi armamenti ed equipaggiamenti. Esattamente ciò che è accaduto di recente a Palmira. Diciamo chiaramente che gli americani evitano accuratamente di andare contro Al-Nusra”. Di per sé basterebbe ma Lavrov ieri era un fiume in piena: “I rappresentanti degli Stati Uniti nelle organizzazioni internazionali fanno dichiarazioni pubbliche nelle quali dicono che è una pessima idea evacuare i civili da Aleppo, che i russi stanno forzandoli a farlo. Nessuno sta forzando nessuno, solo chi vuole andarsene, se ne va”. Infine, un siluro anche per l’invato speciale dell’Onu per la Siria, Staffan de Mistura, al quale Lavrov ha chiesto di “smettere si sabotare i negoziati politici sulla crisi siriana”.
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Non so a voi ma a me che il capo della diplomazia russa lanci accuse del genere e che non uno straccio di telegiornale quantomeno le registri, appare un pochino strano. Se non inquietante. Ma ci sono molte cose inquietanti, come ad esempio questa foto,
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la quale viene utilizzata dai ribelli e dai loro fiancheggiatori per spacciare una fake news destinata a diventare virale (15mila visualizzazioni in poche ore): sarebbe una bambina siriana che fugge dopo che i soldati di Assad hanno ucciso i suoi genitori a sangue freddo dopo la liberazione di Aleppo. Accidenti, roba che fa commuovere e che fa salire un giusto grado di indignazione verso i metodi di Assad (ieri Erdogan ha avuto il coraggio di accusarlo di voler eliminare tutti i suoi oppositori, ormai siamo all’avanspettacolo), peccato che quella foto altro non si che la sovrapposizione di due frames di questo video musicalehttps://www.youtube.com/watch?v=g93Jzxaxp9s  del 2014 dell’artista libanese Hiba Tawaji, dedicato alle vittime del terrorismo jihadista e della guerra. Potete riscontrarlo voi, la prima immagine in campo lungo sta nei primi secondi di video, mentre la figura della bambina che corre è a partire dal minuto 3:45. Fortuna che erano i russi a usare la propaganda.
Ma Serghei Lavrov non è stato l’unico le cui parole ieri sono state completamente ignorate da chi si è limitato a descrivere Aleppo come Srebrenica, invocando un Tribunale per i crimini di guerra, come ha fatto la rediviva Carla Del Ponte, prontamente ripresa da tutti i tg. Anche il generale Usa, Stephen Townsend, non ha visto le sue parole prese molto sul serio, peccato si tratti del comandante in capo dell’Operation Inherent Resolve a guida Usa in Siria e che abbia detto quanto segue: “Daesh si è impadronito di molte armi, tra cui mezzi blindati e equipaggiamenti di difesa anti-aerea nella città di Palmira. Pensiamo che tra quanto trafugato ci sia munizionamento pesante, di fatto tutto ciò che può porre una seria minaccia per la coalizione”. Poi, le parole più inquietanti: “Mi aspetto che i russi e il regime di Bashar al-Assad risolveranno la situazione a Palmira in tempi brevi, penso che dopo il ritorno di Daesh in quest’area, (russi e siriani) presteranno la dovuta attenzione nel mantenere il territorio che controllano. Se russi e siriani non bombarderanno Palmira, lo faremo noi”.
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Ora, qualche delucidazione e qualche interrogativo. Primo, perché gli Usa aspettano che siano russi e siriani a contrastare Daesh e riprendersi Palmira, visto che la battaglia di Aleppo pare finita solo sulla carta, proprio a causa dei ribelli spalleggiati dagli americani, i quali sarebbero ancora in circa 1500 nascosti ad Aleppo Est? Secondo, a chi sono state rubate quelle armi pesanti e quei dispositivi e con quale dinamica? E come hanno fatto 5mila miliziani dellì’Isis, tra cui centinaia di potenziali kamikaze e dozzine di mezzi blindati, a raggiungere la provincia di Homs, attaccare Palmira e riconquistarla? Da dove sono saltati fuori così in tanti e così ben armati, in grado di cogliere l’esercito siriano con la guardia abbassata? L’80% della popolazione di Palmira è stata evacuata dalle forze governative, quindi prepariamoci a una rinascita del Califfato in grande stile o a una battaglia campale, visto il limitato numero di civili ancora presenti.
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Tutto un caso? No, perché in data 12 agosto 2012 fu la Defense Intelligence Agency statunitense ad avvertire l’amministrazione Obama che la strategia posta in atto avrebbe potuto spostare miliziani dell’Isis da Mosul in Iraq a Der Zor in Siria: casualmente, quanto sta accadendo nell’estremo tentativo del Deep State – penso senza troppa resistenza di Obama – di indebolire il regime di Assad fino alla sua resa, per rimpiazzarlo poi con un regime sunnita che risponda all’Arabia Saudita. E, quindi, agendo come fantoccio degli interessi Usa. La DIA chiamava questo scenario “scioglimento” (unraveling): quell’avvertimento di pericolo nella gestione si è ora tramutato in strategia, in modo da preparare il terreno all’amministrazione Trump per tentare l’abbattimento di Assad?
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La strategia potrebbe partire da lontano. Il 17 settembre scorso, jet statunitensi e britannici hanno bombardato un compound dell’esercito siriano a Der Zor, uccidendo 62 militari, ferendone un centinaio e, di fatto, ammorbidendo le difese per un takeover della coalizione a guida Usa sull’area, stranamente con i miliziani di Daesh che facevano saltare i ponti nei dintorni per tagliare le vie di collegamento. Quel dispaccio della DIA era, di fatto, un’anticipazione della strategia di Usa, Turchia e iracheni contro l’Isis a Mosul ma con una variazione siriana sul tema? Di fatto, quegli attacchi hanno eliminato o ridimensionato enormemente la presenza del governo siriano a est di Palmira, un qualcosa che potrebbe permettere a Usa e alleati di creare un’entità sunnita nella Siria dell’Est e nell’ovest dell’Iraq, la quale si tramuterebbe in una spina nel fianco permanente per siriani e russi.
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Il 12 ottobre, poi, è emersa la voce in base alla quale l’amministrazione Obama aveva negoziato con il presidente turco, Tayyip Erdogan e con il principe saudita Salman, di fatto responsabile delle forze armate, un accordo per garantire un passaggio sicuro verso la città siriana di Deir Es Zor per i militanti dell’Isis che stavano occupando Mosul. Il 15 ottobre, poi, il governo turco ha pubblicato on-line una mappa relativa alla “Sensitive Operation Plan for Mosul”, la quale includeva sei step, uno dei quali era “un corridoio di fuga verso la Siria per i miliziani dell’Isis, i quali in questo modo possono lasciare Mosul”. Insomma, Ankara arrivava alla sfrontatezza di dire pubblicamente che i terroristi lei non li uccide o contrasta, li fa transitare dall’Iraq alla Siria in sicurezza. Poco più avanti di Der Zor, guarda caso sorge Palmira, riconquistata domenica scorsa da 5mila miliziani dell’Isis armati di tutto punto e in grado anche di far sparire equipaggiamento anti-aereo, stando all’ammissione del comandante in capo della coalizione Usa.
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Deep State e amministrazione Obama che trama sottotraccia vogliono creare lo “scioglimento” della Siria paventato dalla DIA nel 2012, affinché Donald Trump, piuttosto che normalizzare la relazioni con Mosca e combattere il terrorismo, si trovi “costretto” a proseguire la guerra Usa contro Russia e suoi alleati, in questo caso la Siria? Qualche sospetto a me sorge: per quanto la Russia si limiterà alle parole di fuoco di Serghei Lavrov, prima di capire che la testa del serpente va tagliata e passare alle maniere forti? Prepariamoci a disinformazione come se piovesse in questi giorni, prepariamoci a un bel casus belli per scatenare l’opinione pubblica contro Assad e i russi, magari un bel bombardamento su una colonna di civili in fuga da attribuire immediatamente – con Usa, Ue e Onu pronta a confermare la versione – all’esercito siriano, una specie di riedizione mediorientale della (falsa) strage di Racak che portò all’attacco Nato contro la Serbia.
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Con oltre un migliaia di miliziani ancora ad Aleppo Est e che non intendono arrendersi, pare un gioco fin troppo facile, una false flag servita su un piatto d’argento. Nulla, purtroppo, in fasi simili accade per caso. Basti pensare al fatto che sempre ieri si è saputo che due responsabili dell’Isis, coinvolti nella preparazione degli attentati di Parigi del 13 novembre 2015, sarebbero stati uccisi a Raqqa, in Siria, durante un raid aereo lo scorso 4 dicembre. A renderlo noto, quel pozzo di sincerità del Pentagono. Russi e siriani assassini di civili, americani che vendicano i parigini in quel di Raqqa. Prove? Nessuna. Testimoni? Nessuno. Ma, sicuramente, i giornali e i tg francesi oggi ne parleranno. E molto. Sicuramente più di quanto non abbiano fatto con le accuse di Lavrov.
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