Caro Paolo D'Arpini, intanto grazie per tutte le voci che fai girare libere e che illuminano tutti noi che ti leggiamo. Ti mando un mio pensiero, anche in riferimento a quanto scritto da Anthony Ceresa (http://www.circolovegetarianocalcata.it/2013/11/21/filosofia-%E2%80%93-psicologia-%E2%80%93-presunzione-%E2%80%93-disonesta%E2%80%99-i-mali-del-millennio-italiano/) ma più rivolto all'annuncio che in Basilicata, ancora una volta, non ci sono donne in consiglio regionale...
Non parto da lontano, non allargo troppo il
cerchio della disquisizione, non basterebbero le pagine web... mi
limito a citarvi un brano di un libretto illuminante trovato in
libreria, è di Adriana Cavarero, “Il femminile negato”,
ed.Pazzini.
Quello che andrete a leggere, ci richiama anche al fatto
che nel consiglio regionale della Basilicata non ci siano donne e per
il “conforto” di chi è stato eletto (maschio!) ecco ciò che ci
arriva dall’antica Grecia. Dal cap. III ‘La cancellazione del
femminile’ pag.48, citando il mito di Demetra e Kore, viene
spiegato molto bene un concetto, quello dell’eliminazione
dell’impronta femminile, dopo che la femmina ha compiuto il suo
atto principale, cioè generare un figlio: “(...)Kore avrà figli e
figlie, quindi sarà madre, ma madre nel regno della morte, nel regno
dominato dalla divinità maschile. Non sono cose tanto strane –
dice la Cavarero - io sono nata da mia madre ma ho il cognome
di mio padre e mio figlio ha il cognome di mio marito; se avessi una
figlia avrebbe il cognome di mio marito (...) la società, cioè il
processo di civilizzazione, sceglie la soluzione più scomoda, la
soluzione più incerta, e nello scegliere questo dà prova del fatto
che c’è una volontà precisa di costruire una società
androcentrica.”. In questo libretto, nello stesso capitolo, la
Cavarero cita il Simposio di Platone. Per non tediare con due o tre
pagine di brani che probabilmente tanti conoscono – chi non li
conosce è pregato di documentarsi, prima di spararle grosse,
l’ignoranza non è ammessa nemmeno più dalla legge - ecco
quanto ci arriva nella conclusione di una disquisizione su come
esistano uomini e donne e su quanto possano dare alla società;
pensiero conclusivo in quell’epoca, dove i grandi filosofi –
maschi – avevano così tanto ascendente e le filosofe - femmine
(vedi Ipazia) – fossero invece assassinate da uomini di chiesa
diventati poi santi (San Cirillo di Alessandria).
“(...) Ognuno di noi è
dunque la metà di un umano resecato a mezzo come al modo delle
sogliole: due pezzi da uno solo; e perciò sempre è in cerca della
propria metà. E quanti risultano tagliati da quell’essere misto
che allora si chiamava androgino, sono grandi amatori di donna; ed è
da quel ceppo che provengono per lo più gli adulteri; e
parallelamente le donne che da qui provengono vanno folli per gli
uomini e sono adultere; invece quante donne risultano per parte di
femmina, per nulla pensano agli uomini, ma più volentieri sono
inclinate alle donne, e da questo sesso vengono le tribadi (lesbiche
n.d.r.); e quanti infine sono parti di maschio danno la caccia al
maschio e finché sono fanciulli, cioè fettine di uomini, amano gli
uomini e godono a giacersi e ad abbracciarsi con gli uomini. E con
questi sono i migliori fra i fanciulli e i giovani perché sono i più
virili di natura. Certo alcuni li dicono impudenti, ma è falso;
perché essi non si comportano così per impudenza, ma per l’indole
forte, generosa e virile, in quanto amano tutto ciò che è loro
simile; e ne è grande prova che, adulti, solo questi riescono capaci
nelle attività pubbliche.”.
Ora, cari amici, andatelo
a dire ai nostri politici! Ai nostri tanti uomini di Chiesa che hanno
studiato troppo Platone! Andatelo a dire alle tante donne che vengono
spesso escluse dalla vita politica!
Scusate se mi sono
accalorata nella conclusione, ringrazio chi ha avuto la bontà di
leggermi e chiedo, a chi storce il naso, di approfondire l’argomento.
Franca Oberti
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Commento ricevuto:
Caro Paolo D'Arpini, leggo sempre col massimo interesse le Sue pagine, perché rappresentano una delle ultime espressioni di libero pensiero in Italia. In merito alla "solita lagnanza femminista", premetto: sono assolutamente a favore delle donne, che adoro. Sono anche persona che ancora crede nella meritocrazia. Alla luce di tali mie convinzioni, non posso accettare che, ancora una volta, si voglia far prevalere la forma sulla sostanza. Per me non ha senso "riservare" delle quote in qualsiasi ambito, perché tal modo "burocratico" non assicura il meglio. Questo si afferma con le idee e le proposte, al momento sempre più rare, data la crisi culturale occidentale, che ha ormai corroso anche l'Italia.
Allora, si deve pretendere, in qualsiasi partito, con la forza del voto, che si dedichi tempo e studi alla "meritocrazia effettiva" di cui si parla tanto, per non attuarla. Altro modo, disertare i partiti che non accettano nuove idee e proposte dal basso.
Non vedo altri modi per selezionare le migliori proposte, se non quello dell'onestà e lealtà di tutti verso tutti,per il bene comune. La contrapposizione di femmine contro maschi mi sembra rozza e comunque negativa, per peggiorare il miglior rapporto umano: l'amore.
Cordialità. Luciano Sarmati
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Mia rispostina: "Gentile Luciano Sarmati, che l'amore sia l'unico possibile legante fra i generi è vero senza ombra di dubbio. Che non siano le "quote" a sancire la partecipazione in politica è altrettanto vero. Ma per inveterata abitudine maschilista In Italia ancora si tende a voler tenere le donne fuori dalle tolde di comando. E se vengono assunte è solo per "far fare bella figura al partito". Magari sono le donne stesse ad esimersi ma probabilmente perché hanno perso la capacità di farsi valere in società. Basti vedere quel che avviene nei paesi islamici... o basti vedere quel che avviene in "provincia". Anche qui da noi, a Treia, dove ora abito, l'amministrazione precedente era esclusivamente composta da maschi. Ora è stata fondata una associazione politica culturale per cercare di cambiare.... Beh, su una ventina di aderenti nessuna donna ci partecipa.. a dire il vero una ne è venuta, ma si tiene defilata. Cosa dobbiamo pensare? (Paolo D'Arpini)"
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Replica di Franca Oberti:
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Replica di Franca Oberti:
"Caro Paolo, grazie per questo dibattito. Ti invio un lungo (ahimè, lo riconosco...) testo di replica.
Rispondo anche al Dott. Luciano Sarmati, dopo che già tu hai risposto, perché la "solita lagnanza femminista" la trovo la classica "solita prepotenza maschilista". Basta ghettizzare, per piacere... trattasi di una lagnanza punto e basta. Per il resto posso essere d'accordo col Dott. Sarmati, soprattutto sulle quote, ecc... che trovo un totale fallimento. Anni fa (1998 circa), facendo parte di una consulta a Roma, proprio nel periodo in cui si parlava di "quote rosa" pubblicai un articolo con una tabella che riportava la percentuale di donne nei parlamenti europei. Al primo posto stava la Svezia, col 55% di donne al governo, l'Italia era uno dei tre fanalini di coda... Quindi non parlatemi di meritocrazia! La meritocrazia, spesso, per le donne della nostra politica, è la prestazione occasionale, lo sappiamo bene. Il cervello è sempre poco considerato e tante delle nostre donne che avevano un valore hanno tentato la scalata solo in questo modo, perché avevano capito che era l'unico. Però, il più delle volte, sono emerse quelle che il valore non l'avevano nel cervello, purtroppo.
Il problema non è nelle donne che non entrano in politica, ma negli uomini che vogliono giocare alla politica e spintonano per rimanerci e hanno una stima di sé infinita, perché coprono tutte le posizioni possibili (a volte mi viene cattivamente da pensare che gli uomini devono "coprire" sempre), perché le nostre istituzioni gliel'hanno concessa nei secoli dei secoli... amen.
Grazie per aver risposto anche tu e per aver accennato a quell'associazione culturale disertata dalle donne. Ti dirò, invece, che io ho fondato un paio di associazioni. La prima l'ho chiusa perché i maschietti non potevano accettare che avessi io, donna, delle idee e quindi erano loro a disertare. La seconda me la sto conducendo da sola, perché comunque c'è un certo timore, sempre, nel confrontarsi con le idee di una donna. Credo fermamente in questa affermazione:
"Dietro un grande uomo c'è sempre una grande donna. Dietro una grande donna non c'è nessuno".
Grazie, a presto, Franca"
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